domenica 29 marzo 2015

29 marzo


Carissimo papà, ciao! Oggi è il 29 marzo, un giorno importante, un giorno triste e lieto insieme. Certamente, è screziato di dolore: il ricordo della telefonata ricevuta quella mattina rimbomba, come i battiti accelerati in quell'istante in cui ricevetti la notizia della tua morte. Molti dicono per consolarsi che “la morte fa parte della vita”, ma non è propriamente vero. Non sei mai preparato a ricevere una tale notizia e ti accorgi palesemente che la morte non fa parte della vita. Il ricordo di quella telefonata è come l'onda sulla rena: agli inizi spumeggia, sembra scompigliare la sabbia, ma poi la sua melodia e l'ordine che ha lasciato, riportano alla pace e alla tranquillità che rivela l'essenza profonda di questo passaggio che l'anima è costretta a fare: la morte o meglio, trapasso.

Già, ricordo oltre a quei momenti e alla sofferenza della notizia dolorosa, il tempo della pace, la gioia e la certezza di una vita eterna che ti aveva accolto. Avevi fatto quel passo importante... Oh tu sai, papà, la paura degli anni precedenti solamente all'idea che perdessi un genitore! Era una paura forte che in seguito mi ha assolutamente convinto, quando ho vissuto i momenti di pace che sono successi dopo la tua dipartita, che veramente esisteva una vita eterna e che per misericordia di Dio, avevo la forza, la tranquillità e la gioia di superare quei momenti. Ancora una volta, tu hai voluto superare il burrone prima di me, per poi potermi tendere la mano e sorridermi dicendomi di non aver timore che le braccia di Dio erano paterne e misericordiose...

La tua vicinanza che seguì il tuo trapasso fu veramente impressionante e mi facesti capire che solo chi ha fede può sperimentare questo legame con le persone care e che la morte era solamente un passaggio, il passaggio ad un'eternità che contava più di tutto il resto. So di per certo che sei passato per il Purgatorio, però la tua anima era salva! Il tuo abbraccio superava il tempo e lo spazio, dimostrandomi che solo l'amore contava. Hai squarciato i cieli per me, mi hai fatto intravedere la vita eterna e la desidero, ogni giorno di più...

Allora papà, arrivederci, questo è stato il tuo dies natalis: aspettami, e quando giungerà il mio momento, stammi vicino e tendimi la mano... come hai sempre fatto in vita...

Arrivederci...


martedì 17 marzo 2015

La salvezza

Gesù è la salvezza dell'Umanità, Dio non usa più altri strumenti, la piscina di Siloe, come ci ha raccontato il Vangelo di oggi... O meglio, li usa in modo diverso, questi strumenti devono passare attraverso la persona di Gesù.
È Dio la nostra salvezza e ci è stata donata solo attraverso Gesù. Ci stiamo ormai avvicinando a grandi passi alla festa meravigliosa della Pasqua, in cui ci vengono mostrati prodigi ben più strabilianti della divisione del mar Rosso... Ovvero, la Resurrezione da morte!

Rapporti umani

Si sa, i rapporti umani sono molto complicati, bisogna chiedere la sapienza del discernimento. Bisognerebbe avere la delicatezza del chirurgo. Se infatti analizziamo il comportamento di Gesù, vediamo che possiede mille sfaccettature. Egli ama tutti quanti, questo è indiscusso, persino i farisei e i dottori della Legge che tanto bacchetta. Tuttavia non possiamo celare che Gesù si comporta differentemente, talvolta con severità e altre con "furbizia" e prudenza. Non con tutti aveva la stessa confidenza. Un esempio evidente è quello riguardante i dottori della Legge quando questi lo interrogano astutamente per farlo cadere e quindi accusare: "È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".
Con chi ti può ferire profondamente, l'atteggiamento deve diventare molto prudente...

