martedì 31 agosto 2010

Un Crocifisso

Giorni di ritiro a pochi passi dall’inizio della scuola. Ho ritrovato nella camera, il crocifisso che avevo lasciato qui quattro anni fa. Stava là, sul comodino, come se volesse comunicarmi qualcosa, con la Sua presenza. Non era mio. Me lo avevano regalato ed io non potevo portarlo via quando fui trasferita, avevo già tanti bagagli ed oltretutto avevo il mio, quello della mia professione. Eccolo di nuovo là. Il mio pensiero è andato indietro nel tempo, a quella persona che me l’aveva donato. Non ho potuto non fermarmi a pregarlo. Non so spiegare perché, ma so che con la sua presenza vuole dirmi qualcosa. Ignoro che cosa. Signore, donami un cuore grande, generoso, umile e forte, come il Tuo.

lunedì 30 agosto 2010

I teologi

Si conosce Gesù non a forza di teorie ma in ginocchio, pregando. Ci sono dei teologi che non hanno fede, eppure sanno tante cose di Dio. È una persona che si conosce standoci, ascoltandola non per sentito dire di altre persone. Anzi, dirò di più. Ci sono certi teologi che diffondono delle dottrine distorte che possono far deviare dalla verità. Un po’ come gli scienziati quando sperimentano certe teorie. Vanno a tentoni e non sempre le cose sono esatte.

sabato 28 agosto 2010

Un libro che fa riflettere

Ieri ho terminato di leggere un libro molto commovente. Narrava della storia di una madre. Dopo due gemelle, aveva avuto una bambina ritardata di nome Marielle. Una storia sconvolgente che si dipana tra l’abbandono da parte del marito, insensibile e totalmente assente, in una vicenda così dolorosa di una bambina con enormi problemi di salute e l’amore travolgente della madre che resiste a tutti i commenti malevoli della gente che afferma che la morte per quella bambina è meglio della vita, amore che si trasmette anche alle bambine e all’ultimo nato i quali passano dall’indifferenza nei confronti di Marielle, ad un amore oblativo che fa a gara nel compiere gesti d’affetto. Storia davvero sconvolgente, se si pensa che fu vissuta davvero dalla mamma dei bambini. È un racconto autobiografico, infatti.
Una volta avevo parlato dei ricoverati del Piccolo Cottolengo e come quel luogo è lungi dall’essere di disperazione ma di gioia e di speranza. Verissimo, ma per chi vorrebbe tutto perfetto, efficiente, questo discorso non entra in testa. Queste persone, emarginate, sono i parafulmini della società, come disse il cardinal Tettamanzi. Oh, sì, i malati, nel piano di Dio, sono molto più efficienti di quelli sani…

venerdì 27 agosto 2010

Gioia di vivere

Gioia di vivere. Ogni cristiano dovrebbe averla. La vita è bella e va vissuta fino in fondo, con le sue gioie e le sue sofferenze. Il vero cristiano riesce a vedere oltre le difficoltà e vive profondamente ogni attimo perché questo è un piccolo frammento d’infinito. La vita è eterna. Com’erano umani i santi! Profondamente umani. Benedetta Bianchi Porro diceva spesso: “e se avrò paura, lo ammetterò e andrò avanti nel mio cammino”.
Le parole esatte forse non erano queste, ma era il succo del suo pensiero. Ammettere di avere paura, di averla come tutti quanti, non è indice di debolezza o di mancanza di fede. Assolutamente no. È indice di umiltà, invece: una persona dimostra così, di condividere tutto con gli altri. Essere cristiani non vuol dire essere staccati dalle contingenze della terra, ma è accettare tutte le sofferenze e avere una visione differente della vita, rispetto ad un ateo. Se non fosse così, sicuramente sarebbero tacciati di non comprendere i poveri umani e quindi di non saper nulla della vita. Spesso lo dicono dei preti, riguardo a certe questioni. Si sa però, che è come la storia dell’asino e della Sacra Famiglia che ho già raccontato: c’è sempre da criticare. Sempre. In qualsiasi caso. Ed invece di parlare di cose più importanti, si spende tempo inutilmente, a criticare la Chiesa anche se non se ne conosce tanto, anzi, parlando si dimostra chiaramente di essere ignorante in materia. E se sei ignorante devi avere il coraggio di tacere.

giovedì 26 agosto 2010

La fede, un cammino

La fede non è una virtù acquisita per sempre. È un traguardo da raggiungere, con fatica, giorno per giorno. È un po’ come quando si va a scuola. Non s’impara tutto e subito. Fosse così semplice, non ci sarebbero gli ignoranti, oppure non ci vorrebbero tanti anni di scuola prima di andare a lavorare. Eppure, anche un laureato, non può affermare di sapere tutto. Se così dicesse, si rivelerebbe l’ignorante più grande su questa terra. Ancor più per quanto riguarda la vita e le virtù che aiutano a vivere. Non si acquista una virtù per tutta la vita. È un po’ come per lo sport. Un abile giocatore di calcio deve allenarsi continuamente per non perdere la sua prestanza. Se non si allenasse, accadrebbe un disastro. Anche il cuore cederebbe. Magari, avere fede, volesse dire non avere più dubbi! Così come nell’umiltà, anche nella fede ci sono vari gradi, ma non si conquista un grado per sempre. Si può scendere fino a valle, finire nel pantano dell’ateismo, oppure salire di grado in grado, fino alle più alte vette e da lì spiccare il volo per il cielo. La fede vuole il concorso della ragione. È una grazia, un regalo divino, ma è fondamentale aderire anche con la ragione. Se uno si pone con astio di fronte a tutte le verità rivelate, non giungerà mai nemmeno al primo gradino della fede, cioè a quella famosa frase che spesso si sente ripetere quando vengono interrogate su questa questione alcune persone, forse prese anche alla sprovvista: “Qualcosa c’è” .
Espressione assai vaga, come quando una persona si trova in mezzo ad una foresta da cui non riesce più ad uscire. Che cos’è questo qualcosa? Un’entità, una forza positiva, come spesso si sente dire nella filosofia della New Age, che altro non è che un minestrone di credenze orientali ed occidentali. Cos’è? Un Dio scomodo quando soprattutto ci domanda qualcosa che esige sacrificio, oppure un Dio che chiamiamo solo quando ci pare a noi? O che accettiamo solo quando ci fa gustare la gioia, e ci allontaniamo inorriditi, quando ci domanda qualcosa di doloroso.
Certo che ci sono momenti di dubbio e di sconforto, anche per chi ha la fede. Se fosse così facile averla, tutti sarebbero dei credenti, ma non lo è. Anche Gesù passò per il momento terribile del dubbio e della paura quando si trovò ad un passo dalla morte. Gesù, nel Vangelo, si rivela profondamente umano, quando permette che il dubbio lo tormenti, il diavolo lo tenti. Proprio come accade a tutti gli uomini, più specificatamente i credenti. La morte fa paura a tutti e non a tutti allo stesso grado.

