lunedì 7 dicembre 2015

Maria Immacolata

Con la solennità di Maria Immacolata, domani, si apre il Giubileo straordinario dedicato alla Misericordia. È un momento storico importantissimo sia per la Chiesa che per il mondo intero. Già, perché cade in una circostanza singolare in cui l'Europa e il mondo intero, sono minacciati dagli attentati, per cui tutto assume una rilevanza unica, condita pure, se vogliamo azzardare, di un po' di timore. Eppure papa Francesco l'ha voluto fortemente. Un momento memorabile che forse non tutti comprendono. Chi più di Maria può desiderare la pace nel mondo? A Medjugorie, infatti, Maria si manifesta come Regina della Pace. Desidera fortemente la pace per gli uomini, ma questi, non la vogliono abbastanza, avviluppati come sono dai loro interessi economici. Non abbiamo quindi nulla da temere sotto la protezione di Maria. In fondo, anche quando Papa Francesco si è recato ultimamente in Africa, si temeva chissà che cosa, invece tutto è andato bene, senz'alcun incidente. Per cui non temiamo! La Bibbia ci esorta in continuazione a questo: “Non temete!”. Dio sa che la paura paralizza l'uomo e non gli permette di fare un passo! “Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti sul fondo del mare!” recita un Salmo!
In Dio non dovremmo temere nulla, non ci può accadere niente di male, perché il nostro desiderio più profondo dovrebbe essere unirsi a Lui, oltre questa vita. Le paure che avviluppano la nostra vita terrena, sono paure che riguardano la nostra sopravvivenza sulla terra. Se ci si riflette un po', vedremo pure che è così...
Affidiamo a Maria tutte le nostre preoccupazioni... Vorrà mai il nostro male? Lei è la Madre per eccellenza, se anche la nostra madre terrena ci abbandonasse, Lei non lo farà male. Anche questo dice un salmo: “una mamma si scorda forse del suo bambino? Se anche una mamma sulla terra si scordasse del suo bambino, io non lo farò”. È Dio che parla nel salmo... Crediamoci sul serio, non semplicemente come se fosse una favola inventata da qualcuno che non sapeva cosa fare, o una filosofia che ci riguarda da lontano e che consigliamo agli altri, ma non vogliamo farla nostra!

domenica 29 novembre 2015

Il preside di Rozzano

Ultimamente fa discutere l'episodio di Rozzano a ben ragione, direi. Per chi non conoscesse i fatti, racconto brevemente ciò che è accaduto.
Il Preside di un Istituto Comprensivo (scuola dell'infanzia, primaria, secondaria di primo grado) ha deciso di impedire ai bambini della scuola primaria di cantare canti natalizi che le mamme stesse avevano insegnato loro. Motivazione? Rispetto verso chi ha una religione diversa e prudenza, soprattutto in seguito agli eventi di Parigi. Cosa? Vogliono impedire canti natalizi, negando la nostra cultura profondamente cristiana per rispettare chi ha una religione diversa dalla nostra? Questa non è tolleranza, è lassismo e, lasciatemi dire, vigliaccheria. Certo che noi Italiani, stando a quello che ha fatto questo preside, facciamo una magra figura. È chiaro che tutta la nostra cultura è imbevuta del Cristianesimo. Quando si appresta a spiegare una materia, non si possono eludere affatto le nostre radici cristiane; molto spesso, anche i nostri sbagli più disastrosi, hanno radici nel Cristianesimo! È paradossale ma è così. Ma perché dobbiamo rinnegare le nostre radici per coloro che vengono nel nostro Paese e hanno una religione diversa? Loro non hanno chiesto questo da noi. Hanno chiesto molto spesso coerenza e forza... e così abbiamo fatto capire che noi siamo pronti a rinnegare la nostra cultura... ma, molto probabilmente, è una scelta fatta per giustificare il proprio ateismo o forse per avere un po' più di tempo durante il periodo natalizio. Le Indicazioni Nazionali redatte per tutti i cicli delle scuole, sono state chiarissime. Dobbiamo custodire la nostra identità nazionale ed europea nell'apertura al diverso inteso come ricchezza e risorsa. Sono chiarissime... Il bambino, il ragazzo, deve prepararsi ad essere cittadino ATTIVO  Italiano, Europeo, Mondiale. Prima di tutto deve sapere qual è la propria identità, solo così potrà accettare la diversità come risorsa, nel dialogo costruttivo. Per cui non ha alcuna scusa questo Preside, tutte le Indicazioni riguardanti la scuola, non hanno mai detto di togliere i crocifissi dalle aule o eliminare tutte le nostre feste cristiane per accettare il diverso.  

sabato 21 novembre 2015

Vita eterna

È questo il tempo di conversione.
Domani è la solennità di Cristo Re, ma è lo stesso periodo storico che c'impone di riflettere sul vero senso della nostra vita e della morte. Non possiamo vivere dando importanza solamente alle cose materiali; se riflettiamo davvero, ci rendiamo perfettamente conto che tutto, senza che noi ci accorgiamo, può essere trafugato. Sto parlando anche di doni non prettamente materiali, di doni, cioè, che sono essenziali per la nostra vita: la salute, la vista, gli amici, la gioia, l'onore, l'amore, i nostri cari. Un attimo può cambiare il corso della nostra vita... e non sappiamo quando.
Come in tutti gli eventi difficili, dobbiamo farne tesoro per imparare a crescere interiormente, nell'amore verso Cristo. Bisogna approfittare di questo momento storico difficile, per crescere nella fede. Nulla ha più importanza dell'amore di Cristo e di prepararsi per la vita eterna. Tutto ciò che ci circonda è solamente un mezzo che ci permette di raggiungere la vita eterna. Invece di farsi prendere dal panico, domandiamo a Dio la forza di essere veri cristiani, di non soccombere mai alle forze del male e saper professare la fede anche nei momenti di persecuzione. Ci accorgeremo che tante difficoltà perderebbero il loro vigor

Novembre, mese dei morti


Siamo nel mese di novembre ed è normale pensare alla morte, dei nostri cari ma anche nostra. Quando camminiamo attraverso il cimitero, sul marmo delle tombe, vediamo tanti volti, tanti nomi e cognomi, tante date. Scorrono davanti al nostro sguardo, a volte anonimi, a volte conosciuti, a volte cari. Dietro quel volto c'è una storia, si sono intrecciate speranze, gioie e dolori. Non si è cancellato quel volto, anche se in vita non potremo più vederlo accanto a noi ed è una strana sensazione, una sensazione che ci turba. Non può essere, non è naturale. Quel volto non lo vedremo più in questa vita e spesso ci dimentichiamo che pure noi, un giorno, finiremo là, dove giace il nostro caro. Impressionante. Se davvero soffermiamo seriamente i nostri pensieri su questo, senza una fede, senza un credo, rischiamo di impazzire. Non basta che i nostri cari vivano nei nostri ricordi, desideriamo di più, anche per noi stessi, per il nostro futuro. È difficile accettare che la nostra vita sia cancellata in un istante. 

Se si guardano certe tombe, come tante volte ho detto, viene da riflettere su come i vivi hanno provveduto a far vedere l'onorificenza ottenuta in vita dalla salma: “cavaliere, ingegnere...”... questo fa sorridere, perché la morte spoglia la persona di tutti questi orpelli e rende il corpo  di tutti, indistintamente, polvere... non vi è alcuna differenza. La morte e la corruzione, hanno tale potere sul nostro corpo. Rimarrà solamente ciò che di buono abbiamo fatto in vita.  

Terrorismo

Ieri nuovamente un venerdì di sangue, i terroristi hanno colpito ancora, questa volta nel Mali... Altre persone uccise ingiustamente. Dal 2001 è un'escalation di violenza, con episodi sempre più ravvicinati, soprattutto da quando la Francia ha risposto con le armi. Si sa, la violenza chiama la violenza e d'altronde loro non aspettavano altro. Stavano stuzzicando l'occidente attendendo una risposta significativa, che “giustificasse” i loro orridi atti di violenza.
Sui social si è spesso ripetuto che non si sono ricordati i morti del Kenia, i morti della strage dell'Università cattolica. Io li avevo ricordati, anche perché loro sono morti soprattutto per la loro fede cristiana.
Se vi ricordate, la domanda dei terroristi ai poveri malcapitati era: “Sei cristiano?”. Al loro sì la pallottola e la conseguente morte erano assicurate... e io direi anche il paradiso. Ne avevo parlato, dicendo che erano stati coraggiosi e che in quel momento in cui ti stavano puntando un fucile alla tempia, era estremamente difficile non abdicare alla propria fede. In Francia non c'è stata questa netta divisione tra cristiani e musulmani, è stato più che altro un atto per far tremare l'occidente, per non permettergli di fare sogni tranquilli e anche per colpirlo al cuore, per dichiarargli guerra, per dimostrare l' “onnipotenza” dell'Isis. Onnipotenza che prima o poi finirà, come ogni regno fondato sul male. 
Morire per la fede è stato un privilegio per quei ragazzi coraggiosi del Kenia, un grande atto di coraggio forse non ricordato abbastanza, ma la terra, che ha accolto il loro sangue ed è stato irrigato da questo, germinerà sicuramente in bene, vero bene e quelle anime, che sono altrettanto angeli come quelle francesi, hanno avuto sicuramente le porte del Paradiso già spalancate... Sono stati dei martiri, cristiani!

Nel Mali la modalità è stata praticamente più simile a quella del Kenia. Chiedevano ai poveri malcapitati di recitare almeno una sura del Corano, se non la sapevano, la morte era assicurata. Immaginiamo la paura, il timore di queste persone. Io credo che tutti noi dovremmo attuare le parole del Vangelo: Gesù esortava a prepararsi ogni giorno per il Cielo, perché nessuno di noi sa l'ora e il momento. Dobbiamo quindi essere preparati, fare del bene ogni giorno. Anche se noi non ci accorgiamo, i nostri pensieri predominanti sono guidati quasi tutti dalla consapevolezza che c'è ancora tempo per cambiare... ma immaginiamoci, visto che il pericolo è reale e possibile in ogni momento, di avere uno di questi terroristi che ci puntano un fucile alla tempia e ci domandano se siamo cristiani. Bhe... tanto per il fatto di essere occidentali, siamo già spacciati, per cui sarebbe perfettamente inutile parlare male della nostra Patria come hanno preteso da alcuni ostaggi americani e cinesi, e anche recitare una sura del Corano, visto che non siamo Musulmani. La morte, quindi, è assicurata. Cosa fai in quell'attimo, in cui sai che il tuo futuro, in un istante è diventata la vita eterna?

