sabato 28 febbraio 2009

Nel deserto


Sono nella mia stanza, sola. Oggi sto parecchio male anch'io. Fuori c'è un sole brillante mentre il cielo, inondato di luce, è di un azzurro intenso. Febbraio, ultimo giorno di Febbraio, si è acceso di una luce nuova, presagio della primavera ormai alle porte.
E' bello osservare la natura risvegliarsi...Gli alberi si ammantano di delicati fiori mentre la serenità e la pace della primavera, con il loro tenue tepore si adagiano lentamente riempendo dei loro profumi l'aria. Nonostante soffra, sento il mio cuore fermo. E' percosso da venti impetuosi, ma egli rimane nella calma più assoluta. Nonostante la croce, profondamente, non vorrei che le cose fossero diverse, non maledico il destino anche se a tratti mi toglie il respiro e la parola, e mi aiuta ad addentrarmi in un deserto senza fine...Non maledico la volontà di Dio che desidera questa croce pesante, cerco di abbracciarla...ed in essa una luce più intensa, quella della speranza, si accende ed è più forte della sofferenza. Sono piena di speranza, sembro quasi idiota nella speranza, perché credo in un miracolo, nonostante la realtà sia ben diversa e drammatica...

venerdì 27 febbraio 2009

Un altro tipo di silenzio

Ci sono dolori che non si possono raccontare perché troppo grandi per uscire dal cuore. Si preferisce immergersi nel silenzio perché in quel silenzio, si può toccare l'immenso, come immenso è il dolore che si prova. Vorrei non sentire parlare nessuno, perché le parole sembrano inutili e a volte aumentano il dolore.
Ultimamente sento molto la stanchezza e la mancanza di parole per poter esprimere il dolore che di tanto in tanto attanaglia il mio cuore. Le notizie che mi giungono da casa non sono delle più rosee, anzi, cominciano ad essere davvero drammatiche. Mia mamma mi sta dando esempi di fortezza inimmaginabili. Non deve essere facile vedere il proprio marito declinare sempre di più e vivere con una persona che di tanto in tanto non riesce più a riconoscerti e a sostenere un discorso logico.
Il pensiero costante di mio papà sono io e a volte penso che la mia lontananza abbia aggravato la situazione peggiorandogli la salute. D' altronde la nostra vita è nelle mani di Dio, solo Lui può sapere quando finirà. A volte mi sorprendo a pensare quanto tempo resterà a mio papà. Possono essere uno, due o tre anni...o più...oppure anche meno. Sto pregando anche per la sua anima perché si purifichi e sia pronto ad incontrare il Signore.

giovedì 26 febbraio 2009

Verso la croce


Inizio quaresima esperienza di croce e risurrezione


La quaresima inizia con l'imposizione delle ceneri, simbolo austero della condizione mortale dell'uomo. Dalla terra siamo stati tratti e alla terra torneremo. Inoltriamoci nel silenzio e nella solitudine del deserto. Nel silenzio troveremo la pace del nostro cuore, potremo immergerci nell'infinito di Dio e quindi desiderare più profondamente l'eternità che è il nostro fine, l'abbraccio del Padre all'anima assetata di gioia e d'amore. La vita è un pellegrinaggio verso la città di Gerusalemme dove ci attende la croce e quindi la morte...Ma oltre essa, la vita eterna, felice e beata del Cielo!
BUONA QUARESIMA A TUTTI!

giovedì 19 febbraio 2009

Silenzio...

Silenzio...
il silenzio scende come un velo
sul cuore mio
come un anonimo telo
e getta in esso le ombre del suo buio.
Rumori lontani di un passato
ormai remoto
dove i ricordi
come piccole foglie dal vento portate
brillano al sole
e sfuggono come leggeri petali.
Io mi abbandono alle tue mani
così come le foglie alla carezza del vento
non chiedendosi dove egli le porta.

Il buon esempio edifica

Avevo scritto, un po' di tempo fa, che la persona che mi sta accanto, è un dono, con i suoi pregi e le sue virtù. Questo ormai è il terzo anno che lavoro assieme ad un'altra consorella che è, poi, la responsabile della comunità. Mi ha aiutato a crescere anche questo, perché lavorare in due esige a volte la rinuncia dei propri punti di vista, l'unità d'intenti nell'operare. Da lei ho attinto la riservatezza, sia nei confronti dei bambini che delle consorelle. Mi ha edificato alquanto il suo non sottolineare durante la cena un difetto di un bambino e ha scosso la mia coscienza. Non sono arrivata a tale punto, ma ci voglio giungere. Avrei voluto ringraziarla perché la vera carità edifica.

