domenica 29 novembre 2009

Lourdes...

Questa notte...Lourdes...un piazzale immenso che traboccava di gente, gente con il sorriso sulle labbra...La Madonna desidera che ci siano anime che sappiano offrire la propria sofferenza con il sorriso. Non sempre la salute del corpo è il nostro bene maggiore...La parola sacrificio è bandita dal vocabolario, eppure il Vangelo non è cambiato. La Madonna cerca anime che sappiano immolarsi, che sappiano forgiarsi con piccoli sacrifici...Non aspetta che ci crocifiggiamo, che ci dilaniamo la carne, ma che sappiamo offrire quei piccoli sacrifici che la vita quotidiana ci dona: un cibo non gradito accolto come il più succulento, raccogliere una carta che per la nostra schiena giacerebbe tranquillamente per terra, saper sopportare un dolore in silenzio...(difficile!) La Madonna cerca anime eroiche nella quotidianità e nel nascondimento...Non cerca persone che recitino meccanicamente tutto il Santo Rosario, ma che sappiano unire la propria vita alla Sua, con coraggio e abnegazione. E' vero che a chi dona con gioia, il Signore domanderà di più, ma non dobbiamo temere perché ci donerà anche la forza di sopportare. Spesso e volentieri ci giustifichiamo affermando che non dobbiamo cercarci le sofferenze perché non sapremmo affrontarle. E da una parte è vero..Ma spesso ci si lamenta anche delle occasioni stesse che la quotidianità ci presenta e ci lasciamo sfuggire quelle perle preziose... Gesù ha offerto una volta per tutte il sacrificio della Sua vita, un sacrificio completo...ma ha chiesto anche a noi di offrire, rinnegando noi stessi, portando la nostra croce. In poche parole ha tinto di speranza il dolore, ha dato un senso alla nostra vita, ha cambiato ciò che sembrava una condanna, in redenzione...
La nostra vita è il canto d'amore di Dio...

sabato 28 novembre 2009

Gli altri, palestra per l'umiltà

Il nostro prossimo ci aiuta a rompere i nostri schemi mentali, ad essere meno ipocriti. Non bisogna desiderarli diversi da quello che sono, perché ci amareggeremmo la vita inutilmente: ci sono certe cose che non si possono cambiare e si devono accettare e affrontare così come sono. Il prossimo diventa allora la palestra ideale dell'umiltà, un'altra scala che ci porta al cielo.

martedì 24 novembre 2009

Il mare in tempesta

Stanotte ho sognato il mare in tempesta. Avevo paura, temevo le onde che erano altissime, ma queste s'infrangevano sugli scogli da cui le guardavo, senza quasi nemmeno sfiorarmi. Erano onde enormi...Il mio mare...non poteva farmi del male! Una volta, senza volere, come già ho raccontato, lo sfidai. Le onde erano davvero alte e ciò che mi colpì fu la loro forza, esse mi risucchiavano con un impeto tale che non riuscivo più a raggiungere la riva. Ma anche nella realtà vinsi la forza delle onde e riuscii a raggiungere la riva.

lunedì 23 novembre 2009

Colui che è santo, è colui che è umile

Colui che fa tutto alla perfezione, che non sbaglia nulla, che prega sempre bene...No, no...Santo è colui che si riconosce per quello che veramente è, una debole creatura. Non sono i limiti ad ostacolare la santità! Quando colui che è perfetto, o così sembra esteriormente, critica gli altri, non è affatto santo e nemmeno conosce sé stesso. Appare santo, ma non lo è. S'illude di essere santo ed in realtà è il più imperfetto di tutti perché non vede i suoi difetti.