A freddo, ascoltando i fatti del Kenia e del Mali, avrei risposto così: conosco qualche sura del Corano, ma francamente, sono orgogliosa di essere cristiana e di professare la mia fede cattolica e, sebbene tremando, forse sforzandomi o avendo dei rimpianti del bene che non ho fatto durante la mia vita terrena, non reciterei nessuna sura ma il Padre nostro. 
Mi piace l'esempio di Quattrocchi, quel genovese che tempo fa, morì in modo coraggioso, guardando in faccia la morte e colui che gliela stava sbattendo in faccia. Vorrei prepararmi a questo modello, ad essere pronta alla morte, come anche il nostro Inno Nazionale dice e questa preparazione deve avvenire giorno per giorno.

sabato 14 novembre 2015

Insieme con la Francia e i Francesi

Ciò che è accaduto in Francia è terribile, non si può essere insensibili! Non perché i Francesi sono i nostri vicini di casa e ci sentiamo minacciati, ma per solidarietà pura. Terribile, non ci sono parole se non lacrime. Coloro che sono stati colpiti dal lutto, soli nel dolore, non riavranno più i loro cari, morti assurdamente nelle sparatorie. Quel che è accaduto è orribile. Mentre i tifosi hanno intonato la Marsigliese,  si uccideva ancora, assurdamente, assetati di violenza, in nome di Dio (ma quando mai!!). Anche a me, che sono Italiana, Europea, viene voglia di cantare la “Marsigliese” e pure “Fratelli d'Italia”, il nostro Inno, perché, nonostante gli errori di alcuni politici, sono fiera di essere Italiana e mi sento molto vicina a coloro che hanno subito una violenza così ingiusta... e morirei anch'io se ciò facesse ritornare la vita. Sono Italiana, Cristiana e Cattolica e morirei per questo: per la Patria, per i miei ideali, per Cristo. Già, perché se loro hanno ucciso al  grido di “Allah è grande!”, anche noi abbiamo il coraggio di morire senza uccidere, affermando che la nostra nazione, che Dio è grande.
Io non riesco a capire come possano solamente pensare che si possa uccidere per la religione. Non ha senso! Un conto è se vuoi rivendicare la tua Patria, è quasi più ragionevole! Ma uccidere in nome di Dio, non è possibile, c'è qualcosa che non va.

In questi giorni meditavo spesso sulla morte, sul senso che le diamo e come uno può reagire quando si trova a fare il grande e decisivo passo. Penso che tante volte si ci perde in un bicchiere d'acqua, che si mette sempre al centro dei propri interessi e pensieri se stessi, senza minimamente preoccuparci degli altri. Questo è il primo passo che si compie per far soffrire gli altri. Non interessa che gli altri soffrano, ma interessano i propri comodi e la propria salvezza materiale, non di certo spirituale. Facendo così si avvia una spirale di “violenza egoista”, in cui, appunto, l'egoismo fa da padrone, rendendoci ciechi, proprio come i Farisei che credevano di essere nel giusto, volevano essere ligi nel rispetto delle Leggi, ma, fondamentalmente, infrangevano continuamente la Carità, l'amore fraterno. Una persona che pensa solamente a se stessa, che non riesce a comprendere nemmeno minimamente la sofferenza altrui, perde il senso della vita stessa e per questo motivo desidera morire. Nello stesso istante in cui, la persona mette al centro gli interessi degli altri, soprattutto nelle minime cose, il cuore si dilata e comprende che forse la sua sofferenza e minore di quella degli altri. So che non si ci può incoraggiare guardando la sofferenza degli altri, ma nel momento stesso in cui si esce da se stessi e si tende la mano, la nostra ferita del cuore si rimargina. Ed è proprio così! Chi vive per se stesso, perde il gusto e il senso della vita; chi non lavora per migliorare il mondo e questo molto spesso significa cominciare da se stessi, perde tempo e la sua vita è insignificante.

Forza Francia! L'Italia è con voi!

sabato 7 novembre 2015

Gli scandali e le notizie brutte

TG... Guardarli equivale a superare un corso di sopravvivenza: politici corrotti, stragi continue, gente violenta che pur di ottenere qualcosa uccide, alcuni membri della Chiesa ricchi e viziosi. A sentire queste notizie, la pelle si accappona e fa suscitare una domanda di senso: “Perché tutto questo?”.
Non solo... Mentre il Papa cerca di affrontare il tutto, gente cattolica fraintende i suoi discorsi: lo prendono per un giustiziere o per una persona che ribadisce cose dette e ridette o per uno troppo fissato sulla misericordia di Dio o per uno che fa discorsi che possono essere fraintesi! Terribile! È un po' come la faccenda della Sacra Famiglia e l'asino... Non va bene mai niente!!!
Desidererei trattare soprattutto l'argomento che tocca la Chiesa. 
Riporto una delle frasi pronunciata da papa Francesco:

«La Chiesa deve parlare con la verità e anche con la testimonianza: la testimonianza della povertà. Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare» 

È evidente che si riferiva al fatto del Cardinale Tarcisio Bertone. Il suo comportamento ha gettato scompiglio dentro e fuori dalla Chiesa. Chiunque si professa cristiano e fa una vita da riccone, porta scandalo, ma a maggior ragione una persona che ha fatto un determinato cammino nella Chiesa, ha professato apertamente e pubblicamente uno stile di vita. Sbaglia chi suscita scandalo, senz'altro! Bisogna però saper trarre del bene anche da questo. Papa Francesco ha preso la palla al balzo per dare ai cristiani scandalizzati un insegnamento, per esortarli a non fare lo stesso errore. Tanti cristiani tuonano di fronte a tale scandalo, ma dobbiamo sempre tener conto delle parole di sant'Agostino e farci carico di tutte le sofferenze della Chiesa: “non bisogna condannare il peccatore, ma il peccato”. È un discorso duro da intendersi, soprattutto per noi uomini che vogliamo e desideriamo giustizia e proviamo ribrezzo davanti all'errore non punito. Cristo, però, ci ha insegnato un'altra dottrina, una dottrina che poi l'ha portato a morire sulla croce. Non è da tutti comprenderla, è vero, ci vuole l'aiuto dello Spirito. “Verrà lo Spirito che procede dal Padre e vi condurrà alla Verità tutta intera.” aveva detto Gesù ai suoi discepoli.
Ma chi è giusto davanti a Dio? C'indigniamo di fronte alla questione del Cardinal Bertone e facciamo bene perché dobbiamo prendere la questione come spunto di riflessione per le nostre vite: non facciamo mai la stessa cosa! Ribadirete: “Non ne abbiamo i mezzi”. Ok, ma tante volte lo facciamo nel nostro piccolo. Ricordiamo le parole di Gesù: “Chi è fedele nel poco, lo sarà nel molto”. Papa Francesco conosce bene i guai della Chiesa gerarchica e sa quanto sia importante che questa porti ai fedeli semplici una buona testimonianza: ogni sgarro, ogni esclusione, può portare anche altre anime a perdersi... Ma noi, che amiamo la Chiesa come Madre, che abbiamo capito che questi errori non si devono fare, dobbiamo imparare da questi per migliorare la nostra condotta o meglio, disposizione d'animo. Già, perché andare a messa tutti i giorni, essere scrupolosi nell'osservanza degli orari o di certe regole, non porta alla santità se non si assorbe il vero motivo per cui si fa tutto questo o se si fanno tutte queste cose senza avere la carità nel nostro cuore.
C'è poi il punto in cui papa Francesco fa un discorso sulla Chiesa che esclude. Facile abbinarlo alla questione dei gay o dei divorziati, ma papa Francesco che, appunto, conosce bene le dinamiche della Chiesa non si riferiva solamente a quello. Un commento su Facebook di un cristiano, commenta che questo è l'ennesimo discorso di papa Francesco che può essere frainteso... “Perché la Chiesa prima che arrivasse papa Francesco ha mai escluso qualcuno?”... è questo il commento dell'utente cattolico. sì... è la risposta, in un modo che tu, commentatore di Facebook, forse non conosci. La Chiesa è un'istituzione molto complessa e ciò che soffre principalmente papa Francesco è la troppa istituzionalizzazione della Chiesa. Si è istituzionalizzata talmente tanto che magari apre le porte ai corrotti e le sbatte sul muso violentemente a chi vorrebbe seguire Cristo con tutti i suoi difetti, malamente anche, ma con in cuore il grande desiderio di amarlo. Fa anche questo la Chiesa in onore del suo amato efficientismo. È questo che vuole sradicare papa Francesco, ma vuole anche guidare le sue amate pecorelle verso il sentiero del “non scandalizzarsi più di nulla” ma far servire il tutto per la crescita personale. Quindi, l'atteggiamento migliore del cristiano sarebbe quello di ascoltare queste notizie terribili, ma avere anche il coraggio di pregare per la conversione di queste persone, di dar loro una chance, sempre, perché davanti a Dio nessuno è senza peccato, purtroppo... o meglio così, visto che lo sbaglio spesso ci conduce nell'irta strada dell'umiltà ma che è al contempo maestra di carità.

sabato 31 ottobre 2015

Halloween

Ogni anno,  quando si avvicina la solennità dei santi è la stessa storia. Infuria la polemica di Halloween. Meno male che quest'anno la Chiesa ha preso delle iniziative per guidare il popolo cristiano verso la vera concezione della festa di Ognissanti. Veglie di preghiere, celebrazioni liturgiche, hanno risposto alle iniziative della dilagante festa di Halloween che ha contagiato gli italiani.
Mi diverte molto vedere certi commenti di Facebook su alcuni post pubblicati dai cristiani che, giustamente a mio avviso, si sono schierati contro questa festa prevalentemente americana. Toni di patriottismo, accenti vibranti di rabbia contro i cristiani, hanno composto una sinfonia un po' stonata riguardo alle motivazioni per cui i cristiani hanno cercato di combattere contro questa festa. 
Riporto il succo del discorso di un commento di un utente che mi ha fatto un po' sorridere. 
In questo post si diceva come fosse giusto non celebrare Halloween: festa pagana che ha sopperito a quella cristiana di “Tutti i santi”...
Il commentatore ha ribadito che la cristiana non aveva pensato che, invece, le feste cristiane hanno soppiantato quelle pagane.
È vero, su questo punto aveva ragione. Tante feste cristiane hanno soppiantato quelle pagane apposta, a significare che, siccome Dio aveva squarciato i cieli ed era entrato nella storia, era il momento di cambiare radicalmente tutta la vita e la concezione di questa. Ecco perché tante feste cristiane hanno soppiantato quelle pagane, per dare un significato nuovo all'esistenza dell'umanità.

