sabato 29 giugno 2013

Lo spot della Coca cola

I mass media possono essere dei mezzi efficaci se sono usati positivamente, fonte abbondante di riflessioni, a partire dai film, agli odiati spot pubblicitari che interrompono molto spesso la visione dei film che ci appassionano, proprio nel momento in cui siamo davanti allo schermo con la bocca aperta, desiderosi di sapere che fine farà quel protagonista con un coltello piantato sul collo... E fra questi spot c'è quello della Coca Cola, quello della canzone cantata dai bambini. Inizia con una domanda: "Hai mai provato a guardare il mondo con occhi diversi?" Ad ogni cosa negativa di questo mondo la pubblicità ne contrappone una positiva. E' un modo interessante di guardare il mondo: con occhi positivi, fiduciosi. Il più grande delitto di quest'epoca è che ci vogliono rubare la speranza, farci morire di scoraggiamento, travolti dalla valanga delle brutte notizie, delle cattiverie che si commettono ogni giorno. Si vuole colorare il mondo di nero, per colpire al cuore l'umanità intera. Non dobbiamo permetterlo, perché c'è sempre una speranza, bisogna dare sempre una possibilità a chiunque. Sì, bisogna aprire, anzi spalancare le porte del proprio cuore. A volte è difficilissimo, soprattutto quando ci hanno ferito molto, però bisogna credere fermamente alla speranza, aver fiducia in un mondo migliore, per il semplice fatto che Chi lo ha creato, lo ama immensamente. Tutta questa cattiveria è data dalla libertà che ci ha lasciato Dio. Avrebbe forse potuto fermare quel braccio che ha colpito il fratello, ma Egli ha preferito lasciare libero l'uomo di sbagliare. Di fronte a questa riflessione forse qualcuno si farà molte domande: "Ma perché Dio ha permesso quella sofferenza?".
Domanda lecita, più che lecita. Si può spiegare elementarmente. A un bambino si proibisce di toccare una pentola sul fuoco. I metodi educativi odierni insegnano che bisogna spiegargli
il motivo del divieto. Anche se glielo spieghi, talvolta il bambino fatica a comprendere il rapporto tra causa ed effetto e prende quel divieto malamente, come una limitazione alla propria libertà. Nonostante gli venga spiegato che se tocca la pentola si brucerà, egli ne è attratto fortemente. Proverà a toccarla nonostante i nostri divieti. Ogni bambino ha il suo carattere, come l'adulto, ci sarà il bambino che rivolgerà la sua attenzione altrove, e altri sempre più attratti dal divieto, cercheranno di  mettersi nei guai. Il genitore ha cercato di proteggerlo ma non può limitargli la libertà e è costretto a lasciarlo agire come gli pare, anche perché non riesce ad avere il controllo su tutta la situazione. Così è costretto a fare Dio nei nostri confronti: deve lasciarci liberi perché altrimenti giungeremmo a odiarlo! Chi toglie la libertà non ama.
Non lasciamoci travolgere dal pessimismo, Dio non vuole il nostro male, ci ama immensamente. Com'è bello poter salutare un nuovo giorno con fiducia, sorridendo! Bisogna semplicemente guardarlo con occhi diversi e quando ci capiterà una sofferenza, è perché Dio desidera che noi sfoderiamo la nostra grinta e combattiamo per poi assaporare la gioia della vittoria o almeno della pace.
Non tutto ciò che ci propone la televisione è negativo, bisogna saperlo filtrare e creare occasione di riflessione. 

La guerra

"La guerra è una follia". Prendo spunto da ciò che dice il Papa. In ogni suo discorso emerge un punto focale, importantissimo su cui soffermare la propria mente. La guerra è una follia, ma non comincia nei campi di battaglia militari. Assolutamente no. Comincia nel vivere quotidiano quando angariamo il prossimo o cerchiamo di prevaricare su di esso, senza interessarsi di ciò che veramente pensa. Si fa talvolta sotto il pretesto dell'amicizia, dell'amore, ma, ovviamente sono solamente "pretesti" per mascherare la nostra sete di possedere le persone. La guerra comincia così, quando nel nostro piccolo cerchiamo un tornaconto e lo mascheriamo sotto buoni propositi o grandi ideali. E' un cammino da compiere, non s'impara tutto alla volta. Il più delle volte ci sentiamo minacciati dagli altri. Un gruppo per essere veramente un gruppo deve essere aperto, non temere che un "alieno" che giunge esternamente da chissà dove, possa rubarci ciò che noi pensiamo di possedere. Non si possiede niente e nessuno a questo mondo. La nostra stessa vita non ci appartiene. Questa è la verità e ci spaventa. Si lotta contro tale verità, allo scopo di dominare ciò che ci rende fragili. Un gruppo, anche religioso, deve essere aperto altrimenti vale il discorso del Papa: tutto ciò che è chiusura porta alla morte... Sì, di un singolo ma pure di un gruppo se non si apre agli altri.

