lunedì 24 dicembre 2012

Il bambino dal pigiama a righe


È strano, veramente strano. È ormai la vigilia del Santo Natale e il Signore permette che rifletta su un argomento che, a tutta prima, sembra essere l'opposto di questo. Non lo è invece. Dopo la messa del giorno, a san Nicola ci sarebbe stato un funerale. Il 24 dicembre, la vigilia di Natale! È significativo... Mi è poi capitato di rivedere “Il Bambino dal pigiama a righe” che mi ha suscitato  riflessioni diverse rispetto alla prima volta che l'ho visto. Questi due fatti sono correlati fra loro, strettamente. Spesso il Natale è ricordato come la festa per eccellenza della famiglia, sono d'accordo, ma ovviamente, non è solo quello. Il significato del Natale va al di là di questo. Il Natale del Signore è un evento straordinario: Dio ha voluto salvare l'umanità prendendo un corpo e additandole, così, la strada giusta per il cielo. Ogni vita che nasce, nasce sotto il segno della Croce e il Bambino Gesù, prendendo un corpo ha assunto la sua mortalità. Ha accettato fin dal principio la morte come strumento di redenzione. Ogni vita che nasce è un miracolo di Dio, ma la sua precarietà rimane altrettanto segno eloquente della sua debolezza e fragilità. Il seme deve morire per far nascere una vita nuova. Durante l'avvento abbiamo sempre invitato il Signore a venire... sì, nel ricordo del Santo Natale di tanti anni fa, ma non solo. Si prospetta un'altra venuta di Gesù che per il cristiano non dovrebbe essere così spaventosa come la gente del mondo o che non ha fede mostra. La morte è un evento tragico, ma è quel seme che deve morire per lasciar sbocciare la vita, quella vera. La seconda venuta di Gesù che abbiamo palesato di desiderare, sarà il vero Natale della nostra anima, la rinascita del nostro spirito liberato dal corpo.
“Il bambino con il pigiama a righe” è un film commovente denso di riflessioni, drammatico. Tratta di quel periodo storico terribile che ha lacerato le coscienze umane ed ancora interroga per la sua crudeltà, crudeltà che in molti paesi è comunque una realtà attuale, purtroppo. Spesso, troppo spesso si parla di civiltà, confondendone il significato profondo della stessa parola. C'è chi ha visto nel lento scorrere del tempo come una crescita dell'umanità stessa e di fronte a certe barbarie o chiusure di mentalità, si esclama sovente: “Ma siamo nel 2000 passato!”. Purtroppo l'umanità non è cresciuta di “umanità” al passo dello scorrere del tempo. Questo evento che ha coinvolto il mondo intero è avvenuto quasi a metà del novecento... Nessuno discute che in passato ci siano state altre barbarie simili a queste... Ma è un po' un paradosso. Rivendichiamo la nostra crescita umana e tecnologica e proprio il '900 è stato teatro di sanguinosi eventi che hanno segnato la storia. Paradosso. Anno della Rivoluzione industriale, di tante scoperte che hanno mutato profondamente lo stile di vita della gente. E non scordiamo, poi, che tanti altri stati stanno comunque vivendo delle barbarie che noi ignoriamo perché non ci toccano nel vissuto.
Il film svela il volto di una Germania dal volto materno, dal volto di chi crede nell'amicizia fino in fondo. Il Natale non è solamente la festa della famiglia, sarebbe sbagliatissimo arginarla in quell'alveo: il Natale, quello santo, è la festa di chi dona la vita, la offre. E non si ha età per farlo: un adulto può non saper offrire la vita, come un bambino che sa invece, superare la mentalità corrente, imposta dal Regime rappresentato dal padre, a volte pure in modo inconsapevole, che conosce il confine del bene e del male. Non ci sta all'imposizione del regime che determina come separazione tra bene e male, un semplice filo spinato che divide due razze che possiedono fondamentalmente l'umanità come elemento comune. È la sete di potere, l'odio personificato il vero filo spinato che divide ancora oggi i popoli. Mi sono domandata quanti fili spinati, dopo la definitiva morte del nazismo e di altri regimi totalitari, abbiamo tirato su ugualmente. Sono fili spinati invisibili ma pur sempre robusti come quelli di una volta, senza pensare a chi avrebbe voluto veramente che esistessero nuovamente. Chissà perché l'uomo ha bisogno di esteriorizzare il suo odio, il suo malessere mascherandolo per un bene. I nazisti lo facevano per la nazione... e se riflettiamo meglio quante volte anche noi abbiamo mascherato un male giustificandolo per il bene della nostra nazione! Tale trucco lo usiamo sovente per far tacere la nostra coscienza, ma ci sono alcuni, come la moglie del soldato tedesco e il figlio minore Bruno, protagonista del film, che non riescono a zittirla. Sanno bene che un filo spinato imposto pure dall'autorità, non è il vero bene, quello genuino, che sanno che uno può essere buono a prescindere dalla razza che appartiene e che il male non può essere giustificato da un bene apparente. Ha il coraggio di chiamare mostro colui che, indossando un'uniforme (suo marito) dovrebbe rappresentare la giustizia. La moglie del soldato tedesco ed in particolare Bruno, sanno andare contro corrente. Non riescono a decidere qual è il bene su parametri oggettivi nazionalistici. Per loro un ebreo rimane un uomo con la sua dignità anche se gli è stata imposta un'uniforme a righe, da prigioniero, un uomo a cui dire grazie quando ci fa del bene, che ci fa soffrire vederlo arrancare nei lavori perché mal nutrito. Il concetto di uomo va al di là dell'appartenenza ad una razza o condizione sociale. Il timore che spesso sentivano faceva scaturire alcune reazioni violente: quelle del soldato tedesco il quale non aveva denunciato il padre ribellatosi al regime che aveva picchiato l'Ebreo che aveva versato male il vino nel bicchiere, oppure la stessa reazione di Bruno il quale si ritrovò l'amico ebreo in casa che puliva i bicchieri e, di fronte alla boria del soldato tedesco (lo stesso che non aveva denunciato il padre) lo tradì. Tradimento che ebbe come conseguenza il pestaggio del bambino ebreo. La boria, l'odio si scagliano sempre sui più deboli, non sono giustificati. La domanda che vi lascio è questa: abbiamo eretto forse pure noi fili spinati entro i quali abbiamo relegato qualcuno con la giustificazione di un presunto bene? Oppure semplicemente non abbiamo tentato nemmeno di giustificare il nostro male con il bene?

giovedì 20 dicembre 2012

Il peccato è sempre peccato


Dopo aver affrontato le varie conseguenze di taluni gesti inconsiderati da parte del cristiano, non ci resta comunque affermare che il peccato rimane peccato. Il male di questo mondo è proprio quello di non avere più la coscienza del peccato. Non crede più che esista il peccato e che la religiosità si deve plasmare a seconda della mentalità del tempo. Non è così. Il concetto di peccato rimane tale, ma dobbiamo avere il cuore di Cristo che salva l'adultera dal rigore della Legge che la vuole lapidata. Salva sempre, non manda via nessuno. Un sacerdote penitenziere ha detto: è l'uomo che manda via, Dio non manda via nessuno. Il peccato indurisce il cuore umano, lo rende gretto, insensibile, incapace di aprirsi al bene... 
È il male peggiore il peccato, perché se la mancanza della salute può portare alla morte del corpo, il peccato a quella dell'anima e sarà una morte eterna.... E se qualche persona religiosa, con il suo comportamento vi trascina lontano dalla vostra fede, lasciatela perdere, non badateci e Dio gliene renderà conto in modo molto più duro, chiedendole conto anche del vostro momento di smarrimento. Dio sorpassa ogni giustizia umana, perciò non lasciatevi rubare un tesoro così grande che è la fede e serve per la vostra salvezza eterna: la fede.

Dio si serve di tutto


Dio si serve di tutto per attuare il suo disegno di salvezza per quell'anima. “Beati i santi, ma guai a colui che li fa santi!”. È un detto ma quanto c'è di vero in esso! Tanto! Perché chi li fa santi spesso agisce per ignoranza, gelosia, durezza di cuore e quant'altro! Prendiamo un altro esempio. Dio non era di certo contento di ciò che accadeva durante il dominio di Hitler. Non godeva di certo del fatto che molti innocenti erano condannati ad una morte crudele, senza pietà e umanità. Di certo non approvò quell'idiota tedesco che uccise padre Massimiliano Kolbe, ma si è servito di quell'idiota per ammettere subito in cielo e diventare santo quell'uomo che si era sacrificato per un altro. La sua presenza in quel campo di concentramento ha permesso che tante anime sventurate, oppresse dal giogo tedesco e forse dubitanti dell'amore di Dio, si aprissero al Suo amore ugualmente, in quell'inferno disumano. E pensare che spesso di tedeschi usavano le preghiere cristiane per riconoscere se un uomo era ebreo o no! Che vergogna! Nel nostro piccolo lo facciamo anche noi cattolici, non dimentichiamolo! Riguardo al fatto che tanti tedeschi usassero le preghiere cristiane per riconoscere un ebreo da un cattolico, basta vedere alcuni film: “Sotto i cieli di Roma”, “Perlasca un eroe italiano”. Il primo tratta della vita discussa in abbondanza di Pio XII e il secondo di semplice laico che cercò di salvare tante vite spacciandosi per un ambasciatore, prima ungherese e poi spagnolo. In entrambe il Tedesco interrogava i malcapitati sulle preghiere...”Dimmi il Padre Nostro”, “Dimmi l'Ave Maria!”... mai il “Gloria” perché la gloria era solo di Hitler.
Perché ho detto che nel nostro piccolo lo facciamo pure noi cristiani? Senza accorgercene, in modo differente ovviamente, possiamo chiedere esponendolo ad una morte spirituale che a volte è peggio di quella fisica: “Recitami il Padre Nostro”. Pena di non averlo detto, espulsione dalle nostre pregiate cerchie, morte spirituale. Non dimentichiamolo però: il Padre è NOSTRO e Maria deve pregare per NOI PECCATORI.