mercoledì 25 agosto 2010

Testimoniare Cristo

Ieri sera, leggendo la lettura dell’Ufficio di San Bartolomeo, mi ha colpito in particolare una frase: “Erano vivi coloro che facevano guerra ad un morto, eppure non l’hanno vinto.”.
San Bartolomeo è un apostolo morto martire, cioè testimone, del Vangelo. Interessante e intrinsecamente vera, questa frase. Dodici “conigli” se ne stavano chiusi per timore dei Giudei, con le porte sprangate, con il cuore disorientato per tutto ciò che di doloroso era accaduto al loro Messia. Forse stavano aspettando che le acque si calmassero, per poi tornare al loro lavoro originario. Avevano l’atteggiamento di persone sconfitte, desiderose di cavarsi dagli impicci al più presto possibile. La Resurrezione? Non avevano capito un bel niente durante il periodo della vita terrena di Gesù! Per esperienza, il dolore, quando è forte, ci fa dimenticare i momenti di serenità, anzi, li muta in delusione cocente, in coltello che fruga e gira dentro una ferita non ancora rimarginata. Lo sperimentiamo spesso, il dolore trasforma il passato in nostalgia sofferta. Non fu così per gli Apostoli e per numerosi santi dopo che videro il Signore, coraggiosi martiri (testimoni) del Cristo risorto. È sorprendentemente vero: da 2010 anni, gli atei o gli “arrabbiati”, non sono riusciti a spegnere la fede. Il mio pensiero va a santa Teresina di Lisieux. Chi conosce la sua storia, sa bene che, ad un certo punto della sua vita, sentì di trovare in seno alla Chiesa, la sua vocazione specifica. Sentiva la vocazione al sacerdozio, ad essere missionaria, ad essere apostolo e martire. Comprese che la Chiesa aveva un’anima e questa era l’amore. Fu davvero un apostolo: testimoniò Cristo alle consorelle. Fu davvero missionaria: trattenne un epistolario con alcuni missionari e seppe offrire ogni più piccolo sacrificio che la vita comunitaria le offriva e quelle piccole penitenze che la sua costituzione fisica le permetteva. Fu davvero martire: seppe sopportare pazientemente ogni sofferenza. Chi ha vissuto una vita di comunità, sa bene che cosa significhi, vivere intensamente di carità nella comunità. Chi non l’ha vissuta, ovviamente, non può comprendere per niente, ciò che la spinta e cosa effettivamente significhi vivere in completa armonia con Cristo.

martedì 24 agosto 2010

Ascoltando Radio Maria

Testimoniare Cristo è dovere di ogni cristiano. Ieri sera ho ascoltato parte di una predica a Radio Maria. Combinazione ha ripreso alcuni discorsi su cui riflettevo in questi giorni.
L’uomo è considerato un animale in tutto e per tutto. Ed, infatti, agli animali è data la stessa dignità dell’uomo. Ne ho già parlato. È una contraddizione assurda. Intanto, mentre si rimpinzano di croccantini e nelle pubblicità progresso si difendono i diritti degli animali, in alcune foto compaiono ragazzini con la pancia gonfia, pieni di vermi, di mosche che accorrono agli angoli della loro bocca. All’uomo egocentrico di oggi, piace sapere che non è solo nell’universo, ha la curiosità morbosa di scoprire se esistono altre forme di vita. Perché? Che contraddizioni stupide! In realtà all’uomo piace semplicemente scoprire di non essere solo per attaccare quel famoso capitolo della genesi, nel quale si racconta la creazione del mondo da parte di Dio. Attaccare fin nel cuore la Chiesa e i suoi principi, è a volte lo sport più praticato dall’uomo, perché disturba, mette le coscienze in discussione e l’uomo non vuole entrare in crisi. Oltre all’animalismo sfrenato, oltretutto sottolineato da un ascoltatore, il Padre ha notato come in realtà si siano capovolti alcune credenze, osservando che l’uomo non accetta la sua età biologica o il suo corpo in generale. La cultura del magro a tutti i costi spinge tante ragazzine nel baratro dell’anoressia. Vero, è una malattia che nasconde il cattivo rapporto che si ha con la madre e ancor più precisamente con se stesse. Però rivela la fisionomia di una cultura sempre più predominante che dà forma alla mentalità del tempo. Alcuni si operano perché non accettano il proprio corpo. Anche questo denota una certa contraddizione enorme. Curano il corpo eccessivamente, ma questo nasconde una non accettazione di esso. Fastelli di contraddizione, ecco cosa siamo. Contraddizioni che distruggono l’uomo e il suo pensiero più genuino. Ci ribelliamo a ciò che ci è stato dato e non possiamo cambiare.
Ci sono poi state delle testimonianze di persone che si sono convertite e non erano ragazzine o ragazzini. Erano persone che avevano superato la soglia dei 70 anni, alcuni da poco, altri da molto e sfioravano la vetta degli 80. L’entusiasmo era lo stesso! I lavoratori chiamati all’ultima ora! Straordinario! Dio si rivela così umano da essere sorprendente.

lunedì 23 agosto 2010

La vera forza

Spesso, confondiamo il concetto di forza. Pensiamo che avere forza significhi aggredire l’altro. Aggredire il prossimo per noi è un po’ un sinonimo di non avere paura delle persone. Invece, quando si aggredisce, è proprio perché si ha paura, si ci protegge. La vera forza, chiariamo questi concetti, è quando io persevero nel bene, nonostante le difficoltà. Avere forza è quando non taccio per convenienza ma perché sento di potermi controllare e di amare quella persona, di poter offrire quella sofferenza per il bene di qualche anima che il Signore sa aver bisogno.

domenica 22 agosto 2010

La mia arma segreta

La mia arma è il Crocefisso. È solo questo che mi insegna ad andare avanti, amare. È il libro su cui faccio le mie meditazioni. M’insegna anche a soffrire bene, con amore e disponibilità.