mercoledì 18 febbraio 2009

Guardandoci negli occhi

Mentre sto con i ragazzi delle medie, spesso mi torna alla mente il mio passato. Mi rivedo sui banchi di scuola, china sui libri o in trepida attesa del sabato pomeriggio e della domenica. La loro età è quella in cui sbocciano i primi sentimenti e la vita sembra fiorire in tutto il suo fulgore e i suoi colori. Nostalgia? Un po', ma sui banchi di scuola bisogna sedercisi sempre, per tutta la vita. Che bello l'atteggiamento dello studente nei confronti dell'insegnante!Mi riferisco ovviamente ai casi standard, nel limite della norma e non di quelli in cui il professore deve subire la violenza dell'alunno! Lo studente sa di non sapere tutto, di dover imparare dal maestro. Penso che il vero saggio sia colui che si riconosce limitato ed ammette i suoi errori. Allora guardo negli occhi questi ragazzi...Bisogna imparare a guardarsi negli occhi, ad avere il coraggio di guardarsi negli occhi. Bisogna voler bene una persona per quello che è e non per quello che ci immaginiamo sia, o per come vorremmo diventaste. Perché solamente amandola per com'è, la persona avrà il coraggio di cambiare, in quanto non si sentirà mai sola.
Guardiamoci quindi negli occhi e chiediamoci cosa c'è dietro quell'atteggiamento ostile, quell'irrequietezza o quell'ombra che vela lo sguardo. Non aspettiamo che sorrida o che il volto diventi luminoso, amiamo la persona così com'è, con la sua ombra, perché, se sentirà che il nostro amore è puro ella comincerà davvero a sorridere.
Impariamo a guardare oltre lo sguardo e alla sua piacevolezza. Se uno si sente completamente accettato, impara a sorridere.
Stando con i bambini ho imparato molto. Si cresce insieme a loro. Dietro un loro atteggiamento ostinato, c'è sempre una sofferenza, a volte scatenata dall'inaccettazione altrui.
Mi è stato d'esempio il caso di un bambino. Codesto bambino è esuberante, tendente all'impulsività ma è di animo buono, generoso. Si lamentava spesso, già dalla scuola dell'infanzia che i compagni non lo accettavano, lo mettevano da parte. Il bambino era spesso sgridato per la sua impulsività. Con il tempo si è scoperto che davvero la classe lo emarginava perché gelosa delle sue qualità e lo prendeva in giro di nascosto. In tutto questo spiccava solo la sua irruenza e violenza...Ma dietro queste, vi era un atteggiamento sbagliato da parte degli altri. Il bambino non faceva bene a reagire così, pur tuttavia, sentendosi compreso, e soprattutto ascoltato, è riuscito a cambiare. Bisogna saper ascoltare gli altri e quindi comprenderli. E' importante andare oltre le apparenze. Gli altri, a volte, soprattutto i piccoli, sono il riflesso delle aspettative che abbiamo nei loro confronti.
E' chiaro che le nostre aspettative dovranno essere sempre buone.

martedì 17 febbraio 2009

Tempo di doposcuola

Sono al doposcuola con i ragazzi delle medie. Oggi non è tanto freddo ed il cielo ricomincia a velarsi di nuvole, un sottile strato bianco dietro il quale i raggi del sole cercano di trovare un pertugio attraverso cui passare per gettarsi poi sulle fronde degli alberi e scivolare sull'erba e sull'asfalto.
Il lunedì della settimana scorsa è nevischiato. Tutti i bambini, impazziti di gioia, con i nasini incollati al vetro, gridavano: "Nevica, nevica!".Che spettacolo quando i raggi del sole sono riusciti a farsi strada tra le nuvole! Ecco che sugli alberi mille diamanti ciondolanti dai rami dei pini, scintillavano come pietre preziose! Uno spettacolo veramente incantevole.
Ritorno con lo sguardo in classe...I ragazzi mi fanno tanta tenerezza. Stanno per entrare nella fare adolescenziale e cominciano le prime lotte, le prime delusioni...
Quando hanno ricevuto le pagelle, sono venuti subito a farmele vedere, qualcuno per essere consolato, qualcun altro per condividere la soddisfazione di un successo.
Mi piace il loro saper stare insieme, la semplicità del loro gioire di fronte alla quotidianità. Caspiterina...Una ne pensano e 100 ne fanno. A vederli adesso, zitti zitti, sembrerebbero degli agnellini, ed invece...Li ho dovuti lasciare un attimo perché una ragazza mi ha chiesto una fotocopia ed ecco che è scoppiata la terza guerra mondiale...Si sono tirate le gomme, si sono dati pugni. Un putiferio! E' proprio il caso di citare il modo di dire: "Quando il gatto non c'è i topi ballano!"
Ho corretto i compiti dei bambini piccoli e manca ancora un quarto d'ora alla fine del doposcuola. Intanto il cielo si è oscurato ancora di più.

