martedì 28 luglio 2015

Un sentiero pericoloso


Il cristianesimo è un cammino davvero molto complesso. Solo con l'aiuto e la fiducia in Dio possiamo percorrerlo nel migliore dei modi. Se si pensa di essere il protagonista o l'autore di questo cammino, si sbaglia clamorosamente. Eppure, dopo l'entusiasmo del momento in cui abbiamo incontrato l'amore di Dio, rischiamo di entrare nel fariseismo puro, per cui si comincia a puntare troppo il dito su noi stessi e sugli altri. Sì, questo rischio è sempre in agguato, perché il sentimento svanisce, dopo Cristo conosciamo la Chiesa con tutto l'apparato del “non fare” che ne consegue e... ci si perde.... clamorosamente! Perché si inizia ad evitare il peccato semplicemente per il fatto che non si deve fare e non perché ci si sente beati nel possesso di Dio. Una  trappola orrenda che spoglia il cristianesimo del suo vero significato e bellezza e lo riduce ad un Codice di regole, fuori dal quale c'è il peccato, un Dio che punta il dito e di cui si ha tremendamente paura! E si rimane paralizzati, senza comprendere né conoscere realmente Dio.

Il cristianesimo non è tutto questo, un fare o non fare una cosa, è l'incontro con una Persona vera, affascinante che ci ama immensamente e desidera ardentemente i nostri cuori e nella via che si deve percorrere, non mette dei paletti con il filo spinato, ma mette a disposizione dei sentieri che si snodano in boschi, a volte limitano dei pericolosi burroni... e in questi sentieri non ci sono dei passamano o paletti che ci proteggano, ma solamente la sua invisibile mano che ci conduce... e dobbiamo crederlo ciecamente, perché se non lo crediamo, faremo la fine di Pietro che cominciò a sprofondare nel mare e nei suoi flutti...
Dio si conosce solamente nella preghiera e nella lettura della Sacra Scrittura...

L'inferno... non esiste!

Dall'idea di una tolleranza sbagliata, possono emergere tanti pericolosi tranelli, mai stati così prepotentemente attuali: l'idea della “non esistenza dell'inferno”. PERICOLOSISSIMA!!! perché? Perché è difficile che l'uomo riesca ad agire esclusivamente per puro amore di Dio.
Neanche il santo più perfetto è riuscito subito ad agire per puro amor di Dio! È un cammino da fare... e comunque il timor di Dio, cioè il rispetto verso Dio, è il principio della carità. Se si ha timore e rispetto di una persona perché perfetta, si imparerà lentamente ad amarla! Piano piano si giungerà a: siccome si ama quella persona, si ha paura di farle del male. Un rispetto, un timore dosato, ovviamente, non paralizzante, perché il timore l'ha più volte combattuto Gesù stesso: “Non abbiate paura, io ho vinto il mondo!”. In seguito analizzeremo quanto sia pericolosa l'idea di un Dio vendicatore o giustiziere!

Oltre a questo, la convinzione che l'inferno non esiste, può portare a pensare di conseguenza, che tutti vadano in Paradiso... Sembra bella l'idea, ma occulta perfettamente sotto una misericordia permissiva, l'ingiustizia terribile di un Dio simile! Ognuno nella sua vita può fare tutto ciò che vuole: ammazzare, fare del male, rubare e così via... tanto le porte del paradiso sono sempre spalancate. Non è giusto! Se uno fa del male, deve riparare, assolutamente. La misericordia di Dio nei confronti anche del più aspro assassino è che gli dà l'opportunità di pentirsi fino all'ultimo: sarà lui stesso che sceglierà l'inferno. La sua mente e i suoi occhi ottenebrati, non possono vedere Dio: i rimorsi che divorano la sua anima per tutto il male che ha perpetrato al suo prossimo, sono terribili dinnanzi alla grandezza di quell'amore sublime ed infinito che è Dio stesso. Come noi quando passiamo da una stanza completamente buia ad una luminosa, ne rimaniamo accecati, non possiamo fissare il sole... Così accade di colui che non ha cercato Dio veramente durante tutta la sua vita. Rivede tutto il male, nei suoi minimi particolari, le sue conseguenze nefaste, che ha fatto agli altri. Se non ha avuto fiducia in Dio durante la sua vita terrena, difficilmente ne avrà in quel momento assolutamente critico per qualsiasi anima che si presenta sola al suo Creatore, nuda. 

