domenica 18 maggio 2014

Esempio di fortezza

Un esempio straordinario di fortezza è la storia di Chiara Badano. È una storia che mi ha molto commosso perché dimostra che diventare santi non è una cosa da predestinati, ma un obiettivo chiaro da raggiungere e, con Cristo, possibile a tutti. Chiara Badano aveva solamente 19 anni quando si è trovata ad affrontare la morte, vedeva limpidamente la meta, il paradiso e come un corridore appassionato e valoroso, ha bruciato le tappe, superato i grandi ostacoli e corso tra le braccia di Gesù. Divorato il corpo da un tumore, la sua anima si schiudeva come una splendida farfalla che si è diretta decisamente verso la luce del sole. La sua fede aveva dato spazio anche alla fatica dell'accettazione della sua malattia e della morte. Quando infatti tornò dall'ospedale con la nefasta diagnosi, ebbe bisogno di sfogare il suo dolore chiusa nella sua stanza, senza vedere nessuno. La differenza tra chi non crede e chi crede? Ella ha visto subito un'opportunità nella sua malattia, opportunità che sicuramente per molti non è nulla, ma per chi ha fede è tutto: la conquista del Paradiso e la visione di Dio! D'altronde la vita è davvero un soffio. Non ci vuole la scienza di chissà chi per comprendere questo. La nostra meta è l'eternità... la meta di tutti! Eternità di gioia o di dolore. Non si scappa. Haimè, ma ci accorgiamo che nel presente scriviamo il nostro destino eterno? Nessuno di noi può allontanare la morte dalla sua esistenza. Non abbiamo, nonostante tutto, la concezione di eternità, perché tutto, nella nostra vita è limitato, anche il dolore. Se ce l'avessimo temeremmo l'inferno. Padre Livio ha affermato che la cosa più terrificante dell'inferno è che è eterno... e noi nella vita non ci accorgiamo che facendo il male, stiamo già preparando la strada che ci porterà in quel luogo di eterno dolore! Adesso ci sembra poco, non abbiamo idea, ma avremo la forza di convertirci prima dell'ultimo respiro?

Fortezza

Ci stiamo avvicinando ormai alla grande solennità della Pentecoste, l'avvento, cioè, dello Spirito Santo. In fondo alla Chiesa ho trovato il discorso di Papa Francesco dell'udienza generale di questo mercoledì. Ottima iniziativa quella di divulgare le catechesi del papa che costituiscono il cuore del credo cristiano. Combinazione ha parlato del dono della Fortezza che ho toccato condividendo il post di Annalisa Colzi. Ma cos'è la fortezza? È il coraggio di essere cristiani nonostante tutto. In taluni momenti il dono della fortezza si manifesta in modo straordinario quando la persona si trova ad affrontare esperienze particolarmente dolorose che sconvolgono la sua vita e quella dei suoi cari. Ci sono però tante persone, le più comuni, che hanno il coraggio di testimoniare la loro fede ogni giorno, con la fedeltà alle piccole cose, al lavoro, al sorriso nonostante le difficoltà, le incomprensioni, le prese in giro. Colui che non perde la sua identità è il vero forte, non certo colui che si mostra aggressivo. Esso è particolarmente debole, non sa come affrontare la sua vita e distrugge quella degli altri. Soffre dei successi altrui. Questa persona non sa di appartenere al diavolo. La sua diaria è la tristezza che attanaglia il suo cuore. A questa tristezza dà i nomi più disparati e le cause che sembrano più logiche, taluni pensano di essere malati mentali (schizofrenia..etc) ma sono in balia del demonio senza saperlo! Come riconoscerlo? Non è semplice. Il demonio si nasconde negli anfratti del cuore dell'uomo, si manifesta soprattutto con una grande avversione verso le cose sacre e le persone che si mostrano fedeli a Dio; spinge la persona al suicidio, alla disperazione senza sbocco; desidera il male di coloro che si sono consacrati o semplicemente sono dedite alle opere di carità... e soprattutto sa nascondersi molto bene, desidera che la persona creda fermamente che lui non esista, quasi più che creda in Dio.

