martedì 27 settembre 2016

La desolazione spirituale

Stamattina il Papa nell'omelia della Messa celebrata a santa Marta, ha parlato di desolazione spirituale partendo dal libro di Giobbe.  Egli ha consigliato come superare i momenti inevitabili di desolazione. 
Il libro di Giobbe è veramente affascinante, nasce dalla riflessione dell'uomo sul dolore, sul senso di esso nella vita dell'uomo. Quando un avvenimento ha un senso, seppur sia doloroso, viene riconosciuto familiare se si  riesce a dare ad esso un nome, a riconoscerlo. 
È inevitabile che l'uomo sperimenti durante il corso della sua esistenza momenti di desolazione spirituale, ha detto il Papa. Nessuno di noi escluso. Il dolore è spiacevole, è una sensazione curiosa che prende anche il corpo e lo stringe nella morsa delle sue spire per trascinarlo nel profondo del mare, per affogare sempre di più il malcapitato nel mare della disperazione.
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La disperazione è ben diversa dalla sofferenza. Si ha quando non si vede via d'uscita, tutto attorno a noi è nero, buio e ci sentiamo incapaci di muoverci.... In pratica ci sentiamo in trappola, non liberi, soggiogati da quella forza che cresce e soffoca sempre di più. L'ha sperimentata Giobbe, nei suoi momenti di sofferenza estenuante. Giobbe non ha bestemmiato, ha gridato il suo dolore al Signore per trovare pace. Cosa fare in questi momenti? Il Papa suggerisce di agire come dice il salmo; “Giunga fino a te, Signore, la mia preghiera!”. Il Papa suggerisce di pregare incessantemente, il Signore sa già che siamo nella sofferenza e sa anche più di noi il motivo. Egli stesso può darci la forza di combattere quei drammatici momenti. “Il racconto di un pellegrino russo” raccontava di un uomo che cercava la risposta a una domanda posta da un comando della Bibbia stessa: “Come si fa a pregare incessantemente?” 

Quando si soffre molto, non si riescono a fare grandi preghiere, la nostra mente si perde subito, sopraffatta com'è dal dolore. Ma c'è una preghiera semplice semplice che è quella del cuore: ad ogni respiro, invocare il nome del Signore: “Oh Signore, abbi pietà di me!” e... il silenzio. Il silenzio, l'ascoltare il proprio respiro ha un'azione davvero calmante e corroborante. 
Quando il dolore bussa, il nostro cuore deve affidarsi a Dio e pregare con il cuore. 

I post

Risultati immagini per coscienzaTante cose che scrivo sul blog, sono ispirate a frasi che leggo qua e là, alla Sacra Scrittura e a fatti che accadono sul serio. È chiaro che tutti noi, credenti e non, non siamo immuni da peccati , difetti o quant'altro. L'importante è prenderne coscienza e avere seriamente volontà di cambiare, non per gli altri, per avere il loro consenso, ma per la pace del nostro cuore. Il consenso degli altri è relativo, ciascuno di noi filtra il pensiero altrui attraverso la sua esperienza, sentimenti e a volte pregiudizi. 
Nessuno, come ho detto tante volte, può entrare nel nostro cuore e capire veramente i nostri pensieri e sentimenti, perché spesso capita che non riusciamo a comprendere noi stessi alcune nostre reazioni. Questo è normale, perché avendo l'intelligenza, capiamo che certe emozioni giungono da un passato lontano o forse più recente, da ciò che ci ha ferito o fatto gioire, ma non  possiamo mai dichiararci sicuri al cento per cento.
Faccio un esempio che mi è capitato proprio ieri. Si guarda un film che ha una determinata trama. Siamo in due a guardarlo con storie e carattere completamente differenti, ognuno coglie ciò che tocca veramente il proprio cuore, l'autore non pensava certamente a me o alla mia vicina quando ha montato il film, voleva semplicemente attirare l'attenzione su un tema attuale e scottante che in fondo interroga tutti, nessuno escluso, nemmeno l'autore stesso!!!
Un altro esempio riguardante questo. Sono un'insegnante e, ispirata a un fatto accaduto in un'altra classe, faccio una predica apparentemente senza motivo nella mia classe, sebbene in quella determinata classe non è mai accaduto qualcosa del genere. Tuttavia, alla fine della lezione accade qualcosa che mi stupisce. Un alunno viene a confessare il suo sbaglio. Io volevo solamente prevenire una qualche situazione che si potrebbe creare là, mettendo in guardia gli alunni, ma concretamente mi accorgo che era già successo anche lì. Non sapendolo, ho azzeccato ugualmente con il pensiero ciò che si stava verificando dentro quel cuore. Il discorso non era diretto a lui eppure lui stesso si è riconosciuto in quello. Le reazioni potrebbero essere due: o si arrabbia o si accusa per domandare aiuto. Sicuramente la seconda gioverebbe a lui stesso... I bambini lo fanno molto più degli adulti!
Quante volte ci accade di avere l'impressione che il prete durante l'omelia sappia la nostra situazione personale, a volte arriva a presentare situazioni talmente identiche alle nostre che sembra che sia al corrente della nostra situazione personale sebbene non lo conosciamo e non gli abbiamo mai parlato. Quella predica ha smosso il mio cuore. Se lo ha smosso, vuol dire che avevo qualcosa dentro di me che corrisponde alla situazione da lui delineata. Sono tutti inviti che il buon Dio ci fa, anche se dolorosi, tramite persone che inconsciamente leggono dentro di noi. A me sarebbe piaciuto conoscere padre Pio, egli sapeva leggere dentro le anime e forse sarebbe riuscito a capire certe zone d'ombra... sarebbe stato sicuramente doloroso, ma provvidenziale!
Un po' come andare dal dentista: quando estrae un dente malato, sentiamo dolore, molto dolore, ma gli effetti benefici sono molti!