Le sconfitte

Le sconfitte sono sempre amare ed esigono una carica di umanità e fede per superarle. Pochi giorni fa mi è arrivata una lettera da una abazia francese la quale porta come esempi, alcune vite di santi. Sono molto utili perché, sebbene affrontino il discorso sinteticamente, traggono il succo di quell'esistenza santa. L'ultima è stata quella del beato Giovanni Giuseppe Lataste. Dopo aver frequentato la scuola elementare, i suoi genitori lo iscrivono al seminario minore di Bordeaux dal quale viene respinto. Questo lo getta in un periodo di forte scoraggiamento nel quale si allontana addirittura da Dio e si affievolisce la sua devozione alla Madonna. Questo è un triste esempio su come giudizi affrettati anche da parti ecclesiastiche, senza curarsi del loro effetto, possono influenzare pure un'anima che è riuscita  a diventare BEATA! Ciò ci deve far riflettere seriamente sulla condizione di tanti atei che si sono allontanati in modo definitivo dalla fede. Spesso, certo non sempre, si allontanano per il cattivo esempio, indelicatezza da parte di coloro che si ritengono religiosi e sono  impegnati fortemente, almeno teoricamente, alla propagazione del Regno di Dio. Ogni azione ha una sua conseguenza, e il cattolico deve riflettere SEMPRE sulle conseguenze di un suo gesto! Prendiamo un santo più famoso e che nessuno discuterebbe essere tale: san Giuseppe. Abbiamo letto pochi giorni fa una delle poche parti del Vangelo che lo vede protagonista. Dopo aver saputo che Maria era rimasta incinta prima che andassero a vivere insieme, poiché era un uomo GIUSTO, pensò di licenziare in segreto Maria, senza esporla al rigore della Legge che condannava alla lapidazione le adultere. Nonostante fosse un ebreo tutto d'un pezzo, aveva compreso bene che il rigore della legge del tempo infrangeva la Legge per eccellenza, quella che poi predicò suo figlio al quale permise di nascere! Perché se i Giudei avessero lapidato Maria, nemmeno Gesù sarebbe nato. Ecco perché è importante pure il sì di san Giuseppe al progetto di Dio! Decise allora di licenziare Maria in segreto. Ma Dio supera anche la giustizia di Giuseppe, va al di là di ogni regola, e gli dice di non temere di prendere Maria per sposa, poiché quello che ha generato viene dallo Spirito Santo. È l'amore che deve prevalere, sempre. Per questo motivo un cattolico non dovrebbe mai condannare un ateo per quanto esso sia crudele, ma pregare per lui, perché forse, sarà giudicato un cattolico per aver scatenato in lui l'opposizione verso Dio, per lo scandalo che lui ha dato! Stiamo attenti a come agiamo, anche quando pensiamo di comportarci secondo le regole, perché Dio sorpassa ogni regola ed è sorprendente!

La fede dei Patriarchi

Questo è l'anno dedicato alla fede, ma non è semplicemente per tale motivo che tratto di ciò in questi post. Nel post precedente abbiamo trattato sul dramma della fede. Scorrendo pur velocemente, l'Antico Testamento, non possiamo non fermarci a riflettere sul Padre della Fede per eccellenza: Abramo. A lui Dio aveva promesso una discendenza numerosissima come le stelle del cielo e, alla prima occasione, ecco che gli domanda di sacrificare il suo unico figlio. Egli obbedisce a Dio, rispondendo persino al figlio Isacco che non dubitava di certo dell'amore che Abramo aveva per lui, che Dio stesso avrebbe provveduto ad ottenere l'agnello sacrificale. Sì, nella nostra vita tante volte accade così. Dio promette una cosa, ti fa comprendere che quella è la strada giusta per compiere la volontà sulla terra e poi, come ad Abramo, ti domanda di sacrificare quello che ti aveva promesso. Il dramma più profondo di questo è che talvolta non arriva l'angelo a fermarti la mano nel sacrificare quello che precedentemente ti aveva promesso, ma la scure si abbatte inesorabile. Ed è lì che davvero si prova la fede. Quando tutto va bene, siamo capaci tutti di lodare Dio, ma quando la scure di Dio si abbatte su ciò che aveva promesso e che ti sembrava davvero di aver compreso in esso il disegno di Dio, sopraggiunge una confusione totale. La volontà di Dio si offusca in modo così intenso che non sai più che passo fare. Egli tace ed il silenzio di Dio, chi l'ha sperimentato lo sa bene, è più pesante della scure che si abbatte. In questi casi si sperimenta se la casa è costruita sulla roccia o sulla fragile rena. Se tutto va bene, se splende il sole della certezza nella nostra vita, non sapremo mai se la nostra casa poggia semplicemente su cose umane e transitorie.

mercoledì 28 novembre 2012

Un esempio

Ieri, su Radio Maria, mentre aspettavo di uscire, ho ascoltato una rubrica religiosa che parlava di un giapponese convertitosi al cattolicesimo. Non ricordo bene il nome, mi pare fosse Xiang. Chiamiamolo così. Egli ha deciso di battezzarsi il 6 gennaio, solennità dell'Epifania, perché in quel giorno, di circa 2000 anni fa, Dio si è manifestato al mondo proprio come ha fatto nella sua vita. La cosa che ha fatto riflettere di più di tale racconto è questo. Non si è mai deciso a farsi battezzare perché al lavoro, aveva incontrato un suo collega, il quale gli aveva fatto intendere con alcune parole, di essere superiore agli altri per essere semplicemente cristiano. Ciò lo aveva bloccato nel suo cammino di conversione: non voleva farsi superiore agli altri! Sembra strano ma questo è il rischio che si può incorrere  quando ci si professa cristiani e soprattutto quando si appartiene a qualche associazione o congregazione. È vero, si è dei privilegiati, ma bisogna soprattutto considerare l'essere cristiani un dono e facciamo tanta fatica perché pensiamo di essercelo meritato, ma non è così. Il cristianesimo non è di certo un gruppo dove si ottengono dei privilegi. Eloquente il racconto di santa Maria Alacoque. Ella offriva sacrifici per liberare delle anime del Purgatorio. Il Signore le apparve e le domandò chi volesse liberare prima fra tre anime che le presentò: due erano di consacrate e una di una semplice cristiana. Lei lasciò la scelta al Signore...ed Egli liberò la semplice cristiana. Quante volte, troppe volte i consacrati non hanno paura o non credono né al Purgatorio né all'Inferno... E poi lo popoleranno più loro che semplici anime che, talvolta, non sempre, hanno giudicato... come i farisei...

Crisi e valori


La crisi sembra attanagliare sempre di più l'Europa, sembra volerla affondare... è il “castigo” di Dio perché si ravveda, riscopra le sue radici cristiane. Dio non è di certo un distributore di sogni in cui inserisci le preghiere e ti risolve il problema, però, è pur vero che Gesù aveva promesso di pensare alle sorti materiali di chi si occupa principalmente della propagazione del Suo Regno. L'Europa ha dato troppo potere ai soldi e il Signore vuole riscuoterla da questo torpore che l'anestetizza e le fa perdere decisamente la sua identità. “Non si possono servire due padroni: Dio e mammona”.
Per questo l'Europa deve scegliere Dio.

mercoledì 21 novembre 2012

Cose che contano

Si accende la televisione e di che cosa parlano? Di soldi, di omicidi e cose così belle. Se possono litigano in pubblico, spiattellano sul muso della gente i fatti propri (se sono veri). Insieme con il germe dell'insicurezza, inocula quello della disperazione. La crisi c'è ma è anche esasperata dalle parole dei mass -  media che fanno un male immenso. Soldi... soldi... soldi... Il dio denaro è quello che dà potere, se non ce l'hai anche il diritto alla salute è negato. Ma poi, quello che davvero conta non è di certo il denaro, ha riflettuto sulla vita e sui “valori” che contano oggi. Il giornalista americano era stato fortemente criticato per la sua volgarità, ma guardate, a volte, come un fatto tragico come è stato quello dell'attentato alle Torri Gemelle, lo abbia indotto a tale riflessione. Cito solo alcuni scampoli. “Abbiamo case sempre più grandi, ma famiglie sempre più piccole. Abbiamo più anni di vita, ma abbiamo tolto vita ai nostri anni. Sappiamo contare meglio il tempo, ma non abbiamo tempo da passare con i nostri cari... Ed è quello che conta: stare con i propri cari che non sono eterni, come noi. Abbiamo tolto sapore alla vita che è rimasta una corsa al denaro esasperata anche dalla crisi e abbiamo dimenticato ciò che è essenziale nella nostra vita.

martedì 20 novembre 2012

Come Zaccheo

Se noi siamo nati dal tripudio di Dio, oggi la gioia di Zaccheo narrata nel Vangelo, dovrebbe indurre alla riflessione. A lui non importa cosa dirà la gente della sua fede. Per vedere Gesù, non esita a salire su un sicomoro. Vuole essere salvato, vuole donare tutto di sé e riparare il male fatto. È la gioia di chi si riconcilia con Dio. Questo Vangelo deve far riflettere che al pentimento deve seguire la riparazione del peccato commesso. Si deve fare! Ecco perché un atto di carità puro può cancellare la pena temporale!

lunedì 19 novembre 2012

Il perché dell'Uomo


Qualche volta mi soffermo sul motivo per cui Dio ha creato l'uomo. “Per un disegno d'amore”.
Risposta stereotipata, studiata sul catechismo o sentita dire da chi frequenta la Chiesa. Si ripete spesso, però, anche nel campo educativo, che non bisogna dare la pappa pronta ai bambini, ma far capir loro il significato delle cose. Se da una parte esageriamo perché vogliamo comprendere tutto e non lasciamo spazio neppure ad un margine di mistero, dall'altra parte è vero che quando si comprende un qualcosa, ce ne appropriamo, ne conosciamo le regole fondamentali. Una conoscenza superficiale alimenterà altresì un atteggiamento di passività e di costruzione di... bellissimi sepolcri imbiancati.
Ma perché Dio ha creato l'uomo sebbene già fosse felice di per sé? Sì, possiamo paragonare l'evento all'amore tra un uomo e una donna, ma non lo spiega totalmente, perché Dio è Trinità e quindi non chiuso in se stesso. Dio Padre è Creatore e la Bibbia lo ha paragonato ad un artista, creativo... Ed è un paragone chiave. Amore è gioia e ha bisogno di esplodere, di comunicarsi agli altri. Quando noi siamo estremamente felici, facciamo salti di gioia; più siamo felici e più li facciamo alti. Se un atleta quando è contentissimo fa salti mortali, Dio, artista e atleta perfettissimo, fa anche Lui un salto mortale e crea l'uomo. Noi siamo il “salto mortale di Dio”, quel salto di estrema gioia... che ci ha creato!