È chiaro purtroppo che l'atto dell'imperatore Costantino ha creato nell'Italia futura una situazione un po' particolare: tutti dovevano diventare cristiani...

Bene da una parte, dall'altra non troppo. Il suo entusiasmo è stato eccessivo e ha permesso una svalutazione del tenore di vita cristiana. Abbracciata per forza da tanti pagani, il tenore di vita dei cristiani ha perso molta della sua trasparenza. Dall'altra parte ha permesso che tutte le genti sperimentassero questa nuova dottrina, che la conoscessero e che l'amassero. Per tale motivo in seguito alcune persone sentirono l'esigenza di formare delle comunità che vivessero in modo appieno il messaggio cristiano. In realtà tale messaggio era rivolto a tutti i cristiani, i consigli evangelici erano rivolti a tutti!
La cosa più brutta che i cristiani non accettano di ciò che ha fatto l'Italia, è che, dopo aver assaporato la bellezza del cristianesimo, l'abbiano abbandonato per seguire nuovamente delle credenze pagane o, appunto, diaboliche. I bambini lo desiderano festeggiare perché per loro è un secondo carnevale ridondante maschere leggermente macabre, ma sono i genitori che dovrebbero avere la pazienza di spiegare loro il motivo per cui non andrebbe festeggiato, senza fare polemiche o allarmismi eccessivi. I bambini recepiscono questi messaggi, anzi, hanno un grande desiderio di accostarsi all'assoluto, più degli adulti e comprendono le cose più alte se le si spiegano loro con molta semplicità. 

sabato 5 settembre 2015

Frasi di Hitler... Per imparare

Riporto alcune frasi di Hitler, per comprendere i nostri atteggiamenti sbagliati... La storia non insegna, è maestra ma ha fatto un buco nell'acqua:

"Dobbiamo chiudere i cuori della pietà ed assumere un contegno brutale. I diritti di ottanta milioni di persone devono essere rispettati; la loro esistenza deve essere garantita. Il più forte ha ragione. Prontezza di decisione e ferma fiducia sono necessarie al soldato tedesco. Non vi sono crisi, se i nervi del fuhrer resistono".

"Le grandi masse saranno più facilmente vittima di una grande bugia piuttosto che di una piccola".

"Dobbiamo essere crudeli. Dobbiamo riabituarci ad essere crudeli con la coscienza pulita".


Profughi

Giorni di ricerca frenetica di una soluzione... Finalmente le frontiere si aprono e un fiume di gente si muove alla ricerca dei propri parenti o della libertà. Giorni drammatici che pongono interrogativi terribili e inquietanti che scuotono la coscienza, alla ricerca di risposte che acquietino i cuori e che possano anche salvare preziose vite umane.
Provvidenziale la scelta della pubblicazione della foto del bimbo che in quest'esodo senza fine ha lasciato la vita: Aylan. Come lui, sappiamo che ce ne sono stati altri. Su internet giravano immagini ancor più crude, non un bambino... uno... due... tre... piccolissimi! Tutti allineati sulla sabbia, in attesa di essere raccolti e inumati! Naturalmente la perdita di una vita e la drammaticità di ciò, non si misura sull'età di colui che muore: qualsiasi vita che si spegne è sacra... qualsiasi... ma chiaramente la vista di un bambino innocente, con un futuro davanti, scuote maggiormente le coscienze.
Qualcuno ha detto questo: “spesso ci chiediamo come hanno fatto tante persone nel periodo della seconda guerra mondiale, a permettere un genocidio di tali dimensioni. Vedendo l'indifferenza della gente di oggi di fronte alla strage che si sta compiendo tra i migranti, non è difficile comprenderlo. Impotenti stiamo assistendo ad un secondo genocidio”.
Riporto parte di una riflessione fatta da un persona su ciò che sta accadendo ai giorni nostri. Tale riflessione è stata scritta prima che il giornale inglese, il “The Indipendent” pubblicasse la foto del piccolo Aylan.
Vero... Vorrei dedicare questo post a riflettere su queste frasi, visto che anch'io mi sono interessata al genocidio degli Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Una piccola precisazione storica per riflettere ancor meglio. All'epoca della Seconda Guerra Mondiale, i Tedeschi lasciarono “miracolosamente” imbarcare un numero ingente di Ebrei permettendo loro di andare in cerca di asilo negli Stati Uniti. Era come donar loro la libertà... e sappiamo bene, adesso, con il senno di poi, che cosa volesse dire! Erano sicuramente miracolati... ma, giunti nella terra della libertà, gli Stati Uniti non concedettero asilo perché contro le loro leggi di immigrazione... e per non trasgredire le loro leggi, rimandarono indietro, alla morte certa, milioni di Ebrei. Finiti tutti nelle camere a gas e forni crematori. La storia insegna... o dovrebbe insegnare. Studiare dovrebbe servire a questo ad aprire la mente... ma l'uomo non impara. C'è il periodo in cui si vuole negare l'olocausto, si vuole credere che sia tutto impossibile. Come può l'uomo concepire una così mostruosa macchina della morte? Poi...Passano appena 70 anni circa da questi eventi.
Ecco un'ondata di profughi riversarsi sul Vecchio Continente, l'Europa. Terribile... un'ondata inarrestabile. Certamente fra di loro ci saranno mascalzoni e millantatori, come d'altronde ce ne sono anche fra gli italiani, tra i francesi, inglesi etc... Purtuttavia la maggior parte scappa da situazioni terribili di guerra: ciò che fa l'Isis nelle loro terre è terribile, impossibile ad immaginarsi... Ma la prima cosa che fa l'Europa, non è pensare a salvare vite umane, ma è quantificare la cosa a livello economico. Agli inizi è una cosa che riguarda solamente l'Italia, per cui il resto dell'Europa preferisce voltare le spalle, far finta di non vedere. L'Italia, obiettivamente, non può far fronte da sola all'emergenza. Chiede aiuto, non respinge i migranti... Ma perché siamo diventati così egoisti e veniali? Leggere certi commenti su Facebook di fronte alle foto che hanno scosso il mondo, fa accapponare la pelle. C'è chi dice sinceramente che non avrebbe mai voluto vedere quelle foto; altri affermano addirittura che quei bimbi non fanno parte di quelli che hanno tentato di compiere la traversata sui gommoni nel Mediterraneo... sono troppo ben pasciuti (per usare le stesse espressioni); altri che si accorgono della propria impotenza, altri inveiscono contro i migranti, affermando che loro devono stare nei loro paesi e avere il coraggio di combattere.
Aprono le braccia all'accoglienza la Grecia e l'Italia, le nazioni più colpite dalla crisi economica. Finalmente le foto fanno riflettere i Grandi, aprono anche loro le porte ai profughi, tranne la Francia... (durante la Seconda Guerra mondiale erano gli Alleati!!!).
Nel frattempo chi assisteva allo sbarco di questi profughi, al loro naufragio, non riusciva ad essere indifferente. Si è parlato poco della reazione umana di alcuni turisti, in particolari Greci e Italiani, che, mossi a compassione, salvavano vite umane, tirandole all'asciutto. Ma come si fa? Proprio come ai tempi della Seconda Guerra Mondiale... le stesse parole dei commenti erano rivolte agli Ebrei. Forse chi ha scritto quei commenti è inorridito a leggere ciò che era accaduto agli Ebrei! Di fronte alla catastrofe di oggi, non hanno altro che parole amare, cercano di accampare scuse alla loro indifferenza, chiamano “buonisti” chi invece si muove a pietà, pensando erroneamente che tutti debbano essere egoisti come loro.
Qualcuno dei Grandi, non ricordo di quale nazione, ha affermato che questa invasione minaccia le nostre radici cristiane. Ho sentito solamente questo e, francamente, mi è bastato! Le chiese deserte, un'Europa che ha accusato l'Italia di essere arretrata perché non approva le nozze gay e, con tutti i problemi che ci sono, l'ha esortato a fare riforme al riguardo per essere al passo con l'Europa... Perché questa è l'Europa... e poi dicono che minacciano le nostre radici cristiane????
Mah... Roba da matti! Ne abbiamo di faccia tosta da tirare fuori le nostre radici in modo così contraddittorio, senza pensare che Cristo, aveva accolto tutti, Samaritani, Cananei, Giudei, peccatori e non... e respingere gli altri, sarebbe difendere le nostre radici cristiane, non ho parole...


martedì 4 agosto 2015

Giorgio Perlasca

Da poco ho visto nuovamente un film straordinario quanto straordinario è il tratto di vita che racconta: quella di Giorgio Perlasca. Una persona veramente bella e nobile, il modello che vorrei seguire e riuscire a ricalcare nella mia vita. Già, perché se paragoniamo quello che ha fatto Giorgio con carriere e potere che raggiungono i vertici, notiamo subito che differenza passa tra una vita veramente vissuta e una che lascia il tempo che trova. Ciò che ha fatto, Giorgio Perlasca l'ha ritrovato nell'eternità ed è stato proprio un eroe, nel vero senso della parola e non è vero che tutti noi avremmo fatto la stessa cosa: egli, infatti, ha rischiato la sua stessa vita per salvarne altre che all'epoca contavano nulla. La sofferenza che travolgeva il popolo ebreo ma non solo, avrebbe mosso sicuramente il nostro cuore, ma saremmo riusciti come lui a rischiare le torture naziste, il coraggio di guardare le SS in faccia, per salvare uomini, donne, bambini?
Giorgio Perlasca si trova nel bel mezzo della seconda guerra mondiale in Ungheria per motivi di lavoro e impossibilitato a tornare in Italia, si dedica, usando ogni mezzo, alla salvezza degli Ebrei stretti dalla morsa del Regime Nazista che sta lentamente crollando e non vuole lasciare tracce dei delitti perpetrati.

