sabato 25 agosto 2018

La vignetta che fa male

La  vignetta...  quella  vignetta  che  fa  del  male,  fa  del  male  ad  un  cuore  già  spezzato, perché  l'ironia  deve  avere  certi  limiti:  il  limite  del  rispetto  davanti  alla  morte  e tragedia  di  una  città  che  cerca  e  ha  già  ricominciato  a  rialzarsi.  Forse  avrete  già compreso  che  mi  sto  riferendo  alla  vignetta  composta  dal  famoso  giornalino  satirico “Charlie  Hebdo”  riguardo  ai  fatti  di  Genova.  In  essa  campeggiavano  due  scritte  che volevano  essere  da  rimprovero  all'incuria  delle  costruzioni  italiane  e  alla  politica presa  dal  Governo  nei  confronti  dei  migranti:  “costruito  dagli  italiani...  pulito  dai migranti”. Lo  avevo  commentato  amaramente  anche  quando  fecero  quella  vignetta  satirica  due anni  fa  esatti  sul  terremoto  di  Amatrice,  lo  rimarco  anche  oggi  riguardo  al  crollo  del Ponte  Morandi,  il  nostro  ponte  di  Brookline.  Fa  male  perché  la  satira  deve  avere rispetto.  Ricordo  che  qualcuno  mi  ha  raccontato  che  nel  dopoguerra,  non  si  potevano prendere  in  giro  i  politici  in  quanto  essi  rappresentavano  un  “potere,  un'autorità”  che si  doveva  rispettare.  Purtroppo  la  maleducazione,  l'interesse,  l'egoismo  sono  entrati prepotentemente  nella  politica  gettando  discredito  e  così  perdendo  credibilità  agli occhi  della  gente.  Non  esiste  più  un  gruppo  politico  che  effettivamente  rappresenti  in toto  il  pensiero  cristiano.  Ognuno  esagera  in  un  punto  o  nell'altro,  senza  trovare  un equilibrio  salutare,  quello  che  intendeva  la  politica  un  servizio  per  i  cittadini.  Sono discorsi  molto  importanti  nei  quali  non  mi  voglio  addentrare,  perché  di  politica  non me  ne  intendo.  Semplicemente  volevo  toccare  il  discorso  della  vignetta  satirica. Ovviamente  credo  che  essa  non  rappresenti  il  pensiero  di  tutti  i  francesi,  se pensassimo  questo  sbaglieremmo  e  rischieremmo  di  fare  di  tutta  l'erba  un  fascio. L'altra  volta,  riguardo  alla  vignetta  su  Amatrice,  avevo  sottolineato  come  tutti,  al momento  dell'attentato,  si  erano  sentiti  in  dovere  di  affermare  con  orgoglio:  “Je  suis Charlie”...  Io  non  conoscevo  il  giornale  satirico  francese,  ma  siccome  anche  a Genova  nella  piazza  principale,  piazza  De  Ferrari,  campeggiava  la  scritta  orgogliosa “Je  suis  Charlie”,mi  sono  domandata  chi  fosse.  Un  attentato,  come  avevo  affermato, non  è  mai  da  giustificare,  tuttavia,  il  signor  Charlie  era  andato  pesante  in  fatto  di religioni,  non  solamente  con  quella  musulmana,  anche  con  quella  cattolica.  Ripeto, niente  giustifica  atti  terroristici,  ma  come  persona  credente  anch'io  mi  sono  sentita molto  offesa  dalle  vignette:  non  prendevano  in  giro  i  cattolici,  ma  la  Madonna  stessa e  Dio  nella  Trinità.  Non  mi  sono  sentita  di  dire  “Je  suis  Charlie”  perché  non  lo  ero affatto...  Adesso,  tante  persone  comuni,  ferite  dalle  vignette  disegnate  per  i  tragici fatti  di  Amatrice  e  Genova,  non  si  sentono  più  Charlie...  Ma  cosa  pensavano?  Che non avendo  rispetto  per  Dio avessero  rispetto invece  per  i  morti  italiani  e  per  le  nostre tragedie????