Nel Cuore di Cristo

Il Cuore di Cristo è la lente d'ingrandimento con cui vedere il prossimo e perdonarlo. Immergersi in esso, nel suo amore, aiuta a superare quel rancore che mina così tanto la vita di fede. Non è facile, è pure umano invocare la giustizia di Dio ma non sta a noi applicarla. “Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò. Imparate da me che sono mite ed umile di Cuore”. E noi veniamo e dobbiamo venire aggrappati alla corona del Rosario, potente preghiera rivolta a Maria. E chi può più di Lei ottenere qualcosa dal Cuore di Cristo?

mercoledì 14 novembre 2012

Polvere di fata


“Polvere di fata” è un libro per bambini a il suo scopo è affrontare una problematico molto più complessa: il trauma del figlio di genitori separati. L'autrice del racconto è, infatti, una psichiatra scozzese. È solo un libro per bambini ma è denso di possibili riflessioni. La trama, molto brevemente, è questa. Una bambina si trasferisce con sua mamma da Londra a Thisle Cottage dopo che i suoi genitori hanno deciso di separarsi. La bambina ne soffre molto. Nel paese in cui Rosie (così si chiama la bambina)si è trasferita, incontra fatine ed elfi che riempiono le sue giornate. In particolare stringe amicizia con la fatina Bucaneve e l'elfo Cammie. Bucaneve, proprio nel bel mezzo di una festa a cui eccezionalmente anche Rosie può partecipare, si ammala di una malattia assai grave, l'Oblio. La regina delle fate le chiede aiuto e le spiega che ogni fata prende vita dalla morte di un bambino. Alla morte di un bambino, infatti, rimane un fascio di gioia che una colomba speciale prende e porta nel regno delle fate dove si trasformerà in fatina vera e propria. Nessuna fata, però, conosce il nome del bambino che è morto. Rosie, dopo esser venuta a conoscenza che Sara Mc Ivory era la bambina che aveva dato vita a Bucaneve, organizza una festa a sorpresa in onore della signorina Mc Pearson, anziana vicina di casa che vede come lei le fate, scontrosa e solitaria in seguito ad alcune vicende dolore della sua vita. Lo scopo della festa è quello di riunire le coetanee di Sara e facendo parlare di lei, ridare vita a Bucaneve.  Il piano funziona: Bucaneve riprende vigore e la regina delle fate, Mae, concede a Rosie di esprimere un desiderio che non deve però  essere egoista e portare dolore  agli altri. È logico che Rosie non esprimerà il desiderio della riconciliazione dei genitori anche se è la cosa che desidera di più perché, riflettendo, si accorge di non sapere se è il reale desiderio delle due persone coinvolte nel suo desiderio; domanderà che la mamma possa vedere come lei le fate e gli elfi. “Ci sono delle cose che gli umani devono decidere da soli”. La mamma vede sì le fate e gli elfi, ma in sogno e le “predice” che non vedrà mai più le fate perché il papà la verrà a trovare più spesso, avrà un'amica nuova e la scuola comincerà presto.
Non si rimettono insieme i genitori di Rosie e il racconto termina con un certo alone di mistero: ciò che ha vissuto Rosie è fantasia o realtà? Fantasia intesa come fuga da una realtà troppo difficile da affrontare, quella della separazione dei suoi. 
La prima riflessione scaturisce dal modo in cui nascono le fate. Le fate nascono dalla morte di un bambino. Alla morte di questo, rimane un fascio di gioia. Da una cosa triste può nascerne una bella e poi... La vita ha una connotazione di gioia ed eternità e, soprattutto, nello spegnersi di una vita ancora in boccio,  come può essere quella di un bambino, si tocca questa vena di eternità che le dona vigore.
Discutibile, invece, la frase della regina delle fate che nasconde una concezione altrettanto egoistica. Il desiderio della bambina, che, cioè, i genitori si rimettano insieme, è considerato egoista mentre quello dei genitori che si separano da rispettare. È vero che purtroppo tanti bambini sono costretti ad accettare dolorosamente la separazione dei propri genitori ma ciò non toglie che la decisione dei genitori, sia estremamente egoista!!!
Il desiderio di Rosie non è egoismo, come invece lo definisce la psichiatra, perché, prima di tutto, non ha chiesto lei di venire al mondo e, avendo solo 9 anni, ha diritto ad avere tutte e due i genitori vicino! Dal racconto traspare l'idea che a 9 anni si sia già grandi e si deve accettare la decisione dei genitori... Ma, in teoria, non sono i grandi più capaci di sacrificio rispetto ai bambini, e quindi di sopportare una situazione di conflittualità?
Maria Simma, la mistica austriaca, morta nel 2004, che vedeva le anime del Purgatorio, aveva denunciato le ripercussioni negative di azioni che, al giorno d'oggi, non vengono considerate un male, come può essere il divorzio. Ella asseriva che gran parte degli omicidi nasceva da illegittime e separazioni. Non è vero? Quante donne uccise ultimamente? Sono frutto di separazioni, di gelosie nate da rapporti disordinati. È lo scotto da pagare per una libertà concepita malamente.

mercoledì 7 novembre 2012

Una favola che insegna


Una favola interessante irlandese, spiega veramente cos'è la nobiltà di cuore.
Un re, non avendo eredi a cui dare il trono, fece un bando: sarebbe diventato erede al suo trono colui che aveva timore di Dio e amore verso il prossimo. Un uomo che viveva poveramente riconobbe di avere timor di Dio ma ritenne opportuno racimolare qualcosa in modo da presentarsi al re degnamente. Si cercò un lavoro, comprò quindi dei vestiti nuovi e riuscì a fare anche un fagotto che conteneva tutti i suoi averi, quindi si preparò a presentarsi al re. Giunto, però, di fronte alla reggia, incontrò un povero, un mendicante che non aveva nulla: gli abiti erano degli stracci. Il suo cuore si commosse come al solito e si spogliò del suo vestito nuovo e lo donò al povero; gli diede anche il fagotto, quindi entrò nella reggia. Lo fecero accomodare in una sala e lo fecero aspettare per ben due giorni, quindi poté entrare alla presenza del re... Ma quale sorpresa quando si accorse che il re era quel poveraccio che gli aveva chiesto i soldi e a cui aveva donato i suoi vestiti! Gli domandò come mai si fosse comportato così. Il re gli rispose che aveva voluto saggiare il suo cuore, metterlo alla prova, se veramente aveva timore di Dio e amore per il prossimo....
Questa favola, davvero, la dice lunga sulla vera nobiltà di cuore!

giovedì 1 novembre 2012

Chinarsi

Continuando a parlare della misericordia di Dio e dell'accettazione dei propri errori, viene spontaneo riflettere su alcuni passi della Bibbia che ci presentano l'atteggiamento divino di fronte ad essi. È chiaro che, per chi è impegnato in un serio cammino di conversione, gli errori costituiscono un'aberrazione dal riflesso sconsolante ma è pur vero che in esse riescono a scorgere la potenza della misericordia di Dio. Per poterci rialzare, chi ci vuole aiutare, è costretto a chinarsi su di noi; se noi invece siamo in piedi, possono allontanarsi candidamente da noi e guardarci da lontano. L'amore di Dio è l'amore che si china, ma per meritarlo dobbiamo farci piccoli, altrimenti ci guarderà sì, ma da lontano perché noi teniamo a farci vedere in piedi.

sabato 27 ottobre 2012

Il perfezionismo


In un post precedente di settembre avevo affrontato a volo d'uccello l'argomento del perfezionismo. Per quanto ce lo ripetiamo, abbiniamo il concetto di santità con quella del perfezionismo. È difficile da sradicare dal proprio cuore eppure è un passo necessario per santificarsi, affrontare con serietà un cammino cristiano liberi da ogni condizionamento. Facile dire, difficile da fare... Eppure il cuore non deve avere più questi confini che lo limitano nello spazio e nel tempo. Ciò che affligge maggiormente il perfezionista è lo sbaglio. Colui che è perfezionista ha il lato buono di essere molto sensibile e quindi non accetta un proprio sbaglio. Esso diventa uno scoglio abbastanza grande da superare. Dovremmo ricordarci più sovente della Parabola del Figliol Prodigo o della pecorella smarrita. È vero che il problema principale del “mondo cristiano” è aver abusato del concetto di misericordia cancellando così pericolosamente quello del peccato, anche questo fondamentale nella vita del cristiano, però è anche vero che non bisogna intendere la santità come perfezionismo... Santità è lasciar vivere l'amore perfetto di Dio in noi, con ardore e intensità, anche di fronte ai propri sbagli. È basilare questo perché è l'anticamera del perdono reciproco. I nostri sbagli ci scandalizzano, mettono freno alla nostra corsa verso la vita eterna, in poche parole ci paralizzano.

venerdì 26 ottobre 2012

Verso la commemorazione


Siamo ormai alla fine di ottobre e ci stiamo avvicinando alla commemorazione dei defunti. In questo periodo si possono lucrare le indulgenze applicabili ai defunti e mi viene spontaneo domandarmi quante persone riflettono sul vero senso della vita e sulla sua fondamentalità. I ritmi vorticosi e frenetici della vita non inducono certo a meditare sulla morte. Nell'occhio di quel vortice finiscono tante cose: le preoccupazioni, le esigenze della vita terrena e... quel vortice lascia tanta stanchezza mentale che non dà spazio alla meditazione di nessuna realtà celeste: si può immaginare quanto spazio ci sia per meditare sulla morte, realtà così spiacevole per la nostra natura umana. Significativo questo episodio che ora racconterò. Tommaselli, nel libro bellissimo e spesso di “La casa di tutti”, dove affronta ed elabora alcune meditazioni sulla morte, racconta che la frenesia del traffico, viene interrotta tutto ad un tratto dal passaggio di un corteo funebre che costringe i passeggeri di un autobus a togliersi il cappello per far onore a quella mesta processione. Passata questa, l'autobus si riempie nuovamente del vociare allegro dei passeggeri che paiono aver già dimenticato quel triste corteo. Perché sto raccontando questo? Perché ho assistito ad una scena analoga che rispecchia la mentalità degli anni seguenti al 2000. Autobus stracolmo di gioventù, futuri medici e biologi, per puro caso si ferma davanti ad una agenzia di pompe funebri: erano esposte alcune tombe. Muto messaggio: tutti dovremo finire nella terra, ma l'autobus stracolmo di gioventù intravede in quella fermata accidentale, un messaggio foriero di sventura e tristi presagi. Niente da fare, a trent'anni dai fatti narrati da Tommaselli, i ragazzi si abbandonano a gesti scaramantici che la dicono lunga.... su tante cose!
E non ribadite, cercando di scusare, che lo hanno fatto perché il morto non c'era... Non è vero, vi assicuro che il passaggio di un feretro non avrebbe di certo fermato il traffico e ridotto al silenzio, ma avrebbe fatto rasentare una certa irriverenza ancor più discutibile dell' avere sotto mano i sostegni di ferro dell'autobus... Tommaselli negli anni '80 si lamentava dell'indifferenza dei cittadini che si fermavano al passaggio di un feretro, potete immaginare cos'avrebbe detto di fronte alle manifestazioni scaramantiche dei giovani!
A tale proposito ho un altro episodio da raccontare. Una morte improvvisa, un funerale “affollato” da 10 persone che non sapevano nemmeno rispondere alla s.Messa. È il momento di entrare con la bara in chiesa e i becchini sono in attesa: il sacerdote controlla il lezionario e il messale. Il becchino si affaccia in chiesa e, ad alta voce, domanda: “Possiamo entrare?” 
Questo evidenzia che non bastano le occasioni per meditare, bisogna accoglierle e interiorizzarle: si può stare a contatto con la morte ma avere il cuore indurito, incallito. Il male e il dolore sclerotizzano il cuore. Ecco perché un inno della “Liturgia delle Ore” recita così: “Lenisci con le lacrime la durezza dei cuori”.
Spesso la morte può allontanare un'anima da Dio. Quante volte si sente dire che ci si è allontanati da Dio dopo l'esperienza negativa di un lutto!  La morte è quel terremoto che ingoia ogni oggetto, oppure che annuncia la Resurrezione dell'anima. Eppure dovrebbe indurre alla meditazione sulla priorità dei valori spirituali, dei valori eterni, sulla vita vera, il nostro corpo è destinato a diventare polvere.

