mercoledì 1 novembre 2023

Oltre le mura della chiesa

  È triste che tanti bambini stiano dimenticando che il primo di novembre si festeggiano i Santi e non Halloween. Le due ricorrenze sono agli opposti: una richiama un regno di tenebre, prigione spirituale e paura; l'altra un regno di luce, libertà, pace e fiducia. Non voglio entrare in polemica, parlando nuovamente delle motivazioni e criticare coloro che preferiscono vestirsi da scheletri e cose varie, piuttosto che ricordare i Santi e la gioia del Cielo e che arrivano addirittura a deriderli. 

Ci sarebbe molto da dire... ma non mi sento di creare "guerre"... anzi, tutt'altro. 

Oggi è festa di precetto e ancora una volta mi sono ritrovata in chiesa ad assistere alla santa Messa e al sacrificio incruento di Gesù sull' altare. Il miracolo dell'amore si ripete ad ogni celebrazione ed oggi il ricordo era rivolto a coloro che già vivono nel Regno dei Cieli, della Luce. 

Ho sentito l'eco di tante domande che rimangono drammaticamente sospese: perché tante sofferenze nel mondo? Perché tante guerre ingiuste? Perché tanta violenza, tanta sofferenza nei letti degli ospedali, nelle case?... Non c'è una risposta a tutto questo. Oggi si festeggiano delle persone che, nella loro profonda umiltà, hanno accolto nel loro cuore il mistero dell'amore di Dio e lo hanno saputo donare agli altri, nonostante la loro profonda debolezza e imperfezioni... Il santo non è colui che è perfetto, che non sbaglia mai, tutt'altro, è proprio colui che si riconosce debole, che sa di essere amato da Dio e si affida alla sua misericordia... è colui che sa di essere un disastro, che non si stupisce dei suoi sbagli, che sa che l'unico bene della sua vita è Dio.

E così mi sono ritrovata inginocchiata davanti al mio Dio, con le mie debolezze non volute, con la consapevolezza di essere un nulla. Mi sono ritrovata entro le mura della chiesa, attorniata da tante vetrate e statue rappresentanti i Santi. La mia anima, nuda, sanguinante, umiliata dai suoi stessi errori, dalle sue pochezze, si è ritrovata a camminare scalza, piangente, nei territori feriti dalla guerra. Non si tratta di capire da che parte stare. La mia anima si è inginocchiata davanti al dolore di tanti uomini, donne, bambini che stanno soffrendo o hanno addirittura perso la vita. Come in un film, sono passate davanti ai suoi occhi le lacrime di tanti bambini che si sono trovati mutilati, senza più una casa, senza più genitori. Allora si sono riempiti anche i miei occhi di lacrime e la famosa domanda "PERCHÉ?" è riecheggiata nel mio cuore. Il mio sguardo si è mosso attorno, su quelle immagini delle vetrate che mi guardavano pensierose e mi sono accorta che quei santi avevano tutti sofferto molto, anche ingiustamente, e avevano saputo offrirlo per amore, unirlo a quel crocifisso che campeggiava sopra l'altare... E chi, più di Gesù, ha sofferto per amore? È Lui il senso di tutto, Colui che spezza la nostra solitudine, che rende soave il nostro deserto e copre la nostra nudità...

Allora buona festa dei Santi, perché il nostro futuro, se lo vogliamo, non sono le tenebre, ma la luce...

Festa dei Santi

 Oggi è una grande solennità che mi è sempre piaciuta. la festa dei Santi.



Chissà perché, quando si parla di santi, si pensa che siano lontani anni luce da noi, dalla nostra portata, eppure Dio ha chiamato tutti alla santità. Non diventeremo santi per i nostri meriti che sono davvero pochi, ma entreremo nella "Sua casa per la Sua grande misericordia". Il segreto per diventare santi, è sentirsi e comportarsi come figli di Dio. Diventare bambini e considerare Dio come padre, sono i nostri impegni più grandi. Colui che è nelle mani di Dio che lo guida e lo protegge, non teme alcun male e rimane sereno, sicuro che Dio lo ama.

I Santi sono i veri rivoluzionari, che nella pace, nell'amore, hanno stravolto positivamente le esistenze di coloro che erano loro vicini ed alcuni di loro, hanno creato opere socialmente importanti, hanno tirato su scuole, ospedali, mense per i poveri ecc... 

Il loro amore per Dio sfociava nell'amore per il prossimo. Dio è la sorgente dell'amore e quando ci abbeveriamo ad essa, la sua acqua riempie il nostro cuore, tracima, dona acqua a tutti coloro che sono accanto a loro. L'amore di Dio non può stare chiuso in un cuore, ha bisogno di comunicarsi, di donarsi agli altri. È un amore infinito che riempie il cuore dei Santi e perciò si comunica, si moltiplica.

martedì 31 ottobre 2023

Lo Spirito Santo

 La nostra vita è un intreccio di accadimenti che a volte non capiamo. Rimaniamo interdetti, a volte non abbiamo la forza di ribattere nemmeno una parola. Proprio quando siamo più impegnati a vivere la

cristianità in modo concreto, ecco che Dio sconvolge la nostra anima, la spoglia e le fa notare tutta la sua fragilità. Si rimane profondamente dispiaciuti, perché si vorrebbe la perfezione. Si insinua nello spirito la desolazione di vedere gli sforzi compiuti per camminare verso Dio vanificati. A cosa serve pregare di più, andare a messa tutti i giorni quando poi si cade nelle imperfezioni e il nostro spirito non sente quella gioia che prima la gratificava? Eppure, in questo garbuglio di sentimenti, di desolazione, di deserto interiore, c'è l'azione dello Spirito Santo. Lui irrompe nella storia personale, mette in subbuglio, non fa comprendere il senso delle cose. Cosa fare allora? Allora è il momento di abbandonarsi in Dio. Egli ci ama nonostante tutte le nostre debolezze, è il Signore della storia personale, ma anche della Storia. Credere ciecamente che Lui dirige il nostro cammino per il nostro bene, quello superiore. Ci ama di un amore infinito e, se in un tale momento, sconvolge i nostri piani facendoci vedere la nostra desolante e raccapricciante debolezza, non dobbiamo far altro che fare un atto di umiltà, riporre ai suoi piedi tutte le nostre attese disilluse, la nostra fragilità, aggrapparci ancora di più a Lui, avendo fede nel suo amore immenso.... e come ama noi, con tutte le nostre fragilità, ama anche gli altri. Quella stessa compassione che Lui ha per noi, noi la rivolgeremo agli altri. 