Divagando fa le stelle

Stasera ho visto brillare nel blu del cielo, alcune stelle ridenti, lucenti, d'argento. E' la prima volta che le vedo così brillanti qui a Rm. Non che il cielo fosse particolarmente terso, anzi, è rimasto opaco, lattiginoso, offuscato da uno strato sottile di nubi. Allora la mia mente ha spaziato fra le nubi...Sì, eternità, vita, gioia... Ho respirato avidamente quell'aria serotina...Chissà quante volte anche Gesù ha contemplato il cielo di notte, mentre s'immergeva nella presenza del Padre, nella preghiera e nella lode... A volte le parole non bastano ad espriere un concetto, allora il scuore tocca la sublimità della musica con le sue armonie racconta i sentimenti più profondi dell'anima. Scivola leggera e sublime, tocca con le sue delicate dita le acque del mare, come leggera e fresca brezza le punte rocciose dei monti...Altre volte, ancora, nemmeno la musica sa parlare delle bellezze della vita...allora è meglio immergersi nello stupore e l'incanto del silenzio e assaporare così le profondità di Dio, la Contemplazione.
Spaziamo fra le stelle, argento colato nel blu della notte, cercando l'infinito del cielo dove lo sguardo non riesce a giungere...Cerchiamo il luccichio dell'acqua del mare per poter raggiungere attraverso la bellezza della natura l'infinito di Dio...

sabato 21 novembre 2009

Il Sacramento della Confessione o Riconciliazione

Che bello accostarsi al Sacramento della Riconciliazione! E' il Sacramento dell' Amore e del Perdono di Dio! A volte si fatica a confessare i propri peccati ad un uomo, ma aiuta molto pensare che, nascosto in quell'uomo, c'è Dio. Echeggiano quindi nel mio cuore le parole di Gesù: "Figlio ti sono perdonati i tuoi peccati, va' in pace." Forse il Sacramento della Riconciliazione, si comprenderebbe maggiormente e si apprezzerebbe nel suo reale valore, se si capisse il danno che il peccato fa nell'anima, così come anche le imperfezioni non superate e non curate. Dopo essersi confessati, il cuore sembra libero, sembra immergersi nell'immensità di Dio.
Bhe...scrivendo su questo Sacramento, mi è balzato alla mente il continuo diverbio tra chi non riesce ancora ad orientarsi nelle norme e concetti introdotti dal Concilio Vaticano II. Mi riferisco al doppio nome dato al Sacramento: Confessione o Riconciliazione?
Secondo me vanno bene entrambe e mi sembra che l'una completi l'altra. Prima la Confessione dei peccati per poi riconciliarsi con Dio.

giovedì 19 novembre 2009

Il silenzio della mattina

La città tinta ancora del viola della notte si sta lentamente illuminando. Nonostante sia così presto, si ode il ronzio delle auto che sfrecciano per la strada. Una giornata nuova...e nasce nel mio cuore, simile ad un fiore, il ricordo delle giornate della mia adolescenza, quando, al mattino, affrontavo a testa bassa la salita che portava alla fermata del bus. L'aria frizzante aveva lo stesso sapore screziato dell'oro del mattino ma possedeva pure, il freddo delle dita invernali che sembravano cristallizzare le foglie dei pioppi e degli ippocastani che costeggiavano i nastri grigi delle strade.

mercoledì 18 novembre 2009

Funi di morte, porta dell'eternità

"Mi stringevano funi di morte, mi opprimevano tristezza e angoscia...Ti prego, Signore, salvami"
Con passo felpato la morte, la percezione di essa, sono penetrate nel mio cuore. Il desiderio dell'eternità, non sembra intaccarsi, nonostante veda dentro di me, così chiaramente la morte del mio corpo e ne provi l'agonia interiore. E' un'agonia reale, forte...Vedo già il mio corpo freddo, dentro la bara...Mi capita durante le preghiere, ma non solo e sento un certo smarrimento...E per il mio carattere, vorrei già affrontare l'eternità e aver già il cuore in essa. Amo profondamente la vita, le cose meravigliose che mi circondano e vorrei assaporare tutto ciò che essa mi offre, non lasciarne cadere una briciola. La vita è una cosa meravigliosa e ne sono così avida che la vorrei gustare per l'eternità, vivere ogni attimo con intensità, gioire delle picccole cose, del sole che nasce, della volta stellata, dei fiori che spandono i loro delicati profumi, i colori cangianti della natura...Allora il mio cuore sembra esplodere di vita e le angosce della morte un passaggio inevitabile per giungere al possesso di Dio. Non mi spiego perché le sento adesso.