venerdì 28 settembre 2012

Gesù ti vuole bene



Il Kerygma, l'annuncio del cristiano deve avere come perno fondamentale questo messaggio: “Gesù ti vuole bene”. È un messaggio semplice, ma non so quanti di noi lo recepiscono nella sua vastità e portata. L'uomo si nutre e vive d'amore e il sentirsi voluto bene, implica un mutamento radicale della propria esistenza fin dalle cose più semplici. Rimane il messaggio principale del cristianesimo. Si tende, infatti, a concretizzare il “volere bene” in strutture, forme rigide di “dovere”, liturgie rigide che non si esauriscono in Messe (giustissime) ma sfociano in comportamenti eccessivamente formali fuori dei quali vi sono critiche aspre che infrangono quel volere bene fondamentale.

Con questo non voglio assolutamente dire che le Messe, le adorazioni, le recite del Rosario, siano cose negative, ma devono essere alimentate soprattutto dall'amore, dal volersi veramente bene. È questa l'anima di ogni atteggiamento cristiano, di ogni liturgia...

martedì 25 settembre 2012

Chi non comprende l'amore


Una volta si avevano dubbi sull'esistenza di Gesù, sulla sua presenza storica, ma poi gli studi hanno confermato inequivocabilmente che Gesù non era una pura invenzione e che era esistito veramente. Si è messo in discussione, perciò, la questione che fosse realmente Figlio di Dio.
Menti razionali che credono solamente a ciò che vedono, hanno negato che possa esistere qualcosa al di là di ciò che si vede, ignorando o facendo finta di ignorare che la maggior parte dell'attività del cervello è astratta e la nostra vita si alimenta di questa.
L'intelligenza stessa è astratta anche se ha il suo fondamento su basi empiriche. Essa giunge a certe soluzioni tramite l'esperienza di tentativi, valutando i dati emersi da tali esperimenti e conseguenze annesse.
Ciò nonostante l'intelligenza è capace di un ragionamento puramente astratto che deduce le conseguenze di qualche atteggiamento concreto. Senza questo non ci sarebbero state le grandi invenzioni.

È chiaro che la fede vada al di là dell'intelligenza umana. Questa è capace di concepire l'idea di Dio in quanto essa non può trascendere la ragione umana e creerebbe un Dio puramente trascendentale che non è quello cristiano. Quello cristiano possiede una certa immanenza: è credibile e raggiungibile tramite l'intelligenza perché si fonda sull'aspetto empirico umano. Trascende l'intelligenza per certi aspetti perché non ci sarebbe più bisogno di fede e speranza ma sarebbe pura certezza. Inoltre ha una connotazione divina oltre che umana che supera le leggi naturali, le modifica.

Deve esistere una mente superiore a quella dell'uomo che abbia creato l'universo, un qualcosa che abbia fissato alcune leggi: non può essere tutto imputabile al caso. L'esistenza di Dio è quindi ragionevole anche se non tangibile. La filosofia della New Age ammette l'esistenza di un'energia che ha creato l'universo... Ma se è ammissibile l'esistenza di tale energia, perché non ammettere l'esistenza di Dio?

lunedì 24 settembre 2012

Immenso amore

Ma com'è possibile non commuoversi di fronte all'amore di Dio nei nostri confronti? Il vangelo è una miniera inesauribile di spunti su cui meditare che ci svelano il volto autentico del Padre. Gesù rimane una figura affascinante dal punto di vista umano, che comunque lascia spazio ad un leggero alone di mistero, alone che pare voler sottolineare l'aspetto divino del Figlio di Dio evidenziato dall'espressione stessa di Gesù affermante:”Dio mio e Dio vostro, Padre mio e Padre vostro”. L'amore di Dio abbatte ogni confine umano e, come spesso affermiamo in un punto della Messa, i cieli e la terra sono pieni della sua gloria. Niente può contenere l'amore di Dio e la sua passione per l'uomo. È una passione che sa cancellare ogni legge naturale, spazia oltre i confini dell'universo, rende possibile ogni cosa e, pensiero consolante, sa trarre da un male un bene maggiore. Il suo amore possiede la connotazione della libertà: è come il vento del quale non si può scorgere né l'inizio né la fine, libero, vaga senz'alcuna costrizione, accarezzando monti, mari e fiumi.

sabato 8 settembre 2012

Le quattro dimensioni


La vita di fede possiede quattro dimensioni su cui si snoda, si spiega e trae nutrimento. È come una pianticella bisognosa di cure, che va alimentata affinché non perda quella linfa vitale che la solleva e la innalza. La pianticella cerca la luce del sole che l'aiuta a respirare, ad assorbire l'ossigeno che le riempie i suoi piccoli polmoni; cerca l'acqua viva per essere tonificata, rinfrescata; cerca materiale organico, il suo humus, dal quale trae il suo nutrimento. Anche la vita di fede possiede varie diramazioni e sfaccettature: possiamo rilevarne almeno quattro, anche se tutte sono alimentate dal rapporto personale dell'anima con Dio. Fin dalle origini, la nascente Chiesa si è basata su un'ossatura comunitaria: Gesù ha chiamato in particolare 12 uomini che imparassero, vivendo insieme con Lui, ad essere come Lui. Insegnava loro come ammaestrare le folle che correvano a Lui bisognose di un nutrimento materiale e spirituale. Spesso cozzava nella loro incomprensione, nella loro durezza di cuore, nella loro incapacità di vivere il suo messaggio, di assorbirlo completamente per poter essere segno per la gente. Nella sua parola, però, tutto si trasformava: le opere diventavano straordinarie, le reti si colmavano di pesci fino a rompersi dopo aver faticato invano una notte intera, i demoni fuggivano... Semplicemente perché la parola di Gesù dava loro potere di compiere opere straordinarie, nel SUO NOME, cioè dopo aver “assorbito” interamente il messaggio di Cristo, aver assimilato le sue parole, averle fatte carne, parole diventate atti concreti. Ed in questa ragione che s'innesta il “mistero/segno” più importante e straordinario dell'intera umanità: l'Eucaristia: quelle parole pronunciate da Gesù, il gesto supremo di donazione sulla croce, hanno preso corpo nel mistero dell'Eucaristia.  Mistero inteso come segno, segno efficace, che ha una conseguenza concreta, tangibile nella vita dell'uomo.
Da questo tessuto dalla trama complessa cerchiamo di estrapolare almeno queste quattro dimensioni che sono manifestazioni concrete della vita di fede:

1) la fede si manifesta nell'azione liturgica della santa messa e nelle preghiere comunitarie della liturgia delle ore: la preghiera diventa espressione della fede comunitaria: il rapporto con Dio assume quindi due dimensioni: verticale ed orizzontale.

2) L'azione liturgica comunitaria perderebbe significato e forza se non fosse accompagnata dalla preghiera personale, anticamera di quella comunitaria: ogni chiamata è singola e si sviluppa comunque in ambito comunitario, un gruppo di persone che non devono perdere lo scopo principale di concretizzare ed impegnarsi nella crescita del regno di Dio.
3) Il bastone orizzontale della croce sul quale sono inchiodate le mani di Gesù simboleggia la fraternità, sacramento, segno efficace dell'amore di Dio tra i fratelli e spiega la dimensione trinitaria della vita divina incarnata nell'uomo.
4) Adorare Dio nei propri cuori: con il Battesimo diventiamo partecipi della vita divina trinitaria e c'immette nel favoloso mistero dell'inabitazione nel nostro cuore della Trinità.
Non bisogna sottovalutare questa dimensione dalla quale prendono corpo le altre.

L'incontro personale con Dio induce poi all'adorazione di Dio nel proprio cuore: è la chiave che immette nell'incontro comunitario con il divino. Senza questa dimensione quella comunitaria perderebbe valore in modo assoluto. Possiamo prendere nuovamente ad esempio un albero. Possiede infinite radici che s'immergono nel terreno: ogni diramazione succhia il suo nutrimento dalla terra e questo confluisce nel tronco che dà vita a tutto l'albero. Il seccarsi di una di queste diramazioni genererebbe in tutto l'albero un processo di necrosi che lo avvizzirebbe lentamente. Dapprima il processo di necrosi non salterebbe all'occhio, ma esso procede inesorabile, con una lentezza omicida. La medicina che arresterebbe questo processo, dovrebbe agire sulla diramazione particolare che non trae più nutrimento dal suo adorare Dio nel proprio cuore.