La dignità della persona

Un tema scottante, attuale, che il papa affronta ogni qualvolta se ne presenti l'opportunità: la dignità della persona. Che cosa conta oggi? Principalmente contano i soldi, la carriera, in tutti i campi. Il successo in tali ambiti segna profondamente l'uomo e ne scrive la sua dignità. Quando questo comincia a non servire più, ad ammalarsi, allora anche il valore della sua dignità è pressoché minima. Si è disposti a combattere per la carriera perché si vale quanto si riesce nella vita, a seconda del posto che si occupa. Difficilmente si considera la persona come tale, un tesoro da scoprire. Conta quello che fa e quanto è disposto a investire per questo. Conta l'avere, il modo di essere e non l'ESSERE per eccellenza, quello che è una persona e non il ruolo che ricopre. In tal modo le cataloghiamo superficialmente. Conta colui o colei che ha tanto denaro e quindi il potere di tenere in pugno altre vite disposte a sacrificarsi per alimentare la propria carriera. Si perde il vero senso della vita. Tristemente la società di oggi ci dimostra che la carriera non dà la felicità. Il far ruotare tutto sul potere svuota l'umanità dei valori fondamentali.

giovedì 27 giugno 2013

Catechesi del papa 26 giugno 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
oggi vorrei fare un breve cenno ad un’ulteriore immagine che ci aiuta ad illustrare il mistero della Chiesa: quella del tempio.
Che cosa ci fa pensare la parola tempio? Ci fa pensare ad un edificio, ad una costruzione. In modo particolare, la mente di molti va alla storia del Popolo di Israele narrata nell’Antico Testamento. A Gerusalemme, il grande Tempio di Salomone era il luogo dell’incontro con Dio nella preghiera; all’interno del Tempio c’era l’Arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio in mezzo al popolo; e nell’Arca c’erano le Tavole della Legge, la manna e la verga di Aronne: un richiamo al fatto che Dio era stato sempre dentro la storia del suo popolo, ne aveva accompagnato il cammino, ne aveva guidato i passi. Il tempio ricorda questa storia: anche noi quando andiamo al tempio dobbiamo ricordare questa storia, ciascuno di noi la nostra storia, come Gesù mi ha incontrato, come Gesù ha camminato con me, come Gesù mi ama e mi benedice.
Ecco, ciò che era prefigurato nell’antico Tempio, è realizzato, dalla potenza dello Spirito Santo, nella Chiesa: la Chiesa è la “casa di Dio”, il luogo della sua presenza, dove possiamo trovare e incontrare il Signore; la Chiesa è il Tempio in cui abita lo Spirito Santo che la anima, la guida e la sorregge. Se ci chiediamo: dove possiamo incontrare Dio? Dove possiamo entrare in comunione con Lui attraverso Cristo? Dove possiamo trovare la luce dello Spirito Santo che illumini la nostra vita? La risposta è: nel popolo di Dio, fra noi, che siamo Chiesa. Qui incontreremo Gesù, lo Spirito Santo e il Padre.
L’antico Tempio era edificato dalle mani degli uomini: si voleva “dare una casa” a Dio, per avere un segno visibile della sua presenza in mezzo al popolo. Con l’Incarnazione del Figlio di Dio, si compie la profezia di Natan al Re Davide (cfr 2 Sam 7,1-29): non è il re, non siamo noi a “dare una casa a Dio”, ma è Dio stesso che “costruisce la sua casa” per venire ad abitare in mezzo a noi, come scrive san Giovanni nel suo Vangelo (cfr 1,14). Cristo è il Tempio vivente del Padre, e Cristo stesso edifica la sua “casa spirituale”, la Chiesa, fatta non di pietre materiali, ma di “pietre viventi”, che siamo noi. L’Apostolo Paolo dice ai cristiani di Efeso: voi siete «edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,20-22). Questa è una cosa bella! Noi siamo le pietre vive dell’edificio di Dio, unite profondamente a Cristo, che è la pietra di sostegno, e anche di sostegno tra noi. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il tempio siamo noi, noi siamo la Chiesa vivente, il tempio vivente e quando siamo insieme tra di noi c’è anche lo Spirito Santo, che ci aiuta a crescere come Chiesa. Noi non siamo isolati, ma siamo popolo di Dio: questa è la Chiesa!
