domenica 30 gennaio 2011

Da una foto di Spank

Mamma mia,che settimane... Un'altra così e sceppo!!!! Speriamo di no...e non dico altro....Certo, l'inizio di questa settimana non è dei migliori: io e la Samp usciamo con le pive nel sacco... No...no...
Come la Regina della pace nell'apparizione a Medjougorie ha detto di avere speranza, nonostante questo mondo così malsano, e i nuovi fermenti di guerra che lo scuotono, così devo avere sempre speranza,:c'è sempre una luce che si accende, anche nel buio più profondo...

venerdì 28 gennaio 2011

Ascoltare... una grande arte!

Più si "entra" nel santuario delle anime, più ci si accorge che quando ci confidano qualche pena, siamo dei custodi indegni. Pur essendone invitati dall'anima stessa ad entrare, lo si fa in punta di piedi, temendo di farle del male, di violare i suoi segreti più profondi, soprattutto quando quest'anima è molto giovane e sta sperimentando per la prima volta la durezza della vita. Bisogna essere custodi di quello scrigno che ci regalano, consapevoli che appartiene solo a Dio. Ascoltare è fare vuoto dentro di sé, creare quello spazio necessario per lasciare entrare le confidenze dell'altro anche se ci sembrano assurde o ci assillano nel volercele appioppare.  Talvolta ci sentiamo in dovere di dare all'altro consigli su consigli... ma quando un'anima è tanto giovane, ha bisogno solamente di sentirsi amata, di poter dire le cose più stravaganti, di essere creduta. Ascoltare genera veri e propri miracoli più di mille discorsi educativi perché i bambini hanno bisogno di avere la certezza di essere amati, anche nella fermezza....

Osservando la natura...

Pensando alle tentazioni contro la fede, la mia mente si tuffa nel labirinto dei miei ricordi...
Circonvallazione a Monte.. Una strada che domina il porto,dalla quale si può ammirare la Lanterna, simbolo della città. Durante il giorno, soprattutto nei giorni più limpidi, inondati di sole, si ammirava la linea netta dell'orizzonte che separava il cielo dal mare, un mare a volte brillante, sornione, indeciso se inquietarsi o rimanere calmo sotto la carezza della brezza. Lentamente calava la sera e con i suoi colori scuri dipingeva il cielo e il mare. Il buio nascondeva allo sguardo l'orizzonte, unendo il cielo con il mare. A volte il buio, anche nell'anima, confonde, unisce il cielo con l'anima. Noi non ce ne accorgiamo, immersi in quell'oscurità che impaurisce perché cela al nostro sguardo il porto dove dobbiamo giungere, timorosi di sbattere contro gli scogli o di essere inghiottiti da quella massa d'acqua che tutt'ad un tratto si potrebbe risvegliare dal suo tranquillo sonno. La fede, però, è simile alla Lanterna che gettava i suoi bagliori sulla distesa del mare, nera come l'inchiostro su cui si riflettevano le luci della città e mostrava la via da seguire, senza disturbare, né togliere le tenebre fitte, ma con il suo silenzio, mostrare la strada da percorrere.

lunedì 24 gennaio 2011

La vera prova

La vera prova, quella più dolorosa per un credente, è quando Dio si nasconde ai suoi occhi, non tanto dal punto di vista sensibile ma permette che tu dubiti di Lui!

E' una prova orrenda, penso diabolica, perché Dio è l'unico punto fermo della propria vita e nei momenti di bisogno si cerca immediatamente Lui, nemmeno i genitori, ma Lui che ci conosce più di tutti...

lunedì 17 gennaio 2011

Quando la sincerità diventa una scusa...

Come ho già detto, trasparenza non è gettare sul muso dell'altro tutto ciò che si pensa senz'alcun criterio! tutto va fatto in Gesù Cristo e quindi con carità, con la Sua carità. La sincerità diventa una scusa per sfogare la propria gelosia, oppure ciò che mi dà fastidio dell'altro e la carità c'entra poco o niente. "Io sono sincero!" E' la scusa più bella per la nostra intolleranza e magari non vediamo i nostri difetti e non siamo affatto sinceri con noi stessi!