lunedì 16 febbraio 2009

Lettera aperta ad Eluana

Carissima Eluana,
stasera ho deciso di rompere il silenzio che avevo pensato di tenere di fronte alla tua tragedia e a quella dei tuoi genitori. Il fatto che ultimamente pensi più alla morte, visto la situazione di papà, e che ho rivisto la tua foto e alcuni articoli di un giornale del 6 febbraio, mi hanno rimestato qualcosa dentro. Ero nauseata dai vari dibattiti tenuti sul tuo caso in televisione dopo la tua morte. Non ho scritto nulla sul tuo conto nemmeno quando i tuoi lacci in questo mondo si sono spezzati e tu, proprio il giorno in cui mi battezzai, sei volata al cielo. Mi domando che cosa tu pensavi, che cosa avresti deciso della tua vita, se spezzarla o continuare a stare così. Negli articoli c'erano varie testimonianze di malati che hanno preferito vivere piuttosto che morire...E' vero ciò che dicevano quegli articoli, che la preoccupazione del sano è quella di non soffrire, mentre quella del malato di non essere di peso. No, sono sicura che nemmeno tu avevi paura della sofferenza perché, come ho detto in qualche post fa, pur non sapendo la scienza degli psichiatri, so che il malato si aggrappa ancor più alla vita, a quel filo di speranza che la lega ad essa, per quanto fine possa essere.
Adesso sai che ho pregato anche per tuo papà, anzi forse più per lui che per te, perché comprendesse il valore della vita e perché Dio gli stesse vicino in questo momento di forte sofferenza. Dio poteva fermare tutto ma forse si è servito della sofferenza di tuo papà per slegare i tuoi lacci terreni e poterti abbracciare.
"Oh, se tu sapessi come sono felice!" Mi avevi detto nel sogno. Io riaprii gli occhi alla vita terrena e tu li apristi all'eternità. No, io non voglio condannare tuo papà, mentre ti immagino già in paradiso che preghi per lui. Non posso farlo anche se non condivido ciò che ha fatto e so che tu lo ami ugualmente. Dicono che le anime vedono il proprio corpo prima di andare a ricevere il loro giudizio. Tu cos'avrai pensato vedendo il tuo e sapendo che era stato tuo padre a decidere la tua morte? Spero che tu sia riuscita a perdonarlo e sia andata in paradiso...Avrei voluto un miracolo per te, ma Dio non l'ha permesso. Se per caso, ma non credo, sei ancora in purgatorio, offrirò il mio perdono a coloro che mi fanno del male, perché tu vada in paradiso presto.
Buonanotte Eluana e proteggi la tua famiglia, perché adesso ne ha più bisogno.

domenica 15 febbraio 2009

Malinconia

Sto scrivendo sul mio taccuino in attesa che internet funzioni meglio. Non so per quale motivo, ma per un'ora e mezzo buona, non voleva saperne di connettersi. Ho lasciato perdere tutto e sono andata a sorbire un the caldo...Non so perché ma il mio cuore è stato invaso da una malinconia così strana che non saprei definire...Le notizie che mi giungono da casa non sono delle più rosee, sono sempre più allarmanti. Mio papà pensa spesso a me, crede di aver ricevuto telefonate che io non ho mai fatto. Mi rammento quella fatidica frase che pronunciò al telefono quando, ricoverato in ospedale, cercavo di rincuorarlo, dicendogli che sarebbe senz'altro migliorato: "Mah, non so se ce la farò questa volta..."
Ed io ho un brutto presentimento come se davvero non ce la farà. I miei sogni sono tranquilli, prego per lui, ma...
Non so definire bene, ma mi viene spesso di fronte allo sguardo della mia mente, l'immagine di un cimitero. Cerco di combattere riproponendomi la Resurrezione di Gesù e pregando un po' di più. Il tempo passa in uno stillicidio continuo. I prati e le case sembrano accendersi come lanterne potenti sotto la carezza fredda del sole...Brillano placide in contrasto al cielo turchese e gli alberi, color marrone cangiante, sembrano arrampicarsi faticosamente sulla tenue collina.
Sono andata, quindi, nella mia stanza riscaldata, dove il rombo dei motori giungono più tenui.Brrr....Dal computer si gelava, avevo guanti e cappellino. Mi sono quindi seduta a tavolino e ho cominciato a raccogliere le mie idee, scampoli di vita passata e presente. Il buon Dio troverà senz'altro una soluzione a tutti i problemi. Mentre osservo il giallo del sole che dipinge le ombre degli alberi sul verde smeraldo dell'erba, penso che le giornate si sono già riempite di luce. Questa settimana sarà carnevale e poi entreremo in quaresima...Le giornate in cui lavoro, sono più faticose ma sono più belle...I bambini le riempiono di sorrisi e di gioia, con le loro trovate piene d'ingegno e di acume, oppure talmente ingenue da stupire al solo sentirle. Ne voglio raccontare una. Stavo dicendo di non copiarsi fra loro e lo stavo cercando di spiegare facendoli ragionare. "Quanti cervelli avete?" A questa domanda che non implica se non una risposta, ne uscirono tante, sconcertanti. Qualcuno ebbe l'ardire di rispondere che abbiamo due cervelli. Oh bella, sono vissuta per più di 30 anni, senza saperlo...
"Come due cervelli?" Non so quanti punti interrogativi ho messo, una decina minimo! E non sapevo se sgridarli o mettermi a ridere. Uscì una domanda laconica che voleva nascondere l'uragano che sarebbe sopraggiunto se non mi avessero spiegato la cosa in modo plausibile.
"Sì, è il nostro insegnante di ginnastica che ci confonde dicendoci che abbiamo due cervelli!"
Mistero svelato, quello scherza sempre, ed i bambini hanno preso la cosa alla lettera...Sconcertante davvero, ma il solo pensare a loro mi rasserena.
E leggendo i temi? Ma voi pensate: una bambina che, forse annoiata dal ritmo scolastico, azzarda a dire che vuole cambiare mestiere e vuole fare la parrucchiera!
Ed un altro latin lover che espone candidamente che piace a tutte le ragazzine tranne ad A. che è isterica!
Ed un altro ancora che filosoficamente ha compreso che il carattere è una cosa inscritta nel DNA e commenta amaramente: "Ora ho capito che certe cose non si possono cambiare perché sei uscito così dalla pancia della mamma e non ci puoi far niente!"
Dulcis in fundo, una bambina che descrive così bene il suo carattere affermando che quando si fissa su una cosa nessuno la SCHIODA!