Il coraggio di annunciare

Grazie per i vostri commenti. Rispondo pubblicamente a uno di questi. No, non penso sia rischioso parlare sul web di queste cose. So che molti non condividono le mie idee e penso sia normale. Però penso anche che sia importare dare testimonianza di una vita vissuta sotto un altro punto di vista su un mezzo così usato come attualmente è internet. In esso troviamo tanti argomenti, perché non trattarne uno un po’ particolare come può essere la mia esperienza di fede? In fondo non ci si vergogna del proprio credo politico o della professione che si fa. No. Anzi, si parla molto volentieri di questi argomenti. E poi mi è venuto in mente un paragone. L’adolescente innamorato non esita a scrivere il suo amore per la sua fidanzata. Lo scrive sui muri. L’amore è fatto per esplodere e non rimanere chiuso nel cuore. Non so se sono riuscita a comprendere la domanda e a rispondere ad essa.

mercoledì 18 agosto 2010

Incontro con Dio

Non posso fare a meno di Dio. E' una fame insaziabile che solo Lui può colmare. E' come se vagassi in un deserto, arido, senza ristoro né ombra, finché Lui, l'Aquila divina non discende dal cielo per proteggermi con le Sue ali. Nel deserto si ha in mente solo l'acqua, così in questo mio pellegrinare, anelo solamente a Dio. A Lui, il mio spirito protende. Allora ancora una volta vedo la ragazzina che ero. Questa sete che sento è Lui che mi ha chiamato, non sono certo io che l'ho cercato. Avrebbe potuto lasciarmi cuocere nel mio brodo, in quello che a me sembrava ateismo convinto. Già, mi rivedo e sorrido, pure, ritta, con la testa alta asserire: "Credo solo a ciò che vedo". Ho visto uno stuolo di persone accanto a me, tutte intente a convertirmi. Se ci fossero riusciti, forse pensavano di entrare nel guinnes dei primati. Ma nessuna di queste persone, è riuscita ad entrarci. Ci è entrato Dio, stupendo tutti, me per prima. Mamma non sapeva più a che santo votarsi e ripiegò su un esorcista... Una benedizione alla figlia ribelle, non avrebbe fatto male. Vi andai... Chissà com'era fatto un esorcista! Aveva uno sguardo buono ed era atteso sempre da una fila interminabile di persone con i loro problemi, le loro malattie, desiderose di una parola di conforto e di una benedizione celeste. Qualcuno voleva sapere se nella loro vita agisse il demonio. Anch'io attesi il mio turno in fondo alla chiesa con le braccia incrociate. Quando andai con mia madre e lei le disse del mio ateismo... o bella lui si rivolse a me e guardandomi con i suoi occhi buoni che sembravano scrutare qualcosa d'indefinito, mi domandò perché non credevo. Bella domanda, perché non credevo! Ripetei la mia frase, alla quale pensavo di credere fermamente: "Credo solo in ciò che vedo! Non credo in Dio!". Il bello che lui non sembrò affatto colpito dalle mie asserzioni così adulte e decise. Mi disarmò nuovamente il suo sguardo che cercò quello di mia madre e con una frase che si rivelò sacrosanta, affermò: "Non si preoccupi, passerà!" Come????Questa volta ero io a guardarlo, con la bocca aperta, anzi spalancata. Ma io ero decisa nel mio ateismo, come poteva dire che sarebbe passato? Io ne andavo così fiera e quel tipo di ateismo non pensavo sarebbe passato come un raffreddore. Così, con uno starnuto. Io ero decisa, non potevo rinunciarvi.
Invece giunse un momento tanto inatteso, nel quale le parole del prete si rivelarono vere. Giornata fresca, estiva, cielo coperto di pesanti nubi nere che di tanto in tanto piagnuccolavano, vento impetuoso che sferzava la spuma del mare. Fu un attimo così intenso. Sentii che Dio era passato accanto a me. Ricordo che rimasi stupefatta e di aver aperto la bocca nello stesso modo in cui avevo fatto quando parlavo con il sacerdote. S'insinuò una certezza dentro di me, perché avevo sentito la presenza di una persona, vera che aveva rapito il cuore e quella persona era Dio. Credevo solo in ciò che vedevo... Avevo toccato la presenza di Dio, la sua persona, come aveva fatto l'emorroissa con Gesù, ma era Lui che mi aveva avvolto con il Suo mantello... E la mia storia, cambiò.

martedì 17 agosto 2010

Il bisogno di Dio

Mentre pregavo, giungeva al mio udito, come un'onda mugghiante sugli scogli, il rumore delle auto, del traffico convulso. Ero contenta di stare là, di fronte al Signore e non avere altro se non Lui. Scoprirmi imperfetta è un'umiliazione, forse duole più l'amor proprio che altro, perà come mi ha fatto notare, si deve agire solamente per gloria sua e non per essere lodati dalla gente. Ci vuole fede, tanta fede. Dio non è passato di moda. Non è un palliativo delle varie sofferenze, perché la vera fede, in verità, non ricerca nemmeno la gioia o la pace. Certo, nei tempi di povertà l'uomo cercava maggiormente Dio e se da una parte forse era vero, era per cercare conforto e aiuto, dall'altra penso che, a differenza di noi che abbiamo tutto, erano più abituati a riflettere, a vedere i miracoli della natura e del giorno che nasce. Noi non abbiamo tempo di riflettere, incalzati da ogni dove, da stimoli sempre più accecanti e abbaglianti che feriscono il nostro cervello, così come una luce intensa ferisce la nostra vista e ci rende ciechi, incapaci di vedere la sofferenza altrui e di riflettere sul nostro destino, chi siamo, dove andiamo. E poi, questa società dimostra di aver più bisogno di Dio rispetto a quella del passato, infatti sono aumentati i depressi e i casi di suicidio. Non si ha più bisogno di Dio? No! Si ha più bisogno, ma non si ammette, è questa la differenza, e così si va ancora di più alla deriva, come barche senza timone, sballottate dai violenti marosi e colpiti dal vento impetuosi, con il rischio di affondare da un momento all'altro, inghiottiti dai flutti, soffocati dal nostro stesso egoismo...