Ci sono state tante testimonianze di persone che prima erano anche praticanti e poi, per vari motivi, si sono allontanati da Dio e sono caduti nella possessione diabolica. Un ragazzo di Roma ha raccontato che si era allontanato da Dio e da lì aveva cominciato a percorrere una strada in discesa. Lui, che amava la vita, non desiderava altro che il suicidio! Non riusciva a capacitarsi di questo e così, per caso, passò da un esorcista (padre Amorth) che valutò il caso con oculatezza e comprese che era un caso di possessione diabolica.

È la tristezza il segno fondamentale che in quel cuore non c'è Dio, sfoga la sua rabbia su coloro a cui pensa di voler bene per provocarli, farli cadere, provarli, vendicarsi, ma il risultato di tutto questo è la pura gelosia e tristezza infinita. Incapace di vedere chiaro nella sua vita, si diletta del suo dolore, deliziandosi. Sembra anelare alla gioia, ma non è vero, perché il suo dolore è il modo per attirare attenzione, e non si rende conto che il male più grande lo fa a se stesso.

Il cristiano conosce invece la gioia di vivere, ama che gli altri raggiungano il successo, siano apprezzati ed amati. Sa che anche dietro a un dolore grande, come la morte, può esserci la gioia immensa della Risurrezione. Dà, senza tener conto del male ricevuto e delle prese in giro se ne fa un baffo facendolo radicare ancor più nel bene e nel suo credo, senza rinunciare al suo modo di essere.

Il silenzio non cela il male che c'è dentro un cuore. Alla persona che crede, il silenzio svela il male dentro il cuore del fratello, lo sente, perché desidera il bene e l'armonia più di ogni altra cosa.

La Chiesa è madre


Ritorniamo sul discorso che la Chiesa è madre. È un concetto fondamentale per il Cristiano, non si può credere e poi non far parte della Chiesa.
Per spiegare questo, partiamo dall'esperienza stessa di Gesù. Tra i suoi discepoli e apostoli, vi era una varietà considerevole di caratteri. Forse non sono descritti in modo dettagliato, purtuttavia si possono leggere fra le righe o addirittura dai moti d'impazienza di Gesù stesso. Gli apostoli sembrano non capire nulla di quello che dice Gesù. Prendiamo il Vangelo di oggi. Gli apostoli vogliono vedere il Padre. È un desiderio santo, buono, eppure nasconde un'incomprensione totale del mistero di Cristo... E pensare che loro hanno visto i miracoli, la vita che conduceva Gesù, l'uomo straordinario che era...
Gesù annuncia loro che andrà al Padre, che là ci saranno molti posti e che lui va a prepararlo per loro. Tommaso risponde che non sanno dove lui va (capiscono le cose in modo letterale... e volete dire che loro non hanno visto Gesù in carne e ossa?). Riporto il Vangelo stesso... Non ci sono da fare altri commenti.


“Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre».”
Incomprensione pura da parte degli Apostoli. A parte questo Gesù sceglie anche Giuda. Sa che il suo animo non era buono, eppure la scelta di Dio è ampia, offre a tutti la possibilità di convertirsi. Lo sbaglio di Giuda? Non credere alla misericordia immensa di Dio, nonostante il grande sbaglio commesso. Dio rincorre i fedeli, li chiama, offre loro la strada e il perdono. Gesù infatti si rivolse a Giuda chiamandolo “amico”, ancora una volta, nonostante il tradimento, nonostante la condanna a morte. Logico: a Giuda Gesù non può comunicare i suoi segreti, il suo amore, non c'è intimità, semplicemente perché Giuda non è in grado di comprendere, non perché sia come gli altri apostoli, ma perché possiede il cuore indurito dal male, consegnato ormai al demonio.