A proposito di sofferenza altrui...

Mi piace stare accanto agli ammalati. Vicino a dove abito, ci sono la nostra casa di riposo e un piccolo ospedale gestito dalle nostre suore.
Negli anni precedenti avevo meno impegni e mi piaceva passare un po' di tempo ad aiutare le suore anziane. Mi è capitata una cosa curiosa due anni fa. La mia dottoressa pensò bene di ricoverarmi per "aggiustare" la mia malattia. Una di quelle sere, mentre l'oscurità della sera scendeva sulla terra con il suo nero sipario, passeggiavo per il corridoio del reparto avanti e indietro. In testa portavo un cappellino di pile. Avevano portato, forse da chirurgia, una signora di mezza età di circa una cinquantina di anni, coperta da un telo verde. Sembrava grave ma non tanto da essere moribonda. Mentre passavo di fronte alla porta della sa camera, ella mi fece cenno di avvicinarmi. Non aspettavo altro...Entrai e mi fermai al capezzale del suo letto, sorridendole. Lei mi rivolse la parola con una voce cavernosa ma chiara. "Tu che sei una suora e che sei buona, potresti farmi un favore?" "Insomma, buona...come ha fatto a capire che sono una suora?" Non mi rispose e continuò il suo discorso: "Potresti aiutarmi a sedere su quella poltrona che qua non riesco a respirare bene?"
Oh bella ! Lei era il triplo di me, forse gonfia, non lo so, era corpulenta insomma, ed io a suo confronto, uno scricciolo! "Bhe, sì, posso provare!" Quella mi fissò, respirava già con un rantolo debole. Ma io non avevo esperienza, la ebbi dopo con tante altre persone che vidi poco prima che morissero. L'aiutai a edersi sulla sponda del letto, notai che mi stava fissando e provai un po' d'imbarazzo. Allora spezzai il silenzio chiedendole: "Da dove viene?" La risposta fu chiara e repentina: "Dall'inferno!" Oh Dio, mi sentii come uno scoiattolo in trappola. Anche se le mie forze erano poche riuscii a farla sedere sulla poltrona dove sprofondò. Mi ringraziò ed io di rimando le domandai se aveva ancora bisogno di qualche cosa. "No" rispose. Ed io andai via, lasciandola sola con il suo pesante respiro strappandole la promessa di chiamarmi se avesse avuto bisogno di qualche cosa. La sera, prima di andare a dormire, passai per salutarla, ma lei sembrava dormire russando...a me pareva così. Di notte uno scalpiccio di infermieri e un chiamare forte: "Signora, signora!". La signora era andata tra le braccia del Padre. La mattina dopo, vidi il suo letto completamente disfatto qualcuno mi informò che era morta durante la notte. Le avevo offerto l'estremo saluto con quel gesto. Grazie, chiunque tu sia!

A Paola

Grazie per i tuoi commenti. Volevo rispondere al primo, quello in cui dicevi che alcune famiglie soffrono situazioni molto difficili.
Hai ragione, tante volte capita che la sofferenza sia forte, anzi, assuma la forma di un muro gigantesco che si erge fino al cielo e che non ti permette di vedere oltre esso. Ci sono situazioni nelle quali vorresti a tutti i costi strappare un miracolo da Dio e vedere lenita quella sofferenza. Hai ragione, Paola, e ti dirò di più: ci sono state tante persone che si sono uccise, ma la cui anima si è salvata: Purtroppo ci sono troppe persone che soffrono a causa degli altrui sbagli. Il metro di Dio è tanto diverso dal nostro che non dovremmo mai azzardare alcun giudizio. E la sofferenza non è facile per nessuno, nemmeno per me. ..anzi, quante volte ho recalcitrato violentemente al suo gusto così amaro...Ma non voglio affondare mai, voglio camminare sempre di più verso il cielo e avere il coraggio di guardarla negli occhi.