lunedì 16 agosto 2010

Preghiera a Maria

Ciao, Maria, Madre mia! Mi rivolgo a Te questa sera con il cuore pieno, non so bene di quali sentimenti. Mi rivolgo a Te, perché conosci tutto di me, mi hai ascoltato nei momenti più importanti della mia vita e, soprattutto, non mi scorderò mai quando tu venisti da me. Non posso scordarlo e forse nemmeno devo. Semplicemente, ti voglio bene, immensamente. Allora tu, stasera puoi comprendere bene i miei sentimenti. Mi hai visto piccola, esultante nei giochi, quando, davanti a una grossa bacinella nera colma d'acqua, facevo finta che fosse il mare che tanto amavo e così spesso sfidavo. Mi hai vista mentre palleggiavo e imparavo a fare sempre più palleggi e volteggi per tirare il pallone a mio padre. Mi hai visto mentre, tutta orgogliosa, mi sentivo ormai donna perché avevo sperimentato i sentimenti, ma ricercavo ancora dall'alto della mia adolescenza il calore della mia infanzia, pedalando la mia bicicletta, mentre i geranei del mio giardino correvano a perdi fiato accanto a me. Mi hai visto quella notte di capodanno, mentre accadeva una cosa che non mi pareva vera... E mi domandavo nei miei 17 anni, se davvero non fossi diventata donna. Mi rivolgo a te, o Madre, perché mi vedesti quando di sera, sorseggiavo quel tè fumante affogandovi i miei sogni e il mio cuore, cercando la protezione della mia casa. O sì, solo a te posso rivolgermi, perché mi conosci più di ogni altro e sai i sentimenti che passano per la mia testa anche in questo momento, come il vento sulle cime dei monti, mentre increspa l'acqua azzurra dei laghi. Mi sono tuffata anch'io nella libertà, come un gabbiano nell'azzurro del cielo. Ma poi ho appoggiato il mio viso sulla spalla di Gesù. Tu sai cosa intendo dire, più di ogni altro. Ho appoggiato il mio volto sulla sua spalla e tutto è cambiato. Sai il mio intenso desiderio di cambiare, adesso, di crescere, di amare sempre di più e mentre respiro quest'aria che quasi sa di salsedine come quella volta, mi accorgo, di nuovo, che solo Lui può cambiarmi. Sospiro, tu sai perché. Mi ritorna alla mente quell'asfalto lucido, coperto di aghi marroncini. Mi rivedo, mentre sognante, assaporo la pace dall'alto di quel monte, una pace tangibile, concreta. Affido a Te, o Maria, il mio cuore colmo di desideri. Ti prego di presentarlo a Gesù e di cambiarlo... Ho sete di Lui, di Lui solo... E tu sai cosa c'è dietro queste parole. O Maria, proteggi i miei cari e tutti coloro che si affidano alle mie preghiere. Non sono degna della tua visita o Maria... Ma con questa mi riveli la tua misericordia: tu scendi dal cielo, non per le virtù delle persone, ma solo solo per amore.
Grazie.

Il Purgatorio e l'inferno

Sì, il nostro Dio è misericordioso. Lo è sempre stato, anche nell’Antico Testamento. Però esiste un inferno e ne ha parlato Gesù stesso nel Vangelo. Non possiamo chiudere gli occhi, ignorandolo. Dobbiamo fare i conti con questa realtà. È un ritornello che Gesù dice quando un’anima manca d’amore per il prossimo: “ove sarà pianto e stridore di denti” oppure “va’ nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli. Là sarà pianto e stridore di denti”.
Gesù lo dice tante volte nel Vangelo. Per cui, l’inferno esiste. Non c’è scritto del Purgatorio, d’altronde è la ragione stessa che parla della sua esistenza. Un’anima che non ha peccati mortali, non può andare nell’inferno, ma nemmeno in Paradiso, desidererà da sola purgarsi, ovvero pulirsi di tutti i suoi peccati. Il Purgatorio è quel luogo di mezzo, siamo già salvi ma ci puliamo dei nostri peccati per poter vedere Dio in tutto il Suo splendore.
In realtà non è Dio che manda all’inferno, è l’anima stessa che dice l’ultimo no definitivo a Dio e, non riuscendo a sostenere lo sguardo di Dio, s’allontana da Lui, così come fece Adamo. In fondo la storia del primo peccato è la storia e la dinamica di tutti i peccati.

Il Dio del nuovo testamento

La fede della Chiesa Cattolica si basa sulla Sacra Scrittura e sulla tradizione degli Apostoli che hanno vissuto a stretto contatto con Gesù. In quest’epoca, la stessa fede è sconvolta da idealismi dovuti a un modernismo sempre più incalzante. L’umanità, sempre più insicura e bisognosa di certezze, si crea un nuovo vitello d’oro da adorare, anche se è lo stesso Gesù Cristo, però fatto a nostra immagine. Tante idee della Chiesa, volenti o nolenti, sono prese dal Vangelo. Chi non conosce il Vangelo, non può nemmeno criticarlo. Testamento significa “Alleanza”, e qui entriamo in un discorso abbastanza importante: l’interpretazione della Sacra Scrittura. La Sacra Bibbia (bibbia significa libri) è composta di libri canonici, cioè scelti da un magistero che ne ha valutata l’autenticità e ha tradotto in greco e in latino i vari brani. Purtroppo, alcuni termini, traducendoli, non hanno mantenuto la loro freschezza, ma, il senso è rimasto. I vari libri della Bibbia sono stati catalogati secondo il loro genere letterario. Gli autori della Bibbia, sono degli uomini che vivevano in un certo tempo, in una certa cultura, ma sono stati ispirati da Dio. Forse alcuni brani del vecchio Testamento ci disorientano per la loro crudezza, così in contrapposizione con la mentalità del nostro tempo, o almeno con il Dio che ha annunciato Gesù Cristo. Eppure, non è per niente così. Dio è sempre stato quello, misericordioso, per dirla con una parola dell’Antico Testamento, lento all’ira e ricco di grazia. Per comprendere il concetto che a taluni potrebbe apparire una forzatura, “uomini appartenenti a un certo tempo ispirati da Dio”, faccio l’esempio di come tanti Santi, hanno parlato di Dio. Dio non ha distrutto la personalità dell’uomo, ma l’ha usata per parlare di sé, per rivelarsi. San Francesco ha parlato spesso di povertà. Santa Teresa del Gesù Bambino, parlando del medesimo concetto, l’ha fatto in modo diverso. Età diversa; l’uno era uomo, l’altra donna. Il concetto è il medesimo, ma le persone che Dio ha usato, avevano una mentalità, un carattere diverso. Sbagliato? No, per niente, cambia solo il canale. E poi, questo concetto lo spiega brevemente Gesù quando gli domandarono come mai Mosè permise il divorzio. “E’ per la durezza del vostro cuore”. E’ una semplice e breve frase che spiega tutto. Durezza del vostro cuore. Dio, che è molto più sapiente di noi, ha saputo aspettare per rivelarsi in modo più perfetto attraverso il Figlio. “Nella pienezza del tempo” Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge. Pienezza, cioè quando l’uomo sarebbe stato pronto ad accettare il messaggio di Dio e a non opporre l’antica legge “occhio per occhio, dente per dente” al “non opporti al malvagio”. Spesso Gesù opponeva al “vi è stato detto” il “ma IO vi dico”. E quando i discepoli, erano tentati di modernismo, cioè di un Dio tutto mieloso, ecco Gesù che diceva: “Non sono venuto ad abolire la Legge, ma per darne compimento”, per completarla. E tanti discepoli, quando parlava soprattutto della Croce, lo abbandonarono. Nella Bibbia, vediamo che l’uomo cresce nella sua spiritualità, fino al pieno compimento della fede in Cristo Gesù. È una crescita. Anche nelle altre discipline, l’uomo cresce via via. Non possiamo versare un torrente in un bicchiere. L’acqua traboccherebbe ottenendo l’effetto contrario. Dio non riempirebbe l’uomo ma lo travolgerebbe. Così, non possiamo offrire alla luce intensa i nostri occhi dopo essere stati al buio più profondo, la nostra vista ne uscirebbe lesa irrimediabilmente. Infatti, quanti hanno ancora su di sé gli effetti dell’eclissi solare: osarono guardare il sole, una sorgente di luce così intensa e ne rimasero gli effetti, per sempre… eppure abbiamo guardato altre volte il sole! Sì, ma lo sguardo diretto sulla luce, ci ha ferito irrimediabilmente e sappiamo che avrebbe potuto renderci persino ciechi, avrebbe potuto spegnere la poca luce che avevamo nei nostri occhi. Perciò Gesù non poteva essere mandato in altri tempi. Meglio far crogiolare l’uomo nella legge del taglione fino a che il suo animo non fosse pronto per accogliere la grande legge dell’amore.