C'è qualcuno che affermava che la giustizia dell'uomo è meno rigorosa di quella di Dio. Vero, perché talvolta è facile ingannare un uomo, fargli credere il bene che volevamo in realtà fare, ma non Dio che conosce le nostre intenzioni così come sono e legge nei nostri pensieri. Ci stupiamo della durezza di padre Pio. Nessuno di noi ha le sue doti per cui non possiamo arrogarci il diritto di mandare via dal nostro cospetto nessuno perché non ne conosciamo realmente le intenzioni, ma lui leggeva nelle anime e conosceva le intenzioni, il suo grado di pentimento e di amore. Ed era un uomo.... Cosa sarà perciò Dio?

Il Dio tollerante

Il nostro Dio intellettuale può assumere mille volti, a seconda di ciò che noi vogliamo vedere. 
Navigando per internet, oppure ascoltando semplicemente i discorsi fra la gente sulla Chiesa, o meglio, su Gesù Cristo, è facile intuire come vorrebbero che fosse Dio stesso. “La Chiesa non accetta questo... la Chiesa non accetta quest'altro.... eppure Cristo stava con i peccatori....”
È la frase più gettonata che esista! La Chiesa sostiene alcune regole che stanno strette, danno fastidio, per cui si afferma che non ha capito nulla di ciò che ha detto Gesù. 
È vero che la Chiesa sbaglia, spesso e volentieri sbaglia chi sta più in alto nella sua gerarchia, lo notiamo nella vita di tanti santi canonizzati: è arrivata persino a “perseguitarli”. Per comprendere però alcune “regole” della Chiesa, basta avvicinarsi realmente a Cristo, allora si può sperimentare la veridicità di esse. La Chiesa, la gerarchia ecclesiastica, sbaglia, quando, in nome delle regole, si dimentica la carità, l'amore, la passione di Cristo per l'uomo.

Lo abbiamo già visto nella vita di san Filippo Neri: san Filippo Neri stava con i più poveri, con i peccatori, con gli emarginati e per questo motivo la Chiesa, trincerata in una visione senz' amore, stretta nelle regole oltre le quali, secondo Lei, l'uomo perde la sua dignità rischiando la scomunica, non lo comprende e sbaglia in pieno.

Si è dimenticata la carità e l'amore del suo Fondatore, Gesù. Gesù cercava i peccatori, parlava con le prostitute e non per questo commetteva i loro peccati. Così san Filippo Neri: amava i peccatori ma non condivideva il peccato. Si ha un'idea sbagliata della tolleranza. Al giorno d'oggi tutto è lecito, vi è una confusione enorme che sta sprofondando sempre di più in un'immoralità allarmante che si cela nel pericolosissimo “tanto tutti lo fanno”! Terribile! Chi ha sperimentato anche solamente un attimo la vera presenza di Cristo nella preghiera, nello stare semplicemente alla sua presenza, comprende bene che più si stacca dai beni terreni, più s'immerge nella carità del Cristo. Tutto assume una valenza differente, e il desiderio della vita eterna, cioè del possesso di Dio, diventa preponderante. 
Per questo, possedere l'amore di Dio non significa accettare di fare un grande minestrone di ideali, di fare un'accozzaglia di immoralità e brutture, significa amare tutti i peccatori, anzi, amarli più dei giusti e desiderare che conoscano anche loro Gesù. Ecco cosa portava i missionari ad evangelizzare le terre pagane o a dare la vita per Cristo! Un amore infinito, umanamente incomprensibile!