domenica 29 ottobre 2023

Ricerca di Dio, non di se stessi

Siccome l'unica certezza è la morte, dobbiamo imparare a ricercare Dio e non noi stessi. Cosa significa? Tante volte ci amareggiamo perché gli altri ricevono più complimenti o più successi di noi. Desideriamo essere i migliori e ci dispiacciamo se il prossimo emerge. Vorremmo essere i primi fra tutti, amati, considerati... è la cosiddetta competizione che genera nelle comunità di ogni tipo, dissapori, malignità e sofferenza. Dalla ricerca di noi stessi, del nostro interesse, nasce la tristezza, l'insoddisfazione, a volte anche la menzogna... e dove c'è la menzogna, c'è il diavolo. In questo modo egli si insinua nelle nostre comunità, anche quelle religiose, generando ogni tipo di sofferenza e divisione. 


Sì... anche le comunità religiose, parrocchiali, non sono esenti da questo: esiste la competizione riguardo alle cose spirituali. Lei /lui appare migliore di noi... viene considerato più dal parroco o dai parrocchiani e noi soffriamo. Sentiamo gelosia, quindi si comincia a parlare male di quello o quella, insinuiamo il dubbio... ecco che il diavolo balla e festeggia... si genera divisione.

Quanto sarebbe bello, invece, se tutti tendessero alla vera vita, quella che non finisce in una tomba! Cominceremmo a valutare le cose e le vicende che viviamo in modo completamente diverso e la pace regnerebbe nei nostri cuori. 

Amerai il Signore tuo Dio

 Siamo ormai alla soglia del mese di novembre, mese che molti definiscono triste, ma che, invero, racchiude il mistero profondo della vita.

Sui social si assiste alla discussione annuale su Halloween e la festa cristiana dei Santi. A me personalmente, è sempre piaciuta la festa del primo novembre perché preludio e assaggio del Paradiso che ci attende. La vita eterna va conquistata, sebbene la fede sia una grazia. Di questo ringrazio sempre il Signore, se non fosse stato per Lui, vagherei ancora nelle tenebre, alla Sua ricerca. Spesso ho detto che la vita cristiana vera inizia quando si incontra una Persona che ti cambia la vita, che chiama tutto il nostro essere a partecipare della Sua vita. Quando c'è questa chiamata, si ama totalmente la vita e si comprendono alcune idee della Chiesa per lo più considerate retrograde dalla gente. Non si può capire se non esiste questo incontro. Lui  è la luce che illumina il nostro cammino e le profondità del nostro essere.

Noi siamo nati per la vita eterna, cioè per la felicità e siccome tutto passa, bisogna vivere l'essenziale. Se si vive l'essenziale, tante meschinità decadono, tanti puntigli perdono la loro importanza... Che cos'è la soddisfazione di un momento, la propria gloria che svanisce a seconda del giudizio effimero della gente, di fronte alla felicità eterna, alla gioia promessa del nostro Salvatore se moriamo a noi stessi?

Non tutti possono capirlo. La gloria e la soddisfazione terrena di un istante è davvero effimera. Ma cosa ci serve guadagnare il mondo se perderemo noi stessi?

Allora non perdere se stessi, significa amare davvero noi stessi, la nostra anima; cercare la vera felicità che sta solamente in Dio.

giovedì 10 agosto 2023

Perdere la vita per Cristo

 Oggi è la festa di san Lorenzo, martire, e il Vangelo di oggi ricorda:

"Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna."

Cosa significa che uno deve odiare la propria vita? I cristiani devono essere tristi? Eppure in più parti, Gesù afferma che bisogna essere felici! Cosa significa allora?


La vita vera è quella offerta per amore di Dio: è la pienezza della vita. Chi infatti ha vissuto una vera vita cristiana ha saputo valorizzare ogni istante per amore di Dio e del prossimo, sperimentando una gioia genuina, anche noi momenti di forte sofferenza. Infatti, chi ama la vita e il suo significato profondo, desidera la vita eterna, perché vive già su questa terra il Cielo e l'appartenenza a Cristo.

lunedì 7 agosto 2023

Vangeli diversi

 Stamattina alla messa, sono stata molto attenta alla lettura del Vangelo perché volevo utilizzarlo per strada come oggetto di meditazione. Il prete ha letto quello della moltiplicazione dei pani. Gesù si preoccupa delle folle accorse per ascoltarlo e risponde agli apostoli: "Voi stessi darete loro da mangiare".

Due aspetti molto importanti, fondamentali: prima di tutto la sollecitudine, l'attenzione di Gesù verso i bisogni della folla. Sono bisogni materiali, ma primari: il cibo serve per stare in piedi, per vivere. Se Gesù è preoccupato e interviene sui bisogni fisici di coloro che l'hanno seguito per ascoltarlo, lo sarà anche per la loro anima e provvederà affinché essa riceva tutto ciò che le è necessario per compiere il suo cammino verso il Padre. Siamo deboli, senza di Lui non possiamo far nulla. Abbiamo tante ferite dovute al nostro passato, tanti fardelli da portare, che a volte diventano davvero pesanti. Delle ferite rimangono le cicatrici, a volte Dio non le guarisce, ma ci dà la grazia di superarle guadagnando così tanti  meriti. Abbiamo bisogno di Lui. Il superamento delle nostre ferite ci dona la felicità.

Il secondo aspetto è l'invito che Gesù fa agli apostoli: "Voi stessi darete loro da mangiare". Gesù dà il potere agli apostoli di intervenire sui bisogni del popolo, della folla. Gli apostoli non possono fare nulla senza il suo intervento, ma, in effetti, anche loro hanno individuato i loro bisogni. Attraverso l'intercessione, possono ottenere la soddisfazione di queste esigenze impellenti.La presenza di Gesù è fondamentale.