La Santa Messa

La preghiera più importante, il centro del Credo Cristiano, rimane l’Eucaristia. È il cuore della nostra fede. Nella Santa Messa si riproduce in modo incruento il Sacrificio di Cristo sulla Croce. È sempre Cristo che prega, che s’immola. I nostri sacrifici e le nostre preghiere non avrebbero alcun significato e valore se non sono uniti a quelli di Cristo. Egli è l’unico vero sacerdote. Unendo la propria vita alla Sua si guadagnano anime.

sabato 14 agosto 2010

Le distrazioni nella preghiera

Non sempre siamo al top per pregare. Dio è Padre, perciò comprende bene i nostri bisogni. L’importante è sempre il silenzio interiore. Se un dolore fisico ci disturba possiamo offrirlo e unirlo alla Passione di Gesù. Non bisogna scoraggiarsi, assolutamente, altrimenti dimostriamo che il protagonista è sempre il nostro io e non Dio. In tal caso la preghiera è un atto egoista che mira solo al benessere interiore. Non è lo scopo della preghiera cristiana. Tanti santi sono passati per la notte oscura dei sensi. È lo strumento che Dio usa affinché la preghiera sia purificata da ogni egoismo e punti solo all’essenziale, all’unione con Dio e non alla pace.

La contemplazione

L’ultimo grado della preghiera è la contemplazione. Questi tre gradi, tuttavia, non vanno scissi fra loro. Si completano, si compenetrano. È importantissimo, ineludibile, che prima di pregare, bisogna sempre far silenzio dentro di sé. La contemplazione è un fare silenzio per immergersi nella presenza di Dio. Anche la contemplazione deve finire con un proposito di vita concreta. Non si prega, non si fa silenzio per fini egoistici, ma per saper andare incontro ai fratelli in modo sempre più perfetto. Nella contemplazione, l’anima non chiede più nulla a Dio ma s’immerge nella Sua presenza, si fa uno con Essa. Il silenzio è il padrone della contemplazione perché è essenziale decentrarsi per immergersi nella Verità e non vederla annebbiata. Sparisce il tempo e lo spazio e si entra nell’infinito di Dio. La pace e la gioia sono gli unici sentimenti che abitano nel cuore.

La preghiera mentale: la meditazione


Esiste un altro tipo di preghiera, quella mentale, comunemente definita meditatio in latino, meditazione in italiano. Colui che fa meditazione, legge un brano della Sacra Scrittura. S’immerge quindi nel silenzio interiore e cerca di comprendere la pericope, di entrare nel contesto, d’immaginare la scena e immedesimarsi in essa. Bisogna tener conto della mentalità di chi scrive e del tempo in cui si è svolto l’avvenimento. Cerco di far mio ciò che ho letto, trasferendolo nella mia vita, spirituale ma anche concreta. La meditazione deve sfociare sempre con un proposito di vita concreto sul quale, poi, bisogna fare l’esame di coscienza. L’esame di coscienza, sincero, senza veli, è fondamentale, perché mette in crisi il nostro agire, lo analizza, stabilendo una strategia per conseguire un miglioramento, con lo scopo di imitare in modo sempre più vero, il comportamento di Gesù. Rimane fondamentale il silenzio interiore, il raccoglimento, per poter ascoltare la Parola di Dio, valutare sinceramente il proprio operato, senza essere in balia dei sentimenti, del proprio giudizio, che potrebbero alterare il cammino, dandogli una direzione sbagliata o rischiando di dare ragione a noi stessi, per l’ennesima volta e quindi rimanere fermi o meglio, tornare indietro assecondando il nostro orgoglio.

