giovedì 26 febbraio 2015

Il Crocifisso


Sembra essere chiaro alla nostra mente che Dio è immensamente buono e ci ama, eppure quando si tratta di abbandonarsi alla volontà sua, abbiamo timore, qualcosa sfugge al nostro controllo.

Eppure, Dio, essendo immensamente buono e amandoci alla follia, sa meglio di ognuno di noi qual è il nostro bene. L'Antico Testamento ci propone delle figure splendide, che hanno saputo affidarsi alla volontà di Dio anche nella contraddizione delle promesse date da Dio stesso. Ma dove possiamo attingere e comprendere l'amore di Dio nei nostri confronti? Attraverso la meditazione del Crocifisso, possiamo comprendere, capire, anche se non del tutto, l'amore folle che Dio nutre nei nostri confronti. In quel momento, Egli pensava a noi. Ha donato tutta la sua vita per salvarci dal peccato. Non riusciamo a comprendere il suo amore semplicemente perché non consideriamo il peccato come il nostro più grande male.

martedì 24 febbraio 2015

Come la pioggia e la neve


In questo periodo di impegno maggiore di conversione, sarebbe bene accostarsi con più fede alla Parola di Dio, credendo fermamente che in essa ci sia la presenza di Dio. Come ho già detto, non si ci può accostare alla Parola di Dio con l'ateismo più sfrenato e comprendere pienamente il messaggio di Cristo... Pensiamo di comprenderlo, ma non è così: accettiamo ciò che vogliamo noi e scartiamo o travisiamo quello che ci appare scomodo. Certo, non è da escludere la potenza e la fantasia di Dio che, invece, anche con persone molto lontane da Lui, ha usato proprio la Sacra Scrittura per avviare il processo di conversione.

A prescindere da ciò, la Parola di Dio rimane efficace, capace di miracoli di conversione.

“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra, così ogni mia parola non ritornerà a me senza aver operato quanto desidero.”

La pioggia e la neve sortiscono sempre in un effetto, tuttavia bisogna interrogarsi su come è il terreno. Se il terreno sarà accogliente, la pioggia farà nascere fiori e frutti, ma se sarà incapace di ricevere acqua, la scaccerà da sé e l'acqua sarà capace di fare disastri immani, basti pensare alle alluvioni di quest'autunno passato... L'acqua può essere devastante...

Ricordiamo pure che il demonio conosceva bene la Sacra Scrittura, tanto che Gesù fu tentato da lui proprio mediante la Parola di Dio travisata, letta sotto la luce di ricerca di potere e ricchezza. La Sacra Scrittura va letta secondo la mentalità di Dio che non è quella di renderci le cose semplici, ma è quella di svelarci il vero amore del Padre.

 

domenica 22 febbraio 2015

Deserto


Entriamo nel deserto. È cominciata la Quaresima, si deve entrare nel deserto. Basta preghiere piene di parole, di ragionamenti. Proviamo a fare semplicemente silenzio e ci accorgeremo che il tempo che dedichiamo alla contemplazione di Dio non ci basterà. Le parole stancano, ma il silenzio dilata i nostri sentimenti, l'immergono nell'infinito, ci fa comprendere che esiste davvero una dimensione in cui il tempo non esiste. Ecco... proprio in quel momento, sei vicino a Dio. È il tempo di ascoltare, di perdersi in Dio, della vera preghiera. Siamo sul monte Tabor. Ma la prova della nostra fede avverrà dopo. Se abbiamo sperimentato la vera presenza di Dio, dovremo subito scendere dal monte e scontrarci con le piccole contrarietà della vita. Capita sempre così quando la preghiera è vera!

Se si sperimenta la vera contemplazione usciremmo con l'espressione un po' impaurita, un po' sorpresa, un po' estasiata di Pietro: “è bello per noi stare qui, faremo delle tende e dormiremo qua!”.

Ed è in quel momento che Gesù compare davanti a loro nuovamente come un semplice uomo, per far comprendere loro che la contemplazione deve essere incarnata nella quotidianità, dove tutto sembra insipido, insapore, eppure si nasconde il grande e stupefacente evento della trasfigurazione.