lunedì 26 settembre 2016

Il libro di Giobbe

Soprattutto... la speranza...
Proprio in questi giorni durante la messa si sta leggendo il libro di Giobbe. Il libro di Giobbe ci vuole raccontare le ragioni del dolore. Egli era un uomo giusto, eppure, nonostante tutto, lo affliggevano tanti mali. Secondo la concezione ebraica, il dolore era conseguenza del peccato. Questa era contraddetta dai fatti concreti, per i quali tanti innocenti soffrono senza aver commesso peccato. 
Il racconto dice che Satana, dopo aver fatto un giro sulla terra, si presenta al Signore e gli propone di poter disporre della vita di Giobbe. Il Signore permette la prova. Le disgrazie si succedono a ritmo serrato nella vita di Giobbe e lui comincia a lamentarsi con il Signore per la sua condizione disperata: affetti, beni materiali, salute.
La sorte di Giobbe muta repentinamente, ma, nonostante il dolore, Giobbe risponde: “Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”
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Che bella preghiera! Giobbe riconosce che tutto il bene gli viene da Dio e che solo Lui può disporre di suoi beni. In seguito la situazione precipita. Giobbe viene toccato nella salute e rimane completamente solo, abbandonato dai suoi parenti, oltraggiato dai suoi “amici”. Nessuno di loro riconosce più l'innocenza di Giobbe. Gli rinfacciano un qualche presunto peccato nascosto, in realtà inesistente. La preghiera a Dio si fa forte, Giobbe comincia a desiderare la morte. Non scandalizziamoci di questo: sì, Giobbe invoca la morte, pensa alla morte come il dono più grande. 

“Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: - È stato concepito un uomo!-...Perché delle ginocchia mi hanno accolto, due mammelle mi hanno allattato?”.
Satana ha domandato il permesso di provare la fedeltà di Giobbe e Dio glielo ha  lasciato fare. Certamente. Satana “aveva ragione”: la fedeltà si prova nel dolore, non quando tutto ci va bene e ci osannano. 
Ancora Giobbe: “Perché dare la luce ad un infelice e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore, a quelli che aspettano la morte e non viene, che la cercano più di un tesoro, che godono alla vista di un tumulo, gioiscono se possono trovare una tomba... a un uomo, la cui via è nascosta e che Dio da ogni parte ha sbarrato?”.
Giobbe ha sperimentato l'assenza di Dio. Il rigore e la durata delle prove lo hanno estenuato fino a portarlo a invocare la morte.
Non è così strano, visto che alcuni santi pare che siano stati vittima di desideri suicidi. Quando la battaglia diventa più strenua, l'inno alla vita è più sofferto ma più vero. Allora vediamo un san Francesco completamente cieco, non compreso dalla Chiesa, che si rivolge comunque con fiducia a Dio, nonostante la sofferenza del cuore. Le contraddizioni di Dio fanno soffrire, la fede si prova duramente. L'assenza di Dio... Tanti santi lo hanno sperimentato, per la stessa ragione accennata nei post precedenti. Il rischio di una persona religiosa è che si ritenga giusta e non riesca più a comprendere le debolezze degli altri. Certamente, il male va combattuto, il peccato impenitente va allontanato, lo ha detto Gesù stesso: se hai fatto tutto il possibile per mettere in guardia un tuo fratello dal male che ha commesso, se questo non capisce sia per te come un pubblicano o un peccatore... cioè non abbia nulla a che spartire con te, sii prudente! Soprattutto bisogna praticare la misericordia. Chi fa il male non deve abusare di questa misericordia. Chi è buono non è un idiota, si accorge di molte cose, ma, per amor di Dio, cerca di perdonare. Il perdono è però una grazia che viene da Dio solo. Dobbiamo chiedergliela, assolutamente, è indispensabile: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.... Al di sopra di tutto vi sia la carità...