martedì 28 agosto 2012

Timore di Dio

È strano forse parlare di timore di Dio al giorno d'oggi, ma penso sia opportuno riscoprirlo: si conosce il timore di tante cose, quali malattie, sofferenza,etc,... ma non si ha più paura di Dio. Il timore eccessivo blocca e quindi non è mai positivo, ma in giusta misura permette che ci sia rispetto reciproco. Provare un certo timore nei confronti di Dio è positivo, come dice la Bibbia, è il principio della saggezza. L'assenza completa o il soffocamento di questo in un concetto assoluto di Dio/amore cela, talvolta, una certa superficialità o addirittura un velato ateismo:  un modo come un altro per soffocare la voce della propria coscienza di fronte alle innumerevoli mancanze o addirittura peccati. Si dovrebbe conoscere Dio tale e quale ce lo presenta il vangelo, senza tentare di edulcorare i concetti o di proiettare il nostro pensiero o immaginarci un Dio come lo vorremmo noi: cieco di fronte alle nostre mancanze ma severo con gli altri … eh già, perché può capitare anche questo.... con gli altri si pratica una carità rude, talvolta disumana, affermando di fare o volere  il bene di una persona ma con se stessi si è talmente indulgenti che non si vuol sentir parlare  né di purgatorio né di inferno. Con gli altri si pratica e si predica la giustizia di Dio, ma con sé esiste solo la carità, l'amore sconfinato. Nessuno può arrogarsi una prerogativa che è solo di Dio e che in realtà, da come raccontano le varie rivelazioni, nemmeno Lui usa nel momento del giudizio particolare. Tante volte, erroneamente facciamo coincidere i nostri atteggiamenti disumani con la carità. In questi atteggiamenti si nasconde spesso la superbia.  

mercoledì 22 agosto 2012

Vivere per Cristo

Vivere di Cristo è un po' quello che santa Teresa di Lisieux aveva affermato nella sua poesia “Vivere d'amore”. Dire che ogni cosa deve ruotare attorno a Gesù è dir poco: bisogna vivere del suo amore, trovare alimento in esso, fare in modo che esso diventi parte integrante di noi. Proprio questo intendeva dire Gesù quando affermava che chi avrebbe mangiato il suo Corpo e bevuto il suo Sangue, sarebbe vissuto per lui. Senz'altro per quelli del suo tempo il discorso è risultato incomprensibile. Forse avranno pensato ad alcune religioni che permettevano sacrifici umani. Fatto sa che il discorso di Gesù era assai incomprensibile, duro, non è così scontato come lo è adesso per noi che sappiamo dell'Istituzione dell'Eucaristia. Fatto questo discorso ai giorni nostri è senz'altro più comprensibile, anche se non scontato. Il nutrirsi è un bisogno primario dell'uomo...Così deve diventare il ricevere l'Eucaristia per noi. Dall'intensa vita spirituale, nasce l'esigenza di unirsi sempre di più a Cristo, di riceverlo ogni giorno nell'Eucaristia. I nostri desideri più profondi sono l'espressione eloquente del nostro essere, nonostante le nostre imperfezioni. Certamente, qualcuno diceva che ricevere una sola Eucaristia farebbe sì che noi diventassimo santi. Purtroppo non è così: siamo ingolfati in mille situazioni, nella nostra imperfezione che non basta una sola Eucaristia a convertirci. Se fosse così il mondo non andrebbe così come va: il Figlio di Dio è già disceso dal cielo, per redimere l'uomo ma, purtroppo non ha cancellato la cattiveria dal mondo. Dilaga lo scetticismo e la Chiesa, fatta di uomini, non è immune. Santa Faustina riferiva che il dolore più intenso di Cristo, era quello dell'infedeltà delle anime consacrate. Si può immaginare cosa potrebbe pensare adesso in una situazione di delicatezza estrema, in cui il mondo è entrato nei conventi! Non c'è da scandalizzarsi, la situazione è questa. In fondo, ho accennato, tanti anni fa, nel Medio Evo, l'Inquisizione perpetrava i suoi crimini, eppure Gesù lo aveva ardentemente affermato: “Non sono venuto per costituire un regno terreno”. Lo affermava ai Giudei, stanchi di regimi che li annullavano e quindi, da una parte, giustificati. Eppure – che grande dolore – a distanza di anni, pure la Chiesa ha costituito un regno umano... E non solo: tramite questo condannava a morte e torturava! Quanti sbagli. La Chiesa ha poi subito un'evoluzione positiva in fondo, ma certamente ci sono ancora errori commessi da persone singole che fanno male all'intero Corpo della Chiesa. Vivere di Cristo non è semplice di certo: quell'Eucaristia deve trasformare lentamente la vita del fedele: nutrirsi quindi anche dell'amore fraterno, trovare in esso ampio respiro, il completamento del Sacramento dell'Eucaristia, senza dimenticare che l'errore, l'imperfezione, fanno parte del nostro vissuto e che spesso ci troveremo come Pietro a rinnegarlo e poi, a piangere ai suoi piedi, pentiti all'inverosimile. Ma questo il Signore lo prevedeva: dobbiamo essere semplici e fedeli come le colombe, essere come bambini e confidare nella sua misericordia.

martedì 21 agosto 2012

Episodi discutibili

Senza farlo apposta, dopo aver toccato l'argomento “costruzione moschea”, ecco che accade un fatto di cronaca nera che rispolvera l'argomento drasticamente e sanguinosamente. Un papà di religione musulmana, uccide la figlia che vuole condurre una vita normale, da occidentale. Il padre non sta a queste condizioni e l'uccide. Questo fatto ne riporta  alla memoria un altro: una ragazza si converte e vuole cambiare religione e diventare cattolica. Il risultato è il medesimo: è uccisa, eliminata. Nello stesso tempo, leggendo questi episodi, mi sono venuti in mente quelli tristi legati al tempo dell'Inquisizione: le torture, le condanne a morte e la stessa prudenza usata da S. Teresa d'Avila per l'opera santa della riforma del Carmelo. È un tasto dolente questo: anche i cattolici hanno ucciso in nome della religione. La religione diventa pretesto per esercitare il potere nascondendolo dietro la veste di buone cause... ma è solo una veste che ricopre quelli che rimangono un crimine: la violazione dei diritti dell'uomo.

mercoledì 8 agosto 2012

Lo sport insegna


E talvolta uno spunto di meditazione ci viene dallo sport che forgia le anime e le educa all'unione. Le quattro italiane che hanno vinto l'oro nella disciplina del fioretto alle Olimpiadi, sono state un esempio per tutti. I loro screzi e la discrepanza dei caratteri erano noti a tutti, eppure la loro unione le ha fatte vincere una medaglia d'oro. Sono riuscite a giungere alla vittoria, traguardo comune, insieme sapendo dimenticare gelosie e rivalità, senza escludere o penalizzare nessuna dalla corsa al traguardo.
Questo ricorda bene il discorso di san Paolo che aveva paragonato la vita cristiana ad una corsa. Ma non è che nella corsa rischiamo di escludere qualcuno?

martedì 7 agosto 2012

La vera santità


Siamo tutti pellegrini su questa terra ci è concesso un lasso di tempo da vivere, un tempo che può essere più o meno breve. Santità non vuol dire abbracciare la religione cattolica e quindi possedere per questo motivo il passaporto per il Paradiso. Come ci ha indicato la Madonna, non è l'appartenere ad una categoria che salva, ma è il vivere profondamente il messaggio cristiano, con generosità e amore. Talvolta è proprio l'appartenere ad una categoria che segna la condanna della persona, non è detto che sia la sua salvezza. Spesso ho indicato come esempio la parabola raccontata da Gesù del buon samaritano e di questi esempi il Vangelo è zeppo, basti pensare al pubblicano e il fariseo al Tempio. Esempi clamorosi che fanno trionfare il Cristiano nei confronti degli Ebrei che non hanno riconosciuto Gesù come il Messia e seguivano la legge alla lettera ma c'è sempre un “ma”, anche i cristiani hanno ristabilito alcune categorie privilegiate che si sono gonfiate di orgoglio “spiritale” come i vecchi farisei. Non tutti ovviamente, ma può capitare che osannando un certo stile di vita, si dimentichi che questo non implica la santità, ma è solo un mezzo, che tra l'altro può essere un'arma a doppio taglio, per concretizzare la santità. Purtroppo accade un po' come con i farisei, osannando il loro stile di vita, si sono dimenticati della carità... e l'infrangevano in continuazione, senza accorgersene. Così accade ai cristiani: infrangono la carità  senza accorgersene... e vorrei gettare un interrogativo: ma chissà quanti di questi credono nella vita eterna e vivono la loro vita fatta di prescrizioni per guadagnarsi il Paradiso? Alcuni di questi non vogliono sentir parlare di morte per nessuna ragione al mondo....
Un clamoroso esempio raccontato da Maria Simma. Un sacerdote e una donna si trovarono ricoverati nello stesso ospedale. In una delle loro conversazioni la donna aveva affermato di desiderare soffrire di più per espiare i suoi peccati, mentre il sacerdote rispose che gli bastavano le sofferenze che permetteva Dio nella sua vita, il di più lo intimoriva. Ebbene, quando morirono, il Sacerdote andò in purgatorio e la donna quasi subito in paradiso.

lunedì 6 agosto 2012

Una rivista


In attesa del medico. La sala d'attesa è vuota, comunque c'è da aspettare. Su una sedia vi è una rivista di cui non ricordo il nome. La prendo per far passare il tempo. Non sono mai stata amante delle riviste, difficilmente riesco a leggere interamente un articolo. Comincio a sfogliarla e rifletto sulla sua struttura. Mi viene da riflettere perché è curiosa davvero! Alcuni articoli discutono su cose serie, come una manifestazione a Genova contro la malavita, oppure su un caso di cronaca avvenuto tanto tempo fa non ancora risolto... Ma pioi, ad un certo punto, ecco un articolo che comincia a discutere dei fatti dei vip... Mi viene da sorridere... Sarà, ma a me non è mai importato come questa o quell'altra si pettinano o altre cose sulla loro vita privata. Giro ancora più velocemente le pagine e tra queste scopro che ve ne sono alcune che parlano di altro. Sono due pagine nascoste tra i pettegolezzi: è la vicenda di una donna ammalata di tumore, guarita miracolosamente a Lourdes. Un miracolo in mezzo ai pettegolezzi. Qualcuno, in mezzo a questo pantano si fa portavoce di qualcosa di eterno che sembra irreale. A tutti interessano le vicende concrete delle persone e quando si toccano argomenti del genere, sembrano irreali, una favola narrata tanto per stuzzicare la fantasia, ma sempre capitata agli altri, non a me personalmente.
Eppure potrebbe.. forse non guarendoti da una malattia ma può... Meno male che nonostante tutto, un po' d'interesse verso questi avvenimenti straordinari c'è ancora... sperando che non vengano presi per magia... 