La trasparenza

La persona di Gesù è straordinaria!Gesù era trasparente come acqua cristallina. Essere trasparenti non vuol dire gettare in faccia all'altro tutto ciò che si pensa, vaneggiandosi di essere sinceri! Sì, daccordo, sei stato sincero ma non caritatevole! La vera trasparenza è quella che ti fa agire allo stesso modo, sia quando sei solo che quando sei in compagnia, di persone ragguardevoli e con una certa autorità o meno. Le tue azioni, anche quelle più nascoste, devono essere compiute come se fossero alla luce del sole!

domenica 16 gennaio 2011

La preghiera e l'umiltà

"La preghiera si fonda sull'umiltà ". La vera preghiera si fonda sull'umiltà, non tanto perché ci riteniamo peccatori, ma perché si basa sul silenzio interiore. Bisogna sapersi svuotare di sé e preparare l'anima all'ascolto. Fare silenzio significa far tacere tutte le passioni ed immergersi in Dio, nell'acqua cristallina del suo amore. E' un esercizio molto difficile durante il quale spesso subiamo gli assalti delle nostre preoccupazioni, dei nostri sentimenti, ma poi, quando si sperimenta la vera preghiera, la contemplazione, non vorremmo mai smettere. Più si prega, più si desidera pregare. Quanto fanno male all'anima quelle preghiere recitate e non rese nostre! Sono alla pari delle filastrocche infantili. E purtroppo è un rischio che l'uomo corre, incline com'è all'abitudinarietà, svuotando così della loro essenza ciò che davanti a Dio è una perla...Intendo dire che non bisogna svuotare della sua essenza una preghiera che può diventare meccanica quale può essere il Rosario. Nella preghiera personale non si può riempire sempre il silenzio con Rosari e letture: in tal modo escludiamo un tipo di preghiera che più ci avvicina a Dio, quella di adorazione e contemplazione...

sabato 15 gennaio 2011

Umiltà è verità

La prima persona a cui bisogna dire la verità di sé è se stessi. Non è così semplice dirsi la verità, eppure farlo, produce miracoli nella propria vita spirituale. Umiltà, perciò, è fare verità dentro di sé, riconoscersi per ciò che si è e quindi, solo allora Dio può intervenire... E non limitiamo la provvidenza di Dio! Può far crescere fiori tra le rocce! Non neghiamo mai ad una persona la speranza di poter cambiare, dirle questo sarebbe quasi come un omicidio spirituale. Come cristiani, dobbiamo regalare speranza!

Quando i sentimenti...

Chi afferma di conoscere se stesso,afferma esattamente il contrario. Forse si conosce a grandi linee, oppure conosce più approfonditamente un certo aspetto della sua personalità. E' anche vero che nessuno conosce la persona se non lo spirito che lo abita. Sicuramente, se uno esamina le sue reazioni, può risalire a se stesso , all'essenza della sua persona, ma avere lucidità piena, mi sembra impossibile. Azioniamo infatti tanti meccanismi di difesa di ogni sorta,che conoscersi pienamente sembra quasi impossibile. Eppure conoscersi è una meta indiscutibile da raggiungere per possedersi il più possibile e incanalare le proprie emozioni nell'alveo giusto e piacevole delle virtù. Alla conoscenza di sé poi, si affianca la virtù dell'umiltà, fondamenta necessarie per la costruzione del nostro tempio interiore.