Dignità dell'uomo


L’uomo è capace di Dio. È il primo capitolo del Catechismo della Chiesa Cattolica e riassume in realtà le motivazioni di una fede che vive, nonostante gli sbagli umani, da ben 2010 anni. Chi conosce la storia della Chiesa e la critica, dovrebbe riconoscere assolutamente, conoscendo e criticando gli sbagli degli uomini di chiesa, che è un grande miracolo che, nonostante ciò viva ancora… domanda un po’ cattivella… scusatemi, sarà il tempo così scuro che m’induce ad entrare in certi argomenti, oserei dire, scottanti ma importanti! Chi non sa ancora dare ragione alla propria speranza, dovrebbe cominciare a pregare veramente, non solo con le labbra. Ma, vi siete mai chiesti come mai, nonostante i grandi sbagli della Chiesa, la fede sopravviva? Mi permetto di fare un esempio semplice semplice, come farei con i bambini (deformazione professionale). Il Titanic era una nave immensa, superba. Gli uomini l’avevano costruita con l’intenzione di sfidare il mare e la sua potenza. La più grande nave che sia mai esistita, sembrava che non sarebbe mai affondata. Bella, superba, non c’è che dire… Ma, purtroppo, non fu così. Cozzata contro un iceberg, la superbia affondò miseramente. Opera dell’uomo, difettosa senz’altro, ma sembrava quasi perfetta. Va bene, va bene, obietterete, che quella era una costruzione umana, e quindi soggetta all’usura del tempo, comunque. Passiamo perciò alle ideologie umane. Ad esempio, il nazismo… dopo aver raggiunto la massima follia, ecco che crolla miseramente (per fortuna). Era un’ideologia… non è resistita! E così potrei fare un’infinità di altri esempi. Ma per la Chiesa, non è stato così… Grandi errori, scandali a non finire, sono scomparsi i grandi peccatori che li hanno provocati, ma la Chiesa è rimasta. Perché? Rivolgo a voi adesso la domanda!
Secondo me è perché la Chiesa è governata da Dio. Usa uomini e donne che sono imperfetti, ma è Lui che conduce il filo della storia. E poi, la religione non è passata di moda, perché ci sono persone che continuano a sperimentare la presenza di Dio nella propria vita, in modo concreto e tangibili. Mi dispiace per chi non è riuscito a vivere quest’esperienza. Non lo dico ironicamente, perché fra questi tanti anni fa c’ero anch’io. Ero in ricerca. Tante volte non si sente la voce di Dio, semplicemente perché si è troppo occupati a vivere nel materiale, scacciamo le domande più impellenti, poiché danno fastidio o vogliamo apparire saccenti agli occhi del mondo, valutando oltre modo il nostro cervello e il nostro ragionare. Ci sono certe domande a cui la ragione non può rispondere.
L’uomo sembra l’unico essere capace di mettersi in rapporto con Dio. È l’unico che ha la consapevolezza della sua mortalità. Ha una dignità senza pari, anche se purtroppo si rapporta con i suoi simili peggio di un animale. Forse perché anche lui, così intelligente, cerca di difendersi. La cosa più strana e contradditoria del nostro tempo, è che l’uomo esalta gli animali, li eleva alla sua stessa dignità, a volte assegna loro una dignità ancor maggiore della sua (i numerosi bambini gettati nei cassonetti, gli aborti), anche se resta implicito che gli animali vanno trattati bene e rispettati, ma, nello stesso tempo vuole essere padrone del mondo e della vita. Non sopporta di stare sottomesso a qualcuno più forte di lui. Che contraddizione!

La preghiera vocale

Il primo passo è la preghiera vocale, la più semplice. Come si fa quando si dialoga con una persona, si dovrebbe stare attenti a ciò che si dice. Le parole non devono essere svuotate di significato, ma diventare vive. È qui che la preghiera vocale diventa più difficile assumendo un impegno più serio e profondo. Il Signore ama la sincerità. Ciò che non sopportava dei farisei era proprio la loro falsità. Devo credere alle parole che pronuncio! Ad esempio quando recito il salmo: “Il Signore è mia luce e mia salvezza”, devo credere fermamente che lo è sul serio nella mia vita. Non posso svuotare la mia preghiera del suo contenuto essenziale, così come faccio con una persona qualsiasi. Se chiedo a questa un appuntamento, è perché desidero davvero vederla! Da ciò, con questi esempi banali, si comprende come anche la preghiera vocale, diventi difficile. Consci dei nostri limiti, dobbiamo unire la nostra preghiera a quella di Cristo affinché assuma un significato congruo. Nel Vangelo abbiamo infatti tanti esempi di preghiera di Gesù. Sappiamo che i discepoli, affascinati dal modo di pregare del loro Maestro, gli domandarono di insegnar loro di pregare. Forse si aspettavano da Lui chissà quale risposta, visto che molto probabilmente, Gesù mentre pregava, il suo volto si trasfigurava. Invece Gesù ebbe una risposta molto semplice: quando pregate, non sprecate parole come i pagani che credono di essere ascoltati a furia di parole. Voi, quando pregate dite: Padre nostro che sei nei cieli… Delusi? Non si sa. Si sa, invece, che Gesù voleva insegnare loro a pregare in spirito e verità. “In spirito” cioè con attenzione, con il proprio cuore; “in verità” cercando di far coincidere la verità delle parole che pronuncio con la vita che conduco. La preghiera più facile è sicuramente quella della richiesta, ma anche lì se cerchiamo di farlo seriamente, con umiltà, diventa un po’ più complicato. Dio è scambiato tante volte per un juke boxe: io metto le monetine, faccio la richiesta ed ecco che la canzoncina comincia a suonare, quella che voglio io… ma se per caso capita che il juke box si sbagli ed intoni malauguratamente un’altra canzone che a me non piace, ecco che potrei anche tempestarlo di pugni. Questo discorso va bene, quindi, per una macchinetta di cui conosco le sue funzionalità, ma non va bene per qualsiasi altra persona umana che non conosciamo i suoi sentimenti più profondi. Se pensiamo che Dio sia una persona perfetta, a maggior ragione, i suoi pensieri e sentimenti sono un po’ difficili da interpretare. Avendo fede che Lui conosce tutto di noi a maggior ragione comprendiamo che Egli, forse, sceglie il nostro bene, un bene che noi, da esseri limitati, non sappiamo del tutto. Esseri limitati? Questo può far scandalizzare qualcuno? Non dovrebbe. Il bambino sa che deve imparare dall’adulto, perciò domanda spiegazioni, si affida ai genitori o all’insegnante senza timore, senza esserne umiliato ed essere inferiore. Noi siamo come bambini nei confronti di Dio. Invece di giudicare, di farci troppe domande o sindacare, dovremmo metterci in ascolto di Lui e della Sua parola, senza l’arroganza del falso sapiente che asserisce di sapere tutto della vita ma che, in realtà, ne sa poco e niente, soggetto com’è alla legge del tempo e che quel cervello, organo umano indispensabile da far funzionare sempre, che abbiamo idolatrato con così tanta superbia, diventerà anche lui, come tutto il nostro corpo, polvere, nient’altro che polvere.

Salendo sul monte

Ritornando ai ricordi legati a Pontechianale, rammento che partivamo molto presto. Alle sei del mattino, eravamo all’inizio del sentiero che ci avrebbe portato nelle più alte vette, dove ti sembrava di toccare il cielo con un dito e di sentire l’onnipotenza di Dio, in modo così tangibile che la lode al Creatore, sgorgava spontaneamente. Il sentiero solitamente si snodava tra le verdi vallate, per poi tuffarsi in una pietraia, dietro la quale continuava come se non si fosse mai interrotto, per giungere alla vetta, da cui si poteva ammirare un panorama incomparabile. Ci fermavamo dopo un’oretta di cammino, un po’ lontane dalla strada asfaltata, in modo che il silenzio della “tecnologia” fosse assicurato. Volevamo sentire il contatto con Dio, la pace, la tranquillità. Cominciavamo con l’Angelus, per poi cantare le lodi. Quando tacevamo, sentivamo il torrente cantare, le marmotte che fischiavano e i campanacci delle mucche che erano già al pascolo. Non avevamo voglia di parlare fra noi, di tagliare con le nostre voci quel silenzio che ci riportava al Padre di tutti. Quel silenzio entrava nel nostro cuore e lo dilatava. Immergersi nella preghiera, era naturale. Amo profondamente la natura. Quando ero lontana da Dio, era l’unico elemento che mi trasmetteva tanta pace. E mi sono avvicinata a Lui proprio tramite la natura. Questo ricordo non è fuori tema. È piombato nella mia mente mentre pregavo, perché lì, tra le montagne, ho sperimentato la preghiera, il silenzio interiore, che è, sì, un tacere le proprie emozioni e sentimenti, ma anche un tuffarsi in Dio, nel suo amore. Ho allora riflettuto sui vari gradi della preghiera. Forse l’ho già fatto durante l’anno scolastico, ma alcuni avvenimenti mi hanno indotto a rifletterci ancora.