domenica 5 agosto 2012

La più santa

A proposito di un commento del post riguardante la costruzione della moschea a Genova, rispondo raccontando un fatto accadutomi e la testimonianza di una veggente della Madonna di Međugorie.
Anche a me è capitato di essere ricoverata in ospedale e di essermi trovata, per ben due volte, vicino ad una mussulmana. Persone squisite dalle quali è stato difficile separarsi. La prima volta ho scoperto per caso che era mussulmana, in seguito ad una mia bruttissima figura...
Sapevo che la mia vicina era nata nella Ex Jugoslavia ed era scappata dal suo paese per la guerra scoppiata negli anni '90. Al mattino ascoltava sempre le preghiere di Radio Maria, compresa la Santa Messa, seguiva le catechesi del Papa e ripeteva sempre: “Deo gratias”. Mi aveva accennato ad un gruppo del Rinnovamento dello Spirito che seguiva, ma di cui non faceva parte ufficialmente... e nemmeno poteva. Pensavo fosse una fervente cattolica. Un giorno la radio raccontò di qualche fatto sanguinoso avvenuto nei Paesi Arabi e a me uscì una battuta infelice:”Dove ci sono i mussulmani,  sono sempre in fermento!”.
Vidi i muscoli del suo viso irrigidirsi e “Qualcuno” illuminò la mia mente (meno male) e  intuii che fosse mussulmana. L'irrigidimento durò molto poco, un attimo, e non smentì ciò che avevo osservato infelicemente. Un giorno ebbi il coraggio di domandarle se era mussulmana. Lei, fortemente stupita e in imbarazzo, osservò che ero la prima persona che glielo chiedeva e mi rispose affermativamente. Mi scusai e la nostra amicizia si cementificò ulteriormente.
Il secondo fatto riguarda una veggente di  Međugorie che domandò alla Madonna chi fosse la persona più santa ed Ella le indicò una donna di religione mussulmana... è proprio vero... Non si può giudicare nessuno!

venerdì 27 luglio 2012

La moschea a Genova


Argomento assai dibattuto per lungo tempo, sia nel mondo laico che cattolico, è la costruzione della moschea nella città di Genova. Fa discutere ancora e getta un interrogativo a cui, in qualche modo, bisognerebbe rispondere. Gli interrogativi che nascono da talune situazioni, devono indurci a riflettere, non devono essere vani, devono essere affrontati e discussi come elementi di crescita che, mettendo in crisi, alcune ideologie fondamentali per noi, le fortificano e ci aiutano a rendere ragione della speranza alla quale siamo stati chiamati. Facendo così si scopre che non si ha la verità in pugno come si può dare per scontato, ma di fronte a certi argomenti possono esserci varie sfaccettature che vanno analizzate.
Le religioni, musulmana e cattolica, sono in contrapposizione fra loro, contrapposizione che la storia ha aumentato. I musulmani hanno sempre desiderato conquistare il cuore del cristianesimo: l'Europa; ma, i vari tentativi sono falliti e l'Europa è rimasta ancorata alle sue radici cristiane. Il timore che i musulmani prevarichino sui cristiani è rimasto nel cuore di questi, perché, una volta ottenuta la maggioranza numerica tanto desiderata dall'islamismo, si teme che possano far mutare religione ai cristiani con la forza.
L'Occidente vede nella mentalità islamista un ritorno brusco al passato, a certi atteggiamenti in contrasto netto con quella del nostro tempo caratterizzata da una libertà ad ampio respiro. Non vi è solamente un timore della religione in sé, ma di tutto ciò che essa comporta. Infatti, dal punto di vista religioso, l'Europa ha allontanato da sé anche il cristianesimo, in particolare il cattolicesimo che, a sua volta, pone alcuni limiti davanti ai quali l'uomo moderno storce il muso. Il cattolicesimo, però, si può criticare liberamente, anzi, per loro vive solamente per questo i quindi può esistere tranquillamente senza disturbare troppo. L'islamismo e la sua forza suscitano timore all'uomo occidentale, anche perché disturba il suo ateismo e lo minaccia. Questo può essere uno dei tanti vaghi timori dell'Occidentale in generale, ma chi si è “alzato” per impedire la costruzione della moschea a Genova, è impegnato come sacerdote. Per quale motivo il “religioso” ha timore della costruzione della moschea? Forse ha paura che essa possa rubare proseliti al cristianesimo? A voi questo interrogativo scottante!

giovedì 26 luglio 2012

I film che inneggiano alla morte


Le pubblicità, come pure i film, sono zeppe di messaggi subliminali, cioè nascosti dietro ad altri più espliciti. Spesso, purtroppo, non possiamo difenderci da questi e ne rimaniamo travolti, il nostro cervello viene bombardato.

Come ho già detto, anche i film più belli, possono trasmetterci questi messaggi subliminali che appaiono innocui, sotto le visti di miti agnellini ma ci spingono ad abbracciare e ad approvare tacitamente ideologie non conformi al cattolicesimo.

I film più soft ci spingono a credere, mettendoci dalla parte del protagonista, che il divorzio è una cosa buona perché egli si realizzava con la moglie (o il marito se la protagonista è donna) oppure che era bene perché il suo cuore era completamente travolto dalla passione per un'altra. Oppure, ci insinuano che l'aborto è una cosa buona perché quella nuova vita in boccio avrebbe interferito troppo sulla libertà della donna e futura mamma. Inoltre, ci sono film più violenti che spingono i protagonisti a difendersi e quindi ad uccidere l'avversario. È giustissimo difendersi ma il film spinge lo spettatore a desiderare la morte di qualcuno e.... bisogna stare attenti perché ci caricano di un odio apparentemente positivo... ma, inoculato il germe, diventiamo aggressivi anche nel nostro vissuto, nelle piccole cose....

lunedì 23 luglio 2012

La forza del cristiano, la preghiera


La forza del cristiano è la preghiera, è l'aria che deve respirare. Nelle prove della vita essa è il suo salvagente che rimane a galla, in superficie, senza essere travolto dai marosi. Nel libro “Mostrami il tuo volto” di Ignacio Larrañaga, proponeva una domanda che interpellava per lo più i giovani: “Come mai quell'anziano trascorre così tanto tempo in preghiera eppure non se ne vedono i frutti?”
Si prega tanto e poi nella vita non si testimonia ciò che si crede e così si perde la credibilità tanto necessaria per un cristiano. La vita del cristiano è una salita al monte e talvolta si cade, s'incespica, ma l'importante è non ruzzolare all'indietro. 
22 luglio: santa Maria Maddalena. Sembra essere capitata di proposito questa domenica, con queste letture particolari. Maria Maddalena si recò al sepolcro del suo Signore al mattino presto quando apparivano già. La prima lettura di questa domenica tratta del compito del pastore; il profeta Geremia denuncia i pastori che hanno scacciato le pecore e non se ne sono preoccupati e “condanna” il male che hanno fatto. Nessun pastore deve arrogarsi questo potere: tutte le pecore che ha incontrato sono di Dio e non sue e ne dovrà rispondere. Non ne potrà scacciare neppure una e se lo farà, ne dovrà rendere conto a Dio.

Allora, nel Vangelo, vediamo Gesù che accoglie i suoi discepoli ed il loro racconto e li invita al riposo, a stare con Lui in un luogo solitario e silenzioso, ma l'esigenza delle folle incalza. Gesù, però, non scaccia mai nessuno e si dimenticò che non avevano ancora mangiato: l'urgenza era quella di ammaestrare quella folla, di stare con essa. Egli non chiuse mai il suo cuore, ma li accoglieva, comprendeva le loro esigenze, dimenticando le proprie. Questo c'insegna che la priorità su tutto deve averla il Regno di Dio. Gesù si lascia trovare anche dalla Maddalena in pianto.

Egli è la pace, che trascende ogni legge e prescrizione riassumendole nella sua stessa persona, supera ogni confine e grettezza umani. Non è di certo come quelle persone che si definiscono religiose e poi storcono il muso accanto ad altre che trasgrediscono apertamente alcune regole.
Nel nostro tempo, purtroppo, negli ambienti religiosi domina troppo spesso il sospetto e il particolarismo.

domenica 22 luglio 2012

La forza del perdono



Un tema ricorrente e di pungente attualità è quello del perdono. Perdonare è l'azione più difficile per l'uomo che, talvolta, si comporta come un vero e proprio specchio: ciò che riceve, rimanda. D'altronde è una legge profondamente radicata nel cuore dell'uomo: chi non ha ricevuto amore non riesce a donarne; quindi, quando si subisce qualche offesa è normale applicare la legge del taglione. Come ho detto è difficilissimo perdonare; è un qualcosa di gratuito che doniamo agli altri e come tale non si dà sperando un contraccambio, si dona semplicemente per la gioia di fare la felicità altrui. E, certamente, ci vuole tempo e un continuo esercizio del cuore e della mente, una guarigione della memoria constante e rinnovata. Non si può perdonare in quattro e quattr'otto.

Un film proponeva proprio una riflessione su questo tema. La protagonista aveva subito un torto enorme, una violenza inaudita da un'altra persona e le capitò l'occasione di vendicarsi di questo: si trovò di fronte ad un bivio: salvare la vita di quella persona o lasciarla morire. Ella rifletté che la morte del suo aguzzino non le avrebbe ridonato la felicità e che le sarebbe pesata sulla coscienza per tutta la vita... Inoltre sarebbe andata contro i suoi stessi principi. Permise che gli si salvasse la vita e lo perdonò. Capì che era libera davanti al suo aguzzino, che questo non aveva alcun potere su di lei. Com'è difficile fare questo! Ma lo comanda Gesù...

sabato 21 luglio 2012

Il valore della vita



Alcuni film inducono senz'altro alla riflessione, perché affrontano alcuni temi fondamentali che toccano efficacemente il vissuto personale. Un tema fra questi è la pena di morte in vigore in America. Nonostante la persona sia colpevole non può mai essere rea di morte. Il sistema giudiziario americano prevede in taluni stati che colui che uccide qualcuno debba affrontare la pena di morte. La tortura a cui è sottoposto il condannato è agghiacciante e logorante. Non si limita ad eseguire la sentenza della pena di morte ma lo obbliga ad una lenta e lunga agonia nel braccio della morte, anticamera della morte. La morte fisica è quindi preceduta da quella psicologica. Il condannato è consapevole che prima o poi dovrà affrontare la morte e, la cosa ancor più agghiacciante, è che sa che alcuni assisteranno ad essa come ad uno spettacolo. Anche se l'assassino morirà non darà nuovamente la vita a colui che ha ucciso e, tanto meno la pace ai parenti della parte offesa.