Ad un certo punto, siccome la memoria abbisogna di essere stimolata, mi appresto a riguardare il vangelo di oggi e con sorpresa noto che è quello della tempesta... Dio ha voluto che meditassi su quell'altro vangelo, Dio segna e dà ciò che l'anima ha bisogno in quel momento. 



mercoledì 2 agosto 2023

I Credenti e le risposte

 Tempo fa, su Facebook, mi imbattei in un articolo di un giornalista in cui affermava che non si accontentava della risposta dei credenti sull'origine del mondo, ma che si fidava di chi, invece, non forniva risposte di alcun tipo. Capisco il suo discorso, anch'io tanto tempo fa mi domandavo mille cose delle quali non avevo risposta. Nella vita bisogna cercare alcune risposte, non si può andare a tentoni, perché prima o poi potremmo cadere nel burrone della disperazione, del non -  senso della vita e la depressione che ne conseguirebbe, non avrebbe cura. La fede è la conseguenza di un incontro, anzi, dell'Incontro con la I maiuscola. Chi non ha avuto quest'incontro, non riuscirà mai a capire il credente. C'è chi frequenta la Chiesa per tradizione, perché gli è stato insegnato, ma c'è anche chi, come san Paolo, ha incontrato Dio realmente. Il vangelo di san Luca racconta l'episodio dei due discepoli di Emmaus. È una pericope molto bella che narra dei due discepoli, quindi persone che avevano ascoltato l'insegnamento di Gesù in vita, che lo avevano seguito, che avevano visto i miracoli, che si recavano ad Emmaus. Erano stanchi, afflitti per tutto quello che era accaduto a Gesù... "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele, con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute". E... aggiungo io... non è accaduto nulla, siamo ancora qua, schiavi dei Romani, di noi stessi. Nulla di nuovo... 


Gesù si era accostato a loro chiedendo che cosa era accaduto. I discepoli non lo hanno riconosciuto, ma al momento della spiegazione di Gesù dei fatti accaduti, essi hanno sentito che qualcosa dentro di loro si era mosso: "Resta con noi, perché si fa sera". Allora il Signore si ferma a casa loro e spezza il pane per loro. È proprio in quel momento che i discepoli lo riconoscono, nello spezzare il pane, un gesto che Gesù faceva spesso in vita. 

I due discepoli non hanno riconosciuto subito Gesù, c'è stato un cammino graduale verso casa, un incontro speciale che ha svelato loro il mistero della Passione, Morte e Risurrezione. Chi non ottiene questa grazia, non comprenderà mai le risposte che il Cristiano si dà. E noi abbiamo bisogno di alcune risposte fondamentali, altrimenti continueremmo a vagare in quel buio insidioso che potrebbe diventare una trappola mortale. Alcune cose rimarranno avvolte da un velo, anche per il cristiano e qui si mette in gioco la fede. Vivere di fede, è fidarsi di Dio.

Comunione dei santi

 Quando ci si avvicina a Dio, si desidera che anche gli altri sperimentino la grandezza e bellezza di Dio. È quel tesoro nel campo, quella dramma cercata disperatamente e finalmente trovata, per cui si desidera fare festa insieme a coloro che stanno accanto a noi, ma non hanno conosciuto la bellezza di Dio. È la gioia dell'incontro con Dio, con una Persona viva e vera. Chi non ha ricevuto la grazia dell'incontro con Dio, si domanderà sicuramente come mai uno può incontrare Dio che è invisibile. Eppure, chi ha incontrato Dio, ha vissuto un  momento di pienezza durante il quale ha sentito sensibilmente la Sua presenza. La gioia di tale incontro è talmente grande che si desidera raccontarla. 

Quando si vedono delle persone che non credono o che appartengono alla Chiesa e non ne condividono le idee, si desidera profondamente che esse sentano anche solo per un istante la presenza concreta di Dio. Cosa fare in casi in cui la persona in questione è lontana da Dio? Chiaramente noi non possiamo vedere dentro l'anima di questa persona, ma Dio sì. Dobbiamo semplicemente affidarla a Dio, Lui saprà cosa fare e offrire per lei dei sacrifici. Esiste un grande tesoro datoci dalla Chiesa: la Comunione dei Santi. Attraverso di essa, le nostre preghiere faranno tanto bene a quell'anima bisognosa e le conquisterà il paradiso!



Dio è il Tutto

Siamo davvero piccoli davanti a Dio, con i nostri sbagli, i nostri limiti, la debolezza fisica e spirituale... 
Più ci avviciniamo a Dio, più ci accorgiamo di quanto siamo imperfetti. La sua luce illumina gli interstizi della nostra anima, svelando le nostre piccolezze. Allora ci accorgiamo che con le nostre sole forze non riusciremmo mai a diventare perfetti nell'amore come Lui ci vuole, che solamente Lui può darci la forza e la grazia per praticare la carità. 
Questo pensiero non deve scoraggiarci: abbiamo un Dio che ha donato la sua vita sulla croce per noi. Lui solo sa qual è il nostro bene. Dovremmo abbandonarci in Dio, al suo volere, perché lui è onnisciente. 


lunedì 31 luglio 2023

La Parola

 La santa Messa è formata da due momenti fondamentali: la liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica. La liturgia della Parola prepara al fulcro della santa Messa, al momento in cui Gesù si rende presente con il suo Corpo e il suo Sangue nell'Eucaristia. È un momento molto importante, infatti per entrare in comunione con una persona si deve ascoltare ciò che ha da dirci. In questo caso è Dio che ci parla: si svela negli episodi dell'Antico Testamento, nel Nuovo per poi eseguire la lettura del Vangelo. Durante la liturgia Eucaristica, il Verbo si fa carne: in un'ora noi partecipiamo al Mistero (segno) di Cristo. Egli svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi. 

Meditare la Parola di Dio è quindi fondamentale per conoscere di Dio e inserirsi poi nel grande mistero della Comunione con Lui. Finita la celebrazione, Cristo, incarnato in noi, dovrebbe rivivere attraverso il nostro corpo, il nostro vissuto, per perpetuare e giungere capillarmente ad ogni persona, di ogni tempo. Ascoltare, conoscere una persona, significa amarla nella pienezza.

domenica 30 luglio 2023

La scelta

 Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 13,44-52


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».

Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».