La Chiesa è quindi fatta anche di traditori che si fanno paladini falsi del bene, nascondendosi dietro un bene fatuo al quale vogliono credere fermamente... Inutile dire che non è quello il vero bene... Ma ci sono anche loro, i traditori, che scandalizzano, fanno fremere di sdegno... Ma la Chiesa è un Corpo, un Corpo mistico ma pur sempre un corpo.... e noi, il nostro corpo lo curiamo molto bene... quando ci fa male qualcosa siamo preoccupati, chiamiamo il medico... ebbene, anche noi, facenti parte della Chiesa, quando qualche membro sceglie il male, anche se appartiene alla più alta gerarchia, dobbiamo curarlo, pregare per lui affinché si risani... e non puntare il dito su di lui... Con il nostro corpo non lo faremmo mai!

La povertà di Papa Francesco


Avevate dubbi che anche papa Francesco sarebbe stato criticato o non compreso? Io no. Sarà perché io sono del parere che, da Paolo VI a Francesco I, siano succeduti al soglio pontificio papi santi, uno più santo dell'altro.
I cristiani tradizionalisti vedono in papa Francesco un sovvertitore di costumi, attentatore delle consuetudini più care alla Chiesa. È vero che lui ha stravolto tante etichette, ma ha dimostrato anche la capacità e la libertà di seguire le regole impostegli dal Vaticano. Faccio un esempio. Non ha voluto l'anello d'oro al dito, ma nelle occasioni più importanti, papa Francesco indossava quello d'oro. Dimostra di possedere una libertà di spirito eccezionale. È un vangelo vivente... pur con i suoi difetti... in fondo li abbiamo tutti.
La povertà di papa Francesco è criticata pure da coloro che sono laici e magari hanno avuto da ridire sulla ricchezza dello Stato Vaticano. La povertà non è miseria. Papa Francesco non predica questo. La miseria porta spesso alla degradazione morale. Povertà è saper condividere quello che si ha; essere iniziati alla povertà e alla ricchezza; credere fermamente che la provvidenza di Dio prima o poi interverrà. È la spiritualità di san Paolo, un santo che mi piace molto.

Forse non tutti sanno che Paolo aveva una personalità molto forte, impulsiva. Non era facile stare con lui, tanto che anche Marco, san Marco, aveva preferito non andare con lui.... Erano entrambe santi! San Paolo se ne lamenta negli Atti degli Apostoli, apertamente. La santità, infatti, non è non avere difetti, ma amare Cristo più di tutto, abbandonarsi al suo amore con fiducia e apertura. Proprio san Paolo afferma: “Sono iniziato a tutto: alla povertà, all'indigenza, alla ricchezza, alle percosse, alla nudità, la tribolazione.... niente e nessuno ci potrà separare da Cristo” . Niente, neanche le persecuzioni da parte della Chiesa. Già. La Chiesa ha ritenuto pazzo chi era santo, ha scaricato la sua gelosia su persone che si affidavano a Dio e, pur soffrendo, rimanevano nella pace, sperimentando la gioia del perdono, senza cessare di amarLa... sicuri del fatto che la Chiesa, con tutti i suoi difetti, era la loro Madre.

Ovviamente, come fa discutere la povertà di papa Francesco, scandalizza pure la ricchezza di altri membri... Ma, solo su questo voglio riflettere e porre alla vostra attenzione: chi critica molto, guarda poco se stesso e dimostra di non avere personalità: gli scandali altrui, che pure purtroppo ci sono, non devono diventare il filo conduttore della nostra vita. Dobbiamo interpellare noi stessi se viviamo quello che crediamo e, se quindi, abbiamo il diritto di criticare gli altri. In fondo lo diceva Gesù stesso: “Chi non ha peccato, scagli la prima pietra”. Anche i Rabbini, gli Anziani, se ne andarono... Già... perché pur essendo ciechi spiritualmente, come spesso aveva detto loro Gesù apertamente, avevano visto bene che non potevano criticare e condannare gli altri!