La carica di umanità di Giorgio è davvero straordinaria e la domanda che spesso gli viene posta è questa: “Perché fa tutto questo?”. Riesce a portare la gioia e la speranza in luoghi dove si aspetta il nemico che venga da un momento all'altro, cercando di far scorrere il tempo con meno angoscia possibile: spera tutto, anche se talvolta tocca la propria impotenza. Tuttavia lotta, pensa che il suo atto d'amore possa salvare più vite possibile, piega l'arroganza, suscita ammirazione e rispetto anche in chi avrebbe dovuto arrestarlo immediatamente. La sua opera è incessante. Si fa portavoce dei più piccoli e li protegge con fare paterno ed umile. Il suo amore non ha un colore politico, perché quando vede la situazione ribaltata e il nemico che l'aveva aiutato ucciso barbaramente, il suo cuore viene inondato di sofferenza e pietà. La sua opera voleva salvare cinquemila vite umane, ma purtroppo si ridussero ad una manciata. All'epoca era già molto. Bellissimi e toccanti certi passaggi del film che gettano le basi per riflessioni importanti inerenti la religione e al modo di opporsi a regimi che perpetrano vittime. 

Il comportamento eroico di Giorgio mette in crisi chi ha cercato di salvare gli Ebrei, ma non ha avuto il coraggio di esporsi come lui. Il motivo per cui lo fa è l'amore che ardeva nel suo cuore e stupiva e affascinava... a ben ragione, anch'io vorrei raggiungere questo livello così eroico...

domenica 2 agosto 2015

Il santo tristo

Come Mario Filippo, ci sono stati tanti altri giovani. Un altro esempio è quello di Chiara Badano, focolarina, morta anche lei alla stessa età di Mario Filippo, solamente che è nata prima, nel 1971. La storia è più o meno quella: entrambe hanno saputo vivere la sofferenza con amore e gioia e si sono preparati a spiccare il volo tra le braccia di Gesù. Quel che ci hanno insegnato, come gli amici di Mario Filippo hanno accennato, è a non piangerci addosso. Spesso e volentieri si è abituati a vedere ciò che non si ha, fissandosi nella negatività dell'esistenza, senza accorgersi che la nostra vita è piena di doni, di cose stupende. Già, la negatività fa più scalpore, attira più l'attenzione della gente, ma ci sono ancora cose belle. Dovremmo abituarci a vedere le cose positive e non soffermarsi su quelle negative. È importante per la nostra serenità e per vivere con dignità questa vita che ha tanti regali da farci... Ma se siamo impegnati a vedere il brutto, non potremo mai riconoscere tali doni... Che peccato! Che grande peccato! Un Santo diceva: “Un santo triste è un santo tristo!”

Mario Filippo Bagliani

A proposito dell'intendere la vita come un dono, come un dono eterno, ha dato esempio concreto Mario Filippo Bagliani la cui vita è stata raccontata da don Paolo Gariglio. Purtroppo il libro non si stampa più, però il suo contenuto è davvero eccezionale, da meditare e ammirare. Il libro ha come titolo “Ciao don!”, il saluto che il ragazzo rivolgeva al sacerdote che aveva chiamato e a cui aveva chiesto di accompagnarlo nell'ultimo tratto della sua giovane vita. Ne vale davvero la pena scorrere quelle pagine intrise di speranza e di eternità. E proprio oggi sia il Papa che la Madonna di Međugorie hanno affermato che la vita, la vita vera è quella eterna e tutto deve essere vissuto in funzione di essa. 
Un melanoma si è impossessato del corpo di Filippo e nel giro di due mesi l'ha consegnato alla morte... anzi, come lui diceva, il vero Inizio! Un ragazzo di diciannove anni appena compiuti, con in cuore il desiderio di vivere ancora e assaporare la gioie della vita, si deve cimentare, suo malgrado, ad affrontare un esame importantissimo, che tutti noi saremo chiamati ad affrontare: la morte.
Agli inizi, quando sa della malattia, Filippo soffre molto. Vorrebbe vivere, la sua giovane età glielo impone! Ama molto la natura e la gente e tutto ad un tratto deve abituarsi ad affrontare un destino anormale per la sua età... Oltre tutto il melanoma è lo stesso male che aveva portato via suo papà all'età di 29 anni. Filippo non può ricordare il padre, aveva pochissimi mesi quando Claudio era volato in cielo. Gli voleva bene e desiderava conoscerlo... Filippo è vissuto sempre con la mamma e la nonna, una famiglia striminzita però felice nonostante la morte l'abbia visitata più volte. Dopo l'iniziale combattimento, Filippo, ben presto, accetta la volontà di Dio nella sua vita e vive profondamente e intensamente anche gli ultimi mesi di vita, dando coraggio a tutti coloro che erano vicini a lui, la mamma, la nonna, lo zio Carlo, medico, e gli amici. Il male lo divora, ma Filippo, inaspettatamente, riesce a toccare i tre mesi... contro i due mesi che di solito concede alle sue vittime. Fino in fondo, Filippo sta accanto alla mamma e alla nonna, s'incanta davanti alla neve che gonfia fiabescamente il parco, rivede e assapora il suo mare e piano piano si spoglia del suo corpo... un vestito che gli sta troppo stretto. Prepara il suo cuore all'eternità, all'incontro con Cristo e il suo papà che desidera tanto conoscere e abbracciare. Semplicemente vive la comunione dei Santi, scritta nel suo cuore. Filippo ama, incoraggia, sorride, si prepara all'eternità, mentre veramente la morte lo sta venendo a prendere. Il suo coraggio è davvero grande. In un istante comprende che deve lasciare tutto sulla terra, le sue cose... ma anche i suoi affetti più cari... raccomanda loro di amare, di fare del bene come lui avrebbe fatto se il Signore gli avesse concesso più giorni. Sa che rivedrà i suoi cari nell'aldilà, come d'altronde anche lui si sta per unire con gli affetti che già hanno varcato quella soglia. Struggenti gli ultimi saluti prima di essere sedato, per poi morire dopo appena 36 ore... Sa che non li rivedrà più! Saluta tutti, per tutti ha delle frasi appropriate ed ironiche. Anche scritti semplicemente sul libro, fa tremare il cuore. Non è una fiaba raccontata, è una storia vera, la storia di una persona come noi, non dotata di doni straordinari! Desidero riportare solamente alcune parole del suo testamento, scritto prima di morire:
“Miei cari,
spero leggiate presto queste parole perché ciò significherebbe che le mie agonie sono finite. La nonna Miranda scrisse il suo testamento morale nel 1989 ma morì nel 2000; fui colpito da questa anticipazione di morte, ma contemporaneamente lo trovai stupendo e mi diede ispirazione per ciò che scriverò. Questo testamento lo dedico soprattutto a mia madre, donna della quale posso dire di conoscere tutto, pregi, difetti e preconcetti. Devo ringraziare mia madre (i cui pregi svettano sopra i suoi difetti) perché è stata l'unica, soprattutto in questo mio terribile periodo, l'unica che mi capiva fino in fondo e mi accettava. Soffriva per me, assieme a me, mi voleva bene con tutto, tutto il cuore per come ero, non per quello che sarei stato o per quello che gli rappresentavo; in questo era l'unica. Cara mamminetta, so quanto sarà duro sopportare tutto ciò, diciannove anni passati a sotterrare una lancia che ti trafisse il cuore {la morte del marito Claudio, padre di Mario Filippo, N.d.R} per poi essere colpita alle spalle! Mamma, prova a pensare a questa morte come una liberazione, come una Grazia di Dio Misericordioso per liberarmi dalle pene morali e fisiche e portarmi a Salvezza. Mamma, fai morire con me una parte di te, così mi sarai sempre vicina. Ma con l'altra parte lotta per salvarti dall'oblio. Lotta come hai sempre fatto nella vita, non aver paura di piangere o di sentirti bene e cerca di fare tutto il bene che puoi e che io mi ero ripromesso di procurare agli afflitti se si fosse trattato di un banale “linfonodo”:...
Passiamo alla Nonna. Sei forte e sai ottenere ciò che vuoi. Non piangere su te stessa ma aiuta e sorreggi mamminetta che, così piccola, può essere spazzata via da questa tremenda tempesta. Hai la mia completa fiducia. Non annegare in un mare di lacrime, tu sei un leone, non una pecora...
A proposito di cose e di patrimonio, aiutate i bisognosi, come avrei fatto io certamente. Dello zio Carlo ho ammirato la sua calma e flemma in ogni momento... tanto che mi faceva pensare che avesse raggiunto l'illuminazione...
Ti ringrazio per ciò che hai fatto per me in vita; mi hai seguito nella mia agonia fedelmente e sei stato di grande sostegno.

Qui ringrazia i parenti e gli amici più cari che l'hanno assistito e i medici, i colleghi di sua madre... 
Non senza una vena di humour; ad uno dice: <>.
Conclude:

Spero conserviate un buon ricordo di me. Il mio funerale sarà la mia fonte di liberazione dalle pene. Statemi certi che non vagherò nel buio ma nella Luce e con le persone che amo: nonna Miranda, nonno Filippo, il grande nonno Silvio, i grandi del Cielo e finalmente potrò abbracciare il mio papà per la prima volta e per questo saranno valse le pene che ho passato. Signore, Misericordia fammi sta Grazia.
Voglio bene a tutti!!!

Mario Filippo Bagliani”

E ancora la lettera scritta poco prima di morire:
“Carissimi tutti,

Non sapete quanto sia difficile per me buttare giù queste due righe, stanco e assonnato come mi sento ultimamente. Credo di aver sofferto abbastanza in questa vita e non augurerei all'essere più crudele esistente sulla terra di sopportare ciò che è toccato a me. È già da un po' che mi sento stufo e straziato, proprio per questo non pensate alla mia morte come ad una fine, ma come ad un grande inizio. L'inizio di una Nuova Vita dove la mia anima si separa finalmente da questo corpo ormai martoriato e devastato dalla malattia. Comunque dell'esistenza trascorsa qui non dimenticherò mai il colore mutevole delle stagioni, quello sgargiante dei fiori, il bianco della neve, i profumi, le montagne, il mio amato mare. Credo che il mio futuro sarà migliore, anche perché so che incontrerò finalmente i miei cari che mi hanno preceduto in questo viaggio e potrò abbracciare mio padre. Non posso fare a meno di ringraziare tutte le meravigliose persone che mi hanno sempre voluto bene e seguito anche nei momenti più difficili e tristi, cercate di essere amorevoli ed uniti tra voi e solidali col prossimo che soffre, anche quando non sarò più tra voi. Desidero infine dare ancora un grosso abbraccio alla mia mamma, la persona che ho amato di più in questo mondo e dirle che le sarò sempre accanto.