Riporto il Vangelo di oggi nella sua interezza. Nell'altro post ho sottolineato la parte del "trovare un tesoro" che è il Regno di Dio, in questo post, desideravo soffermarmi sull'aspetto della scelta. La prima lettura, infatti, ci pone la preghiera di Salomone che domanda la capacità di discernimento, cioè di scelta. In effetti, se si legge attentamente il Vangelo, l'uomo che trova il tesoro e il mercante, si trovano davanti a una scelta importante, non semplice: le cose terrene che hanno già o comprare una cosa nuova, il campo con il tesoro nascosto o la perla preziosa. Non hanno dubbi: ammaliati dalla bellezza del tesoro e del campo, lasciano tutto e prendono possesso del Vangelo. Ognuno di noi deve saper fare le proprie scelte nella vita secondo il Vangelo e non sono sempre facili. Le cose del mondo sono belle, attraggono e spesso siamo soffocati dalla noia della quotidianità e quella gioia che ha provato quell'uomo che ha trovato il tesoro nel campo, si affievolisce diventando quasi nulla. È la volontà, la capacità di fare discernimento che scattano in questo caso. L'emozione, il sentimento sono svaniti e l'aridità ha preso il sopravvento. Per questo motivo il vero amore deve prendere possesso della nostra volontà, affinché la nostra casa sia costruita sulla roccia e non sulla sabbia... altrimenti basterà una tempesta per essere travolti nelle nostre certezze e la fede essere sepolta dalle nostre preoccupazioni.

Il tesoro più prezioso

 Come afferma il Vangelo di oggi, il Regno di Dio è come un tesoro trovato casualmente in un campo, come la perla preziosa tanto cercata dal mercante. La parte comune alle due parabole è il fatto che per ottenere il tesoro o la perla preziosa, si vende tutto ciò che si possiede e si compra ciò che si desidera.

Il Regno di Dio è qualcosa di veramente prezioso, che richiede un lasciare ciò che si ha, un sacrificio di se stessi... ma ne vale davvero la pena, perché con esso si ottiene la vera gioia, la gioia piena della presenza di Dio e del suo amore. Non tutti possono capire questo: è una grazia che Dio dà. Il regno di Dio chiede di lasciare le proprie certezze, le proprie abitudini per fidarsi di Lui, per comprare qualcosa di nuovo. Dio fa nuove tutte le cose, ma per ottenere questo, bisogna abbandonarsi alle sue mani.

sabato 29 luglio 2023

La resurrezione di Lazzaro

 Oggi, 29 luglio, la liturgia ricorda tre santi uniti da uno stretto legame di parentela: Marta, Maria e Lazzaro. I tre erano uniti a Gesù da una profonda amicizia. È un brano che in poche righe, racconta un vissuto umano profondo, intessuto di valori imprescindibili, quali l'amicizia, la fede, il dolore, la vita eterna.... un brano intriso di umanità e divinità.

Prima di tutto, nel vangelo di Giovanni che narra l'episodio della resurrezione di Lazzaro, si puntualizza l'identità di Maria: Maria era colei che aveva unto i piedi di Gesù di nardo e li aveva asciugati con i suoi capelli. Era colei che lo amava, che lo riconosceva come suo Signore, era colei che lo aveva ascoltato volentieri mentre Marta si affannava a servirlo. Non è Maria Maddalena. 


I Giudei volevano mettere a morte Gesù, il cerchio si stava stringendo e, tornare in Giudea, significava esporsi a un grave pericolo. Gesù, appena saputo della malattia di Lazzaro, si ferma nel posto in cui si trovava ancora per due giorni. Lui sa tutto, sa anche che Lazzaro è morto. La malattia di Lazzaro è per la vita, non per la morte, affinché coloro che vedono, credano che Lui è il Signore.

"Lazzaro si è addormentato". La morte è un sonno, non è la fine di tutto e Gesù è colui che va a svegliare Lazzaro. Gesù è la resurrezione e la vita. 

Gesù dice ai discepoli di tornare in Giudea per svegliare il suo amico Lazzaro e Tommaso ne esce con una delle sue tipiche espressioni concrete: "Ma sì, andiamo con lui a morire!".  Di fatto Tommaso si reca con Gesù e gli altri apostoli in Giudea affrontando così il rischio, ma la sua analisi a cui Gesù non ribatte, è giusta e soprattutto molto reale: se uccideranno Lui, uccideranno anche noi. Gesù, secondo Tommaso, si sta comportando come un incosciente! 

Gesù, una volta a Betania, si comporta prudentemente, sta fuori dalla casa dei suoi amici e aspetta che Marta gli venga incontro e Maria viene chiamata di nascosto. Gesù è la vita, è la resurrezione. Gesù si commuove profondamente, sente il suo cuore fremere per il dolore, il dolore di vedere Maria soffrire, di vedere Lazzaro morto... ma Egli è il Signore. Arrivato al sepolcro di Lazzaro, fa togliere la pietra, quella grande pietra che, in seguito, alla morte di Gesù, rotolò tranquillamente senza sforzo... perché Lui era l'autore della Vita. Con la potenza della sua voce lo richiama alla vita: "Vieni fuori". Vieni fuori alla Luce, esci dalla tomba, vieni fuori dalle tenebre della morte, muoviti, liberati, perché io lo desidero e sono la tua vita...

lunedì 10 luglio 2023

Quando la vita è un gioco

 La vita è un dono, un dono davvero grande non compreso da molti. Non è una passeggiata: essere fedeli alla vita, senza voltarle le spalle e tradirla, non è semplice perché ci sono i momenti bui, i momenti in cui perdiamo di vista il punto di arrivo, ci distraiamo dalle cose terrene. 

Nessuno è esente dal vivere i momenti di forte sofferenza, la vita è fatta anche di questo. 

La cosa che la rende pesante, a volte, è proprio il piattume della quotidianità, quando tutto perde il sapore, quando non si sente più nulla e le emozioni sembrano addormentate. Questa è la cosa più pericolosa, perché la persona cerca di stimolare quelle emozioni sopite per dare un senso ad una vita che tutto ad un tratto si è svuotata di tutto. 

Forse i giovani di oggi sperimentano questo... Forse non riescono a sopportare il peso della quotidianità... ed è per questo motivo che si dedica a giochi molto pericolosi quali sono le challenge o sfide (in italiano). Filmano le cose più pericolose, come buttarsi in mare da uno scafo in corsa, rischiando di perdere la vita... solamente per ricevere notorietà sul web...  È davvero triste, perché da queste cose
si capisce come la vita non abbia più valore, venduta per una manciata di like... Ma davvero, la nostra vita che valore ha? Quasi nulla perché ha perso la sua sacralità, la sua preziosità. Un tempo, forse a causa dell'alto tasso di mortalità, la vita era preziosa, era considerata davvero un dono da custodire, nonostante la sua durezza e, nello stesso momento, la morte era una realtà da affrontare, non così traumatica o addirittura oggetto di tabù come lo è oggi.

giovedì 13 aprile 2023

Pasqua di Risurrezione

 Siamo arrivati a questa solennità importantissima per i cristiani, il fulcro della nostra fede. 