sabato 14 febbraio 2009

Benedetta Bianchi Porro


Benedetta Bianchi Porro e la mia vita

Confrontandomi tante volte con la mia malattia, mi sento vigliacca di fronte a certi esempi di vita che hanno mostrato come si deve vivere la sofferenza. Mi è balenato alla mente l'esempio di Benedetta Bianchi Porro, affetta da neurofibromatosi, malattia molto più grave della mia, che l'ha condotta alla tomba.
Ne ho già parlato qualche volta. La sua vita mi dà tanto coraggio. Mi affascina la sua forza nel lottare contro la malattia. Benedetta assisté coscientemente, fino alla fine, all'opera devastatrice della neurofibromatosi, aderendo con amore. Ciò non vuol dire che non ebbe lotte. Questo mi affascina: conquistò la vetta faticosamente in un'ascesa continua, mentre i chiodi che la tenevano ferma alla sua croce, s'immergevano lentamente nella carne. Benedetta seppe far sbocciare la sua anima fuori da suo corpo. La sua malattia, oltre a devastare il suo corpo, le diede occasione di dover accettare numerose umiliazioni da parte dei suoi compagni di università.
Benedetta, per chi non sa la sua storia, era affetta da una lieve zoppìa dovuta al virus della Poliomielite che, quando lei aveva soli 3 mesi, attaccò il suo corpicino, lasciandole un segno indelebile.
Fin dalle scuole superiori, il suo udito si abbassò in modo allarmante. Benedetta non si lasciò intimorire da questo suo handicap ma si diplomò a soli 17 anni. Cominciò l'università, medicina: aveva tanta voglia di aiutare il prossimo. La sordità avanzò inesorabile, ma lei riuscì ugualmente, con la sua grinta, a dare quasi tutti gli esami, riuscendo ad arrivare fino all'ultimo anno del corso. D'ora in poi la malattia si accanirà sul suo corpo. Diventerà completamente paralizzata ed infine cieca, lei che amava tanto i colori della natura...
Ciò che mi colpisce della sua vita è la grinta con cui visse la malattia, non soccombendo ma riuscendola ad accettare, tanto che gli amici non vedevano nella sua malattia la condizione essenziale della sua vita, ma la sua serenità, tanto che andando a trovarla esclamavano: "Da Benedetta, non si va a piangere un morto!" Eppure Benedetta non poteva aver quasi più alcun contatto con il mondo, privata di tutti e cinque i sensi.
Penso quindi, alla mia vita: ormai è da tanto che ho questa malattia. Voglio saper accettare i miei momenti di stanchezza, di sofferenza, con coraggio, con grinta, come fece lei che, appunto, non visse la sua condizione di malata come assoluta, ma sapeva superare sé stessa e ascoltare gli altri.

mercoledì 11 febbraio 2009

Grazie

Un grazie immenso, speciale per tutti coloro che passano di qua e lasciano i loro commenti. Un saluto, un abbraccio, una preghiera!
Ciao Stella, ciao carissima amica dell'infanzia...

Pregare per chi commette il male

Sì, pregare per chi commette il male... perché colui che commette il male ha bisogno di preghiere per convertirsi. Gesù sulla croce pregò per i suoi crocifissori. Bisogna pregare per la persona che sbaglia perché sia illuminata e non commetta più il male.

L'umiliazione delle proprie imperfezioni

Quanto sono preziosi gli sbagli! Essi colpiscono il nostro amor proprio e gli danno salutari lezioni. Quanti proponimenti, portati via dal vento dei propri difetti! Siamo creature limitate, la nostra vita è un soffio. Ma che figura meravigliosa propone il Vangelo nel pubblicano che, pentito, si batte il petto stando in fondo al tempio senza nemmeno avere il coraggio di alzare gli occhi! Una figura meravigliosa...Pensiamo che in quel momento la misericordia di Dio scende nel nostro spirito, così come lo Spirito Santo scende sul pane e sul vino trasformandolo in Corpo e Sangue di Cristo. Nel primo caso Gesù si concretizza nel Sacramento della Riconciliazione, nel secondo nell'Eucaristia.
L'umiliazione più grande è senz'altro quella di rivelarci imperfetti di fronte agli altri. Quanto urla l'amor proprio! Vorremmo cercare la persona di fronte alla quale abbiamo sbagliato e scusarci con mille parole. E' proprio l'ora di rinnegarci, immergendoci nella pace del silenzio.

Santa Teresa di Gesù Bambino

Che cos'è una piccola sofferenza sopportata con gioia, quando penso che per tutta l'eternità si potrà amare più perfettamente il buon Dio! Inoltre, soffrendo, si possono salvare le anime!

Ancora giornate grigie

Stamattina ho salutato un cielo grigio. 5.30. La città ancora avvolta dalla quiete del sonno, appare come una sagoma scura punteggiata di stelle fatue, gialle e argento scuro, che illuminano con i loro raggi i palazzi, ancora silenziosi, sotto un cielo opaco e cinerino. I semafori spandono sul nastro dell'asfalto screziato di giallo, i loro segnali intermittenti. Un'altra giornata...Le giornate fuggono come foglie leggere portate via dal vento, veloci, scandite dal ritmo incessante della vita. E' da un po' che la vita mi riserva alcune sofferenze, ma anche queste, così come le giornate, sono portate via dal soffio del vento. Mi rammarico solo di non riuscire a tacere sempre. La sofferenza fa crescere lo spirito, lo allena a sostenere battaglie ancor più ardue, soprattutto quelle che colpiscono l'amore proprio. E' una lunga scala che conduce l'anima fino al cielo.