Ed è lo Spirito Santo, con i suoi doni, che disegna la varietà. Questo è importante: cosa fa lo Spirito Santo fra noi? Egli disegna la varietà che è la ricchezza nella Chiesa e unisce tutto e tutti, così da costituire un tempio spirituale, in cui non offriamo sacrifici materiali, ma noi stessi, la nostra vita (cfr 1Pt 2,4-5). La Chiesa non è un intreccio di cose e di interessi, ma è il Tempio dello Spirito Santo, il Tempio in cui Dio opera, il Tempio dello Spirito Santo, il Tempio in cui Dio opera, il Tempio in cui ognuno di noi con il dono del Battesimo è pietra viva. Questo ci dice che nessuno è inutile nella Chiesa e se qualcuno a volte dice ad un altro: ‘Vai a casa, tu sei inutile’, questo non è vero, perché nessuno è inutile nella Chiesa, tutti siamo necessari per costruire questo Tempio! Nessuno è secondario. Nessuno è il più importante nella Chiesa, tutti siamo uguali agli occhi di Dio. Qualcuno di voi potrebbe dire: ‘Senta Signor Papa, Lei non è uguale a noi’. Sì, sono come ognuno di voi, tutti siamo uguali, siamo fratelli! Nessuno è anonimo: tutti formiamo e costruiamo la Chiesa. Questo ci invita anche a riflettere sul fatto che se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa. Alcuni dicono: ‘Io con la Chiesa non c’entro’, ma così salta il mattone di una vita in questo bel Tempio. Nessuno può andarsene, tutti dobbiamo portare alla Chiesa la nostra vita, il nostro cuore, il nostro amore, il nostro pensiero, il nostro lavoro: tutti insieme.
Vorrei allora che ci domandassimo: come viviamo il nostro essere Chiesa? Siamo pietre vive o siamo, per così dire, pietre stanche, annoiate, indifferenti? Avete visto quanto è brutto vedere un cristiano stanco, annoiato, indifferente? Un cristiano così non va bene, il cristiano deve essere vivo, gioioso di essere cristiano; deve vivere questa bellezza di far parte del popolo di Dio che è la Chiesa. Ci apriamo noi all’azione dello Spirito Santo per essere parte attiva nelle nostre comunità, o ci chiudiamo in noi stessi, dicendo: ‘ho tante cose da fare, non è compito mio’?
Il Signore doni a tutti noi la sua grazia, la sua forza, affinché possiamo essere profondamente uniti a Cristo, che è la pietra angolare, il pilastro, la pietra di sostegno della nostra vita e di tutta la vita della Chiesa. Preghiamo perché, animati dal suo Spirito, siamo sempre pietre vive della sua Chiesa.

domenica 23 giugno 2013

Cercasi gioia... disperatamente

Gioia! Gioia! Sto cercando di chiamarla, non la vedo da nessuna parte! Non l'abbiamo nemmeno noi cristiani, purtroppo... Allora cercasi gioia disperatamente! Crisi, anche di questo. Forse è più facile trovare lavoro che la gioia sui volti delle persone. Questa è una cosa grave. Proprio stamattina alla televisione, hanno fatto vedere i punti salienti del pontificato di papa Fran
cesco. In ogni suo discorso c'è sempre qualcosa di importante da incidere nel proprio cuore. Lo scoraggiamento... Il cristiano non deve mai scoraggiarsi, è colui che combatte sempre, in ogni occasione. Sono stata spronata a pensare a questo grazie anche ad una grazia ricevuta stamattina durante la messa.
Nei giorni passati ho letto in un libretto che si ci accosta alla santa messa come se assistessimo alla Passione, ad un momento triste, ma che il vero scopo non è questo: sarebbe quello di rievocare un momento gioioso come quello dell' Ultima Cena e cioè l'incontro con il Signore. Così, stamattina, mentre si celebrava la messa, ho pensato a questo. I discepoli di Emmaus erano scoraggiati: dopo aver assistito al trionfo del male durante la Passione di Cristo, non potevano credere assolutamente a un lieto fine come quello della Risurrezione. Quando, però, Gesù si fermò a casa loro e spezzò il pane, essi lo riconobbero. Hanno condiviso con Lui il cammino, ma la gioia non apparteneva a loro. Sfiduciati, non sapevano come uscire dalla delusione e dallo scoraggiamento, ma riconosciutolo, ecco che la gioia ha bussato alla loro porta... già... E' la Persona di Cristo che comunica gioia, il vivere di Lui e con Lui...
Allora la Messa deve essere un momento intenso e gioioso, da trascorrere insieme con il Signore e non da soli con se stessi. A questa intimità, si deve giungere attraverso l'intensificazione dei momenti di preghiera. Solamente così, dialogando con la persona amata...