Credere solamente alla vita terrena di Gesù, è praticamente inutile: Gesù è venuto sulla terra per annunciarci il regno di Dio che... è già qui sulla terra, se si vive il Vangelo, ma si compirà perfettamente quando saremo risorti in Cristo. Credere alla risurrezione non è semplice, ci vuole la forza dello Spirito Santo, senza di Lui non saremmo in grado. Sicuramente è una grazia speciale, ma senza la fede in questa, sarebbe vana anche la nostra vita terrena. Dio ci donerà questa grazia se gliela  chiederemo insistentemente, perché ci vuole bene. Come ci accorda alcuni doni terreni, ci elargirà anche la fede nella Risurrezione. Abbiamo fede quindi! Buona Pasqua a tutti!

martedì 28 marzo 2023

Non temere

 365 sono le volte che "non temere" compare nella Bibbia. Un invito insistente che ricopre tutto l'arco dell'anno solare. L'angelo Gabriele lo disse anche a Maria: "Non temere Maria, hai trovato grazia presso Dio". 

L'invito a non temere, è un invito che sollecita l'uomo e la donna ad avere fede in Dio in ogni circostanza della vita. Quando la tempesta infuria, è davvero difficile volgere il proprio sguardo verso il cielo e confidare in Dio. Eppure Lui è sempre presente, anche nei momenti più bui che non risparmiano proprio nessuno. Dio ama infinitamente e gratuitamente. Il nostro cuore senza l'aiuto dello Spirito Santo non potrebbe mai comprendere l'amore di Dio che avvolge, soccorre, consola. 

Non temiamo, Dio è con noi in ogni istante della vita.

Fare o essere...

 Indiscutibile che la vita cristiana sia una vita di azione, ma deve esserci per forza la componente verticale della contemplazione e della preghiera, senza la quale ogni atto non sarebbe di vero amore. Ancor di più, in questa società che si affanna a fare e mette ai margini chi invece non riesce a produrre, è importante riflettere sulla fondamentalità dell'ESSERE. Senza che noi SIAMO, non possiamo dare. Tante volte è proprio questa la chiave di tutto: dare importanza all'essere. Con il nostro modo di fare comunichiamo tantissimo, più di quanto facciamo... ESSERE è anche un fare. Comunichiamo l'amore, la pazienza, la cordialità, la misericordia. Senza il nostro ESSERE, il fare perde ogni significato, soffocato da un orgoglio che traspare da ogni nostro modo di essere senza che noi ci accorgiamo...


martedì 14 marzo 2023

La vita è adesso

 Guardando i vari articoli della cronaca e, soprattutto nel mio caso, quelli che riguardano gli investimenti di pedoni da parte di scooter, ci si accorge che davvero la vita è un soffio. Siamo appesi ad un filo molto sottile che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro. Anch'io, come molti investiti, ero finita intubata, in codice rosso e prognosi riservata al san Martino. Alcuni di questi hanno varcato la soglia dell'eternità, io ho ottenuto la grazia di ritornare alla vita. 



Chi ha una malattia cronica, sa bene come la vita possa cambiare in un istante. Basta un attimo. Si sente la precarietà della vita e a volte ci si sorprende a pensare... "Mah... chissà se domani davvero riuscirò a fare quella cosa che mi sono prefissata..."

La vita è adesso, nessuno di noi sa cosa ci riservi il domani, perciò dobbiamo vivere bene e intensamente ogni istante, senza lasciarlo fuggire inutilmente. La vita è adesso, non è domani. Se si fugge non si vive...

Il perdono vero

 Il perdono, quello vero, è davvero difficile. È quello che non serba rancore, che non ricorda quello che si è subito e si è disposti a cominciare tutto da capo. 



Oggi Gesù ci induce a riflettere su quanto sia importante perdonare per essere perdonati. In effetti suonerebbe davvero male se noi chiedessimo il perdono se non usassimo misericordia verso gli altri. Gli apostoli sono sgomenti e domandano quale misura ci deve essere per il perdono. Siamo abituati a quantificare tutto, a misurare. Gesù risponde con una misura infinita, illimitata. Non ci deve essere un metro, Gesù è il nostro riferimento e lui, sebbene sia stato oltraggiato, non condannava nessuno. 

Dio sa che non è così semplice per noi, per questo abbiamo bisogno della forza dello Spirito Santo. 

lunedì 13 marzo 2023

Società inclusiva...o individualista?

 Di fronte a certi fatti raccontati dai media, tra cui l'isolamento di un ragazzo disabile che faceva troppi versi in un ristorante di un hotel del Trentino, viene spontaneo riflettere su cosa sia la società d'oggi e se incarni davvero i valori tanto predicati quali l'uguaglianza, l'inclusione...

Una conquista tanto sbandierata di questa società, è la libertà. Quando avvengono certi fatti che negano o sono contrari all'aborto ed eutanasia, si alzano tutti insieme gli scudi in difesa della libertà: "Ma come, siamo nel 2023??? Ancora esistono queste cose???" Queste cose.... quali? La concezione di libertà oggi ha fatto tantissimi danni, ci ha fatto diventare individualisti, ci ha trasformato in mostri che pensano sempre e solamente a se stessi. La nostra libertà non ha più confini, ma di fatto, prevarica i confini degli altri. È davvero una mentalità discutibile e soprattutto contradditoria. 

"Se avessi saputo che mio figlio portatore di handicap avesse avuto questo fardello da portare, avrei abortito nei primi mesi..." e poi si predica l'inclusione... Ma come, non volevi ucciderlo? Di fatto gli avresti precluso la possibilità di vivere, noi non possiamo sapere cosa sentono questi bimbi. Per loro, quando saranno cresciuti, non c'è posto nella società perché non producono... Si vede già da come si trattano gli anziani... E allora? Società e mentalità aberranti...



domenica 5 marzo 2023

Provvidenza e destino

 Un film ricco di contenuti, nonostante siano cambiati gli attori, è "Che Dio ci aiuti". L'ultima puntata trasmessa giovedì scorso induce a riflettere su un argomento molto complesso in modo molto semplice: destino e provvidenza. L'argomento ha suscitato infinite dispute e solleva non pochi dubbi nei credenti. 