lunedì 9 febbraio 2009

Entrare nel ragionamento dell'altro, per capire e non giudicare

Forse ho già affrontato l'argomento ma "la storia della mia anima" non la dirigo io. Sono ispirazioni che toccano il mio cuore, lasciando un segno, cambiandolo..Speriamo che lo cambino! Ho toccato l'argomento di Eluana, il cui caso sta scuotendo l'opinione pubblica, ma perché ha toccato un tasto molto importante per la mia vita spirituale. Sto pregando, sto offrendo...In questa vicenda convivono due drammi: quello del padre che non riesce più a vedere sua figlia così e quello di Eluana la cui vita si conchiude tragicamente, soffocata dalla sofferenza dei suoi cari. Il problema non è di Eluana ma è del padre ed io sto pregando affinché accada qualche cosa che faccia cambiare idea al papà, i miracoli esistono ancora! E' vero che è facile affermare, quando non si è toccati personalmente, forse Dio vuole questo, dietro ciò ci sarà un disegno particolare che noi non comprendiamo, ma quando la sofferenza bussa tragicamente alla porta della propria vita, a volte si rimane travolti da questo immenso mare che fa irruzione e sommerge le nostre certezze soffocandoci. Già bene inteso che non sto affatto dicendo che il padre stia facendo bene, ai miei occhi e secondo le mie poche esperienze penso che sia un assassinio lasciar morire di fame e sete una ragazza e chiudere definitivamente le porte alla provvidenza che avrebbe potuto aprirle gli occhi quando meno si sarebbe aspettato. Qui si parla del valore della vita e della sua soppressione, discorsi importanti che toccano le nazioni e le loro legislazioni. Io ho trasferito questo dramma nel mio piccolo, nel quotidiano. Quante volte mi capita che qualcuno mi confidi qualche sofferenza ed io ho già la risposta pronta, secondo la fede, e poi il buon Dio permette che compia lo stesso errore di quella persona aiutandomi a comprendere che ciò che si vive sulla propria pelle fa male, anzi fa urlare di dolore... Mentre il problema che racconta una persona, non ci tocca nella profondità della personalità.
Il papà di Eluana vuole sopprimere la propria sofferenza, ma uccidendola non la lenirà né gli permetterà di fuggire da essa. Il suo dolore forse aumenterà. Credo che anche se Eluana avesse pensato mentre era giovanissima e sana di non riuscire a vivere in tal maniera, ella adesso potrebbe aver cambiato idea. Ricordo che quando uscii dalla sala operatoria, senza più anestesia che alleviasse il dolore che era diventato fortissimo, come se qualcuno mi squarciasse, a quindici anni, stesa su un letto, pensai che avrei potuto comunque vivere così per tantissimi anni. Si cambia idea, nella sofferenza si ci aggrappa anche a quel filo di vita che si possiede e nasce la speranza. Bisogna allora che impari davvero a piangere con chi piange e a ridere con chi ride, a comprendere l'altro.

domenica 8 febbraio 2009

Uscire da me stessa

E' il secondo giorno in cui ad Eluana è stata sospesa l'alimentazione. Questo mi provoca tanta sofferenza, soprattutto dopo quel sogno che feci quest'estate.
Anche il cielo piange: si vedono le lacrime brillare alla luce dei lampioni giallognoli, la quale come un ventaglio si allunga, si espande nel viola della sera.
Una vita che si spezza a metà, come un esile stelo di un fiore che ha espanso i suoi profumi attorno a sé e la sua fragranza aleggerà dolcemente nei ricordi i quali rimarranno vivi in coloro che le sono stati accanto.
Sullo sfondo di questa notizia tragica di cui la trama è composta da sofferenze di più persone, senz'altro anche di chi ha domandato la fine della vita di Eluana, il mio pensiero si sofferma sul senso della vita, sul suo valore così profondo. Amo intensamente la mia vita, ci sono certi momenti in cui il mio cuore scoppia di gioia. La vedo in relazione con il suo Creatore come la sposa del Cantico dei Cantici. Anche nella mia vita ci sono stati momenti difficili in cui il vento si è compiaciuto d'insinuarsi tra le foglie provocando un turbinio che stordisce, portando nuvole nere che, tonanti, hanno riversato il loro folle pianto in un rovescio violento, proprio come questa sera; ma ciò che affiora alla superficie della mia anima, sono i momenti più sereni e semplici che hanno ritmato la mia esistenza come il respiro che le dà vita. Anche la pioggia serve a rinverdire i prati, così come il vento per trasportare lontano le spore e i semi e fecondare la terra; la stessa cosa è la sofferenza nella mia vita, dopo essa, c'è stata sempre una rinascita. I momenti più belli? I campi coltivati che correvano a perdifiato ai lati del nastro scuro della strada e che lasciavamo dietro la nostra automobile...i prati verde smeraldo della terra piemontese...e poi ancora il mare scintillante come un infinito specchio al tocco leggero e caldo del sole e i fiori di San Remo che ondeggiavano ridenti al mare che, di fronte a loro, si estendeva e nel quale sembravano volersi tuffare per irrorarsi e sentire le gocce indugiare sui petali...
Ricordo anche le mattinate a scuola, chiusa nell'aula riempita dalla luce del neon, bianca e opaca, dalla cui finestra si vedeva il cielo cinerino che, assieme al freddo intenso, sembrava presagire l'arrivo della neve. Infatti, ecco , dopo un po', volteggiare i candidi fiocchi che formavano un bianco tappeto in cui gli stivali affondavano scricchiolando...ed era subito festa!
Sono ricordi puri e semplici. La mia vita si è intrecciata con altre formandone una trama...vite altrettanto importanti, preziose. Ecco che la mia felicità brilla sul sorriso degli altri, su una parola pronunciata per sdrammatizzare momenti difficili, sul loro starmi accanto, su un dialogo che mi ha entusiasmato.
Il ritenere importante la mia vita fa sì che ritenga speciale quella degli altri e mi aiuta a considerare l'altro non come una minaccia o una pietra d'inciampo ma come un alter ego che soffre, che vive...Spesso si ha timore della virtù dell'altro, soprattutto nelle comunità, che l'altro venga lodato o considerato più di noi...Ma che cos'è in fondo il giudizio umano di fronte a quello di Dio? Di fronte a Dio non si può apparire ciò che non si è e quindi sarebbe meglio essere sinceri anche con gli uomini e non aver paura di mostrare la propria debolezza. Il fatto è forse che abbiamo timore di noi stessi, ci si scandalizza di alcune debolezze. Come diventa quindi importante uscire da me stessa, non pensare più di tanto alla perfezione personale, ed accorgermi di colei che mi sta accanto, dei suoi dolori, e perché no? cercare di comprendere il suo modo di ragionare per poter scusare...