mercoledì 12 gennaio 2011

Terzo racconto: fantascientifico



Il terzo racconto è senza dubbio fantascientifico. Si parla di una famiglia, composta da due genitori e due figli, un maschio e una femmina, che vive in una casa piena di congegni elettronici. Essi non debbono fare alcuna fatica: ad ogni esigenza c'è una macchina che le soddisfa. La casa è dotata di una stanza per bambini particolare, che rende concreti i desideri più profondi dei ragazzi. In quella casa c'è tutto, materialmente parlando, ma la soddisfazione di ogni esigenza porta l'indurimento dei cuori dei ragazzi che non riescono a fare a meno delle varie comodità e dimenticano gli affetti più cari. I bambini crescono viziati, a loro viene concesso tutto, ma ad un certo punto accade qualcosa d'inatteso, I genitori negano loro un viaggio lontano da casa e questo genera nei bambini una delusione fortissima. Nascono in loro pensieri vendicativi e distruttivi che si concretizzano nella nursery in immagini dell'Africa selvaggia. Leoni affamati s'aggirano per la nursery, non ascoltando più i desideri dei genitori. Essi cominciano a preoccuparsi e ricercano una possibile soluzione. Comincia a far capolino una certa nostalgia della vita ordinaria, costellata di fatiche, ma pur sempre interessante e soprattutto salutare. La situazione diventa molto pesante fino a che giunge al culmine. I genitori pensavano di chiudere la stanza perché pericolosa. Chiedono l'aiuto di uno psicologo il quale consisglia un viaggio lontano da casa. I bambini non stanno a queste condizioni e fantasticano che i genitori vengono sbranati dai leoni. In realtà i genitori assistono già a questa scena, insieme con lo psicologo e fanno una domanda che poi scopriranno ben presto senza nemmeno usare i binocoli che avrebbero appagato la loro curiosità. Vengono infatti attirati dai bambin stessi dentro la nursery diventata teatro di una morte spietata, proprio come le nostre cronache nere ci raccontano. Infatti, l'egoismo, nei bambini, era diventato granitico e li aveva indotti a manomettere i meccanismi della stanza: fantasia horror che diventa realtà.
Questo racconto tocca il più scottante dei tasti, quello dell'educazione. Un'educazione troppo permissiva rende la persona un individuo egocentrico e quindi sempre teso a soddisfare i propri bisogni.
Tante volte capita che al bambino siano concesse alcune cose perché l'adulto non è mosso da retta intenzione ma desidera accattivarsi, egoisticamente, l'affetto.
Educare esige il distacco completo da se stessi. Chi sa educare se stesso, sa educare gli altri. Il vero educatore è umile, non impone all'educando la sua visione ma lo conduce a comprendere il suo vero bene. E nemmeno deve cercare compensazioni di vario genere nel bambino o nel ragazzo, ma essere proteso al vero bene della conoscenza vera di sé.

martedì 11 gennaio 2011

Secondo racconto

Il secondo racconto è tratto da un libro di Romano Bilenchi. Un racconto tristissimo ma reale, ambientato in Toscana. Il protagonista è un ragazzo nato in un paese della Maremma Toscana, che si è recato in una città per studiare. Il racconto si apre drammaticamente con una presa in giro da parte del professore il quale, invece di educare la classe al rispetto reciproco, dà il via a delle burla che umiliano il ragazzo. Quindi, il ragazzo, spinto dalla vergogna e dalla sofferenza, afferma che il paese dove lui è nato non è situato nella Maremma. 
Anche in questo racconto ha buona parte il pettegolezzo, come nel racconto precedente: un suo compagno va a prendere la carta geografica ordinata dal professore e informa coloro che occupavano l'aula di scienze de diverbio del suo compagno con il professore.
La bugia del ragazzo è palese e puerile, però è scusabile perché scaturita dal dileggio crudele del professore e dei compagni. Non erano certo prese in giro bonarie, erano frutto, invece di stereotipi che fanno male e lasciano una ferita profonda. Accostando i due racconti, viene subito alla luce una particolare riflessione: alcuni cristiani, forse possono giudicare persone che conducono un'esistenza apparentemente contro i comandamenti di Dio ma sbagliano! Cristo frequentava le persone che, agli occhi della gente, erano miscredenti e impure. Certamente, Lui era il Figlio di Dio e quindi non poteva essere trascinato e fare i medesimi sbagli dei peccatori... Ma riflettiamo, guardiamo con più attenzione il nostro cuore... Se attorno a noi si è creata una solitudine abissale, interroghiamoci se dentro di noi va tutto così veramente bene e non ci siamo chiusi nei nostri fiscalismi.