Noi siamo liberi di scegliere il nostro percorso, tanto che nella nostra vita ci troviamo spesso davanti a dei bivi che, talvolta, ci portano su strade completamente opposte. Dio è Padre e non desidera assolutamente il nostro male, perciò Egli ci segue con la sua provvidenza e il suo amore e... come si dice spesso, scrive dritto sulle righe storte.

Il film raccontava di un ragazzo che desiderava molto diventare sacerdote, ma aveva una grave malattia neurodegenerativa che lo avrebbe immobilizzato totalmente. Aveva timore a parlarne con il vescovo perché sentiva fortemente la sua vocazione  e non voleva che gli impedisse di diventare sacerdote. 

Azzurra parla con lui e dice delle verità in modo semplice e comprensibile per tutti: siamo noi a scegliere la nostra strada e via via interviene la Provvidenza che non è il destino. Con il suo intervento che spesso non è ciò che desideriamo noi, ci fa ritrovare in una strada sconosciuta e dove non vorremmo noi, ma che se assaporiamo ciò che c'è intorno a noi, i colori, i sapori, le emozioni, capiamo subito che Dio sta scrivendo qualcosa di meraviglioso che noi non saremmo mai riusciti ad immaginare e che era quello che noi desideravamo di più.

Altra frase che appartiene a santa Teresina proprio relativamente alla sua vocazione di sedicenne carmelitana citato nel film: Dio non mette nel cuore dell'uomo desideri santi che lui non voglia esaudire... 

Meraviglioso, chiediamo a Dio la grazia di avere più fede in questo amore profondo...

venerdì 3 marzo 2023

La nostra giustizia

 La vita cristiana ha due dimensioni, come la croce: orizzontale e verticale. L'impegno di giustizia e carità verso i fratelli non può essere slegato dalla vita di preghiera attraverso la quale il fedele prende nutrimento e forza spirituale per attuare il vangelo. 



Il cristiano non è un filantropo, la sua carità ha la base sull'amore di Dio. Al contrario una vita di preghiera non può essere slegata dal concreto della vita quotidiana. Pregare e sentirsi a posto, sarebbe una vana illusione. San Giacomo diceva: 

14 A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, 16 e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? 17 Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta. 18 Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede»

giovedì 2 marzo 2023

Preghiera vera

La liturgia della Parola oggi ci offre la preghiera di Ester. È una preghiera umile che evidenzia la  debolezza di Ester e la potenza di Dio.



Per conoscere Dio dobbiamo pregare, dedicare qualche tempo a STARE con Lui. Più conosciamo Dio, più lo ameremo e per conoscerlo, dobbiamo stare con Lui. Spegnere tutti i rumori del mondo che ci assordano, tutte le luci che ci abbagliano, per poter contemplare il Suo Volto ed immergersi in Lui. 

Esistono tanti tipi di preghiera. La liturgia della Parola di questi giorni li sta esplicitando via via. Dovremmo avere la certezza che Dio è Padre e vuole il nostro bene. La nostra preghiera deve essere fatta nell'umiltà, consapevoli della nostra debolezza e dell'amore di Dio nei nostri confronti. Può capitare che le nostre richieste non vengano esaudite, ma solamente Lui sa tutto e quindi setacciare le nostre richieste secondo il suo amore. Alla base della nostra preghiera deve quindi esserci un'apertura indispensabile alla Sua volontà. Mettersi in ascolto vuol dire mettersi in discussione, ribaltare alcune visioni non evangeliche della vita, sebbene ciò costi sacrificio. Non possiamo ribaltarle con le nostre sole forze: in questo caso, entra in gioco la forza dello Spirito Santo. 

La preghiera di Gesù nell'orto del Getsemani ne è un esempio. La sua sofferenza era fortissima, tanto da farlo sudare sangue: l' odio, la sofferenza che avrebbe dovuto affrontare. Lui sapeva a cosa stava andando incontro e il pensiero e la prospettiva non erano di certo piacevoli. In quel momento travagliato esce una preghiera che può essere fatta nostra in modo assoluto: "Padre, allontana da me questo calice". Quante volte domandiamo che le nostre sofferenze siano allontanate... ma Gesù continua: "Ma sia fatta la tua e non la mia volontà". Se il Figlio di Dio si rimette alla sua volontà, tanto più dovremmo farlo noi.  

martedì 28 febbraio 2023

Dio è padre

Gesù nel vangelo di oggi ci chiede di non sprecare parole mentre preghiamo come fanno i pagani che pensano di essere ascoltati a furia di parole: Dio sa già di cosa abbiamo bisogno.


Tanto di più vero: Dio conosce i segreti più reconditi del nostro spirito e della nostra psiche. Quando cominciamo seriamente il nostro cammino umano e spirituale, ci accorgiamo subito che non ci conosciamo. Ci sono tanti aspetti del nostro carattere che si rivelano nel nostro comportamento che non conosciamo, ci lasciano perplessi e a volte leggermente scoraggiati perché non sappiamo come prenderci. Dio invece ci conosce bene, Lui ci scruta e ci conosce... è lui il nostro Creatore e Padre. Se un padre umano non può conoscerci bene perché la sua scienza è limitata, il Padre Celeste che è onnisciente, sa bene cosa bolle nel nostro cervello e nel nostro cuore. Allora dobbiamo rimetterci a Lui che sa tutto, abbandonarci al Suo amore misericordioso, chiedergli ciò di cui abbiamo bisogno, ma poi rimetterci alla sua volontà in tutto e per tutto. Lui ci ama e sa cosa è meglio per noi.

Gratificazioni "invisibili"

 Se è vero che l'uomo ha la cupidigia dei beni terreni, è pur vero che ha bisogno assolutamente di gratificazioni psicologiche e spirituali. I bisogni primari non sono solamente quelli fisici urgenti quali il cibo, la casa e via dicendo, ma sono anche quelli riguardanti l'aspetto psicologico. 