Arrivederci a tutti.
Mario Filippo
9 luglio 2002”

E non ci sono parole da aggiungere...

sabato 1 agosto 2015

La vita è bella...?

“La vita è bella”... Davvero...
Sembra una frase retorica e pure crudele pensando a quante sofferenze vi sono nel mondo. Eppure, proprio partendo da questa frase, quante riflessioni! Prima di tutto ci riporta al film interpretato da Benigni. Ambientato in un periodo più che difficile, quello della seconda guerra mondiale, esprime nella sua semplicità, ciò che l'uomo dovrebbe vivere ogni giorno: la bellezza della vita nonostante la sofferenza e le grandi difficoltà, dovute a svariati motivi, quali i limiti personali ma anche la cattiveria e l'efferatezza degli altri.
Benigni ci insegna che ne vale la pena: per amore si può vivere un momento drammatico come la propria morte come un atto estremo generoso e altruista. Si sente la paura, si è consapevoli che la vita è difficile, terribile, e che tutti siamo in viaggio verso la morte ma l'amore la colora vivacemente. È l'amore che dà un senso alla vita: quando un cuore ne è privo si lascia andare alla disperazione: quando ci si ferma in superficie, non si può capire la bellezza di un qualcosa. Ad esempio il mare: se rimaniamo in superficie siamo trascinati dalle onde, sballottati di qua e di là rischiamo di lasciarci sbattere contro gli scogli; ma se c'immergiamo, scopriamo la bellezza e la vita che brulica nei fondali... e ci accorgiamo che ne valeva la pena di non vivere superficialmente, guardando solo il nostro ombelico e il nostro dolore. Quando siamo imbrigliati nel nostro dolore, non ci accorgiamo affatto del dolore degli altri, siamo egoisti, capaci solamente di perdere il nostro tempo e di piangerci addosso.

L'esempio di Benigni l'hanno vissuto tanti santi, persone comuni che hanno sentito e combattuto contro il dolore e la sofferenza, ma che poi hanno compreso che proprio dentro di essi vi era la gioia dell'amore, del dono di sé. Ci sono arrivati tanti bambini, tanti adolescenti, tanti giovani, tanti adulti. Neanche per loro è stato facile accettare il dolore, ma hanno saputo trasformarlo in un gesto d'amore, hanno compreso che non siamo in vita per soffrire, ma siamo chiamati ad una vita che non avrà mai fine. Questa terrena è solo di passaggio! Lo hanno capito e proprio per questo hanno amato la vita terrena. Hanno compreso che andava assaporata lentamente, anche nei momenti tragici che sono anch' essi di passaggio; santa Teresa d'Avile diceva: “Niente ti turbi, niente ti spaventi, solo Dio basta”. È in questo contesto che si colloca la frase del Vangelo di oggi: “chi non ama me sopra ogni persona e cosa, non è degno di me”... Bene, quando il discorso tratta di parenti o persone, può essere accettato anche da un egoista: in fondo l'egoista tranquillamente si distacca dalle persone... ma Gesù incalza: “Chi non odia la propria vita, non è degno di me... non può essere mio discepolo!”.

La chiamata del cristiano è esigente, bisogna staccarsi da tutto e da tutti... soprattutto da come intendiamo la vita, la nostra vita. Ma Gesù intende dare anche una strada da percorrere: è Lui la strada. Se si mette Gesù al primo posto, ecco che il cammino è ben impostato, anche un po' facilitato.  Quando diamo importanza troppo a noi stessi, rischiamo di svalutarci, perdendo di vista il fatto che noi siamo eterni... che il nostro spirito è eterno: quando ci preoccupiamo di noi stessi, culliamo quella parte di noi stessi che subirà la corruzione. 

La vita

La vita è fatta di piccole cose e va affrontata piano piano, per gradi. Non è facile, quante volte si devono affrontare delle lotti cruente, sia nel corpo che nello spirito. Umanamente, senza fede, rimane quasi impossibile superare certi problemi. Eppure, la vita ha il suo fascino, nei suoi profumi, nelle bellezze che ci circondano, anche se ci accorgiamo immediatamente che è molto precaria. La vita terrena è un viaggio brevissimo che ci viene dato da vivere una sola volta. Ecco perché bisogna custodirla nel senso giusto e amarla profondamente. Forse non ci pensiamo abbastanza e sebbene siamo consci della presenza sinistra della morte, non lo siamo abbastanza da poter assaporare ogni attimo. Il “Carpe diem” di Orazio deve diventare cristiano, ovvero, dobbiamo abituarci a “cogliere l'attimo”, un attimo, che, se ci pensiamo bene, non ritornerà più...
Se avessimo davvero idea della morte, non ci nasconderemmo nei nostri dolori chiudendoci sempre di più a riccio, diffidenti di tutto e di tutti, ma apriremmo il nostro cuore all'amore, senza paura del rischio, ma vivendo intensamente ogni attimo. Sì, decisamente, ne vale la pena. Si perdono tante cose che non si presenteranno mai più. La vita è un rischio da correre, sempre, anche quando davanti ai nostri occhi si presentano precipizi che ci mozzano il fiato... Già, perché i cristiani hanno una certezza: la mano di Dio che li guida costantemente e... soprattutto le sue braccia spalancate pronte ad abbracciarci quando stiamo rischiando troppo. Ma aveva pienamente ragione Gesù: il Regno di Dio appartiene ai violenti e solo i forti se ne impossessano. Solamente chi rischia, chi tenta il tutto e per tutto per vivere fino in fondo, capisce la grandezza del dono della vita, una vita che non va vissuta nello sciupio dei sentimenti o nella sfrenatezza del peccato, ma nella ricerca del vero Amore. Solo così, aprendo il proprio cuore, si comprende la bellezza della vita, altrimenti accovacciati nel proprio intimo, si contempleranno sempre e solamente le pareti del proprio io e... con tutto il rispetto, per quanto possano essere belle, sono sempre più belli i paesaggi che si ammirano oltre la finestra dei nostri occhi.

martedì 28 luglio 2015

Un sentiero pericoloso


Il cristianesimo è un cammino davvero molto complesso. Solo con l'aiuto e la fiducia in Dio possiamo percorrerlo nel migliore dei modi. Se si pensa di essere il protagonista o l'autore di questo cammino, si sbaglia clamorosamente. Eppure, dopo l'entusiasmo del momento in cui abbiamo incontrato l'amore di Dio, rischiamo di entrare nel fariseismo puro, per cui si comincia a puntare troppo il dito su noi stessi e sugli altri. Sì, questo rischio è sempre in agguato, perché il sentimento svanisce, dopo Cristo conosciamo la Chiesa con tutto l'apparato del “non fare” che ne consegue e... ci si perde.... clamorosamente! Perché si inizia ad evitare il peccato semplicemente per il fatto che non si deve fare e non perché ci si sente beati nel possesso di Dio. Una  trappola orrenda che spoglia il cristianesimo del suo vero significato e bellezza e lo riduce ad un Codice di regole, fuori dal quale c'è il peccato, un Dio che punta il dito e di cui si ha tremendamente paura! E si rimane paralizzati, senza comprendere né conoscere realmente Dio.

Il cristianesimo non è tutto questo, un fare o non fare una cosa, è l'incontro con una Persona vera, affascinante che ci ama immensamente e desidera ardentemente i nostri cuori e nella via che si deve percorrere, non mette dei paletti con il filo spinato, ma mette a disposizione dei sentieri che si snodano in boschi, a volte limitano dei pericolosi burroni... e in questi sentieri non ci sono dei passamano o paletti che ci proteggano, ma solamente la sua invisibile mano che ci conduce... e dobbiamo crederlo ciecamente, perché se non lo crediamo, faremo la fine di Pietro che cominciò a sprofondare nel mare e nei suoi flutti...
Dio si conosce solamente nella preghiera e nella lettura della Sacra Scrittura...

L'inferno... non esiste!

Dall'idea di una tolleranza sbagliata, possono emergere tanti pericolosi tranelli, mai stati così prepotentemente attuali: l'idea della “non esistenza dell'inferno”. PERICOLOSISSIMA!!! perché? Perché è difficile che l'uomo riesca ad agire esclusivamente per puro amore di Dio.
Neanche il santo più perfetto è riuscito subito ad agire per puro amor di Dio! È un cammino da fare... e comunque il timor di Dio, cioè il rispetto verso Dio, è il principio della carità. Se si ha timore e rispetto di una persona perché perfetta, si imparerà lentamente ad amarla! Piano piano si giungerà a: siccome si ama quella persona, si ha paura di farle del male. Un rispetto, un timore dosato, ovviamente, non paralizzante, perché il timore l'ha più volte combattuto Gesù stesso: “Non abbiate paura, io ho vinto il mondo!”. In seguito analizzeremo quanto sia pericolosa l'idea di un Dio vendicatore o giustiziere!

Oltre a questo, la convinzione che l'inferno non esiste, può portare a pensare di conseguenza, che tutti vadano in Paradiso... Sembra bella l'idea, ma occulta perfettamente sotto una misericordia permissiva, l'ingiustizia terribile di un Dio simile! Ognuno nella sua vita può fare tutto ciò che vuole: ammazzare, fare del male, rubare e così via... tanto le porte del paradiso sono sempre spalancate. Non è giusto! Se uno fa del male, deve riparare, assolutamente. La misericordia di Dio nei confronti anche del più aspro assassino è che gli dà l'opportunità di pentirsi fino all'ultimo: sarà lui stesso che sceglierà l'inferno. La sua mente e i suoi occhi ottenebrati, non possono vedere Dio: i rimorsi che divorano la sua anima per tutto il male che ha perpetrato al suo prossimo, sono terribili dinnanzi alla grandezza di quell'amore sublime ed infinito che è Dio stesso. Come noi quando passiamo da una stanza completamente buia ad una luminosa, ne rimaniamo accecati, non possiamo fissare il sole... Così accade di colui che non ha cercato Dio veramente durante tutta la sua vita. Rivede tutto il male, nei suoi minimi particolari, le sue conseguenze nefaste, che ha fatto agli altri. Se non ha avuto fiducia in Dio durante la sua vita terrena, difficilmente ne avrà in quel momento assolutamente critico per qualsiasi anima che si presenta sola al suo Creatore, nuda. 