venerdì 6 febbraio 2009


Carità

Ieri, all'adorazione, abbiamo meditato sulla carità. Che bella virtù! E quanto mi manca! Anche certi gesti che paiono di carità sono conditi di amor proprio. Desidero questa virtù ma quando sembro protendere verso di essa, e Gesù me ne fa pregustare una briciola, ecco che cado. Nonostante queste delusioni, bisogna pur eseguire ciò che Gesù comandò. "Amate i vostri nemici". Scatta quasi subito un certo rancore verso chi mi percuote la guancia, eppur devo trovare la forza di purificare il cuore, perché è ciò che esce da esso che contamina l'uomo. La carità è un edificio che si costruisce sull'umiltà ed...è una parola! Umiltà non è solo una virtù soprannaturale, ma, innanzitutto umana. Non è certo il considerarsi inetto, ma è il sapersi, riconoscersi come creatura di Dio e quindi dipendere totalmente da Lui. Dico niente! E no, l'ultima parola devo certo averla io!
Lavorando con i bambini, medito spesso sul'infanzia evangelica. Gesù parlò spesso dei bambini e in modo differente. "Se uno scandalizza uno di questi piccoli, sarà meglio per lui che gli venga appesa una macina al collo e sia gettato in mare". In un'altra parte del vangelo, Gesù, sempre parlando degli scandali ma non citando i piccoli, affermò: "Se la tua mano ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala lontano da te".
I nostri atti, possiedono una risonanza nei confronti di coloro che ci sono accanto: è come se gettassimo sullo specchio dell'acqua un sassolino. Esso affonda nel liquido e l'urto produce un movimento che si espande, fino a che, giunto lontano dal sasso, si spegne nella placidità trasparente dell'acqua. Il suo cadere, però, ha increspato tutta la superficie creando vicino a sé un movimento violento. Un cattivo esempio, anche nel mondo degli adulti, può scandalizzare, allontanare da Dio e quindi portare alla perdizione l'anima di altre persone. I piccoli sono più soggetti ad essere travolti dall'onda d'urto provocata dal sasso caduto nell'acqua, perché più fragili ed anche più attenti ai gesti degli adulti. Essi, infatti, li osservano attentamente, avidi d'imparare e di trovare in loro un valido modello da poter seguire.
In un altro punto, Gesù si rivolge ai suoi apostoli che impedivano ai bambini di andare da Lui. "Non impedite loro di venire a me perché di essi è il Regno dei Cieli."
I bambini erano ritenuti inutili, nella società non contavano nulla. Gesù dicendo quella frase, afferma che è venuto proprio per coloro che sono emarginati, gli ultimi, gli ammalati.
In un certo punto ancora, afferma che solo chi diventerà come un bambino entrerà nel regno dei cieli. Il bambino prima di tutto è sincero, non riesce a mettersi maschere, e così non dovremmo fare con Dio.
Il bambino inoltre, non può sostenersi da solo, ha bisogno dell'adulto, come noi dovremmo aver bisogno di Dio. Non sta a ragionare sul torto ricevuto, ma basta una piccola cosa a far tornare il sereno nel suo cuore e a perdonare colui che gli ha fatto del male.