Tutti noi abbiamo delle ferite interiori di cui siamo o non siamo consapevoli e che ci portano a comportamenti non consoni al messaggio evangelico. La fatica dell'uomo sta proprio nel compiere la sua crescita umana e su essa basare quella spirituale. 

Abbiamo bisogno tanto di amore, di sentirci amati, ma il nostro compito è quello di diventare dei novelli "Giovanni Battista" che affermava che "Gesù doveva crescere e lui diminuire". Dovremmo arrivare al punto di accettare e poi desiderare di essere in secondo piano. La felicità e la gratificazione degli altri dovrebbero essere una priorità rispetto alla nostra. Detta questa frase, si capisce bene che si apre un mondo e un impegno assolutamente arduo da compiere. Vedere preferiti, elogiati gli altri rispetto a noi, è un vero colpo per la nostra autostima. Da qui si comprende come sia importante coltivare questa capacità umana di vederci con gli occhi di Dio che ama tutti con amore sconfinato di padre e non sentirsi afflitti quando ci vediamo all'ultimo posto.

lunedì 27 febbraio 2023

Consumismo e cristianesimo

 La cultura di oggi è quella del fare, del produrre: se tu non produci, non vali nulla. Il cristianesimo rovescia questa mentalità materialista e afferma che i poveri di spirito, i misericordiosi, gli operatori di pace, sono i prediletti dal Signore. Vi è una rivoluzione non da poco, perché apparentemente l'Occidente sostiene alcuni valori del cristianesimo, quale la pace nel mondo, i diritti dei bambini... etc, ma lo sbaglio più grande è che non si fondano sul Vangelo, per cui non hanno stabilità né sono duraturi. Ciò che ha la supremazia è appunto il produrre a tutti i costi e questo scatena nella psicologia di ogni uomo lontano da Dio, la competizione a tutti i costi, il desiderio del potere... e dicendo solamente questo, già si capisce che ne consegue la scarsa empatia, la superbia, l'incapacità di mettersi in ascolto. 



Questi tempi infatti sono caratterizzati da una frenesia eccessiva che non ti lascia il tempo di meditare, di riflettere e nel caos, spesso e volentieri, Dio tace. Non riusciamo nemmeno ad ascoltare noi stessi, il nostro cuore, per cui tutto diventa materiale: mors tua, vita mea. 

Un giorno, però, non ci servirà essere dei grandi letterati, musicisti, lodati dagli uomini, perché saremo solamente noi davanti a Dio che ci chiederà, come a Caino: cos'hai fatto di tuo fratello? E qui l'abisso sarà enorme...

domenica 26 febbraio 2023

Sulla croce

 Leggendo la vita dei grandi santi, si può cadere nell'errore di pensare che per loro tutto sia stato facile perché SENTIVANO  la presenza di Dio. Assolutamente no! Nessuno di loro ha vissuto la certezza dell'esistenza di Dio! Alcuni di loro, come Giovanni della Croce, hanno vissuto la notte oscura, ovvero il non sentire la presenza di Dio, avere fede nonostante tutte le luci attorno a loro si siano spente completamente. Dio ha chiesto loro di fare il salto della fede, un salto coraggioso che non li ha mai consegnati alla certezza... altrimenti non si chiamerebbe fede. 

La vera croce è sentire l'assenza di Dio e, nonostante tutto, mettere la propria vita nelle sue mani. È un'assenza che si esplicita in svariati modi: cadere nelle proprie debolezze e difetti, nel sentire un vuoto incolmabile dentro di sé, vivere in un vero e proprio deserto in cui la sete di Dio si fa sentire molto forte, ma non si riesce a lenirla perché l'anima sembra essere lontanissima da Dio. 

Tale condizione potrebbe trasformarsi in trappola, in scoraggiamento. Qui l'anima deve lottare coraggiosamente e duramente, aggrapparsi alla sua volontà con tutte le forze, non abbandonare la preghiera, la messa e i Sacramenti.

Quando si sale sulla croce, il dolore del corpo ci consegna alla totale vulnerabilità del nostro spirito.

Preghiera della serenità

 «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,

il coraggio di cambiare le cose che posso,

e la saggezza per conoscerne la differenza.


Vivendo un giorno per volta;

assaporando un momento per volta;

accettando la difficoltà come sentiero per la pace.



Prendendo, come Lui ha fatto, questo mondo peccaminoso così com'è, non come io vorrei che fosse.

Confidando che Egli metterà a posto tutte le cose, se io mi arrendo al Suo volere.

Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita,

e infinitamente felice con Lui per sempre nella prossima.»

Questa è la preghiera della serenità scritta da un teologo protestante tedesco - statunitense. È molto profonda e la prima parte è incisa nella medaglia degli alcolisti. Sono venuta a conoscenza di questa tramite una sitcom americana, "Mom". Essa veniva recitata dalle protagoniste in un momento comune di difficoltà del loro cammino di sobrietà: una loro giovane amica era morta di overdose e loro si erano sentite fragilissime. Tale avvenimento, a parte lo sgomento naturale e gli interrogativi connessi, aveva gettato l'intero gruppo nel terrore di poter cadere nuovamente nella loro dipendenza e le aveva consegnate all'incertezza del loro futuro. Non era scontato saper mantenere la propria sobrietà dopo averla raggiunta e una caduta sarebbe potuta essere fatale e  avrebbe potuto portarle alla morte. 

Nessuno di noi deve considerarsi migliore di coloro che vivono uno stato di dipendenza. Ognuno di noi è fragile. La nostra sobrietà, la nostra felicità è appesa ad un filo, siamo tutti fragili. Possiamo solamente ringraziare Dio di essere in piedi. Chi affronta la vita e le difficoltà, è accompagnato da Dio e dalla sua forza, non è un suo merito. Tutti abbiamo bisogno di accettare le cose che non possiamo cambiare. 

La preghiera "Solo per oggi" di san Giovanni XXIII è molto simile alla preghiera della serenità. L'uomo ha sete di felicità. Egli potrà trovare la sua serenità solamente in Dio e nel suo amore, nella certezza che Egli condurrà il nostro cammino a un bene supremo.

L'altra cosa meravigliosa e usuale che fanno questi gruppi, è fare ammenda. Chiedono scusa per il male arrecato agli altri, condividono i momenti difficili e si aiutano a vicenda. Ovviamente tutto questo non sarà semplice come nella sitcom americana, questo non lo posso dire non avendo esperienza, però è bello che si aiutino a vicenda, senza sentirsi giudicate per raggiungere uno scopo comune: la sobrietà e la felicità. 