venerdì 13 agosto 2010

Pontechianale

Tutto ad un tratto, durante le preghiere ho rivisto i miei monti: uno scorcio della mia vita passata. Il mio cuore ha sobbalzato in petto: monti azzurri, le cui vette si perdono nel cielo! Ho rivisto i laghi che specchiavano le nuvole le quali scivolavano, trasportate, cullate dal vento sopra le grigie rocce dei monti. Grazie, Signore!

La Passione

Venerdì, giorno in cui si ricorda la passione di Gesù. Quante volte io mi sono ribellata alla sofferenza, non ho saputo accettare quelle piccole croci che tu hai permesso nella mia vita per il mio bene, quello della mia anima s’intende. Ho meditato la tua pazienza nel sopportare gli oltraggi. Quante calunnie hanno proferito nei tuoi confronti! Tu hai accettato tutto per amor nostro, per redimerci ed io, che sono polvere, tutta immersa nei peccati, mi dibatto, rivendico una giustizia che mi pare mi spetti. I santi hanno reputato tutto spazzatura, nei confronti del Regno di Dio. Sì, così, i santi hanno saputo avere fede, vedere oltre questa vita. Hanno saputo puntare alla vita eterna, quella vera, che non avrà mai fine. Solo Tu, Signore, puoi dare questa forza, la forza di superare se stessi. Sembra impossibile ma è così. Tu sei onnipotente e lo dimostri perdonando i nostri peccati. Fa’ che mi unisca alla Tua Passione, davvero, con tutti i miei pensieri e i miei sentimenti… la mia vita.

giovedì 12 agosto 2010

Pace e libertà

"Mi fanno male, trafiggono il mio cuore perché si allontanano da me. Ciò che mi fa maggiormente soffrire è che non si accorgono nemmeno di allontanarsi da me. Si costruiscono un Dio su misura, come un tempo il popolo ebreo si fabbricava un vitello d'oro da adorare. Satana vi fa credere di essere nel giusto, seppellendo il peccato, lui, il padre della menzogna! Popolo mio, non errare senza meta! Sono Colui che fascia le tue ferite, ma posso farlo solo attraverso la Chiesa, i miei ministri. Solo loro possono assolvervi dalle vostre colpe. Troppi scandali sono avvenuti, ma come rassicurai Pietro, così rassicuro voi: non temete!Satana vi sta vagliando, ma voi non smarritevi, sono sempre io la Porta dell'ovile. Ancora la mia anima sanguina, mi tormentano le anime religiose che si allontanano da me... Se voi mi ascoltaste!"

Anch'io sono infedele a volte, non accetto quelle piccole sofferenze che mi domandi, ma desidero immergermi in Te, ho sete della Tua presenza.

La vigilanza


Oggi, abbiamo affrontato un discorso che mi pare importante. Mi hanno raccontato di un’altra santa del continente africano. Mi ricorda un po’ la storia di Gloria Polo che fu colpita da un fulmine. Stessa cosa. A dodici anni fu colpita, assieme alla cugina, da un fulmine. La cugina morì sul colpo. Fu così che la sua vita cambiò completamente. Si fece suora clarissa, un ordine molto duro.
Invero, non ho letto ancora la vita di questa suora, ne abbiamo solo parlato. La cosa che più mi ha colpito, è stata quest’affinità con Gloria Polo: il suo essere colpita da un fulmine e poi, soprattutto mi ha dato da riflettere, che suor Chiara dell’Eucarestia, così si chiamava, era molto vanitosa e a 24 anni, fu colpita da un tumore alla faccia che la devastò. Il Signore a volte, ci domanda ciò che ci è più caro. Anche Gloria Polo fu devastata nelle parti del corpo che erano state occasione di peccato e che lei curava maggiormente. Bisogna davvero essere pronte, con i fianchi cinti e i sandali ai piedi, perché non sappiamo cosa il Signore ci domanderà.
Sì, ultimamente sto meditando maggiormente, come non mai, il tema della vigilanza, non solo per quanto riguarda la morte, ma la pratica della virtù.

martedì 10 agosto 2010

Castità del cuore


Sembra ormai un valore perduto, una perla rara, che, per vederne una, bisogna attraversare oceani interi. È una perla davvero preziosa, così svalutata al giorno d’oggi. Proprio in questi giorni meditavo sul suo valore intrinseco. Non è solo astenersi da certi atti. È il cuore che deve essere purificato, deve essere casto. Un cuore casto è anche umile. Prima di rinnovare i voti, il mio sguardo si è appoggiato su un quadro che rappresenta Gesù con il volto sanguinante: al collo ha la fune che gli sgherri hanno usato per trascinarlo lungo le strade, furenti, perché i farisei ne volevano la morte. Ho sentito chiara questa voce, non riuscivo a muovermi più di là.
“Stai dicendo sì a questo. Tu ancora cerchi di essere ben voluta, ti spaventi delle umiliazioni, ma questo sono la strada per giungere a Me, a quel Signore che tanto cerchi. Voglio demolire il tuo “io”, perciò permetto incomprensioni, getto un velo sulla tua malattia. Non hai capito che voglio il tuo cuore? Quelle violette che sognasti un tempo, sono queste umiliazioni che sto permettendo…. E gli altri non s’accorgono nemmeno.”
La castità è avere il cuore libero, perché alcune volte ricerchiamo noi stessi negli altri e non è un affetto puro. Se vogliamo bene alle persone in modo umano, cercheremmo la stima, di essere ben voluti, faremmo di tutto per essere accettati. Gesù vuole invece che abbiamo il cuore libero per amare. Ecco la vera castità, avere il cuore impegnato solo per Cristo.