C'è qualcuno che affermava che la giustizia dell'uomo è meno rigorosa di quella di Dio. Vero, perché talvolta è facile ingannare un uomo, fargli credere il bene che volevamo in realtà fare, ma non Dio che conosce le nostre intenzioni così come sono e legge nei nostri pensieri. Ci stupiamo della durezza di padre Pio. Nessuno di noi ha le sue doti per cui non possiamo arrogarci il diritto di mandare via dal nostro cospetto nessuno perché non ne conosciamo realmente le intenzioni, ma lui leggeva nelle anime e conosceva le intenzioni, il suo grado di pentimento e di amore. Ed era un uomo.... Cosa sarà perciò Dio?

Il Dio tollerante

Il nostro Dio intellettuale può assumere mille volti, a seconda di ciò che noi vogliamo vedere. 
Navigando per internet, oppure ascoltando semplicemente i discorsi fra la gente sulla Chiesa, o meglio, su Gesù Cristo, è facile intuire come vorrebbero che fosse Dio stesso. “La Chiesa non accetta questo... la Chiesa non accetta quest'altro.... eppure Cristo stava con i peccatori....”
È la frase più gettonata che esista! La Chiesa sostiene alcune regole che stanno strette, danno fastidio, per cui si afferma che non ha capito nulla di ciò che ha detto Gesù. 
È vero che la Chiesa sbaglia, spesso e volentieri sbaglia chi sta più in alto nella sua gerarchia, lo notiamo nella vita di tanti santi canonizzati: è arrivata persino a “perseguitarli”. Per comprendere però alcune “regole” della Chiesa, basta avvicinarsi realmente a Cristo, allora si può sperimentare la veridicità di esse. La Chiesa, la gerarchia ecclesiastica, sbaglia, quando, in nome delle regole, si dimentica la carità, l'amore, la passione di Cristo per l'uomo.

Lo abbiamo già visto nella vita di san Filippo Neri: san Filippo Neri stava con i più poveri, con i peccatori, con gli emarginati e per questo motivo la Chiesa, trincerata in una visione senz' amore, stretta nelle regole oltre le quali, secondo Lei, l'uomo perde la sua dignità rischiando la scomunica, non lo comprende e sbaglia in pieno.

Si è dimenticata la carità e l'amore del suo Fondatore, Gesù. Gesù cercava i peccatori, parlava con le prostitute e non per questo commetteva i loro peccati. Così san Filippo Neri: amava i peccatori ma non condivideva il peccato. Si ha un'idea sbagliata della tolleranza. Al giorno d'oggi tutto è lecito, vi è una confusione enorme che sta sprofondando sempre di più in un'immoralità allarmante che si cela nel pericolosissimo “tanto tutti lo fanno”! Terribile! Chi ha sperimentato anche solamente un attimo la vera presenza di Cristo nella preghiera, nello stare semplicemente alla sua presenza, comprende bene che più si stacca dai beni terreni, più s'immerge nella carità del Cristo. Tutto assume una valenza differente, e il desiderio della vita eterna, cioè del possesso di Dio, diventa preponderante. 
Per questo, possedere l'amore di Dio non significa accettare di fare un grande minestrone di ideali, di fare un'accozzaglia di immoralità e brutture, significa amare tutti i peccatori, anzi, amarli più dei giusti e desiderare che conoscano anche loro Gesù. Ecco cosa portava i missionari ad evangelizzare le terre pagane o a dare la vita per Cristo! Un amore infinito, umanamente incomprensibile!

Il Dio vero

Spesso e volentieri ci costruiamo un Dio differente da quello reale. Talvolta è fatto a nostra immagine e somiglianza: pensa quello che pensiamo noi; altre è un Dio che ci fa comodo perché corrisponde a quello che desidereremmo noi, in quanto quello Vero ci dà fastidio e ci interroga troppo sul nostro modo di vedere, sentire e vivere. Entrambe le visioni di Dio sono erronee e pericolose. Non è certamente facile capire chi è veramente Dio. È un cammino da compiere, un cammino di spogliazione che tutti noi che ci dichiariamo cristiani, dobbiamo fare. Nessuno di noi è arrivato e in quanto si tratta di Dio che ha l'attributo dell'infinità, non arriveremo mai in cima se non quando varcheremo la porta dell'eternità!
È un po' come scalare una montagna, non a caso l'incontro con Dio nell'Antico Testamento avviene proprio in cima ad un monte. Mentre si sale ci si accorge che il panorama cambia in continuazione: nuovi orizzonti, nuovi panorami si aprono ai nostri occhi... Nuove bellezze si presentano, ma pure dei pericoli... Ma se li superiamo, ecco che in cima si può respirare un'aria nuova e godere di un paesaggio mozzafiato. Chi pensa di essere arrivato in cima, in realtà si preclude della possibilità di vedere il “vero panorama”, quello stupendo, quello che toglie il respiro: si accontenta di un paesaggio bello, ma non corrispondente alla pienezza... e poiché non cammina più, preferisce scendere perché si è stufato!

Il vero Dio, quello del Vangelo, non corrispondente a queste due visioni, si può conoscere solamente nella preghiera. Ci illudiamo se vogliamo passare per altre strade.

martedì 21 luglio 2015

San Filippo Neri

Ieri su TV 2000 hanno trasmesso il film che racconta la vita di san Filippo Neri: “Preferisco il paradiso”.
È opportuno riflettere su alcuni punti. Il volto della Chiesa è “strano”, in mano a uomini potenti e ricchi che sembrano aver dimenticato il vero messaggio del Vangelo. La vita di san Filippo Neri dava fastidio a un ragazzo nobile, parente di un vescovo, molto probabilmente perché gli ricordava alcuni valori che lui non viveva. Il ragazzo, infatti, viveva in modo dissoluto, ma davanti allo zio vescovo, recitava la parte di quello che seguiva tutte le regole e cercava l'onore della Chiesa. Così non era: il ragazzo oltre che frequentare donne di vario genere, approfittava della sua potenza per angariare un adolescente, poverissimo, figlio di prostituta, che viveva assieme ad altri bambini con il quale condivideva la propria condizione sociale miserevole: i bimbi, costretti ad abitare nelle catacombe perché privi di una casa, soffrivano la fame.
San Filippo è convinto che il messaggio d'amore di Cristo, sia rivolto a tutti, principalmente ai peccatori. La Chiesa gerarchica è invece ancorata a un'idea assolutamente sbagliata e umana, fatta di regole ferree e divieti: di fatto il messaggio evangelico è rivolto solamente a chi vive bene, a chi non ha commesso peccati e non ai figli di prostitute. Ci possiamo domandare come questo sia possibile: in fondo Gesù è stato chiaro nel suo messaggio di salvezza! La salvezza è rivolta a tutti i peccatori e nessuno si può definire giusto davanti a Dio. La Chiesa è convinta che solamente i preti possano parlare di Dio. San Filippo è convinto invece del contrario: il messaggio è rivolto a tutti, perciò tutti possono parlare di Dio!

Il volto di questa Chiesa è il volto di chi ha dimenticato il vangelo. Nessuno dice che bisogna vivere in modo dissoluto, senza regole e facendo ciò che si vuole, però la Chiesa non deve accarezzare la ricchezza e giudicare qualcuno escluso dal messaggio evangelico. L'amore di Cristo deve abbracciare tutti. Gesù stava con tutti e ha insegnato che il Padre amava soprattutto gli esclusi, voleva dimostrare che la mentalità di Dio è diversa da quella degli uomini. Sembra che la Chiesa, dopo che si è affermata come istituzione, abbia dimenticato questo messaggio essenziale per Gesù e abbia costruito delle infrastrutture che offuscano l'amore di Dio, un amore universale... L'amore di Dio non è assolutamente legato a regole umane, ma è cieco!

martedì 7 luglio 2015

Braccialetti Rossi 2

Finalmente dopo tanto tempo sono riuscita a vedere la seconda serie dei “Braccialetti Rossi”.  Entusiasmante, semplicemente sublime! Tocca argomenti molto forti, provocando commozione e, nello stesso tempo, non regala un lieto fine che a tutti costi si vorrebbe. 
Così è questa serie televisiva. Non è prettamente cristiana, tuttavia ha degli elementi fondamentali su cui poter riflettere.
Il tema fondamentale non è l'amicizia, come sembra, ma è l'amore in tutte le sue forme. Certo, l'amicizia sembra essere il tema fondamentale, perché essa si nutre dell'amore, cresce, sperimenta il perdono, la forza, il coraggio di rialzarsi. L'amore ha la certezza che la vita è eterna.
La serie televisiva tocca più volte questo t
ema e sembra snodarsi e prendere senso su tale convinzione. Prima la morte prematura di Davide. Davide è colui che veglia sul gruppo, che consola gli amici e li consiglia. Prende come tramite Tony. 
La vita è dura, sembra raccontare il film, tuttavia si deve avere il coraggio di vivere fino in fondo la propria vita, per trovare la felicità. Una canzone del film diceva: “per uscire bisogna entrare”. Sì, un gruppo di giovani deve affrontare la vita nella sua durezza, affrontare un destino, un dolore che tanti della loro età non riescono nemmeno a pensare. Ma è proprio là, in quell'ospedale, che si impara a vivere e a conoscere il vero amore, quello che crede possibile l'impossibile. “Da soli non siamo niente, insieme siamo tutto”...
E poi la morte di uno più grande di loro, Nicola, che aveva dato loro forza, la forza di un adulto che sa non piangersi addosso ma vedere ancora un futuro nonostante i propri sbagli.
Ecco ancora una volta la morte. Il dolore del distacco è forte, si sperimenta il dolore del tradimento, nelle amicizie che sembrano profonde, ma c'è il coraggio di continuare, di rialzarsi, di perdonare.
La vita è quell'opportunità da prendere al volo, comunque sia. L'amore, il dono di sé e il coraggio di chiedere perdono, di metterci la propria faccia, fa sì che i miracoli si compiano: chi è in coma si sveglia e chi ha perso il coraggio si rimette a combattere. Già, perché nella sua drammaticità, nonostante tutto, la vita va vissuta fino in fondo.
Leo è colui che soffre di più di tutto il gruppo, è il leader per eccellenza, la sua grandezza si mostra nella dignità con cui accetta il dolore nella propria vita, non passivamente, ma combattendo, sentendo la lotta e la ripugnanza, la paura della morte. Ha dato tutto di se stesso, era disposto a tacere il suo dolore per amore... e noi cristiani, siamo pronti a fare la stessa cosa? Chiamati ad un amore più grande, dovremmo trovare un senso ancora più immenso....