domenica 9 gennaio 2011

Il concetto cristiano dell'Inferno

Si è portati a pensare che l'Inferno sia un luogo dove Dio manda l'anima che si è comportata male. Si fatica a pensare che, invece, è proprio l'anima che sceglie l'Inferno. La zia Rosa del racconto di Kipling è fossilizzata in quest'idea in modo farisaico. Ella non misura secondo carità ma etichetta il ragazzo secondo schemi mentali assai rigidi. Sembra che lei si ritenga perfetta e non si accorge, in realtà che l'etichetta attaccata al ragazzo è sua. Diceva che Punch era bugiardo, ma la prima bugiarda era lei perché si riteneva perfetta. Sì, zia Rosa a differenza della mamma dei due ragazzi, non comprendeva affatto che la santità, la bravura di una persona è un modo di essere interiore tutto teso all'amore, ma la legava allo schema rigido e gretto di un "fare" e "non fare". Il termometro che fa comprendere se quel fare scaturisce dalla carità? Il non criticare mai l'operato dell'altro. Era questo che Gesù non "sopportava" nell'uomo.

Alcuni racconti interessanti

Ho letto alcuni racconti interessanti che mi hanno dato spunto per riflettere sul grande tema della carità. Alcuni caretteri sono filantropici per natura: si danno tutti a tutti, semplicemente per soddisfare l'esigenza di quel vuoto interiore che non saprebbero colmare altrimenti. Caratteri felici, senz'altro, che facilitano loro la pratica della carità. La carità, però, possiede radici differenti e la sua sorgente è Dio.Ma ritorniamo ai nostri racconti. Il primo racconto è di Rudyard Kipling ed è intitolato "Bee bee, Pecora Nera". E' introdotta da una rima infantile che recita così:

Bee, bee, Pecora Nera,
Hai della Lana?
Certo Signore, tre sacchi pieni. 
Uno per il Padrone, uno per la Signora
e nessuno per il ragazzino che piange in fondo al sentiero.
I protagonisti sono due ragazzini, un maschio e una femmina, Punch e Judy, che all'inizio del racconto hanno rispettivamente 5 e 3 anni e vivono in India.
Per esigenze economiche i due ragazzini vengono accompagnati in Inghilterra in una nuova famiglia composta da zio Harry, un uomo piuttosto anziano che incarna l'umanità; da zia Rosa, religiosa ma despota; dal figlio Harry, perfido e geloso di Punch.
I ragazzini in principio vengono sopraffatti dalla sofferenza per l'abbandono dei genitori, ma il loro ricordo comincia a sbiadire fino a scomparire quasi del tutto. Punch si rivela un ragazzino terribile, di una vivacità sana, e Judy diventa la cocca della nuova zia adottiva.
Sia Rosa esasperava il concetto del giudizio di Dio e prendeva ogni minimo pretesto per redarguire il ragazzino in modo aspro e tirannico peggiorando così la siutazione e suscitando in lui pensieri d'omicidio e di suicidio.
La religiosità della zia era pressoché legata a leggi morali, al terrore dell'inferno priva dell'anima della carità. Così, svuotata della sua essenza, non valeva a nulla se non ad esasperare gli animi. La misericordia, l'amore cambiano gli animi più inaspriti. Purtroppo zio Harry morì e Pecora Nera rimase in balia dei sentimenti dell'odio della sua famiglia adottiva, sballottato dalla violenza di questa tempesta.
In seguito a questi avvenimenti, Pecora Nera pensò seriamente al suicidio e, paradosso della situazione, succhiò la vernice di un'Arca di Noè giocattolo, nella speranza che questa ponesse fine alla sua vita. Punch non morì, con suo grande disappunto, ma diventò quasi cieco tra l'indifferenza generale.
Harry aveva creato anche a scuola il medesimo ambiente, raccontando le malefatte di Punch a tutti, compagni e professori, cosicché nemmeno là trovò mai la valvola di sfogo, necessaria per la sopravvivenza.
Un ambiente ostile genera animi aspri, sofferenze inaudite e non educa mai.
Grazie alla ciecità, vengono chiamati i genitori dei due ragazzi, ai quali ormai resta di loro un ricordo nebuloso, ottenebrato dalla fitta cortina del tempo e dalle tante sofferenze subite. Punch non aspetta altro che mamma lo punisca per le sue malefatte, pronto a sfoderare il suo odio, come spada pungente. E' prevenuto: in principio ha paura delle percosse, ma piano piano comprende che esiste un amore che non è legato fondamentalmente al buon comportamento, ma semplicemente alla persona, così com'è. 
Il ragazzino, che ormai conta 10 anni, viene riconquistato dall'amore della madre. L'autore termina il racconto con una riflessione amara ma veritiera:
"Quando delle giovani labbra hanno bevuto profondamente dalle acque amare dell'Odio, Sospetto e Disperazione, tutto l'Amore del mondo non può eliminare completamente ciò che si è appreso in tal modo; sebbene esso possa per un attimo volgere degli occhi ottenebrati alla luce, e insegnare la Fede dove Fede non vi è."