martedì 17 novembre 2009

La salita sul monte

Mi piace pensare spesso alla vita come ad una salita che porta alla vetta di un monte. La vita è un cammino verso l'apice della santità, quella vetta che sembra voler entrare nel santuario del cielo. Che sensazione stupenda, quando si giunge alla vetta! Quando si comincia il cammino, si è ricolmi di entusiasmo, anche se dal basso si scorge la punta del monte perdersi fra le nuvole cotonate. Le passeggiate in montagna si iniziano al mattino, precisamente all'alba, quando il sole sorge. I sentieri percorrono ampie vallate, s'inerpicano tra massi enormi, pietraie che mettono a dura prova il fiato, costeggiano torrenti scroscianti e canterini e laghi che riflettono i colori del cielo. La salita è dura, ma una volta giunti alla vetta, ecco che si può godere di un panorama stupendo e sembra di toccare il cielo con un dito e di camminare così in alto.... Così è la santità: è dura salire l'erta scala della santità, ma una volta che si raggiunge la vetta, l'aria si fa più rarefatta, il cielo è più vicino allo sguardo e le rocce delle montagne sembrano parlare della forza di Dio...

lunedì 16 novembre 2009

Il cammino della vita

Com'è lungo ed impervio il cammino della vita! Ma ecco, anche se nella fatica, la vita si colora di speranza. Nemmeno di fronte alla morte il cristiano deve arretrare o disperare, essa è il dies natalis, introduce nell'eternità. Talvolta si vorrebbe gettare la spugna, abbandonarsi all'oblio più profondo. E' in questo momento che si deve lottare maggiormente, affrontare la vita con grinta senza lasciarsi sopraffare dal tedio, dal mal di vivere.Nella vita brilla sempre la luce della speranza. La vita non può essere buia.
Signore, donami di amare i limiti del mio corpo e saperli donare come olocausto a Te gradito, anche quando è difficile.

domenica 15 novembre 2009

Una campana...

L'eterno dì della festa, la domenica...Vedo il sole, la sua placidità, la sua calma nell'accarezzare i palazzi, la magnolia che si erge imponente con i suoi rami protesi verso il cielo... Da quando mi ricordo l'ho vista sempre là, portatrice di ricordi anche buffi! Come quando il mio gatto in un mattino freddo d'inverno, lo sentimmo miagolare disperato. Quel mattino freddo, la neve aveva gonfiato fiabescamente Genova. Con il suo manto aveva ricoperto le scale ripide, le strade, il tetto della mia chiesa. Il mio gatto si era arrampicato sulla magnolia e miagolava disperato perché non sapeva più come scendere visto che ai piedi dell'albero, lo aspettavano i cani lupo. Ovviamente la sua disperazione era anche la mia...Così mia madre dovette andare a prenderlo...
Di domenica le campane suonavano a festa: le note rimbalzavano sulla specchio del mare, accarezzavano la città silente. Mi piaceva ascoltare quelle note allegre, gustare quell'aria intrisa di pace...L'eterno dì di festa....la domenica...

giovedì 12 novembre 2009

Il coraggio di dire "Ti voglio bene"

E' vero che le parole perdono il loro significato e la loro credibilità quando non sono accompagnate dai fatti, ma, talvolta, è importante esprimere i propri sentimenti e non aver paura di farlo! Saper dire "ti voglio bene" è svelare il proprio intimo all'altro. Ho preso l'abitudine di dirlo anche ai miei alunni...devono saperlo...Non solo dal mio comportamento ma anche dalle mie parole. La maestra non è la mamma, però deve saper comunicare, anche nella severità, il suo amore. I miei alunni sono la mia gioia: più sono vivaci, più voglio loro bene, per come sono e non per quello che dovrebbero essere. Ed ecco, quindi, che loro senza volerlo, seguono le regole della disciplina, la calma entra nei loro cuori e li plasma. Non hanno bisogno di un'insegnante che sappia stare in cattedra, un'insegnante perfetta, ma che sappia mostrare e chiedere scusa anche dei suoi limiti e condividere con loro le ansie e le gioie.