domenica 25 settembre 2016

La menzogna

Parliamo adesso delle menzogne. Spesso si ripete che il diavolo è il padre della menzogna. Certamente, essendo l'opposto di Dio che in Gesù si è proclamato “Via, Verità e Vita”, il diavolo è “Perdizione, Menzogna e Morte”. Niente di più vero! ma... e se dico una bugia innocente innocente? Mmm... qualche dubbio. C'è solamente un caso che giustifica il fatto di nascondere alcune cose e di non dire la verità intera, il farlo sarebbe un'imprudenza e comunque avere dei confini entro il quale non fare entrare gli altri è un diritto. Non sono obbligato/a a dire tutto a tutti, c'è una zona in cui nessuno può entrare impunemente e nemmeno dovrebbe fare più di tanto domande. Il “non dire” sarebbe il recinto che protegge la proprietà privata, ognuno ha il diritto di vivere in pace senza poi dover affrontare il rinfacciare dalla persona di cui hai sbagliato a fidarti.... in fondo la fiducia di una persona si deve conquistare, anche duramente, e non si deve pretendere di estorcere delle confidenze. Per tale motivo, queste piccole omissioni, per la propria protezione, sono dei doveri da compiere e non possono essere considerate bugie. 

Tutte le altre bugie non hanno nessuna giustificazione. Il problema è che certe persone sono talmente furbe che sanno come dimostrare che sono sincere ma in realtà non è così. Il metodo è questo ed è diabolico: nelle piccole cose che confidano, si accusano, confidano i loro errori, ma poi nascondono o raccontano cose mai accadute o secondo una loro verità. Questo è terribile, ma esiste eccome!


Ho parlato di recinto non a caso. Anche Gesù ha raccontato di lupi che scavalcano il recinto che si fanno passare per agnelli. E lui sopra di tutto, odiava la falsità, l'insincerità. Quanto l'ha ostracizzata proprio nei farisei e nei dottori della legge. Essi vedevano la loro verità, accecati, non sapevano far altro che vedere le cose a modo loro... e da una menzogna non può che uscire del male. 

sabato 24 settembre 2016

24 settembre, un mese

Proprio oggi è passato un mese dal terremoto di Amatrice. Ricordo ancora la mattina quando le prime immagini tragiche apparivano in tv. Ancora ricordo il mio singhiozzo e... ancora adesso mi salgono le lacrime agli occhi, impotente davanti a tanto dolore dei nostri fratelli. Chi ha subito un tale dolore o similare, sa bene che in quei momenti tutto si riduce a un solo pensiero: trovare vite pulsanti sotto le macerie... Tutto il resto non conta più e quando ci si riesce, è la gioia più grande. Ovviamente non ho sperimentato la devastazione del terremoto, ma episodi similari. Quando le persone a noi più care sono in pericolo di vita, ti scordi di tutte le altre preoccupazioni. Sì, perché tutto si ridimensiona, prende le proporzioni reali, non si ha tempo per delle sciocchezze.
Solo una preghiera, per chi è nell'eternità e per chi è rimasto e lotta ancora. 