sabato 4 luglio 2015

Abbandono in Dio

Siamo tutti un po' come bambini nella vita spirituale, ma non nel senso che Gesù intende. Gesù ci esorta a diventare bambini, anzi, non solo, dice che chi non diventerà come bambino, non entrerà nel Regno dei Cieli. Ma cosa intende esattamente? Significa affidarsi completamente a Dio e al suo volere. Da bambini si è convinti che i genitori non sbaglino mai. I nostri genitori non sono infallibili, nonostante la convinzione... Ma Dio lo è, conosce il nostro vero bene e lo vuole con cuore di Padre, senza limiti e egoismi che noi umani abbiamo. Ma quanto è difficile abbandonarsi in Dio! Siamo abituati, proprio come i bambini a voler essere i protagonisti di tutto... Siamo proprio dei bambini capricciosi! Il problema è che a noi sembra giusto così! Siamo egocentrici sia nei rapporti con Dio che con gli altri.

venerdì 26 giugno 2015

Cammino umano e spirituale


Intraprendere un cammino spirituale non è cosa semplice, è impegnativo e richiede il dispendio di molte energie e forza di volontà. Alla base di tutto, ci deve essere assolutamente il desiderio profondo di unirsi a Dio. Gesù aveva affermato con convinzione che l'unica opera che l'uomo deve compiere è quella di amare il Padre. Verissimo: sentirsi e, soprattutto sapere di essere amati dal Padre, è la base di tutto, come lo è in qualsiasi rapporto di amicizia.

Anche conoscere se stessi è molto importante, non per scoraggiarsi ma per conformare in modo sempre più perfetto la propria immagine a quella di Dio... tuttavia i protagonisti principali di questa vicenda non siamo noi ma Dio. Avere tale chiave di lettura è importantissimo perché capiremmo il diario esistente tra Dio e noi e non ci scoraggeremmo dei nostri difetti e limiti perché tale divario sarà colmato dall'amore immenso di Dio... se solo noi conosceremmo l'amore che Dio ha per noi, non avremmo così timore di affrontare i problemi della vita.

Sant'Ignazio di Loyola affermava che, se noi combattessimo con alacrità un difetto all'anno, faremmo sicuramente progressi da giganti.

Spesso non riusciamo a progredire perché non possediamo un metodo di combattimento. Sì, perché il nostro combattimento deve avere un vero e proprio metodo.

Il cammino spirituale è un vero e proprio combattimento! Se cerchiamo di sconfiggere tutti in una volta i nostri nemici spirituali, non riusciremmo sicuramente perché ci troveremmo a combattere su più fronti, disperdendo le nostre energie e non riuscendo così ad arginare l'invasione. Questa sarebbe una buona tecnica, ma siamo sempre più tentati di allontanare immediatamente tutti i nostri nemici. Non abbiamo la pazienza di aspettare, di sopportare e accettare i nostri limiti. Vorremmo tutto e subito...e invece Gesù ci ha esortato ad avere la pazienza dell'agricoltore.

giovedì 25 giugno 2015

Don Bosco


Simile alla storia della Montessori è quella di San Giovanni Bosco. Don Bosco ha dato a questa storia un senso cristiano. La sua azione si focalizzava nel recupero di giovani che, a causa dello sfruttamento, della miseria, potevano finire in una brutta strada e quindi privarsi del futuro. Ciò che fa crescere le persone è dar loro speranza, aver fiducia nelle loro capacità. È una strada difficile che non cerca il proprio plauso ma il bene esclusivo degli altri.

È chiaro che non sempre si raggiungeranno buoni risultati ma l'importante è seminare, perché il bene prima o poi si raccoglierà. Come è accaduto a Maria Montessori: coloro che finanziano la sua opera mandano via un ragazzo dalla sua scuola, ma lei non è d'accordo e lo rincorre per riportarlo indietro. Là Maria e i “potenti” si accorgono che la sua opera educativa aveva dato i suoi frutti, tutto in casa del ragazzo era in ordine... non solo, ma aveva insegnato a farlo pure alla mamma. A distanza di anni Maria Montessori insieme con il figlio vengono fermati sul treno da alcuni rappresentanti del regime fascista ma... provvidenzialmente, il “poliziotto” era proprio quel ragazzo, Giovanni, che la Montessori aveva voluto a tutti i costi nella sua scuola... e proprio Giovanni evitò il suo arresto e le salvò la vita.

venerdì 19 giugno 2015

Maria Montessori


Alle scuole superiori avevamo affrontato il metodo montessoriano ma, come avviene per tante cose, non si rileva abbastanza la portata di ciò che si apprende... eppure la carica di umanità di Maria Montessori non può passare inosservata. La storia drammatica della sua vita si snoda in una donazione costante per la redenzione e riscatto dei bambini minorati. Ciò che Maria Montessori insegnava, passava attraverso l'amore che nutriva nei confronti dei bambini e della fiducia che dimostrava nelle loro potenzialità e capacità.

La prima parte del film “Maria Montessori”, andata in onda giovedì scorso su TV 2000, descrive molto bene l'inizio della sua opera. Anche l'episodio della maternità di Maria, insegna qualcosa: la sua determinazione, l'amore che sa superare le difficoltà più grandi anche a costo di rimetterci la carriera e reputazione... il dolore di una madre costretta a lasciare temporaneamente il proprio figlio e a non trovarlo più quando lo va a riprendere. Quel che mi ha colpito di più della storia di Maria Montessori è l'amore con cui intesseva le sue opere. Tutto, infatti, è nato da un atto di compassione.

Maria accetta con sfida e con la sua solita determinazione il tirocinio tra i malati di mente. Questi vivevano in condizioni pietose e venivano accostati dai medici freddamente, quasi come soggetti esclusivamente da analizzare, come persone senza speranza nel futuro. Maria li vede principalmente come semplici persone, bisognose soprattutto di amore. In questa prospettiva si accosta ai bimbi ricoverati in psichiatria. Negli occhi di questi esseri da immobilizzare, con impulsi violenti da reprimere, Maria legge la paura, il desiderio di sentirsi amati. Spinta da compassione, domanda che questi bimbi escano dall'ospedale. Maria è convinta che in un altro ambiente possano compiere progressi, crescere più sereni, capaci persino di imparare a leggere e a scrivere . Così avviene!

martedì 19 maggio 2015

Spirito Santo

Siamo in attesa dello Spirito Santo... Qual è il senso della nostra vita? Noi viviamo per l'eternità, tutti gli attimi della vita concreta devono essere vissuti in prospettiva dell'eternità. Ecco perché ha senso vivere l'amore su questa terra.

venerdì 15 maggio 2015

Delusioni

È interessante vedere come alcuni si lamentano delle delusioni subite dagli altri. D'altronde è un ragionare normale: è semplice dare uno sguardo attraverso le finestre del nostro cuore ferito e cominciare a puntare il dito sugli altri, convinti che la nostra serenità dipenda da loro. Non è così: la serenità, la gioia vera, sono due cose profonde che appartengono al nostro cuore... Certamente che non è immediata la cosa! Gli altri non sono perfetti ed è vero che ci fanno soffrir
e, assolutamente, però se guardassimo a noi stessi, noteremmo tante cose che non vanno, tanti atteggiamenti da cambiare e soprattutto, che pure noi facciamo soffrire il nostro prossimo, magari non ce ne accorgiamo ma è così.
Anche riguardo ai grandi peccati, in teoria e... anche in pratica, non siamo sicuri di non perdere la ragione...?

martedì 21 aprile 2015

Il naufragio dei migranti

La tragedia che si sta consumando nel cuore del mar Mediterraneo è immane. La tristezza più grande, però, è la reazione di tanti lettori italiani che lasciano i loro commenti su Facebook, commenti che segnano per la loro durezza, che interloquiscono con uno scontento generale da curare, da analizzare per comprenderne le motivazioni.
È vero che l'Italia è lasciata al suo destino, nessuno Stato dell'Europa interviene e anche noi abbiamo dei grossi problemi economici. L'Unione riguardo solo la parte economica. La disoccupazione, come si può leggere nella cronaca, può portare alla disperazione e quindi al suicidio. Queste morti devono pesare su coloro che governano...

venerdì 17 aprile 2015

La folla

Cosa si aspettava la folla da Gesù? Cosa cercava? Questa è la domanda chiave, la cui risposta determina la veridicità della chiamata del cristiano autentico.
È la domanda che Gesù ha rivolto a due
suoi discepoli; questi hanno risposto che volevano vedere dove lui abitava...Entrare quindi in intimità con Gesù, vedere e condividere il suo stile di vita. Ma la folla? Quella stessa folla che poi lo condannò a morte?
"Visti i prodigi che Gesù compiva, una gran folla lo seguiva"
I prodigi che scaturivano dal suo amore esplosivo, incontenibile, non avevano sortito l'effetto per cui Gesù li compiva: condurre al Padre. La folla desiderava da Lui solamente il sollievo temporaneo dei suoi miracoli per cui la chiamata e l'annuncio dell'amore del Padre non provocava i medesimi effetti.
Tuttavia l'amore di Gesù ha la peculiarità della gratuità e quindi non può rimanere inattivo davanti ai bisogni impellenti della folla, nonostante questa non possedesse le medesime intenzioni.
Su tale modello si può comprendere la chiamata di Giuda: la risposta autentica ma poi la libertà di cambiare idea, la debolezza di cedere alla tentazione. Il Vangelo ci offre tante sfaccettature della chiamata di Dio rivolta all'uomo e la rosa delle risposte.
 

domenica 29 marzo 2015

29 marzo


Carissimo papà, ciao! Oggi è il 29 marzo, un giorno importante, un giorno triste e lieto insieme. Certamente, è screziato di dolore: il ricordo della telefonata ricevuta quella mattina rimbomba, come i battiti accelerati in quell'istante in cui ricevetti la notizia della tua morte. Molti dicono per consolarsi che “la morte fa parte della vita”, ma non è propriamente vero. Non sei mai preparato a ricevere una tale notizia e ti accorgi palesemente che la morte non fa parte della vita. Il ricordo di quella telefonata è come l'onda sulla rena: agli inizi spumeggia, sembra scompigliare la sabbia, ma poi la sua melodia e l'ordine che ha lasciato, riportano alla pace e alla tranquillità che rivela l'essenza profonda di questo passaggio che l'anima è costretta a fare: la morte o meglio, trapasso.