.....

L'eco della storia di Mario Filippo, giunge distinta nel cielo della mia anima. Voglio avere la stessa dignità di fronte alla malattia, non piangermi mai addosso. Sì, perché di fronte al dolore bisogna vivere con forza e dignità. Che bello saper sorridere alla sofferenza! Desidero assaporare ogni istante di questa vita, come si fa con una caramella prelibata; desidero rendere speciale la quotidianità e la mia stessa aridità.

Momenti strani...???

Momento strano...Lo spirito è avvolto da una fitta nebbia ovattata. No, Signore, non temo nulla. Forse è un po' di stanchezza...Attraverso questa nebbia mi giungono gli echi dell'eternità. Ricordo l'anima di Mario Filippo che mi assicurava che le porte di questa si sarebbero aperte presto...O Signore, morire vuol dire tuffarsi nella luce...Che sia quindi presto, come sembra che tu abbia promesso. Questa realtà mi scivola dalle mani, come fresca acqua, e, mentre vedo con gli occhi dello spirito il deterioramento, la corruzione che il mio corpo subirà, anelo a quella luce dove s'immergerà il mio spirito, dove si beerà della pace di Dio. E non posso allontanare questo pensiero. Ho già vissuto tante volte il dissolvimento dellla mia carne, visto la tomba dove il mio corpo riposerà... mentre l'anima avrà già compiuto il salto, superato il buio della morte, quella porta di bronzo, pesante...L'ho già visto con gli occhi dello spirito e se da una parte è stato tremendo, dall'altra è come se il mio cuore tendesse sempre di più all'eternità. Non anelo ad altro se non immergermi in essa. Quante volte ho parlato della Luce anche quando ero lontana da Dio...

Storia dei ragazzi in cielo...

Toccanti le storie dei ragazzi, la cui vita terrena è stata tirchia di anni. Già, perché laddove termina il Calvario, continua il Tabor dell'eternità. Sono narrate sempre da don Paolo Gariglio e fanno desiderare ancor più il Paradiso. Le riflessioni si fanno molto profonde...Che grazia la malattia! Essa, se vissuta bene, con dignità e serenità, diventa la scala che porta al cielo. La malattia non deturpa lo spirito, ma fa crescere le ali della fede.

martedì 10 novembre 2009

Vita mutantur non tollitur

Sto riflettendo intensamente sul concetto di vita eterna. Chissà perché l'uomo contemporaneo è ancorato al materiale. Sembra quasi aver timore di tutto ciò che è spirituale, come se questo togliesse la supremazia all'intelligenza. L'intelligenza stessa, però, non può essere ricondotta solo all'azione dell'organo cerebrale. Dobbiamo pure accettare che è immateriale. L'uomo è ancorato suo malgrado, al concetto d'eternità...perché non accettare che lo spirito, l'anima sono immortali? Questo concetto non va contro la ragione, eppure si guarda con sospetto chi crede nell'eternità, come se fosse un pazzo. E pazzo è considerato anche chi ritiene sia una vita felice quella condotta da chi non è perfetto fisicamente. L'uomo d'oggi ha terrore del diverso, la sofferenza fa inorridire, chi non è efficiente è emarginato. La materia è in continua trasformazione. Questo processo è subito anche da noi. Quando moriamo, la vita cambia forma, non finisce.

Diventare ostia

Durante la S. Messa, al momento della Consacrazione, avviene la grande trasformazione che i nostri occhi di carne non vedono: il pane, l'ostia diventa Corpo di Cristo. Tanti miracoli hanno confermato questa trasformazione...Noi non vediamo che la sostanza del pane è cambiata, i nostri sensi non lo percepiscono ma è così... Anche noi dobbiamo trasformarci come l'ostia, in Corpo di Cristo, consacrandogli ogni istante. Facendo questo, ci troveremo mutati senza nemmeno accorgercene.