lunedì 2 febbraio 2009

Festa della Presentazione

L'asfalto è lucente di pioggia. Piove di nuovo. Oggi festa dei consacrati, è naturale che ripensi agli inizi della mia vita spirituale. La domenica era il giorno più bello della settimana: in quella chiesetta dei francescani, ritrovavo sempre la pace. Finita la Messa, mi piaceva fare una passeggiata per distrarmi e immergermi nella pace della natura. Il mare brillava placidamente ed alcune barchette, simili a farfalle stavano a galla mollemente, sotto il sole che scintillava. Signore, dopo aver ricevuto l'Eucarestia, assaporavo la tua pace infinita. Il mio spirito, nella purezza della natura, era inondato dalla tua gioia. Mi aprivo ai pensieri più ardui e profondi. La natura possiede un linguaggio silente, d'amore e di pace. Nel silenzio si possono sentire le sue armonie, le sue dita toccano le corde più vibranti del cuore e, riconoscente, parla di Colui che l'ha creata. Mi rivedo in preghiera di fronte al Tabernacolo. Tu avevi fatto esplodere la primavera nel mio cuore! Torrenti di luce lo hanno invaso, brillanti, tiepidi...Io suora???Desideravo donarmi a te, con tutto l'ardore dei miei anni giovanili, di fronte al mio sguardo si stendeva l'infinito. Volevo aiutare tante persone in difficoltà, sole ed abbandonate. Volevo diventare come una bambina. Non potevo più vivere solo per me stessa. Dovevo donare a Dio tutta la mia vita. Di fronte al Tabernacolo trovai la forza di superare tante lotte. Mi ritorna alla mente quando per la prima volta affrontai il discorso con mia mamma. Per me donarsi a Dio era la cosa più bella. Mamma stava stirando ed io le dissi che non riuscivo più a trattenere un segreto ancora così a lungo, ma per comunicarglielo, dovevo esserne sicura prima di tutto io. Ricordo il suo sorriso, la sua ilarità e centrò il bersaglio: "Mica ti vorrai fare suora?" Rimasi a bocca aperta, non mi aspettavo che avesse capito subito le mie aspirazioni...Pensai che avesse intuito qualcosa dal mio andare così spesso in chiesa...Ma in fondo ero sempre l'Alessandra di prima, indossavo la mia maglietta del Samp ed ero tifosa alla massima potenza. Frequentavo gli amici, anzi sapevano che mi incontravo con un ragazzo...Affrontai un altro giorno il discorso con mia mamma...Ci girai intorno, poi esclamai: "Ma sì che lo sai già! Mi voglio fare suora! Lo hai capito da te!" Bhe, evidentemente mamma in quel momento mi voleva prendere davvero in giro e mi spiegò che aveva azzardato a dire la cosa più assurda, quella che io non avrei mai fatto nella vita! "E lo stadio, le amiche?" "Dio prima di tutto!" Non so quale sia stata esattamente la sua reazione interiore. So che le mancò il respiro, ma non badò alla cosa pensando che fosse una cosa passeggera!Ma non fu così. Mi vide combattere contro la famiglia, contro la Chiesa stessa, ma io sentivo forte la vocazione! E così sono arrivata ad oggi! Dio, ti ringrazio, è il dono più bello che mi hai fatto!

domenica 1 febbraio 2009

Alla mia cara amica d'infanzia...

Ti ricorda qualcosa? Lo riconosci?

Cadute

Mi guardo allo specchio e vedo la mia immagine, pallida e stanca. Ho passato una notte agitata ed ora sto a tavolino a scrivere. Una parola è rimbombata nei miei sogni, è una parola che mi dà fastidio e non ho mai usato, eppure nei momenti difficili affiora sulle mie labbra, con violenza.
Ho passato quattro giorni in cui il mio spirito è stato spogliato completamente dai doni di cui ho raccontato nei post precedenti. Non è una novità e pur dispiacendomene, mi sono dovuta alzare, scrollarmi la polvere di dosso e ricominciare a camminare.
Mi capita sempre. Ricominciare a camminare è sempre un po' difficile, ma non impossibile...
Finché viviamo su questa terra, ci saranno sempre gli alti e i bassi. Tutto ad un tratto, mi sento vulnerabile, ed allora so che le cose dello spirito perderanno sapore ed io rimarrò sola con me stessa, con i miei sbagli...in quei momenti non riesci a sentire nemmeno la misericordia di Dio...
Una ventata del suo amore, farà sparire le nuvole dalla mia vista e il sole arderà in tutto il suo splendore e...forse, senza accorgermene, avrò fatto qualche passo ancora...

Momenti un po' difficili

Quando esorto i bambini a pregare, il Signore mi esaudisce sempre...A volte questo mi fa venire addirittura i brividi.
Ma su una cosa il Signore mi ha voltato le spalle, la Sua volontà è un'altra. Ai miei occhi è incomprensibile, tuttavia è chiaro che Egli voglia così.
Mio papà sta sempre peggio e sta declinando velocemente. Dopo i due ictus è ormai una strada in discesa. Per mia mamma è diventata in salita, una salita sempre più ardua. Ha tanto coraggio, Dio la benedica e l'aiuti. Dopo la telefonata di stamattina, ho sentito proprio l'esigenza di alzare lo sguardo al cielo e pregare. "Se non è tua volontà la sua guarigione, dona tanta forza a mia mamma..."
Assistere al disfacimento mentale di una persona a cui si vuole bene, è assai penoso. Comprendi con tutta te stessa che l'uomo è come un soffio. Se le cose vanno avanti così, il giorno che io diventerò la sposa di Cristo per sempre, lui non si accorgerà nemmeno di ciò che sto facendo sull'altare...
Spesso mi viene alla mente Santa Teresina di Liesieux che assisté al disfacimento mentale di suo padre. E' vero, ci dona la gioia di diventare le spose di Cristo ma ci chiede, soprattutto prima del dono totale di sé stessi, di scegliere la corona di spine. La mia salute in fondo l'ha già presa e nemmeno mi manca, né la desidero più di tanto. Ciò che invece mi fa soffrire immensamente è che il buon Dio sta chiedendo nell'ambito della mia famiglia, con sempre più insistenza, chiedendo la dignità della mente di mio papà. C'è di peggio, e anche questo è vero, ci sono situazioni terribili...Piego solo le ginocchia e domando al Signore la forza per mia mamma...Chiedo a tutti voi che passate di qui, una preghiera. Grazie!