venerdì 24 agosto 2018

18 agosto, lutto nazionale

Risultati immagini per lutto nazionale genova14 agosto  2018...  A Genova è allerta arancione: quando mi sveglio, dalle persiane filtra solamente un tenue raggio di luce. La stanza rimane scura. Di fatto il cielo è plumbeo, coperto di nuvole cariche di pioggia. Ad un tratto il cielo riversa il suo contenuto sulla terra, fulmini, lampi, tuoni. Non si vede più da un palmo dal naso, mentre la corrente salta ad ogni istante sotto i colpi dei fulmini che non danno tregua. Scrutando quel diluvio mi ritornano alla mente i drammatici momenti degli ultimi alluvioni. In quei giorni pioveva così, insistentemente. Guardo preoccupata quel diluvio.  Succede invece l' inaspettabile: mentre il cielo sfoga la sua rabbia, apprendo la notizia del crollo del ponte Morandi. Associo subito quella notizia al diluvio, ma in realtà il diluvio non c'entra. È vero che qualcuno ha testimoniato di aver visto un fulmine colpire il ponte, ma il crollo è dovuto ad un cedimento strutturale. È subito tragedia. Il crollo separa immediatamente la città in due, mentre le mani dei soccorsi cercano altre mani da afferrare: quelle di coloro che sono rimasti sotto le macerie. Qualcuno ha raccontato che, subito, sono andati con le mani a scavare , ad avvertire chi di dovere del crollo del ponte e dell'immensa sciagura che si stava consumando a Genova per l'ennesima volta. Proprio di fronte a quell'abisso che si è aperto sopra il torrente Polcevera, c'è il Santuario della Madonna della Guardia. È impressionante.  La tragedia è devastante e sicuramente ai parenti delle vittime non consolerà il fatto che se il ponte fosse crollato sulle case sottostanti, la tragedia sarebbe stata ancora più immane. Non ci sono parole. Il web si riempie di immagini di solidarietà, di momenti di pianto e di gioia, di generosità da parte dei soccorritori. 

martedì 14 agosto 2018

Crolla il Ponte Morandi


Genova è la mia città, in lei si sono formate le mie ossa, il mio corpo, i miei pensieri... l'amo, profondamente, l'ho sempre difesa a spada tratta... è la mia città...
Per lei ho sentito una nostalgia struggente, ho sognato i suoi colori, il mormorio del suo mare....perché fin dalla mia nascita mi han cullato le sue onde, accarezzato i raggi del sole e il suo vento. Nel mare ho riflesso i miei sogni... tante goccioline formano il mare, tanti sogni formano le aspirazioni.
L'ho vista straziata dalla furia delle acque, coperta di fango, colpita al cuore nel suo porto, arsa dagli incendi...
Risultati immagini per crollo ponte morandiÈ la mia città... è la mia Genova di cui mi sento parte integrante, per cui voglio lavorare per crescere e educare i suoi figli...
Il silenzio abissale del cuore è ancor più profondo del volo che hanno fatto quelle macchine dal ponte e le lacrime sono ancor di più di tutta l'acqua che può contenere il torrente Polcevera.... e... non ci sono parole per descrivere il dolore perché anch'esse precipitano in quella voragine che ha ingoiato quelle vite..
Tanti volti sono passati davanti ai miei occhi, tante persone.. poteva accadere a tutti... e in qualsiasi posto... le medesime lacrime le ho sparse per chi aveva perso la vita nel terremoto... semplicemente perché sono morti altri nostri fratelli e ci sentiamo parte integrante di un territorio, fratelli e sorelle che si possono abbracciare dinanzi al dolore...
Accogli, Signore, queste anime e conforta chi è rimasto