Entriamo nel deserto, luogo dell'incontro con Dio... Ma ricordiamo che là, proprio là, Gesù incontrò la tentazione, pesante, cocente, allettante. Se si vuole entrare in contemplazione, aspettiamo anche il momento della tentazione.

sabato 21 febbraio 2015

Le minacce dell'Isis


In questi ultimi tempi stiamo assistendo ad un fatto storico che, forse, avremmo creduto di non affrontare mai, tutti impegnati come siamo a sconfiggere gli effetti della crisi economica che ha colpito il mondo intero ed in particolare la nostra nazione: gli atti terroristici dell'Isis.

Tali eventi mi hanno fatto meditare e, secondo me, non succede a caso che alle porte della Quaresima i terroristi abbiano ucciso e quindi rivolto delle minacce all'Italia.... la nazione della Croce... Magari lo fosse ancora! Mi hanno scatenato numerose riflessioni che davvero hanno poi gettato i pilastri nel mio spirito per avviare un cammino tangibile di conversione.

Prima di tutto la morte eroica degli Egiziani, cristiani copti. I terroristi non sono riusciti a nascondere nel video che i martiri sono morti invocando il nome di Cristo. Ciò mi riporta alla mente una frase del Vangelo: “Se chiuderete loro la bocca, urleranno le pietre”. Ed il loro sacrificio ha gridato fino a noi.. Il loro sacrificio ci interroga, prepotentemente, anche perché l'Isis con quel gesto violento, ha voluto lanciare un messaggio all'Italia, alla nazione della Croce... Ma... il bello è che noi Italiani paghiamo perché siamo cristiani, ma non solo... Se siamo atei, quindi non crediamo in nulla, pagheremo per essere occidentali, o perché comunque abbiamo sostenuto gli Stati Uniti... Insomma, cristiani o non cristiani, gli Italiani dovranno pagare in quanto tali. Mal comune mezzo gaudio. Consentitemi questa “battuta” che battuta non è e pare più che altro una constatazione reale: almeno noi cristiani non saremo soli: se non si muore per la fede, si morrà per la propria nazionalità e anche chi ha brontolato continuamente contro l'Italia, volente o nolente, non potendo cancellare le proprie origine dovrà versare il proprio sangue. Chiaro, sono ipotesi scaturite da minacce che comunque sembrano avere dei riscontri reali, visto l'ondata di sangue che ha colpito l'Europa.

Non dobbiamo nasconderci. Dobbiamo affrontare coraggiosamente la realtà. Noi cristiani dobbiamo interrogarci se siamo pronti al martirio... e non siamo presuntuosi dicendo che SICURAMENTE daremo il sangue per Cristo! Faremo la stessa fine di Pietro che lo rinnegheremo senza nemmeno che il gallo abbia bisogno di cantare!!! Dovremo camminare al passo con i tempi, senza perderci in grandi meditazioni ma interrogandoci se siamo pronti davvero a dare il sangue per Cristo, uscire dai nostri gusci tranquilli, comodi nella loro scomodità, dalle nostre Chiese e dall'ordinarietà delle nostre preghiere per dimostrare di vivere veramente l' “Ite, missa est”.

La risposta, appunto, non è così scontata. Capaci di pregare per un giorno intero in ginocchio, con una sciabola alla gola, sapremmo difendere la nostra fede e nazionalità? Abbiamo già assistito a tante esecuzioni: alcuni americani e giapponesi con la sciabola alla gola, pur sapendo che avrebbero perso ugualmente la loro vita, hanno parlato male, “tradito” la loro patria. Non appare così scontata la nostra risposta.

Dobbiamo poi riflettere sul nostro atteggiamento. Finché l'Isis operava lontano da noi, lasciandoci nella nostra quieta tranquillità, c'importava poco di loro. In fondo sgozzava le sue vittime lontano da noi e noi potevamo entrare tranquillamente nelle nostre chiese, inginocchiarci nei nostri comodi banchi, senza avere una scimitarra sotto il naso. Egoisti! Siamo egoisti. Tutti noi facciamo parte del Corpo di Cristo e dobbiamo partecipare delle sofferenze degli altri. Adesso basta, dobbiamo uscire dal nostro individualismo, Dio vuole questo da noi! E se non lo capiamo con le buone, dobbiamo capirlo, per il nostro bene, quello vero delle nostre anime, con le cattive! “Un grande evento è alle porte” dicevano le anime del Purgatorio a Maria Simma “ma non è la crisi economica”. Sarà questo l'evento che porterebbe alla conversione di tanti? Dobbiamo partecipare alle sofferenze dei Siriani, dei Libici che già soffrono della tirannia dell'Isis, non possiamo stare tranquilli nelle nostre chiese, sicuri nei nostri orari e nel nostro tran tran.