venerdì 21 giugno 2013

Ciò che importa? L'amore

Ciò che importa davvero nella vita del cristiano, anche nella sua tensione al bene, deve essere esclusivamente l'amore. Non può essere altro. Lo leggiamo in questi giorni nelle prime letture di san Paolo ai Corinzi: mi vanto delle mie debolezze, delle persecuzioni, delle angosce sofferte per Cristo. Questo non perché san Paolo era masochista, assolutamente no! Il cristiano è colui che ha sempre il sorriso sulle labbra, quello che lotta continuamente per la vita, colui che non si arrende. Già, di fronte alle ingiustizie della vita, verrebbe tanto voglia di fare non solamente un passo indietro, ma tornare indietro definitivamente. Il cristiano sa bene invece, che se si volta per guardarsi indietro, diventerà di sale, come av

venne alla moglie di Lot. L'uomo di oggi è attaccato alla vita, ma solamente a quella terrena, preferisce non pensare che è delimitata nel tempo... Ma c'è una porta, di cui tante volte Gesù ha parlato nel vangelo, che, sebbene sia stretta, immette nella vita eterna, quella per cui l'uomo è venuto al mondo e dovrebbe vivere. In musica c'è un ritmo, senza il quale essa risulterebbe discorde, spiacevole, sarebbe privata della sua ossatura e della sua essenza, così è della vita di ogni uomo: il suo ritmo, quello che scandisce anche le note più dolorose, è l'amore, che coincide con la vita eterna.... e la buona notizia annunciata da Cristo è che tutti possono accedere per quella porta: anche gli atei, anche quelli di altre religioni... perché tra gli atei c'è qualcuno sicuramente che ama il prossimo più di se stesso, che salva delle vite umane... Forse non si professerà cristiano, ma possiede le porte del cuore spalancate, atte a ricevere tutti. Non lo sa, ma egli è un cristiano che ha testimoniato silenziosamente, senza arroganza, il messaggio di Cristo. Quelli di altre religioni... Certamente, se vivono con fede profondamente la propria religione, ha vissuto pienamente. A noi cattolici sarà chiesto molto di più. Tante volte ho citato l'episodio riferitosi alla Madonna di Medjugorie. Alla domanda di un veggente, su chi fosse il più santo, ecco la risposta sconcertante: una donna musulmana. Dobbiamo imparare da tutti! Non abbiamo diritto di ergerci a giudici degli altri, perché nello stesso momento in cui lo facciamo, manchiamo di umiltà e l'umiltà è la base della carità. Quante volte nei riti iniziali della santa Messa, ci battiamo il petto e chiediamo perdono a Dio, ai fratelli tramite il confiteor? Diciamo di aver peccato per nostra colpa... Ma crediamo a quello che diciamo? Il cristianesimo deve avere come basi la carità e l'umiltà, altrimenti rimane vuoto. 