Il Dio vero

Spesso e volentieri ci costruiamo un Dio differente da quello reale. Talvolta è fatto a nostra immagine e somiglianza: pensa quello che pensiamo noi; altre è un Dio che ci fa comodo perché corrisponde a quello che desidereremmo noi, in quanto quello Vero ci dà fastidio e ci interroga troppo sul nostro modo di vedere, sentire e vivere. Entrambe le visioni di Dio sono erronee e pericolose. Non è certamente facile capire chi è veramente Dio. È un cammino da compiere, un cammino di spogliazione che tutti noi che ci dichiariamo cristiani, dobbiamo fare. Nessuno di noi è arrivato e in quanto si tratta di Dio che ha l'attributo dell'infinità, non arriveremo mai in cima se non quando varcheremo la porta dell'eternità!
È un po' come scalare una montagna, non a caso l'incontro con Dio nell'Antico Testamento avviene proprio in cima ad un monte. Mentre si sale ci si accorge che il panorama cambia in continuazione: nuovi orizzonti, nuovi panorami si aprono ai nostri occhi... Nuove bellezze si presentano, ma pure dei pericoli... Ma se li superiamo, ecco che in cima si può respirare un'aria nuova e godere di un paesaggio mozzafiato. Chi pensa di essere arrivato in cima, in realtà si preclude della possibilità di vedere il “vero panorama”, quello stupendo, quello che toglie il respiro: si accontenta di un paesaggio bello, ma non corrispondente alla pienezza... e poiché non cammina più, preferisce scendere perché si è stufato!

Il vero Dio, quello del Vangelo, non corrispondente a queste due visioni, si può conoscere solamente nella preghiera. Ci illudiamo se vogliamo passare per altre strade.

martedì 21 luglio 2015

San Filippo Neri

Ieri su TV 2000 hanno trasmesso il film che racconta la vita di san Filippo Neri: “Preferisco il paradiso”.
È opportuno riflettere su alcuni punti. Il volto della Chiesa è “strano”, in mano a uomini potenti e ricchi che sembrano aver dimenticato il vero messaggio del Vangelo. La vita di san Filippo Neri dava fastidio a un ragazzo nobile, parente di un vescovo, molto probabilmente perché gli ricordava alcuni valori che lui non viveva. Il ragazzo, infatti, viveva in modo dissoluto, ma davanti allo zio vescovo, recitava la parte di quello che seguiva tutte le regole e cercava l'onore della Chiesa. Così non era: il ragazzo oltre che frequentare donne di vario genere, approfittava della sua potenza per angariare un adolescente, poverissimo, figlio di prostituta, che viveva assieme ad altri bambini con il quale condivideva la propria condizione sociale miserevole: i bimbi, costretti ad abitare nelle catacombe perché privi di una casa, soffrivano la fame.
San Filippo è convinto che il messaggio d'amore di Cristo, sia rivolto a tutti, principalmente ai peccatori. La Chiesa gerarchica è invece ancorata a un'idea assolutamente sbagliata e umana, fatta di regole ferree e divieti: di fatto il messaggio evangelico è rivolto solamente a chi vive bene, a chi non ha commesso peccati e non ai figli di prostitute. Ci possiamo domandare come questo sia possibile: in fondo Gesù è stato chiaro nel suo messaggio di salvezza! La salvezza è rivolta a tutti i peccatori e nessuno si può definire giusto davanti a Dio. La Chiesa è convinta che solamente i preti possano parlare di Dio. San Filippo è convinto invece del contrario: il messaggio è rivolto a tutti, perciò tutti possono parlare di Dio!

Il volto di questa Chiesa è il volto di chi ha dimenticato il vangelo. Nessuno dice che bisogna vivere in modo dissoluto, senza regole e facendo ciò che si vuole, però la Chiesa non deve accarezzare la ricchezza e giudicare qualcuno escluso dal messaggio evangelico. L'amore di Cristo deve abbracciare tutti. Gesù stava con tutti e ha insegnato che il Padre amava soprattutto gli esclusi, voleva dimostrare che la mentalità di Dio è diversa da quella degli uomini. Sembra che la Chiesa, dopo che si è affermata come istituzione, abbia dimenticato questo messaggio essenziale per Gesù e abbia costruito delle infrastrutture che offuscano l'amore di Dio, un amore universale... L'amore di Dio non è assolutamente legato a regole umane, ma è cieco!