Ciò che è accaduto agli Egiziani Copti, deve essere l'inizio del nostro cammino quaresimale, il nostro punto d'arrivo, ovviamente, con l'aiuto di Dio.

Quaresima


Mercoledì scorso è iniziata la Quaresima, tempo forte liturgico in preparazione alla Pasqua. Nel mio spirito si sono affollate numerose meditazioni, assieme alla voglia di ascoltare maggiormente il Signore, pregare di più e finalmente, convertirmi seriamente al Signore. Tanti propositi sono talvolta destinati ad essere acqua che passa sotto i ponti, ma tale osservazione dovrebbe stuzzicare il nostro spirito su che cosa deve essenzialmente basarsi la nostra vita cristiana. Ancora una volta ci viene incontro il Vangelo, le stesse parole pronunciate da Gesù.

Il tempo di Quaresima è il tempo per eccellenza per stare con Gesù. Tante volte cerchiamo di cambiare semplicemente le nostre azioni esteriori, il più delle volte facendo fiasco. Non siamo contenti delle nostre azioni, in cuor nostro sappiamo cosa dobbiamo fare ma non riusciamo a farlo. Questo non dovrebbe stupirci più di tanto, visto che anche san Paolo aveva esclamato nel furore della sua battaglia interiore: “Faccio il male che non voglio e non il bene che vorrei”. Dobbiamo però riuscire a cambiare piano piano il nostro cuore, a non limitarci a una vita fatta solamente di dogmi, di atti meramente esteriori da seguire, da fare a tutti i costi, fuori dei quali noi sentiamo un'inquietudine tale che ci ruba la serenità. Con ciò non voglio assolutamente dire che non bisogna più recitare le preghiere prestabilite o vocali, ma che bisogna mutare lo spirito interiore che ci muove a fare queste cose. Il tutto è racchiuso in una parola: “Amore”, ma un amore speciale non solamente umano, un amore da “Dio”, da Spirito Santo. In questo passaggio s'inserisce la spiritualità di papa Francesco, sovente travisata in un buonismo eccessivo o in un suo desiderio recondito di distruggere la Chiesa Cattolica e la sua tradizione.

L'amore di Dio non è nessuna delle due affermazioni, basta leggere il vangelo, capire le parole di Gesù per entrare pienamente in tale discorso e nella spiritualità di papa Francesco.

L'atteggiamento di Gesù talvolta rasenta la durezza, una durezza che noi preferiamo evitare. Tale atteggiamento è riservato proprio ai Dottori della Legge, a coloro che avevano fatto della Legge di Dio un elenco sterile, vuoto di piccole leggi umane, tradizioni da usare che, al tempo in cui vennero stilate, possedevano un valore enorme per gli Ebrei sparsi a causa della diaspora che rischiavano di dimenticare le loro origini, la loro fede e le loro usanze, ma che poi sono diventate un giogo terribile, che nessuno riusciva a portare avanti e che aveva provocato in tanti spiriti la nascita della superbia, dell'osservanza sterile, senza amore, di coloro che si battevano per essa. Anche noi Cattolici possiamo essere soggetti a questo. Nello stesso tempo, però, un ateo non può accostarsi al vangelo e scoprire i segreti di Dio senza amarlo. Leggendolo può incorrere in ribellione verso certi atteggiamenti di Gesù (la cacciata dei dottori dal tempio, le invettive che lancia loro, i momenti in cui parla dell'inferno...). Sì, per comprendere davvero Dio, bisogna stare accanto a Lui, saperlo ascoltare, fare silenzio dentro il proprio cuore. È contemplando Dio che lo si conosce e si impara veramente ad amare.