Malati di indifferenza

https://youtu.be/kc2AXr1XatI

Ci sono anche i peccati di omissione. Tante volte non diamo troppa importanza a questi, ma certe immagini parlano chiaro, più di ogni altra cosa. 
Ieri un sito cattolico, ha divulgato un video che altri giornali avevano già condiviso. Il fattaccio ripreso è avvenuto negli Stati Uniti. Si vede una donna in overdose da eroina svenuta a terra e una bambina di appena due anni piangere disperatamente. Di tale fatto si potrebbe ragionare per ore... già solamente su questo... Perché la libertà va bene, ma quando non tocca e distrugge la vita degli altri, come è accaduto per questa bimba che, a sentirla piangere, spezza veramente il cuore. Come può una madre pensare solamente a se stessa... Come può la droga diventare la cosa più importante della vita, scordando le cose fondamentali... può chiamarsi diritto questo? Usare le droghe a discapito degli altri? Sono stata più volte combattuta nel pubblicare ciò che spezza il cuore, poi ho deciso di farlo. Ognuno decide di combattere le proprie battaglie, ma se queste mi portano a ciò... No, grazie, sono battaglie di morte.
Non voglio dilungarmi su questo, ma su un secondo punto: l'indifferenza della gente. Quando ho visto il  video, il pianto straziante della bimba mi ha toccato il cuore, fin nelle più profondità, il desiderio di abbracciarla, di farle sentire la vicinanza... cercando di rianimare la madre, che aveva bisogno di soccorso. Possibile, nessuno, nessuno ha toccato né la madre né la bambina. E non dico altro... e poi combattiamo le nostre battaglie di libertà... 

venerdì 23 settembre 2016

Il peccato e il pentimento

Nessuno di noi, nemmeno i santi, è perfetto. È una frase che ho accennato nell'altro post, ma è quella che fa la differenza. È inevitabile sbagliare, anzi, dirò di più: più un'anima s'avvicina a Dio, più riconosce i suoi sbagli, ha la coscienza più fine, capace di captare ciò che va contro il cristianesimo.
Quando infatti un'anima è lontana da Dio non vede per niente i suoi difetti. Un paragone semplice semplice: Dio è il sole. Più tutto è luminoso accanto a noi, più vediamo le macchie sul nostro vestito, ma quando stiamo al buio, lontani dal sole, non vediamo né le macchie che abbiamo sul nostro vestito né gli ostacoli che abbiamo davanti, per cui nemmeno ciò che c'è nel cuore altrui. Immaginiamo... a volte l'immaginazione ci fa pensare che ci siano dei mostri pericolosi, cose che non ci sono. È colpa del buio in cui siamo immersi... e allora stiamo affrontando un altro paradosso cristiano. I santi vedono maggiormente le loro debolezze e le vedono in rapporto a Dio, non al prossimo. A volte ci pentiamo solamente quando perdiamo qualcosa a noi più caro o vediamo che una nostra azione ha effettivamente creato uno svantaggio per noi.
Il cristiano vero... e ci si arriva piano piano... invece, si pente non perché ha perso qualcosa, il suo onore, la sua faccia... Si pente perché ha offeso Dio, perché ha osato allontanarsi da Lui.
Questo fa la differenza. Alla base di ciò spesso vi è l'egoismo. Bisogna imparare a lasciare andare le persone per il loro bene, anche se fa molto soffrire e non trattenerle accanto per il nostro sollazzo o egoismo. Questa è una frase che spesso ripeto, ma è tremendamente vera. Come sempre bisogna inserirla in un contesto, ma in fondo lo ripete anche Gesù: “Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i propri fratelli” e non intende solamente morire. Lasciare andare una persona fa soffrire molto. Un esempio semplice semplice che va bene anche agli animalisti. Quando abbiamo un micino che non si fa curare e non ne conosciamo il padrone e siamo veramente  impossibilitati a tenerlo in casa nostra, non esitiamo a chiamare chi è competente che lo possa curare e portare in un luogo sicuro. È vero, un gattile non sarà il massimo ma se il gattino ferito non si lascia curare e peggiora di giorno in giorno, potrebbe finire tra le zanne di un cane. Ci fa soffrire questo, perché siamo costretti a non vederlo più, a non godere delle sue moine, ma per il suo bene abbiamo dovuto chiamare chi si occupasse di lui. Ovviamente questo esempio è relativo, perché non possiamo fare lo stesso discorso per una persona adulta che sa interloquire e quindi esporre i suoi pensieri, dolori, aspirazioni.

Un discorso a parte lo spenderei per il falso pentimento, appena accennato sopra. La motivazione del pentimento è importantissima, perché potrebbe essere la bussola delle nostre azioni future e comunque del vero bene della nostra anima.
Risultati immagini per pentimentoInizio con un altro esempio per andare sul pratico. Stiamo badando a un bambino piccolo di circa un anno e mezzo. Tutti consigliano di lasciarlo camminare da solo anche se ovviamente traballa un po' e rischia di cadere, soprattutto per far sviluppare in lui l'autonomia e l'autostima. Chiaramente, essendo in mezzo alla strada il cui asfalto è sconnesso, può capitare più facilmente che il bimbo cada. Il bambino cade, si fa leggermente male e piange disperato. La mamma può provare due pentimenti: il primo perché ha lasciato camminare il bambino da solo e si è fatto male, il secondo perché la gente, incuriosita dalle strilla del bambino si ferma e comincia a brontolare per l'incapacità della madre. Il secondo pentimento è suscitato dall'amor proprio e non dall'azione in sé.  In ogni caso, avendo agito bene, per il bene del figlio, il dolore per ciò che è successo è relativo perché sa di aver fatto tutto il possibile anche se potrebbe essere stata un po' imprudente.