lunedì 16 marzo 2015

Vita eterna


Ancorati nell'idea e "idolatria" di questa vita terrena, non pensiamo abbastanza che la nostra vera vita, quella certa, è proprio quella eterna e che questa, terrena, è solo uno scorcio, come uno spiraglio, un soffio di tempo da spendere per conquistare quella vera, eterna. Questo è il secolo dello sciupio: si sciupa tutto, dal cibo fino al tempo. Pensiamo che le cose preziose che abbiamo, siano ben altre e non ci accorgiamo che in realtà la cosa più preziosa è il tempo, perché il tempo è unico, non ritornerà più! E si sciupa, senza assaporarne la bellezza, senza comprenderne la portata, perché il tempo è colui che genera la corruzione, che muta le cose...
È il tiranno per eccellenza! Mentre gli altri agenti atmosferici generano la correzione, però possono variare l'intensità, il tempo la fa da padrone, non si ferma mai, non rallenta né accelera, semplicemente è costante. Perché quindi non valutiamo abbastanza il tempo e non lo riempiamo di gioia? Bisogna volerlo, la gioia è una conquista, frutto di lotta e non di ignavia!

sabato 14 marzo 2015

La carità


"E al di sopra di tutto, poi, vi sia la carità" esclama San Paolo, un cuore ardente, votato al servizio di Dio. È proprio così: il pilastro della propria vita dovrebbe essere esclusivamente la carità, tutto il resto è un di più. Essa apre il cuore, lo fa sbocciare come un fiore in primavera. È vero che il cuore di Cristo è stato aperto da una lancia e quindi è necessario il sacrificio doloroso di sé, però è anche vero che quando ci si abbandona in Dio, tutto il resto viene di conseguenza, dono di Dio e non come cosa dovuta e quindi se non l'abbiamo ci indispettisce. Se tutto è dono, niente ci è dovuto.

martedì 10 marzo 2015

Perdono


Perdonare fino a 70 volte 7... Sempre, anche nelle situazioni più difficili in cui ci sembra di subire un'ingiustizia. D'altronde anche noi abbisogniamo di perdono. Quanto spesso siamo soggetti ad errori di valutazione e com'è difficile discernere la strada da percorrere! Dovremmo sentire in ogni istante il bisogno di ricevere l'aiuto di Dio, semplicemente per il fatto che siamo fortemente fallibili. Si dovrebbe sentire il peso di compiere una missione, di trovare sempre la strada giusta da percorrere. Spesso ci lasciamo condurre dai nostri sentimenti che variano a seconda delle situazioni.

domenica 8 marzo 2015

Messaggio d'amore

Il Gesù che ci viene presentato dal Vangelo oggi, potrebbe apparire un po' ostico: inquieto, scaccia in modo deciso i mercanti dal Tempio. La figura di questo Gesù esula dalla tradizione “zeffirelliana”, dolce, commovente, che muore senza perdere troppo sangue, eppure è sempre Lui. “Lo zelo per la tua casa mi divora”. Tutto ciò che riguarda il culto di Dio Padre, sia interiore che esteriore, è oggetto di attenzione da parte di Gesù. Ma non volevo soffermarmi particolarmente su questo, ma su un altro punto: la sua affermazione finale, “distruggete questo tempio e io lo farò risorgere in tre giorni, e parlava del Tempio del suo corpo”. Tale affermazione è importantissima. Tanti santi l'hanno vissuta in pienezza. Quando si ama una persona grande come Dio, si fa silenzio nel proprio cuore, le parole non bastano più, anzi, si comprende benissimo che le parole sono come un vestito troppo stretto, non possono contenere se non l'ombra di certi sentimenti. Si desidera avere la pienezza della comunione con Dio Padre, e questa si può avere solamente con la condivisione dei suoi sentimenti... Sì, è importantissimo incontrarlo nell'Eucaristia, ma la pienezza interiore si raggiunge solamente quando si vive in piena comunione di sentimenti e amore con Lui. Abbiamo bisogno di segni, quindi di incontrare Gesù nell'Eucaristia, però i veri santi hanno sperimentato una dimensione differente. San Massimiliano Kolbe, chiuso nella prigione del campo di concentramento tedesco, non poteva di certo ricevere o celebrare l'Eucaristia, ma l'ha vissuta pienamente, concretamente, quando ha offerto la sua vita al posto di quella di un padre di famiglia.