lunedì 9 novembre 2009

Prepararsi all'eternità

Prepararsi all'eternità, vuol dire vivere ogni istante come se fosse l'ultimo. Bisogna far sbocciare l'anima fuori dal proprio corpo. La malattia è una lunga scala che porterà alla luce del Paradiso, una scala ripida, difficile da salire ...ma da salire... E' quella porta stretta in cui si deve passare, è la Croce su cui si deve salire. E' l'occasione per disincarnarsi già su questa terra. Avere la certezza che l'anima è immortale fa affrontare la morte in modo senz'altro differente. Con la morte, l'anima si distacca dal corpo ed entra nella luce di Dio. La certezza dell'immortalità dell'anima, fa esclamare Mario Filippo: State certi, non vagherò nel buio!
Questa certezza così ben radicata nel cuore prende corpo in una serie di atteggiamenti nei confronti della realtà terrena.
La Croce comincia ad assumere maggiormente i tratti salvifici e non incute più di tanto timore: essa diventa provvisoria come tutte le altre realtà terrene.
Si godono senz'altro molto di più le realtà di questa vita. La Croce non dev' essere considerata come un incidente di passaggio e tanto meno un ostacolo alla santità. Nella sua crudezza essa esprime il percorso che il buon Dio ha scelto per l'anima, una strada precisa per giungere alla santità in poche parole: la volontà di Dio sul quell'anima.

domenica 8 novembre 2009

Morire d'amore

La prima santa che conobbi dopo la mia conversione fu Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo. Avevo 19 anni ed avevo espresso a qualche prete il mio desiderio di consacrarmi a Dio. Il primo prete era il mio parroco. A lui feci notare la mia poca salute e se con questa la volontà di Dio fosse differente da quella che avevo pensato. Lui mi rispose con molta fiducia..."No, no, stai tranquilla, tutt' al più se non ti vogliono da nessuna parte, fondi tu stessa una congregazione."
Il secondo era un Padre Carmelitano. Il primo morì di tumore in concetto di santità . Il padre Carmelitano lesse i miei scritti e disse che avevo una grande affinità con santa Teresa di Gesù Bambino e mi diede la biografia da leggere. M'innamorai profondamente della sua spiritualità, anche se non la conobbi totalmente dopo la prima lettura...ma dopo anni...
Ultimamente durante gli esercizi spirituali, ho preso un libretto che narrava la Passione di Santa Teresina...Morire d'amore significa desiderare unirsi al buon Dio...ed è ovvio che bisogna passare per la Croce e la morte. "Morire d'amore, non vuol dire morire tra i trasporti..." NO, affatto. Sulla Croce Gesù soffrì tremendamente non solo fisicamente, fu ingiuriato dai suoi aguzzini, abbandonato dai suoi più cari amici, i suoi discepoli che tanto si erano stupiti dei suoi miracoli ma che di lì ad avere veramente fede, ne corre. Con questa frase, sono entrata nella spiritualità della Nostra Madre Fondatrice che con grande umiltà accettava ogni croce per amore di Dio. Morire d'amore significa sperimentare anche l'abbandono del Padre, come Gesù...Mi viene in mente la pazienza di Padre Pio di fronte alle numerose calunnie...Bisogna avere pazienza...Bisogna amarli...Una parola!! Morire quindi d'amore vuol dire desiderare profondamente unirsi al Padre passando attraverso la Croce che purifica lo spirito.
Tanto tempo fa sognai una cosa particolare che all'inizio mi fece paura ed anche ribrezzo: morire martire nel Colosseo. Non seppi definire il significato del sogno anche perché non me ne ritenevo affatto degna...Adesso posso rispondere che il Signore è capace di compiere miracoli interiori e di farci diventare dei coraggiosi gladiatori.