Sembra un caso strano? No, no. Ovviamente quanto una persona si tormenta dal rimorso dipende dalla gravità della materia del suo sbaglio. Pensiamo ad esempio alla sofferenza terribile di alcuni poliziotti costretti ad uccidere il ricercato. Anche se lo fanno per salvare altre persone perché quel ricercato, quel bandito è un pericolo pubblico, non si dà pace perché la materia è grave anche se ha agito per proteggere la comunità.
Quello che deve far paura è questo: faccio del male a una persona a sua insaputa e non sento né rimorso né il bisogno di scusarmi se non quando vengo scoperta. Terribile. Quando si fa così si è al pari dell'assassino, perché il pentimento non serve a nulla e, in realtà, non è nemmeno pentimento, si chiama egoismo allo stato puro e si è disposti a fare qualsiasi cosa per se stessi a discapito degli altri.
Questo deve allarmarci veramente molto, interrogarci su quanto buio abbiamo dentro e in fretta, andare alla fonte della luce per trovare ristoro. 

giovedì 22 settembre 2016

Domande

Essere cristiani? Ok! Ma come? E per di più come cristiani cattolici? 
Poi i vari interrogativi, con un certo peso, un enorme peso...
Perché quelli che vanno in chiesa e pregano sono peggio di quelli che non credono?
Una domanda sicuramente corposa che non può essere liquidata, forse, con una sola frase o un ragionamento. Cerchiamo tuttavia di rispondere, anche se chi vorrà essere scettico lo sarà comunque anche se Cristo stesso venisse a spiegare il catechismo e il perché esista una Chiesa con determinate idee.

Il fulcro della vita cristiana cattolica è l' Eucaristia. Non si scampa. Perché? La risposta non potrebbe essere più semplice: l'Eucaristia è il Corpo stesso di Cristo, chi non si nutre di Lui non potrà mai assimilare la sua Vita. Se uno si dichiara cristiano cattolico, non può fare a meno di sostare davanti all'Eucaristia e soprattutto nutrirsi di Essa. Da questo scaturisce però un altro problema non da meno ai giorni nostri.
Mentre prima del Concilio Vaticano II l'Eucaristia si riceveva di rado, troppo di rado, con un timore esagerato di cadere nel vilipendio nei confronti del Santissimo Sacramento (era il confessore che decretava se si poteva ricevere l'Eucaristia e quante volte), adesso si vedono i confessionali vuoti e lunghe file a ricevere la Comunione. NON È UNA PANETTERIA!!! non possiamo ricevere la Comunione quando ci pare e piace, dopo magari anni che non si mette il piede in confessionale, con dei grandi peccati mortali che offuscano l'anima! Lo dice la stessa Sacra Scrittura: chi mangia il Corpo e beve il Sangue di Cristo indegnamente, mangia e beve la sua condanna. 
Ed è conducendo una vera vita cristiana che si sente più il bisogno che il dovere di ricevere il Corpo di Cristo. Non tentiamo di ingannarlo... Che non ci troviamo a combattere contro Dio stesso, prenderlo in giro sarebbe lo sbaglio più grande della nostra vita. Per cui, solamente con una vita sempre più impegnata, potremmo dare a Gesù tutta la nostra vita, non possiamo invertire il percorso, anche se ci sono delle eccezioni, sono per lo più rare. Il momento della conversione, il momento in cui si incontra veramente Cristo, deve assolutamente esserci. Se non c'è si prende in giro Dio e non è proprio il caso, visto che Lui ha il potere nelle sue mani delle nostre vite.
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Gli ideali della Chiesa sono racchiusi nel Vangelo. Nessuno dice che la Chiesa non abbia commesso sbagli o che non li commetta, tuttavia essere parte di essa è una grazia enorme, perché il suo capo rimane Cristo.   