venerdì 10 agosto 2018

La vita eterna

Risultati immagini per vita eternaParlare di questo argomento è sempre molto delicato. Ci si addentra in misteri più grandi di noi e per spiegare un mistero più grande di noi e non alla portata della nostra mente, dovremmo usare parole e concetti che non sono nostri. Siccome parliamo d'infinito, dobbiamo usare le medesime parole della fonte dell'infinito: quelle di Dio. Non potremo parlare con le parole di Dio senza essere amati da Lui. Una persona che desidera far conoscere il suo amore, comunica se stesso.  Attraverso il Vangelo, Egli ha svelato il suo Cuore colmo di amore infinito. L'argomento di questo post vuole essere la vita eterna. Vari episodi mi hanno indotto a riflettere su tale argomento. Qual è il più grande mistero della vita dell'uomo? La sofferenza... la morte...? Molto probabilmente l'uno ingloba l'altro. Pochi giorni fa in un film che trattava di medicina, vi era il caso di un ragazzo sportivo, amante della vita. A tutta prima pareva che lo sport fosse tutta la sua vita, ma poi una sofferenza improvvisa, svelò il cuore di quel ragazzo. Dai raggi inaspettatamente uscì che il ragazzo aveva una forma inoperabile di tumore situato nel tronco encefalico. A tutta prima i medici reputarono inaccettabile per il ragazzo la possibilità di uscire dall'operazione menomato e quindi incapace di praticare nuovamente sport. Il ragazzo, invece, era fornito di una tempra da vero sportivo, da combattente. Fu così che a un medico si accese una lampadina: perché non proporre al ragazzo l'operazione rischiosa e vedere cosa avrebbe scelto?
Ebbene, il ragazzo che dapprima aveva accettato coraggiosamente l'infausta previsione di una morte certa, accetta serenamente e con ancora più coraggio la proposta di una intervento rischioso da cui senz'altro sarebbe uscito menomato.... Il fatto è che la sofferenza e la morte vanno a braccetto. Non si arriva ad accettare la morte con coraggio, se non si accetta la sofferenza fisica e morale  che la vita ci offre passo dopo passo. La vita, per quanto crudele ci possa sembrare , è la nostra educatrice, la nostra maestra, la nostra palestra, la nostra opportunità di abbracciare la gioia eterna o … di rifiutarla. Inesorabilmente ogni cammino porta a varcare questa porta strettissima, nessuno di noi è escluso. Durante tale percorso si incontrano varie possibilità di crescita che non sono delle cose a caso, gettate lì in un magazzino perché vecchie e inutilizzabili, ma sono necessarie per il nostro cammino, talvolta servono proprio per ricondurci al fine ultimo della vita: l'amore e l'abbraccio di Dio.
Accettare questi eventi non è semplice per nessuno. Vengono ormai rigettate le figure dei santi che immediatamente accettano la volontà di Dio. Ancora si sentono persone che come delle prodigiose femme fatale affermano “sia fatta la volontà di Dio”... su gli altri, ma loro di fatto mancano delle più semplici regole dell'educazione... altro che porgere l'altra guancia e accettare il rifiuto! Il fatto è che i santi sono persone che hanno conquistato la loro vetta piangendo, talvolta ribellandosi... e così vediamo un Padre Pio che piange di fronte alla morte della mamma (e chi più di lui ha avuto contatti con l'Autore della vita?), una santa Teresina che piange di fronte ad un vassoio rotto....una Chiara Badano che dopo aver sentito dai medici la sua sentenza di morte (tumore), si chiude nella sua camera e non vuole vedere nessuno lasciandosi andare ad un pianto disperato e forse a una richiesta disperata di riavere la sua salute....Sono questi atti che rendono meravigliosi i santi. Gesù era profondamente umano, piangeva per la morte del suo amico più caro, si commuoveva di fronte alla folla senza mangiare e ai malati che gli portavano affinché fossero guariti.  Taluni si scordano che l'attributo più grande di Dio non è la forza, ma sono l'infinita tenerezza e il suo grande amore. Da questo possiamo dedurre che la sofferenza tocca la nostra vita, anche in modo piuttosto forte, ma non dobbiamo farci travolgere da essa. In ogni istante della vita dobbiamo ricordarci che potrebbe essere l'ultimo, questo non per darci alla pazza gioia, ma alla vera gioia, assaporando ogni istante come se fosse l'unico della vita, insomma un carpe diem inteso bene. La pazza gioia è un'altra cosa: sono cose effimere che ledono alla salute della nostra anima, la svuotano del suo senso profondo e del motivo per cui è stata creata: dare gloria a Dio... Per pazza gioia intendo fare viaggi astrusi, bere come spugne, mandare a quel paese tutto e tutti... questo svilirebbe la nostra esistenza.  Cogli l'attimo, sì, ma quello vero....Rischia per il vero bene tuo e degli altri, perché nella vita bisogna sempre osare, al massimo, per non avere rimpianti. E poi la morte che cos'è? Se noi ci abituiamo e ci esercitiamo ad amare Dio, non sarà altro che il compimento di quell'abbraccio, di ciò che abbiamo anelato per tutta la vita...
Considerandola così, la vita non è davvero un gioco, per niente, e la morte diventa un passaggio, molto stretto, ma che ci porta all'abbraccio di Dio e non... accontentiamoci di dire che le persone care vivono nei nostri ricordi! È molto di più: vivono pienamente in Dio! Non sono solamente un ricordo!