Cammino di Quaresima

 La Quaresima è uno dei tempi forti che la Chiesa ci propone in preparazione della grande solennità della Pasqua. 

La Santa Pasqua ci introduce al grande tema e pilastro del cristianesimo: la morte e la vita eterna. 

La morte e ciò che c'è dopo costituiscono i più grandi interrogativi a cui l'uomo non riesce a dare una risposta sicura. Rimangono un'incognita che suscita tante perplessità, paure e debolezze. 

Pasqua significa Passaggio. Se torniamo all'Antico Testamento, essa si propone come il passaggio del popolo ebraico dalla condizione di schiavitù dagli Egiziani a quella di libertà. Per farlo, Mosè, il grande condottiero, opera grandi prodigi. Il popolo avanza fra le incertezze, i momenti di euforia e la certezza che Dio li guida sempre. Nonostante i grandi prodigi, la paura e la mancanza di fede fanno da padrone. Pasqua è da sempre la festa della Libertà. Gli Ebrei prendono coscienza di essere un popolo appartenente solamente al Signore e intraprendono il cammino che lo condurrà alla libertà. Pasqua è la festa della misericordia di Dio: Egli si china e conduce tra mille difficoltà il Suo Popolo Eletto alla libertà.

Quando i tempi furono maturi e la Giudea era sotto l'Impero Romano, nasce il Messia che condurrà il Popolo alla vera libertà. Il Messia è il Figlio di Dio. 

Gesù nasce in un paese anonimo e per trent'anni conduce una vita privata semplice: impara il lavoro del padre e vive nella sua famiglia di origine. Contrariamente alle consuetudini ebree del tempo, rimane scapolo e sui 30 anni comincia la sua cosiddetta vita pubblica, durante la quale insegna e manifesta l'amore di Dio. Egli svela il volto di Dio Padre. Frainteso dalla sua gente, Gesù si prepara ad affrontare la Pasqua, la vera Pasqua, che rivoluzionerà il pensiero di molta gente. Anche Lui, come Mosè,  compie tanti prodigi, guarigioni, ma la sua gente non comprende, spesso rimane ancorata alle sue durezze, non apre il cuore, è diffidente. I capi religiosi lo guardano con sospetto e molta invidia. Il suo parlare pone in cattiva luce i loro comportamenti e anziché cercare di capire e mettersi in ascolto, preferiscono metterlo a morte. Così comincia la Passione, ardentemente desiderata da Gesù, che è il culmine dell'amore di Dio nei confronti dell'uomo.

L'uomo prende coscienza di essere schiavo della propria carne, di desiderare qualcosa di più oltre alla vita terrena, di non possedere risposte ai grandi interrogativi della vita. Gesù affronta la sofferenza per liberarci dai peccati. È un cammino che si snoda attraverso la solitudine, l'abbandono di Dio Padre, la sofferenza fisica più crudele, l'incomprensione e il disprezzo. In questo deserto di dolore, Gesù si aggrappa a suo Padre con tutte le sue forze, affronta la morte e ottiene la Risurrezione e ci conquista la libertà dalla schiavitù del peccato e della morte. 

Noi non avremmo mai potuto affrontare la sofferenza che Gesù ha sopportato per noi. 

Con la forza dello Spirito Santo affrontiamo le nostre salite che ci conducono sul Golgota, luogo della nostra morte e del nostro passaggio. Tutti siamo in cammino verso Gerusalemme, verso il monte in cui, nella sofferenza, incontreremo e vedremo il volto di Dio Padre. Nella croce sperimenteremo la solitudine, la sofferenza fisica, l'umiliazione, l'abbandono. È lì che si metterà a dura prova la nostra fede, nel luogo in cui Gesù mormorò il suo "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"... ma anche il suo: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito".

Nella Pasqua facciamo esperienza dell'amore di Dio, anche quando tutto sembra parlarci del suo abbandono. Un padre vero non abbandonerà mai suo figlio e non lascerà mai che gli accada qualcosa di brutto. Il grande annuncio del Vangelo è che Dio è nostro Padre. Credere a questo rivoluziona totalmente la nostra vita, non la lesina dalle difficoltà, ma attraverso di esse conduce l'anima alla vera libertà: alla vita eterna con Lui.

Sacra Scrittura

 Quando ci apprestiamo a leggere qualsiasi brano appartenente alla Sacra Scrittura, che sia del Nuovo o del Vecchio Testamento, dovremmo pregare Dio che mandi il suo Spirito Santo nel nostro cuore affinché ci faccia comprendere l'ampiezza, la profondità della Parola di Dio. Non possiamo accostarci ad essa con supponenza o superficialmente come con qualsivoglia lettura: dobbiamo avere la consapevolezza di essere ignoranti, di non essere capaci di comprenderla

se non con l'aiuto dello Spirito Santo. 

La lettura della Sacra Scrittura ci aprirà ogni volta orizzonti nuovi, scopriremo sfaccettature nuove. Questa è l'opera dello Spirito Santo in noi che ci spiega le Scritture affinché riusciamo poi a metterle in pratica. Metterle in pratica non sarà una cosa immediata, c'è la fatica di superare le nostre debolezze, il nostro egoismo, la nostra durezza di cuore. 

Non dobbiamo stupirci delle nostre debolezze, attraverso di esse capiremo quelle degli altri e saremo più inclini al perdono. Non dobbiamo essere convinti che "noi non faremo mai quella cosa" o che "a noi non capiterà mai" (ovviamente sono convinzioni che toccano il soggetto in prima persona). Dobbiamo essere vigili e chiedere in ogni istante della nostra vita l'aiuto di Dio. Non scorderò mai le parole di santa Teresa di Lisieux durante la durezza della sua malattia: "non lasciate mai accanto al letto di una malata grave delle medicine, perché esse non siano una tentazione di abbreviare le sofferenze".

Ella non supponeva di sé, sapeva che la forza le veniva da Dio. Quest'atteggiamento di umiltà ci mette in ascolto delle sofferenze e debolezze altrui, le considera con riguardo e ci pone in una condotta di accompagnamento rispettoso, senza giudizio o condanna verso gli altri.