Dominique La Pierre, nel suo libro “I mille soli”, descrisse la storia di un condannato a morte e la sua lenta agonia nel braccio della morte. Esperienza vissuta realmente descriveva efficacemente ciò che si vive quando la persona deve affrontare la condanna a morte. Tanti di questi condannati impazzivano o si ammazzavano perché non riuscivano ad affrontare la cosa.

venerdì 20 luglio 2012

Il deserto della prova


Quando i sogni e i desideri umani s'infrangono come le onde sulla spiaggia del mare, non rimane altro che affidarsi a braccia più forti che sappiano portarci in braccio, nel porto sicuro. Non resta altro che affidarsi a quelle braccia ed avere fiducia. Non è così facile: talvolta sembra che qualcuno di più potente manovri la nostra vita dietro un sipario, rimanendo nascosto. Difficile credere quando si attraversa il deserto della prova, un po' come il popolo Ebreo quando, guidato da Mosè intermediario fra Dio e gli uomini, si dirige verso la Terra Promessa. La nostra patria è nei cieli, la Gerusalemme celeste, e la nostra vita è un pellegrinaggio attraverso il deserto della prova e la fioritura della gioia. Si passano dei momenti in cui si sperimenta concretamente la potenza di Dio, come quando Dio separa le acque del Mar Rosso per far passare il popolo all'asciutto. La potenza di Dio fu così tangibile che gli Ebrei proruppero in un canto di lode. Ma poi il cammino si fa più faticoso: si avanza verso la Terra Promessa, ma gli eventi prodigiosi che hanno caratterizzato l'inizio del cammino, non ci sono più.
Si comincia a cadere nella trappola dell'abitudinarietà, ad avere fame di altre cose rispetto a quelle che Dio ci offre e si ci comincia a lamentare, a vagheggiare un Dio differente da quello che si presenta... Oppure ci sono i momenti di sosta ai piedi del monte, in attesa che la volontà di Dio prenda corpo e assuma le sembianze di un comando preciso. Nell'attesa si rischia di perdersi, di cercare altri idoli perché il silenzio di Dio si fa più profondo e gravido di sofferenza.

domenica 15 luglio 2012

Il mandato di Cristo


Compito di ogni cristiano è essere annunciatori del Regno di Dio. Purtroppo anche se si appartiene a qualche gruppo religioso, talvolta non si portano le anime a Dio. Il cristiano è un “mandato” da Gesù per annunciare l'amore del Padre. Non deve aver alcuna preoccupazione in cuore se non l'annuncio, l'essere abbandonato nelle Sue mani. Dobbiamo essere segno di una realtà escatologica, di una vita oltre la morte e per fare ciò, è d'uopo essere innestati nella concretezza del messaggio cristiano. 
La santa Messa comincia con la formula con cui ogni preghiera od ogni lavoro dovrebbe iniziare: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Questo sottolinea che qualsiasi cosa compiamo dobbiamo farla in nome di Dio e non in nome nostro. Ma qual è la portata di quest'affermazione? A tutta prima sembrerebbe semplice, ma se si scandaglia il fondo di questa verità, possiamo constatare come ciò sia tutt'altro che semplice e come implichi sfere differenti del vissuto umano, sfere che s'intersecano fra loro, formando un mosaico che proietta l'anima a realtà eterne e puramente trascendenti.
Quando si va in nome di una persona, la si rappresenta nella sua effettività più intrinseca, offrendo e incarnando i principi fondamentali che questa abbraccia, il nucleo, il cuore di essa. Non si va in nome proprio: il cuore si fonde nel cuore dell'altro e raggiunge in tal modo la comunione piena. Perciò, la Santa Messa, la Liturgia che si celebra, la preghiera ed ogni lavoro ha il suo compimento e realizzazione nella rappresentazione del nucleo fondamentale della Persona di cui facciamo le veci. Allora ogni vita trae la linfa necessaria per nutrirsi, per crescere e fortificarsi, in una comunione con il Padre sempre più intensa, verace ed attendibile.
Colui che si professa cristiano e non va in nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, fallisce il suo mandato, la sua missione, semplicemente perché va in nome di se stesso seppur gli sembra di no. Per fallimento, non intendiamo quello puramente umano, cioè il non riuscire a compiere un'attività nel più perfetto dei modi: lo scopo da raggiungere è quello della perfezione dell'amore di Dio. Il non centrare questo bersaglio genera il fallimento più totale.
Quindi, colui che si presenta agli altri “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, centra pienamente l'obiettivo che ci ha prefissato il sigillo che abbiamo ricevuto nel Sacramento del Battesimo.

venerdì 13 luglio 2012


Continuando nel discorso dell'esperienza di padre Cipriano, egli racconta che ci fu un fatto eclatante, quello di una religiosa che per apparire santa, aveva fatto un patto con il diavolo. Bisogna stare attenti, perché la tentazione non coinvolge solamente la sfera sessuale o economica, ma può coinvolgere in modo ancor più pericoloso, quella spirituale. È un'ambizione anche quella! Non possiamo negarlo. È una forma di potere e di compensazione pericolosissima! Anche nella strada della santità dobbiamo quindi, essere prudenti, capaci di valutare le nostre aspirazioni con occhio critico.
Si racconta che questa religiosa, come ho già detto, fece un patto con il diavolo per apparire santa di fronte agli altri. Di fatto, avvenne così. Si procurava le stigmate, possedeva vari doni che sembravano venire da Dio, fingeva di digiunare... e così tante persone, attirati dalla fama di santità di questa religiosa, accorrevano per essere beneficate... Ignoravano che questa avesse quei doni perché aveva contratto un patto con il diavolo! Terribile! Questo insegna che dobbiamo essere guardinghi nelle nostre aspirazioni più profonde, e nelle prove che il Signore permette nella vita, perché, se da una parte queste ci possono rendere più forti, dall'altra ci possono far cadere nell'abiezione totale. Anche per questo motivo noi, non dovremmo causare agli altri sofferenze o tentazione.

giovedì 12 luglio 2012

Il diavolo e l'uomo


Il diavolo e l'inferno ci sono! Eppure tanti cattolici anche impegnati affermano il contrario... È la più grande tentazione che possa esistere e che rende vulnerabile l'uomo e lo espone al potere del diavolo! Lo spiega il decano degli esorcisti: padre Cipriano Di Meo. C'è ancora molta confusione a tal proposito nella Chiesa. L'uomo preferisce allontanare questo pensiero da sé, si diletta al pensiero un paradiso facile, acquistabile con poche opere buone a buon prezzo, senza sacrificare nulla di sé. Ma non è così, ogni più piccola nostra azione si ripercuote sul nostro destino eterno. Si ostenta la misericordia di Dio come un vessillo di cui siamo fieri, come un qualcosa che Dio ci deve ad ogni costo, visto che è morto sulla croce per noi. Pure la salvezza eterna va meritata, talvolta, soprattutto nei momenti difficili della propria vita, con il sudore della fronte. L'esperienza di padre Cipriano assomiglia, ha molti punti in comune con quella di padre Amorth. Senza vedere il diavolo in ogni circostanza della vita, con la consapevolezza che Dio è comunque più forte di lui, dobbiamo credere a questa che è una realtà. Tanti nostri fratelli di fede lo hanno sperimentato... Hanno sperimentato la sofferenza intensa della possessione diabolica e dobbiamo aprire bene gli occhi, noi cattolici, c'è gente che è capace di consacrarsi al diavolo per ottenere potere, soldi e salute. Realtà che minaccia la nostra esistenza ma che diventa innocua quando noi stiamo fermi nelle nostre convinzioni religiose e frequentiamo assiduamente i sacramenti, soprattutto la confessione e la Comunione. Gli assalti del nemico saranno senza risultati, non saranno eliminati, perché la nostra esperienza c'insegna che questi si fanno più intensi tanto più quando l'anima è santa e vicina a Dio... Perché questo lo rende furioso! Al massimo! Ci sono stati pure dei casi di possessione diabolica fra i santi e questo per testimoniare che Dio esiste e incitare i cristiani a vivere una vita più seria e lontana dal peccato. La maggior parte degli indemoniati, però, è tale perché ha consultato maghi, ha partecipato a riti satanici o addirittura ha consacrato la propria vita al diavolo, per ottenere in questa vita tutto ciò che di più desiderano.
Ricordo che quando ero piccola lessi per caso l'articolo di un giornale che raccontava di una donna dello spettacolo che per soddisfare le sue voglie si era consacrata totalmente a Satana. Parlava con orgoglio di questa sua consacrazione, elencandone i pregi e i vantaggi che traeva da questa. Quanto male può aver fatto quell'articolo scritto su un giornale che normalmente esponeva fatti di cronaca! Il peccato è sia dell'attrice che del giornale che ha divulgato questa notizia orribile. Ci sarà qualcuno che ci avrà riso sopra, ma tanti, chissà, avranno provato il desiderio di fare la stessa cosa! La stampa e i mass – media in genere, hanno una grande responsabilità sulla mentalità pubblica: ha il “potere” di suscitare tentazioni violente e di far cadere le persone in queste! È terribile! Senza saperlo, la gente collabora con il maligno e poi si lamenta della condizione disastrosa attuale della società... Ma tutti noi, se vogliamo un mondo migliore, dobbiamo contribuire, far sì che esso si rinnovi nel bene, senza indurre gli altri nella tentazione o... caderci pure noi.
Siamo quindi consapevoli di questa realtà che può minacciarci: la presenza del diavolo e combattiamola con le armi della Chiesa.

mercoledì 11 luglio 2012

Come un volo d'uccelli

Che atmosfera strana! Il cielo chiazzato di nuvole che corrono portate da un vento che gioca tra le fronde degli alberi... così leggero e sornione che induce ad alzare il capo per poter guardare e ammirare un cielo azzurro, solcato dal volo degli uccelli. Come un gabbiano che fende il cotone delle nuvole e si confonde col turchese del cielo... libero da ogni costrizione, così la nostra anima, come un volo d'uccello spezzati i nostri vincoli, si tuffa nell'azzurro dell'eternità.