martedì 11 giugno 2013

La misericordia di Dio e l'uomo moderno

Dio è semplice, non può essere diviso. Siamo noi uomini che abbiamo bisogno di creare categorie per comprendere meglio chi è Dio. La misericordia è uno dei tanti attributi di Dio. Non la si può comprendere se non si legge il Vangelo. Esso è la fonte che ci racconta com’è il volto di Dio. È mera chimera pensare che si possa giungere alla conoscenza di
Dio senza accostarsi alle Sacre Scritture. Il Concilio Vaticano II ha fatto una cosa molto buona, rendendo le Sacre Scritture accessibili a tutti. Certamente si corre il rischio di non comprenderle, di travisarle, però Esse sono un tesoro inesauribile che non deve rimanere accessibile a pochi. 
Il Concilio ha parlato anche molto della misericordia di Dio, del suo amore. Purtroppo abbiamo svilito alcune parole, togliendo loro l’autentico significato. La parola “amore” è sulla bocca di tutti, ma, per la maggior parte delle volte, il concetto reale non appartiene all’essenza della parola. Penso che il Concilio abbia fatto bene a esaltare quest’attributo di Dio. Dio stesso l’ha voluto e l’ha manifestato scegliendo un Papa che ne parla in continuazione. In realtà, l’uomo moderno non ha idea di cosa sia veramente la misericordia di Dio. La inneggia perché la sua coscienza non gli dà tregua, ma è estremamente vulnerabile, tremendamente insicuro e così, dimostra di aver sempre sulla bocca la misericordia di Dio, ma di non comprenderla effettivamente. L’uomo di oggi, più di quello di ieri, ha bisogno di sentir parlare della misericordia di Dio, di comprenderla pienamente. Dovrebbe, però, conciliare con essa l’esistenza dell’inferno. Purtroppo è questo che ha generato il parlare, forse malamente, della misericordia di Dio. In poche parole, alcuni, come il solito, hanno approfittato della situazione, per cancellare una verità di fede. Non è così che funziona la fede. Sebbene non ne abbia parlato usando il termine “inferno”, Gesù l’ha menzionato più volte. E chi più di Lui ha parlato del grande amore di Dio verso l’uomo? Ecco, quello su cui voglio farvi riflettere è che una verità, non può escluderne un’altra. L’esasperazione di una verità può portare all’eresia. Non scordiamo che si deve accettare l’insegnamento della Chiesa. La Chiesa è nostra madre. Le vere madri ci hanno sgridato quando ne avevamo bisogno, soprattutto quando ci trovavamo presso un pericolo. Così fa la Chiesa. Anche papa Francesco parla della misericordia di Dio, tuttavia riprende gli sbagli dei fedeli anche usando espressioni senz’altro forti, che possono pure offendere. Egli lo fa per il bene della Chiesa e non per offendere. Così l’esistenza dell’inferno è espressione della misericordia di Dio. Che senso avrebbe in fondo fare nella vita tutto ciò che si vuole, negare Dio e poi trovarsi giovialmente tutti in paradiso? Dio si farebbe odiare. Sicuramente tutti hanno bisogno di una possibilità, ma se la persona dicesse di no a quest’ultima, deve andare all’inferno! Tutti noi dobbiamo desiderare che le porte del paradiso si spalanchino per chiunque, altrimenti non saremmo nemmeno cristiani, dovremmo pregare affinché tutti si convertano, anche all’ultimo minuto, e che varchino la benedetta soglia, fosse pure prima di noi.  Ricordiamo Gesù stesso, alcune espressioni delle più soft: chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre Celeste. Oppure riguardo all’ultimo concetto esposto, san Paolo aveva ben detto che desiderava diventare anatema, per la salvezza degli altri… o una santa moderna, santa Teresa del Bambino Gesù che voleva immergersi nell’inferno per annunciare il messaggio d’amore di Cristo… Poveri noi, che parliamo tanto di misericordia e ci scopriamo dentro sempre più individualisti e chiusi….!

sabato 8 giugno 2013

I Sacri Cuori di Gesù e di Maria

Dopo aver celebrato ieri, la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, oggi è la volta del Cuore Immacolato di Maria. Non possono essere separati i due Cuori che hanno salvato l’umanità dal peccato. Il Cuore di Maria non poteva essere che immacolato, senza macchi
a, per poter riflettere lo splendore di quello del Figlio.
Un tempo si pensava che il cuore fosse il centro dell’uomo da cui dipendeva la sua vita, cosa poi smentita da relativamente poco tempo fa. Il cuore era tutto ciò che era l’uomo, la sua essenza. In esso vi erano racchiusi tutti i suoi pensieri, le sue aspirazioni, i suoi sentimenti. Gesù, sappiamo che non ha risparmiato nulla di sé: la sua testa era cinta di una corona di pungentissime spine, le sue mani e i suoi piedi inchiodati. Così il suo cuore non è voluto rimanere nascosto. Un centurione romano, dopo la sua morte, gli ha aperto il petto trafiggendo il suo Cuore, svelandolo.
Il dolore spesso ci fa chiudere, chiudere in noi stessi. Cerchiamo di non vedere gli altri affinché questi non si accorgano della bruttezza del nostro cuore. Papa Francesco, non per niente, esorta ad uscire dal proprio guscio, uscire di casa per andare a trovare altre persone più bisognose. È dell’uomo chiudersi, ma non di Gesù che, nonostante il dolore, ha fatto in modo che un soldato aprisse il suo costato e svelasse il suo cuore dal quale è nata la Chiesa.