Io e l'influenza A

Sono stata assente dal blog e quei pochi post aggiunti, sono stati aggiunti tra un colpo di tosse e l'altro...Anch'io ho preso, e questa è la seconda settimana, l'influenza. Quella normale...Quindi, quando ho aggiunto l'ultimo post, avevo qualche dubbio anch'io. No, non è suina!!! Però effettivamente io appartengo ad una fascia a rischio, con poche difese immunitarie. E' da due settimane che sto combattendo con l'influenza, ho preso antibiotici ed ancora tossisco come una locomotiva...Mio padre, poi, rientra ancor più di me nella fascia a rischio: l'anno scorso in questo periodo ha avuto un versamento pleurico...oltre ad ictus, diabete e compagnia bella...Paura? Mah, un po' di dubbi riguardo alla mia salute, cioè che riesca a passare quest'inverno senza contrarla, li ho. Farò il vaccino semplice antinfluenzale ma quello della suina no, nemmeno mio padre...Tuttavia sento di non aver paura, se verrà, cercherò di combatterla e se il Signore mi chiamerà...ebbene...non aneliamo al Paradiso???? Questo per sottolineare che ho scritto quelle righe non perché stessi così bene e sentissi il virus così lontano...o abbia una salute di ferro per cui posso tranquillamente sperare che anche se contraessi il virus, probabilisticamente, ne uscirei illesa, più fresca di prima. No, ho scritto questo post, appartenendo alla fascia a rischio ed avendo anche l'influenza abbastanza forte da due settimane. Ma sì, la nostra vita è nelle mani di Dio e nessuno può aggiungervi nemmeno due minuti. Il nostro impegno deve essere quello di prepararsi alla vita eterna, giorno per giorno, e possedere quella fede che si professa. Possederla e vivere.

martedì 3 novembre 2009

Il terrore della morte

Troppo allarmismo per la nuova influenza, allarmismo che ne dice molto sulle contraddizioni della società odierna, così stanca della vita e così attaccata ad essa, in modo esagerato ed erroneo. La società sembra voler tenere sotto controllo a tutti i costi la morte, sembra voler darle un freno o decretare quando è il tempo giusto che venga a prendere la propria anima. L'uomo, padrone della terra, vuole essere padrone anche della vita, definirne le scadenze...se è possibile scegliere anche il modo in cui andare all'altro mondo...
Allarmarsi non serve a nulla davvero, perché il solo padrone della vita rimane Dio e Lui solo può scegliere il modo in cui quell'anima deve passare alla vita eterna. L'uomo, a questo pensiero, non ci sta. Recalcitra, la sua insicurezza lo rende spasmodico e nello stesso tempo troppo orgoglioso...

lunedì 2 novembre 2009

Il cielo piange

Il cielo oggi piange...Già, è una giornata davvero piovosa. Non sono potuta andare al cimitero e di questo me ne dispiace molto...Devo sempre sottostare alla legge della mia salute che ha deciso di purificarsi con una bella bronchitiella...Ma sì, bisogna cambiare ogni tanto, non si può essere sempre così monotoni...Bisogna dare alla tosse quel tocco artistico di diversità!!!

Il senso della vita

La gioia del tempo presente mi ha indotto a riflettere sul senso della vita. La vita è fatta di avvenimenti semplici, di profumi, di aromi, di sensazioni anche fuggenti. Tanti attimi costruiscono la vita. Assaporarla è un dovere, non bisogna che gli avvenimenti fuggano senza incidere e scivolino come se passassero su una lastra di ghiaccio. La vita va vissuta fino in fondo, con intensità, perché l'attimo è fuggente e non tornerà più. Non c'è nulla di più brutto del vivere come se si fosse morti. Si diventa dei morti viventi. Comprendo ciò che voleva dire Mario Bagliani quando descriveva la natura con sfumature così belle. Queste sfumature sono nate sicuramente dal profondo amore per la vita. Lui...che stava per morire a 19 anni appena compiuti! Con che intensità egli descrive i colori sgargianti della natura, l'infinità del mare che tanto amava. Si assapora la natura solo quando si vive all'unisono con il creato e soprattutto il Creatore. Mario amava il mare della mia terra, della Liguria. Là si rifugiava nelle vacanze con i suoi amici. Amava anche i monti della sua terra, il Piemonte...Quei monti che ho visto anch'io, quei monti che hanno proiettato la mia mente in una dimensione diversa...Mario usava parole vibranti d'amore e forse anche di nostalgia. Egli stava per lasciare questa vita...Oh mio Dio, tante volte i miei pensieri sono stati sorpresi dall'idea della morte...Ed ecco che tutto ad un tratto nostalgia, curiosità, timore, attesa sfiorano la mia mente...