Già, ricordo oltre a quei momenti e alla sofferenza della notizia dolorosa, il tempo della pace, la gioia e la certezza di una vita eterna che ti aveva accolto. Avevi fatto quel passo importante... Oh tu sai, papà, la paura degli anni precedenti solamente all'idea che perdessi un genitore! Era una paura forte che in seguito mi ha assolutamente convinto, quando ho vissuto i momenti di pace che sono successi dopo la tua dipartita, che veramente esisteva una vita eterna e che per misericordia di Dio, avevo la forza, la tranquillità e la gioia di superare quei momenti. Ancora una volta, tu hai voluto superare il burrone prima di me, per poi potermi tendere la mano e sorridermi dicendomi di non aver timore che le braccia di Dio erano paterne e misericordiose...

La tua vicinanza che seguì il tuo trapasso fu veramente impressionante e mi facesti capire che solo chi ha fede può sperimentare questo legame con le persone care e che la morte era solamente un passaggio, il passaggio ad un'eternità che contava più di tutto il resto. So di per certo che sei passato per il Purgatorio, però la tua anima era salva! Il tuo abbraccio superava il tempo e lo spazio, dimostrandomi che solo l'amore contava. Hai squarciato i cieli per me, mi hai fatto intravedere la vita eterna e la desidero, ogni giorno di più...

Allora papà, arrivederci, questo è stato il tuo dies natalis: aspettami, e quando giungerà il mio momento, stammi vicino e tendimi la mano... come hai sempre fatto in vita...

Arrivederci...


martedì 17 marzo 2015

La salvezza

Gesù è la salvezza dell'Umanità, Dio non usa più altri strumenti, la piscina di Siloe, come ci ha raccontato il Vangelo di oggi... O meglio, li usa in modo diverso, questi strumenti devono passare attraverso la persona di Gesù.
È Dio la nostra salvezza e ci è stata donata solo attraverso Gesù. Ci stiamo ormai avvicinando a grandi passi alla festa meravigliosa della Pasqua, in cui ci vengono mostrati prodigi ben più strabilianti della divisione del mar Rosso... Ovvero, la Resurrezione da morte!

Rapporti umani

Si sa, i rapporti umani sono molto complicati, bisogna chiedere la sapienza del discernimento. Bisognerebbe avere la delicatezza del chirurgo. Se infatti analizziamo il comportamento di Gesù, vediamo che possiede mille sfaccettature. Egli ama tutti quanti, questo è indiscusso, persino i farisei e i dottori della Legge che tanto bacchetta. Tuttavia non possiamo celare che Gesù si comporta differentemente, talvolta con severità e altre con "furbizia" e prudenza. Non con tutti aveva la stessa confidenza. Un esempio evidente è quello riguardante i dottori della Legge quando questi lo interrogano astutamente per farlo cadere e quindi accusare: "È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".
Con chi ti può ferire profondamente, l'atteggiamento deve diventare molto prudente...

lunedì 16 marzo 2015

Vita eterna


Ancorati nell'idea e "idolatria" di questa vita terrena, non pensiamo abbastanza che la nostra vera vita, quella certa, è proprio quella eterna e che questa, terrena, è solo uno scorcio, come uno spiraglio, un soffio di tempo da spendere per conquistare quella vera, eterna. Questo è il secolo dello sciupio: si sciupa tutto, dal cibo fino al tempo. Pensiamo che le cose preziose che abbiamo, siano ben altre e non ci accorgiamo che in realtà la cosa più preziosa è il tempo, perché il tempo è unico, non ritornerà più! E si sciupa, senza assaporarne la bellezza, senza comprenderne la portata, perché il tempo è colui che genera la corruzione, che muta le cose...
È il tiranno per eccellenza! Mentre gli altri agenti atmosferici generano la correzione, però possono variare l'intensità, il tempo la fa da padrone, non si ferma mai, non rallenta né accelera, semplicemente è costante. Perché quindi non valutiamo abbastanza il tempo e non lo riempiamo di gioia? Bisogna volerlo, la gioia è una conquista, frutto di lotta e non di ignavia!

sabato 14 marzo 2015

La carità


"E al di sopra di tutto, poi, vi sia la carità" esclama San Paolo, un cuore ardente, votato al servizio di Dio. È proprio così: il pilastro della propria vita dovrebbe essere esclusivamente la carità, tutto il resto è un di più. Essa apre il cuore, lo fa sbocciare come un fiore in primavera. È vero che il cuore di Cristo è stato aperto da una lancia e quindi è necessario il sacrificio doloroso di sé, però è anche vero che quando ci si abbandona in Dio, tutto il resto viene di conseguenza, dono di Dio e non come cosa dovuta e quindi se non l'abbiamo ci indispettisce. Se tutto è dono, niente ci è dovuto.

martedì 10 marzo 2015

Perdono


Perdonare fino a 70 volte 7... Sempre, anche nelle situazioni più difficili in cui ci sembra di subire un'ingiustizia. D'altronde anche noi abbisogniamo di perdono. Quanto spesso siamo soggetti ad errori di valutazione e com'è difficile discernere la strada da percorrere! Dovremmo sentire in ogni istante il bisogno di ricevere l'aiuto di Dio, semplicemente per il fatto che siamo fortemente fallibili. Si dovrebbe sentire il peso di compiere una missione, di trovare sempre la strada giusta da percorrere. Spesso ci lasciamo condurre dai nostri sentimenti che variano a seconda delle situazioni.

domenica 8 marzo 2015

Messaggio d'amore

Il Gesù che ci viene presentato dal Vangelo oggi, potrebbe apparire un po' ostico: inquieto, scaccia in modo deciso i mercanti dal Tempio. La figura di questo Gesù esula dalla tradizione “zeffirelliana”, dolce, commovente, che muore senza perdere troppo sangue, eppure è sempre Lui. “Lo zelo per la tua casa mi divora”. Tutto ciò che riguarda il culto di Dio Padre, sia interiore che esteriore, è oggetto di attenzione da parte di Gesù. Ma non volevo soffermarmi particolarmente su questo, ma su un altro punto: la sua affermazione finale, “distruggete questo tempio e io lo farò risorgere in tre giorni, e parlava del Tempio del suo corpo”. Tale affermazione è importantissima. Tanti santi l'hanno vissuta in pienezza. Quando si ama una persona grande come Dio, si fa silenzio nel proprio cuore, le parole non bastano più, anzi, si comprende benissimo che le parole sono come un vestito troppo stretto, non possono contenere se non l'ombra di certi sentimenti. Si desidera avere la pienezza della comunione con Dio Padre, e questa si può avere solamente con la condivisione dei suoi sentimenti... Sì, è importantissimo incontrarlo nell'Eucaristia, ma la pienezza interiore si raggiunge solamente quando si vive in piena comunione di sentimenti e amore con Lui. Abbiamo bisogno di segni, quindi di incontrare Gesù nell'Eucaristia, però i veri santi hanno sperimentato una dimensione differente. San Massimiliano Kolbe, chiuso nella prigione del campo di concentramento tedesco, non poteva di certo ricevere o celebrare l'Eucaristia, ma l'ha vissuta pienamente, concretamente, quando ha offerto la sua vita al posto di quella di un padre di famiglia.

Santa Teresina del Gesù Bambino, non poteva più ricevere Gesù a causa delle frequenti emottisi, ma si era fatta lei stessa Eucaristia.
Esempi così ce ne sono molti... La vera comunione con Dio è quando si vive pienamente il suo messaggio d'amore.

venerdì 6 marzo 2015

Comunione piena

Magari conoscessimo Dio! Avessimo una vaga idea di quello che è veramente! Ci ameremmo davvero! Noi siamo preziosi ai suoi occhi! Purtroppo anche chi è impegnato in una vita di perfezione, scorda che il protagonista di tutto questo, deve essere Dio. È questo che Gesù ha predicato lungo la sua vita terrena! Nessuno, nemmeno i santi, potrebbero tollerare i loro difetti. San Giovanni Vianney, infatti, domandò a Dio di fare luce nei suoi difetti. La vista di questi, lo fece inorridire, portare quasi alla disperazione! No, non bisogna essere concentrati semplicemente ai nostri difetti, dobbiamo meditare solamente sull'amore di Dio e quando ci sembra di affondare nei flutti delle difficoltà, dei nostri sentimenti indomabili, aggrappiamoci a Dio che sa camminare sui flutti delle avversità, di qualsiasi genere siano, e ci prende per mano, per camminare pure noi, sopra gli ostacoli che si frappongono fra noi e la felicità. Siamo creati per essere felici! Non pensiamo che nella nostra infelicità si nasconda sempre il babau del nostro passato che riaffiora! Talvolta è semplicemente la mancanza di temperanza! Già, noi esseri umani siamo abitudinari. Se siamo abituati a nasconderci nei nostri sentimenti negativi, non riusciremmo mai a vedere il positivo! La felicità esiste e non sono anime che hanno delle particolari fortune nella vita, assolutamente. Tante di queste persone hanno sperimentato i limiti del proprio corpo, permessi da Dio, non causati da se stessi. Proprio in questi giorni è apparsa sui giornali la testimonianza di un ragazzo ammalato di cancro che comunque è riuscito a vivere il poco tempo che gli restava con ottimismo, felicità, semplicemente perché sapeva che la morte era solo un passaggio. La felicità sta in Dio e nella comunione con Lui, non in altro. Se capiamo questo, e non è facile, troviamo la chiave per leggere la nostra vita e trasformarla in un cantico di lode.