martedì 7 luglio 2015

Braccialetti Rossi 2

Finalmente dopo tanto tempo sono riuscita a vedere la seconda serie dei “Braccialetti Rossi”.  Entusiasmante, semplicemente sublime! Tocca argomenti molto forti, provocando commozione e, nello stesso tempo, non regala un lieto fine che a tutti costi si vorrebbe. 
Così è questa serie televisiva. Non è prettamente cristiana, tuttavia ha degli elementi fondamentali su cui poter riflettere.
Il tema fondamentale non è l'amicizia, come sembra, ma è l'amore in tutte le sue forme. Certo, l'amicizia sembra essere il tema fondamentale, perché essa si nutre dell'amore, cresce, sperimenta il perdono, la forza, il coraggio di rialzarsi. L'amore ha la certezza che la vita è eterna.
La serie televisiva tocca più volte questo t
ema e sembra snodarsi e prendere senso su tale convinzione. Prima la morte prematura di Davide. Davide è colui che veglia sul gruppo, che consola gli amici e li consiglia. Prende come tramite Tony. 
La vita è dura, sembra raccontare il film, tuttavia si deve avere il coraggio di vivere fino in fondo la propria vita, per trovare la felicità. Una canzone del film diceva: “per uscire bisogna entrare”. Sì, un gruppo di giovani deve affrontare la vita nella sua durezza, affrontare un destino, un dolore che tanti della loro età non riescono nemmeno a pensare. Ma è proprio là, in quell'ospedale, che si impara a vivere e a conoscere il vero amore, quello che crede possibile l'impossibile. “Da soli non siamo niente, insieme siamo tutto”...
E poi la morte di uno più grande di loro, Nicola, che aveva dato loro forza, la forza di un adulto che sa non piangersi addosso ma vedere ancora un futuro nonostante i propri sbagli.
Ecco ancora una volta la morte. Il dolore del distacco è forte, si sperimenta il dolore del tradimento, nelle amicizie che sembrano profonde, ma c'è il coraggio di continuare, di rialzarsi, di perdonare.
La vita è quell'opportunità da prendere al volo, comunque sia. L'amore, il dono di sé e il coraggio di chiedere perdono, di metterci la propria faccia, fa sì che i miracoli si compiano: chi è in coma si sveglia e chi ha perso il coraggio si rimette a combattere. Già, perché nella sua drammaticità, nonostante tutto, la vita va vissuta fino in fondo.
Leo è colui che soffre di più di tutto il gruppo, è il leader per eccellenza, la sua grandezza si mostra nella dignità con cui accetta il dolore nella propria vita, non passivamente, ma combattendo, sentendo la lotta e la ripugnanza, la paura della morte. Ha dato tutto di se stesso, era disposto a tacere il suo dolore per amore... e noi cristiani, siamo pronti a fare la stessa cosa? Chiamati ad un amore più grande, dovremmo trovare un senso ancora più immenso....

sabato 4 luglio 2015

Abbandono in Dio

Siamo tutti un po' come bambini nella vita spirituale, ma non nel senso che Gesù intende. Gesù ci esorta a diventare bambini, anzi, non solo, dice che chi non diventerà come bambino, non entrerà nel Regno dei Cieli. Ma cosa intende esattamente? Significa affidarsi completamente a Dio e al suo volere. Da bambini si è convinti che i genitori non sbaglino mai. I nostri genitori non sono infallibili, nonostante la convinzione... Ma Dio lo è, conosce il nostro vero bene e lo vuole con cuore di Padre, senza limiti e egoismi che noi umani abbiamo. Ma quanto è difficile abbandonarsi in Dio! Siamo abituati, proprio come i bambini a voler essere i protagonisti di tutto... Siamo proprio dei bambini capricciosi! Il problema è che a noi sembra giusto così! Siamo egocentrici sia nei rapporti con Dio che con gli altri.