“Chi va in chiesa è peggio di chi non ci va.”
Può darsi, anzi tante volte è vero, ma è tanto triste. Perché succede questo? 
Succede perché non vedendo più in noi peccati veramente gravi, ci sentiamo in dovere di criticare gli altri, di guardarli dall'alto in basso, proprio come i farisei: più si è impegnati nella chiesa, più vi è questo rischio tremendo. Un rischio tremendo, immenso perché si scorda qual è il cuore pulsante della Chiesa: l' Amore e con esso la misericordia. Chi conosce la propria debolezza e miseria, sa bene che non è facile essere sempre ligi. Ciò non vale solo per noi stessi, ma anche per gli altri. Quindi non dovremmo stupirci se gli altri cadono nel peccato. “A chi si perdona molto, molto ama” afferma Gesù. Ed è vero. La grazia del perdono deve essere tangibile per l'anima. 
È possibile che il cristiano impegnato abbia dimenticato un altro punto focale: tutto è dono, anche il fatto di non cadere nel peccato. Se Dio permette che si cada, è perché vuole riportare il cuore dell'uomo al senso vero del suo Amore. Già, perché troppe volte si parla di vita cristiana santa come di perfezione intendendo un'anima senza difetti. Non è così, siamo tutti deboli, fragili, nessuno, nemmeno i santi, è perfetto. La perfezione cristiana sta nell'amare Dio. Chi ha veramente incontrato l'amore di Dio, desidera appartenergli per sempre e ogni istante della sua vita risplende del suo amore. Il cuore rimane per sempre Suo. 
Siamo tutti inesperti nella vita. La vita è un banco di prova serio e noi siamo sempre come bambini che muovono i primi passi. Siamo soggetti alle cadute, ci possiamo fare male, pure seriamente, ma se abbiamo sempre la forza di ritornare fra le braccia del Padre, sarà molto semplice.
Quelli che non vanno in chiesa sono migliori quando vivono il sacramento dell'amore, quello vero con i fratelli. Senza questo amore, è un po' grama la cosa. 
Maria Simma raccontò di un giovane che era morto e che non era molto credente, né praticante. La mamma, una buona cristiana, era preoccupatissima per le sorti dell'anima del suo figliolo. Si rivolse quindi a Maria Simma che, come sappiamo vedeva le anime del purgatorio. Il giovane apparve alla mistica e le disse che era salvo perché era morto salvando una vita. L'amore, quello vero, è sacramento dell'amore di Dio ed è strada sicura verso il paradiso... Ma chi cerca di vivere l'amore seriamente, sa come sia difficile abbandonati alle nostre flebili forze...
Per cui non alziamo le nostre creste: essere cristiane è solamente un dono di Dio, sì, un privilegio, ma non datoci per i nostri meriti. Nessuno è privilegiato. A tutti è concesso l'amore di Dio come dono, non ci sono cristiani di serie A (sacerdoti, consacrati)  e B(tutti gli altri), ma solo ministeri diversi: tutti non possono essere cervello, cuore... alcuni dovranno essere le mani, i piedi. Il corpo è importante nella sua integrità. 

giovedì 15 settembre 2016

La Madonna Addolorata

Risultati immagini per madonna addolorataOggi è la memoria della Madonna Addolorata. Non si esauriranno mai le meditazioni sul tema della passione di Cristo, un tema troppo grande, di una portata infinita, quanto infinita è e dovrebbe essere, la conseguenza nelle nostre vite.
Corredentrice: mai si medita o si crede fermamente a questo. Lo è stata davvero Maria, in tutta la sua pienezza. Il “Sì” che disse da ragazza quando l'angelo le domandò la sua disponibilità a portare nel  grembo la vita del Figlio dell'Altissimo. Grande nell'accettare, nella sua umiltà, un disegno e impegno così grande. Grande nell'accettare la sofferenza del vedere il proprio figlio vilipeso... e rischiare, essendo sua Madre, la stessa condanna, le stesse denunce.
È terribile vedere il proprio figlio essere ucciso. Ella ricalca la figura della madre riportata nel libro della Bibbia, dei Maccabei la quale incita i suoi figli a non negare il Dio dei loro padri ma a donare la loro vita fino al martirio. 
Grande la Madre sopravvissuta al tremendo martirio del Figlio. Non morirà come la madre dei fratelli, ma sopravviverà al Figlio, lo vedrà risorto... bellissimo...
Il pieno martirio del cuore, infatti, non è solamente avere il coraggio di morire, ma vedere e lasciar morire i propri cari con la fede pura che un giorno, non poi tanto lontano, li riabbracceremo, nell'eternità.