Santa Teresina del Gesù Bambino, non poteva più ricevere Gesù a causa delle frequenti emottisi, ma si era fatta lei stessa Eucaristia.
Esempi così ce ne sono molti... La vera comunione con Dio è quando si vive pienamente il suo messaggio d'amore.

venerdì 6 marzo 2015

Comunione piena

Magari conoscessimo Dio! Avessimo una vaga idea di quello che è veramente! Ci ameremmo davvero! Noi siamo preziosi ai suoi occhi! Purtroppo anche chi è impegnato in una vita di perfezione, scorda che il protagonista di tutto questo, deve essere Dio. È questo che Gesù ha predicato lungo la sua vita terrena! Nessuno, nemmeno i santi, potrebbero tollerare i loro difetti. San Giovanni Vianney, infatti, domandò a Dio di fare luce nei suoi difetti. La vista di questi, lo fece inorridire, portare quasi alla disperazione! No, non bisogna essere concentrati semplicemente ai nostri difetti, dobbiamo meditare solamente sull'amore di Dio e quando ci sembra di affondare nei flutti delle difficoltà, dei nostri sentimenti indomabili, aggrappiamoci a Dio che sa camminare sui flutti delle avversità, di qualsiasi genere siano, e ci prende per mano, per camminare pure noi, sopra gli ostacoli che si frappongono fra noi e la felicità. Siamo creati per essere felici! Non pensiamo che nella nostra infelicità si nasconda sempre il babau del nostro passato che riaffiora! Talvolta è semplicemente la mancanza di temperanza! Già, noi esseri umani siamo abitudinari. Se siamo abituati a nasconderci nei nostri sentimenti negativi, non riusciremmo mai a vedere il positivo! La felicità esiste e non sono anime che hanno delle particolari fortune nella vita, assolutamente. Tante di queste persone hanno sperimentato i limiti del proprio corpo, permessi da Dio, non causati da se stessi. Proprio in questi giorni è apparsa sui giornali la testimonianza di un ragazzo ammalato di cancro che comunque è riuscito a vivere il poco tempo che gli restava con ottimismo, felicità, semplicemente perché sapeva che la morte era solo un passaggio. La felicità sta in Dio e nella comunione con Lui, non in altro. Se capiamo questo, e non è facile, troviamo la chiave per leggere la nostra vita e trasformarla in un cantico di lode.

giovedì 5 marzo 2015

Vedere positivo

A volte ci sono delle anime votate sempre a vedere il negativo in tutto, anche in se stessi, pensando che ciò sia buono per crescere, per conoscersi maggiormente, ma non è propriamente così. Deve esserci una via di mezzo. Non voglio dire che dobbiamo distogliere lo sguardo dai nostri difetti o dalla nostra zona d'ombra, che vanno accettate e superate nell'amore vero verso se stessi. Conoscersi completamente, fino in fondo, è un'impresa davvero difficile, se non impossibile. Io penso che bisogna trasformare i nostri difetti e le nostre zone d'ombra come i nostri punti forza... e qual è se il nostro punto forza se non la misericordia di Dio? Noi non saremmo capaci di sostenere il peso di noi stessi, non saremmo capaci di perdonarci, ci vorremmo sempre diversi, e d'altronde cercare sempre una ragione per tutte le nostre sensazioni negative che agitano il nostro cuore, ci trasformerebbe in persone che si guardano continuamente l'ombelico. Dobbiamo essere convinti che anche i difetti possono essere considerati come potenzialità. Un esempio? La testardaggine di per sé nel rapporto con gli altri ci fa sembrare incapaci di comprendere altri punti di vista, ma è una risorsa non da poco quando ci prefiggiamo di raggiungere qualche obiettivo. Ecco quindi che questo si trasforma in risorsa. Non dobbiamo spaccarci la testa per capire come mai fa tanto freddo se semplicemente è inverno e l'aria è fredda! Non dobbiamo lambiccarci il cervello a tutti i costi, perché scorderemmo che la vita, nonostante le sue difficoltà, è meravigliosa! Impegnati a scrutare il fondo del mare che non riusciremmo mai a intravedere, non ci accorgiamo che la superficie è accarezzata da un sole splendido!
È l'amore che guarisce tutte le ferite, ferite che tutti noi abbiamo e che tante volte noi stessi le rendiamo incurabili. Amiamoci per quello che siamo e saremo portati ad accettare anche gli altri!

domenica 1 marzo 2015

Sacrificare il primogenito?Abramo stava per farlo


Pensando alle letture di oggi, mi sorprendo a meditare su una gran quantità di argomenti, tanti dei quali toccati inavvertitamente nei giorni scorsi.