lunedì 3 giugno 2013

Dalle prediche di papa Francesco

È ormai terminato il mese di maggio, dedicato alla Madonna. Ecco, quindi, il mese di giugno dedicato al Sacro Cuore di Gesù.
Noi cristiani siamo fortunati, stiamo vivendo un’era particolare: non lasciamoci sfuggire la grande grazia di avere un papa meraviglioso, capace di entrare nei problemi fondamentali della Chiesa, della Cristianità e della Società! In ogni predica papa Francesco lancia un messaggio importantissimo, fortissimo, da cogliere, da fare proprio. È un tesoro immenso da cui attingere.
Nell’epoca della cultura, dei laureati, degli intellettuali, papa Francesco lancia quest’invettiva: “Non siate cristiani da salotto!”. Già, è l’epoca dei cristiani che devono fare corsi di aggiornamento, di coloro che hanno sulla bocca frasi fatte che non corrispondono alla realtà che poi vivono quotidianamente, che affollano le facoltà di teologia, senza poi comprendere chi è veramente Dio e sperimentare la Sua reale Presenza. Sapere, sapere, sapere che talvolta diventa rigidità. Sapere, va bene, ma ci ricordiamo che il nostro sapere deve essere condito di opere buone, altrimenti non servirà se non ad essere gettato in fondo al mare? La nostra insipidità non servirà nemmeno al mare, figuriamoci alle moltitudini che ancora oggi hanno sete di Dio e si aspettano da noi una testimonianza verace, senza tanti bei discorsi ma ricca di opere buone! 
È l’epoca dei fogli di dispense di teologia che vengono riposti in cartelle rigide affinché non si stropiccino e non ci accorgiamo che in quelle cartelle, ci mettiamo anche il nostro cuore, in modo che, pure lui, non si faccia male… E la vita non c’è. Cristiani che amano i salotti non solo perché si parla di Dio, ma perché accomodarsi sulla poltrona, è bello, si sta bene, giova al corpo… Mmm… Ci scordiamo che il nostro corpo alla fine della vita finirà sì in un letto comodo, la bara, che però sarà pure esso soggetto alla corruzione, il nostro corpo che abbiamo tanto curato polvere.
Certamente, uscire dal salotto delle nostre comodità non è cosa semplice. Quante volte al giorno si cozza nel muro del nostro egoismo! Questo papa ha compreso benissimo qual è il problema dei cristiani dei nostri tempi, l’egoismo, ma non solo.

Abbiamo assorbito avidamente la mentalità mondana e scartata quella dura della croce. Gesù nel vangelo, parlava a TUTTI  i cristiani! A TUTTI ha detto di mettere al primo posto il regno di Dio! A tutti ha detto di essere poveri, obbedienti e casti! Non a una cerchia ristretta. Un cristiano vero, deve, insomma, saper entrare nel Cuore di Dio. L’opera del Cristiano è quella di credere fortemente che Gesù esiste, non alle frasi fatte formatesi nel tempo…  “Mettiamoci nelle mani di Dio!” e poi cerchiamo di prendere per il collo i fratelli che ci passano davanti: siamo sì sulla mano di Dio… ma abbiamo libere le nostre per strozzare gli altri.

“Facciamo la volontà di Dio!” sì, sì, quando si tratta di qualcun altro che deve sopportare qualche gran dolore, bisogna fare la volontà di Dio, ma quando il dolore tocca noi ecco che la nostra preghiera cambia immediatamente: “Fa’ che la mia volontà sia la tua!” e tiriamo calci a più non posso….
“Bisogna avere pazienza, praticare la carità nelle piccole cose!” sììì, proprio, quando c’è una persona che ci dà fastidio la congediamo, come ha detto il papa, con un pomposo: “La pace sia con te!” senza alzare concretamente un dito per aiutarlo… sì, le preghiere, ma poi preghiamo che quello non si presenti mai più davanti ai nostri occhi…. L’amiamo, ma da lontano! Non hanno inventato i binocoli? Non sapete che i cristiani devono sfruttare anche la tecnologia???