martedì 10 luglio 2012

La donna che si è comprata la tomba


Si sa che il cimitero di Genova, Staglieno, è di grande valore artistico e spirituale. Dite quel che dite, ma passare tra le tombe ed immaginare oltre quella fotografia che riproduce la persona già entrata nell'eternità, la vita che ha vissuto, mi dà tanta pace e m'immerge in meditazioni talmente profonde che rapiscono completamente la mia anima. Un po' come accadde forse, a quello scrittore inglese, di cui non ricordo il nome, il quale, passeggiando tra le tombe, ha immaginato la vita passata di ogni occupante delle tombe. Il mistero della vita, talvolta, comincia proprio da quella tomba di marmo che ostenta una foto di una persona sorridente, oppure la sofferenza vissuta in altalene di speranze e gioia, con coraggio e determinazione: in fondo quello è il passo più grande della vita che determina il “destino” eterno di ogni persona. Allora ecco che sulle lapidi s'intrecciano frasi dal tenore curioso tendenti ad un'eternità, talvolta marmorea, anelata, inconsapevolmente, comunicata in modi da cui trasuda un certo dubbio e desiderio di lasciare qualcosa che possa far meditare o rammentare colui o colei che ha già varcato quella soglia.  Si tende a legare eternità con vita terrena trascorsa: sciarpe di squadre del cuore penzolano scolorite dalla croce che sovrasta la tomba, unico segno vero che dobbiamo “usare” come vessillo quando i nostri occhi si chiudono alla vita terrena; giocattoli inerti, sferzati dalle intemperie, rimangono attoniti testimoni di una vita stroncata nel fiore degli anni... E si può immaginare il dolore dei cari  che non hanno potuto far nulla per alleviare quel momento tanto temuto che ha presentato quell'anima all'eternità. Le tombe diventano ponti che uniscono terra e cielo, mistero e redenzione...
E proprio a Staglieno, vi è la tomba di una donna che vendeva noccioline e che con il ricavato si è comprata la tomba che la riproduce con le noccioline: sotto la statua una frase sibillina proiettata nell'eternità ma ancora incerta nella vita terrena...

lunedì 9 luglio 2012

Nuove forme di evangelizzazione


La Chiesa deve rinnovarsi, questo è chiaro, e deve farlo guardandosi attorno e sapendo discernere e accogliere le nuove forme di evangelizzazione. Tutti sono chiamati ad annunciare il Vangelo di Gesù Cristo e devono impegnarsi costantemente nel vedere realizzato già su questa terra il Regno di Dio.
Passeggiando per i vicoli di Genova, ho visto alcune donne, di dubbia reputazione, sedute sui gradini delle loro case, ovvero prostitute. I tempi odierni, sebbene non conoscano la portata del peccato, non facilitano l'avvicinamento di queste persone. Anche persone impegnate seriamente nell'ambito della Chiesa, tendono ad allontanarle, a non avere contatti con loro e ad opporre le loro motivazioni che, a lor parere sono giuste.
Allora ritorniamo alla storia sapiente di Gesù, dei Sacerdoti, dei dottori del Tempio, dei leviti che passano vicino a un ferito e non gli degnano nemmeno uno sguardo. Non scandalizziamoci: è così ancor oggi. Coloro che hanno un titolo nella Chiesa, non si fermano dinanzi alla sofferenza degli altri, ma si arroccano nelle loro rigide regole che ostentano e li rendono ridicoli, senza poi di fatto donare nulla di se stessi, se non il loro giudizio spietato. Allora ecco il Samaritano, l'emarginato, colui che non ha alcuna carica nella Chiesa fermarsi, prendere per mano il ferito, ricoverarlo in albergo senza domandarsi troppo dove risiede il confine pericoloso della generosità che sta offrendo ad uno sconosciuto che potrebbe essere degno di riprovazione e di dubbia reputazione. Questo non lo ferma. La sua generosità è un torrente in piena che gli travolge il cuore. Gli impegnati nella religione hanno preferito andar oltre, non valutare nemmeno la portata di quelle piaghe... Diremmo che si sono macchiati di omissione di soccorso. Questa è però una realtà che ci deve scuotere, che deve indurci a riflettere seriamente, perché le gerarchie si sono costituite nuovamente e si sono cristallizzate, sono diventate granitiche e hanno perso l'anima che dava loro vita... Forse perché i tempi sono cambiati e così pure le forme di povertà, soprattutto spirituali che sono talvolta legate ad una condizione di miseria materiale. E che la Chiesa stia mutando volto è una realtà di fatto: sempre di più, coloro che scalano la vetta della santità, sono giovani che vivono la loro vita in mezzo alla gente e che sanno offrire la loro sofferenza con generosità. Sono padri e madri di famiglia che sanno vivere profondamente il messaggio cristiano con entusiasmo, testimoniare la loro gioia stanno in mezzo agli altri....

domenica 8 luglio 2012

Morti ostentate


Un articolo sulla rivista “Donna Moderna” protestava sull'ostentazione da parte dei mass – media di alcune morti di persone famose. Una protesta, potremmo dire, silenziosa che ribadiva la sacralità della vita. Ma cosa ci può essere dietro questa ostentazione di fatti tragici come l'uccisione di Ghedaffi o l'incidente di quel motociclista di cui non ricordo il nome che lo ha condotto alla morte?
Forse fra le due vicende, vi è un abisso enorme, incolmabile....eppure evidenziano qualcosa del pensiero dell'uomo d'oggi.
Il furore dei Libici, stufi dei violenti soprusi del generale Ghedaffi, si è accanito sul corpo di colui che ha, a sua volta, ucciso tanti innocenti. Purtroppo è così. Ghedaffi era un dittatore al pari di Hitler che ha soffocato nel sangue ogni desiderio di libertà, anche di pensiero, dei suoi connazionali e sudditi. Desiderio di vendetta? Per vendicare tanti innocenti che hanno subito le sue violenze. Chiaro che la sua morte non ha riportato in vita nessuno ma ha fatto raccapricciare alcune persone che credono alla sacralità della vita. D'altronde, non è così automatico per coloro che hanno subito per tanti anni violenze inaudite ed il loro atto di violenza può essere visto come una liberazione. Come avremmo agito noi? Se andiamo indietro nel tempo, nemmeno poi troppo, scopriamo che abbiamo fatto la stessa cosa con Mussolini e l'amante, la quale, politicamente, c'entrava fino ad un certo punto...E' l'ostentazione della morte, come un qualcosa di sadico, bello, inebriante... che non va. È la stessa che porta a desiderare di vedere scene di violenza. È forse un canale, un modo come un altro per scaricarsi da quell'odio che si cela in ogni cuore dell'uomo.
Invece il discorso cambia totalmente per quanto riguarda Simoncelli, il motociclista che ha perso la vita durante una corsa. In questo caso il desiderio di vendetta c'entra davvero poco. Forse la gente è affascinata dal pensiero della morte ma non lo vuole ammettere. Vuole ammirare questo mistero, sebbene da lontano, per vedere gli effetti, le possibilità, o poterne scorgere le motivazioni....
L'uomo di fronte a questo mistero è davvero piccolo e non può spiegarselo umanamente...

venerdì 29 giugno 2012

Non come i preti

Un altro video presentava la predica di un laico appartenente ad un gruppo carismatico. Un commento di una cattolica, appartenente anch'essa ad un movimento carismatico, recitava così: "Bravissimo, non è come alcuni preti"... tristezza! I preti hanno il "potere" di trasformare il pane e il vino in corpo e sangue di Cristo, quanto grande dovrebbe essere il loro entusiasmo!

mercoledì 27 giugno 2012

I video di Medjugorie

Ho cercato alcuni video di Medjugorie su Youtube: mi sembrava impossibile, visto le numerose testimonianze degli eventi straordinari, che non mettessero nulla su Youtube, con la tecnologia odierna. Ed infatti ecco alcuni video testimoni di quegli eventi prodigiosi: il sole che cambia colore e un'apparizione della Madonna durante la Comunione del 25 settembre 2011. La descrizione del video era sintetica, una sola frase che trasuda di tutta la sorpresa dell'esperienza vissuta, della sua intensità, forse anche inaspettata. Dobbiamo ricordare che, come a Lourdes, non vanno solamente i credenti ma gli scettici e i curiosi... E quanto maggiormente ne escono colpiti! La frase era questa: "E poi c'è ancora chi non crede!"
Tutto bene se sotto non ci fossero stati alcuni (la maggior parte) commenti offensivi. La cosa che mi fa rabbia è soprattutto il fatto che hanno guardato apposta questi video... allora un certo interesse c'è.
Io, di solito, vado a vedere video il cui contenuto m'interessa, poi, può capitare che m'imbatta in qualcuno di questi di cui non m'importa minimamente. Quindi, che tipo d'interesse c'è? A che livello? Curiosità, oppure il semplice gusto di rivelare il proprio disprezzo? Sì, perché l'utente non si limita a guardare, ma commenta.
Tra questi nel voglio commentare uno perché riproduce un po' i grandi interrogativi dei non credenti, scettici soprattutto dinanzi alla Chiesa. Questo commento diceva all'utente di non perdere tempo nei discorsi moraleggianti ma di sostenere e approvare i diritti degli omosessuali.
Un commento rabbioso che non fa altro che sottolineare lo smarrimento dei nostri contemporanei di fronte alla legge della Chiesa.
Il non credente, soprattutto colui che non accetta la Chiesa come Istituzione, desidera da essa il riconoscimento di atti contrari alla sua legge; non riesce a comprendere il legame tra Cristo e la Chiesa. Certamente è molto difficile accettare e riconoscere nella persona del Papa o dei sacerdoti il mediatore tra Dio e l'uomo. Non è, però, una cosa inventata da Gesù o da san Pietro, perché quel giorno gli girava così! Se andiamo a vedere fin dall'Antico Testamento Dio sceglie degli uomini come intermediari: non ha mai parlato all'intero popolo direttamente. Il Nuovo Testamento che completa e perfeziona il vecchio svela che la chiave di lettura di tutto è l'amore infinito del Padre, il quale si rende manifesto e concreto con la donazione della propria vita attraverso lo Spirito. Non cambia la sostanza del peccato: il peccato rimane tale, anzi, la venuta di Cristo ne aumenta la gravità. Il mondo segue una legge intrinseca che è quella della natura. Ci sono certe leggi che il mondo e lo stesso universo devono seguire. Non sgarrerebbero per nessuna ragione e quando qualche elemento della natura non segue quelle leggi, ecco che si risolve in un'anomalia, una bizzarria. Sebbene l'uomo con i suoi interventi abbia rovinato l'ecosistema, la natura cerca di reagire ripristinando le sue leggi, cercando di porre una toppa laddove l'uomo ha prevaricato. Ecco perché rovinare la natura è un peccato grave. Forse chi non ha dimestichezza con il Catechismo lo ignora. Il credente crede che il mondo sia creato da Dio e quindi pure le leggi che lui segue sono create, volute da Dio. Dio ha creato due tipi di sessi per la conservazione della specie. L'istinto rimane quello di moltiplicarsi, la natura vuole questo, quindi, ogni cosa che esula da questo è "fuori legge". Nessuno giudica gli omosessuali, ma non possono pretendere che la Chiesa vada contro se stessa, così come non potrebbero pretendere che piova al contrario, visto che la legge della gravità esige che l'acqua cada dall'alto verso il basso... Non abbiamo mai pensato di dire alla pioggia di fare il contrario, altrimenti moriremmo di sete, e parliamo delle stesse leggi della natura!