Prima di tutto il sacrificio di Abramo. Dio gli aveva chiesto di sacrificare suo figlio, il suo figlio unigenito. Al giorno d'oggi tale richiesta può farci arricciare il naso: come può chiedere Dio ad Abramo di sacrificare il suo primogenito? Sacrificare il primogenito alle divinità era una pratica usuale del tempo. La novità è che Dio ferma il braccio risoluto di Abramo, accetta il suo sacrificio e gli permette di trovare un ariete da immolare al posto del figlio.

La cosa più imbarazzante per Abramo non è tanto la richiesta di Dio, ma il fatto che questa costituisca una piena contraddizione alla promessa fattagli da Lui stesso: la discendenza numerosa. Se Dio gli avesse tolto il suo unico figlio, come sarebbe potuta nascere la discendenza. Mi viene in mente ciò che disse poi Gesù: Dio è capace di far sorgere dalle pietre figli di Abramo. Dio è onnipotente, per cui in quella che a noi appare una pura contraddizione, si snoda il suo progetto, la sua volontà.

Mi viene poi alla mente il momento tragico dell'agonia del Getsemani. Quel momento è un momento tragico, perché Gesù è solo, sente incombere su di sé tutto il peso della passione, il dolore, il tradimento, l'abbandono da parte di Dio Padre e dell'uomo. Per Gesù quell'attimo è traumatico. Tutti le circostanze della sua vita, vogliono insegnarci qualcosa. Gesù vuole dirci che la passione è stata preceduta da atti concreti di donazione. È stato tutto un crescendo ed il culmine non è stata la morte sulla Croce, ma il più grande e gioioso evento: la Resurrezione.

Cammino di conversione


Dovremmo sempre intraprendere un cammino di conversione, non solo nel periodo quaresimale. Il fatto è che per una festa così importante come la Pasqua, dobbiamo preparare il nostro abito nuziale per non essere inaccettabili agli occhi di Dio. Vi ricordate la parabola degli invitati a nozze? Dio ha invitato tutti: aveva cominciato con gli eletti, ma loro avevano rifiutato l'invito, trovando scuse di ogni sorta; il Re si era quindi rivolto a tutti i derelitti della società, mendicanti, zoppi, insomma, tutti coloro che non avrebbero mai ricevuto un invito di tal genere. La sala si riempì di commensali, tuttavia qualcuno di questi non aveva curato il suo abito e non aveva indossato quello nuziale. La chiamata di Dio è gratuita, ma per la festa bisogna prepararsi a dovere. Non si può rimanere tali e quali come quando ci aveva invitato. L'impegno deve esserci.

Meditando su tale argomento, capiamo subito che possedere la pura intenzione di conquistare il paradiso non è da tutti. Eppure, la parabola degli invitati a nozze, voleva indurre a questa meditazione. Tanti, pur essendo invitati, non hanno una pura intenzione di servire Dio, anche se la loro risposta sembra essere sincera: si mescolano tante motivazioni, tra cui quella di piacere agli uomini, oppure un cambiare i propri atteggiamenti semplicemente per far tacere la coscienza.

Si mescolano, quindi, motivazioni che non c'entrano con quella che dovrebbe essere il motore che muove la nostra conversione: la conquista del Paradiso, ovvero la piena comunione con Dio.

I nostri apprendimenti, almeno alcuni, si basavano sul metodo del rinforzo, cioè del premio conseguente alla nostra buona azione. Il Paradiso è un po' da considerare il nostro rinforzo e l'Inferno il nostro deterrente.

Nonostante questo, ancora tra i cristiani si limitano a pensare a una vita di perfezione fine a se stessa e non per la vita eterna. Ciò è terribile, ancor più dell'ateismo!

Tanti santi, a cominciare da san Paolo e santa Teresina, sono riuscita a crescere talmente tanto spiritualmente, che non agivano più per la ricompensa in se, ma per puro amore, tanto che uno e l'altro desiderarono andare all'inferno per guadagnare anime a Dio! Questo sì che è puro amore!