lunedì 9 agosto 2010

Santa Teresa Benedetta della Croce

Oggi la Chiesa festeggia, Edith Stein, una grande santa carmelitana, morta nel campo di sterminio di Auschwitz a causa delle Sue origini ebraiche. Una vita affascinante, una donna forte, che ha saputo testimoniare la fede con il martirio. E' diventata patrona d'Europa. Santa Teresa Benedetta della Croce ha ricalcato le orme della Santa Madre Teresa d'Avila, con una serena fortezza, con una carità che supera ogni concezione umana.
Molti hanno perso la vita nei campi di sterminio tedeschi. Non riesco a comprendere chi sta negando una verità storica, che persino la Germania ha ammesso. In fondo, in quei campi di sterminio, non persero la vita solo ebrei, ma tanti altri. Forse bisognerebbe ricordare anche questi altri che erano, malati mentali, omosessuali, gente appartenente a partiti diversi, gente, che, in un modo o nell'altro, sono stati ritenuti imperfetti e quindi meritevoli di morire. Bisogna insabbiare un evento storico di questa portata per mettere a tacere la propria coscienza e poter nuovamente formare partiti che inneggiano alla tirannia, al potere, al razzismo.

domenica 8 agosto 2010

La malattia distrugge l'amore proprio

L'amor proprio è l'amore che si ha verso se stessi. E' l' attaccamento alla propria immagine, al concetto che si ha di sé. L'amor proprio ci porta a desiderare di essere accettati da tutti, che tutti abbiano stima nei nostri confronti, che ci considerino santi. Quando si sgretola questa maschera, ecco che noi ci ribelliamo, il "nostro mondo" crolla miseramente. Ecco, la casa costruita sulla sabbia. Le fondamenta che sostengono la nostra felicità, sono costituite dall' "Io" e, se qualcuno tenta di abbatterle, oppure reputa che non siano solide, la nostra felicità crolla, miseramente, mattone su mattone. Rimaniamo nudi, indifesi, piagati fin nel profondo del cuore, perché, ahimè, ciò che noi avremmo voluto essere, non siamo e abbiamo timore di non essere stimati dagli altri. Siamo portati a credere che la malattia sia solamente una croce corporale. Non tutte, forse, ma oserei dire che essa è la falce che batte sulle radici dell'amor proprio e lo taglia... Oh sì, perché si riescono a fare giudizi anche sulla malattia...

venerdì 6 agosto 2010

Trasfigurarsi

Oggi è la festa della Trasfigurazione. Anche noi dovremmo riuscire a trasfigurare la realtà, darle quel tocco di divinità unendola alla vita di Nostro Signore. La nostra debolezza umana spesso ci fa cadere, vorremmo dedicarci totalmente alla pratica delle virtù, ma il nostro fardello di concupiscenza ci trascina dove non vorremmo, cosicché facciamo il male che non vorremmo. Lo ha detto anche san Paolo. Purtroppo è così. Quante volte il desiderio di diventare migliori degli altri, ci blocca nel nostro cammino…

Riflessioni sulla sofferenza


In questi giorni stavo ripensando alla biografia di Chiara Badano che ho letto recentemente. Riflettevo sul valore della malattia nella propria vita e come viverlo il più serenamente possibile. La malattia è la prova del nove della nostra fede, perché mette a nudo l’uomo, lo spoglia di tutti i suoi orpelli, il suo orgoglio. Riflettevo anche sul modo di viverla. È fondamentale. Una persona che sa accettare la malattia è generosa. Spesso si pensa che essere generosi, voglia dire saper dare agli altri le proprie cose. Non è specificatamente così. Il vero generoso è colui che sa sacrificare la propria vita, quindi la salute, il proprio tempo, il proprio onore. Non si vive male con una malattia, anche se porta tanti inconvenienti e tante incomprensioni. Come dicevo in un altro post, non è che automaticamente ti considerino santa se soffri. E, in effetti, è così. Non sempre la malattia porta alla santità. Alcune anime del Purgatorio hanno asserito che il loro purgatorio si è allungato proprio a causa di una malattia non accettata. Sì, perché abbiamo il difetto di pensare che si santifichi chi più soffre. Non è così. La malattia è senz’altro un’opportunità in più, preziosissima, che il Signore ci dona per santificarci…Ma per santificarci, dobbiamo accettarla con amore. È quindi l’amore che ci santifica, non è la sofferenza. Tutti, anche i sani, hanno delle opportunità durante il giorno, di poter offrire qualcosa, con amore, al Signore. Bisogna saper custodire e amministrare bene, il tesoro del nostro Signore.

Grazie!

Grazie per il tuo aiuto! E' stato fondamentale, un abbraccio!!!

giovedì 5 agosto 2010

Scusate...

Scusate l'inconveniente, anzi se potete darmi una mano. Da poco è apparsa una pubblicità sul blog che io non ho richiesto. Come si può togliere?Le ho provate tutte ma purtroppo non è servito a nulla.

mercoledì 4 agosto 2010

In viaggio...


Oggi ritorno alla normalità. Rientro nella routine della mia solita vita. Mi sento come se fossi sbarcata su Marte e, nello stesso tempo, mi sembra di non essermi allontanata mai. Caldo, ma pensavo di trovare peggio, d’altronde è il suo tempo. Solito viaggio in treno, passando per tutta la riviera di levante, la Toscana e parte del Lazio. Ormai i paesaggi che sfilano di fronte allo sguardo, mi sono familiari. Arrivo sempre ad un certo punto del viaggio che non vedo l’ora di arrivare. Questo viaggio è stato molto differente dai precedenti. Le persone incontrate, sono originali, giovani. Il treno è pieno. La cosa strana è che tanti sono in piedi, non hanno il posto. La prima volta che mi capita, soprattutto da quando la prenotazione è diventata obbligatoria. Pazienza. I discorsi che s’intrecciano sono sempre abbastanza banali, a tratti toccano anche la volgarità. Non è solo così però, s’intrecciano amicizie anche con persone di diversa nazionalità. Cosa positiva: ci si capisce anche se in fondo non si parla la stessa lingua. Unica cosa in comune: la gioventù. Parlano anche di religione. Venendo da nazioni straniere, nazioni in cui ci sono altri tipi di religione, si domandano fra loro di quale religione sono. Si scopre che sono tutti cattolici… Uno di questi ragazzi, giovanissimo, che porta una crocetta di legno al collo, mi racconta subito di essere stato in seminario. Mi ha colpito la sua frase: “Lui mi ha salvato!”. Non ho chiesto per quale motivo era uscito: non bisogna violare le coscienze degli altri e, infatti, nemmeno lui ha raccontato nulla di tutto questo. Ha invece raccontato con accenti entusiastici il suo soggiorno in seminario. La sua riconoscenza nei confronti di Dio era illimitata perché riteneva che senza l’aiuto della parrocchia, lui avrebbe percorso una strada sbagliata. Era giovanissimo!