venerdì 7 gennaio 2011

L'amore è la chiave di tutto

Mi viene in mente santa Teresina quando pensava alla sua vocazione specifica in seno alla Chiesa. Volendo abbracciare tutte le vocazioni, ella pensò di incarnare ciò che le animava e le vivificava. Questa era la carità. La carità dovrebbe essere l'anima di ogni cosa, di ogni azione. Partecipare all' Eucarestia senza amore è come svuotarla di ogni senso e bere la propria condanna. Essa è il centro della vita cristiana, ma potrebbe diventare nient'altro che un'abitudine. Il nostro compito sarebbe quello di non renderla tale. La carità è quel filo che ci tiene legati saldamente a Dio, a noi sta a superare ogni forma di egoismo...e non è facile!

sabato 1 gennaio 2011

Inno del Te Deum

Ieri sera il Papa, come Vescovo della diocesi di Roma, ha esortato i fedeli a meditare sulla Parola di Dio e a partecipare attivamente all'Eucarestia. Egli ha insistito principalmente sul vincolo di carità che ci deve legare a Dio e ai fratelli. Stavo proprio meditando su questo. E' importantissimo cercare di concretizzare nella propria vita il messaggio evangelico, per quanto sia difficile  non è  impossibile, in quanto Gesù ci ha assicurato il conforto dello Spirito Santo. Bisogna saper superare il proprio egoismo che ci spinge a soddisfare i desideri della carne, ad accarezzare le passioni negative. Andare contro corrente è la missione del cristiano. E' importante senz'altro curare la preghiera: non basta, infatti, partecipare alla santa Messa o dire un rosario intero, bisogna saper ritagliare degli spazi durante la giornata da dedicare alla preghiera personale. Non s'imparerà mai ad amare se non si sta con Gesù solo! Non basta nemmeno pregare solo, partecipare alla Liturgia: le preghiere devono essere accompagnate da una vita attiva di carità. Ricordiamoci il monito di Gesù: "Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio" e qual è la volontà di Dio se non l'amore verso i fratelli, verso TUTTI  i fratelli, comunque, ad ogni costo, anche se ci hanno fatto del male.?La carità a buon mercato è in abominio al Signore.

Buon anno nuovo!

Sembra ieri che ho scritto il posto dell'inizio anno 2010... ed eccoci al 2011. Ogni anno è diverso, custodisce una sorpresa, una caratteristica particolare che lo contraddistingue dagli altri. Ieri sera sono andata a confessarmi... Dopo tanto tempo, sono finalmente uscita. Le strade di Roma sono meravigliose: gli abitanti adornano le terrazze e i poggioli di luci colorate che abbelliscono, danno alle strade un'aria totalmente diversa. La gente si attardava nei negozi per fare gli ultimi acquisti. Taluni erano carichi di buste stracolme. Che effetto curioso vedere Roma a quell'ora! Affondata nel buio, già scoppiettante dei botti che avrebbero salutato il nuovo anno. Tutte le finestre delle case erano illuminate. Abbiamo aspettato il nuovo anno giocando a carte. A mezzanotte gli abitanti dei palazzi circostanti, hanno cominciato a far scoppiare i fuochi d'artificio: meravigliosi, coloratissimi!!!Verdi, blu, rossi... Bhe, devo ammettere che i romani fanno le cose in grande!!! Non avevo mai visto i fuochi d'artificio in mezzo alle case! Belli, ma non ho mai condiviso il modo di festeggiare, facendo scoppiare i botti, soprattutto come hanno fatto a Napoli... Cosa serve usare le armi da fuoco in casi come questi? Non riesco proprio a capirli, non ha assolutamente senso. Una nota positiva: la prima bambina di questo anno nuovo, è nata proprio nel nostro ospedale a Cristo Re!!!!