giovedì 23 gennaio 2014

Dio è santo


Viste le considerazioni precedenti, bisogna credere al Purgatorio. Non crederci sarebbe un rischio troppo grande per noi e per i nostri cari. Riflettendo sui vari motivi per cui nel ventunesimo secolo si preferisce non parlare più di Purgatorio o di vita eterna, non è solamente la concezione che tali credenze siano riportabili ad una dottrina punitiva o superstizioni di un tempo ormai passato, ma penso ci siano altre motivazioni. Uno di questi è “la non conoscenza di Dio”. Non si attribuisce più a Dio la santità che gli conviene. Un tempo Dio era considerato l'inavvicinabile, oggi il gran dimenticato. Si entra in chiesa come se fosse un mercato, senza rendersi conto che, come esseri umani, per i nostri stessi meriti, non dovremmo essere degni di stare alla sua presenza, un po' come l'atteggiamento di Pietro quando assisté al miracolo della pesca di Gesù. Avevano provato a pescare per tutta la notte senza prender pesci. Arriva Gesù che ordina loro di gettare nuovamente le reti in mare e tirano su una grande quantità di pesci. La reazione di Pietro è immediata: “Allontanati da me che sono peccatore”. Potremmo riflettere a tal proposito anche sull'atteggiamento del pubblicano di fronte a Dio. Egli non si sente degno di stare davanti a Dio... È solamente il perdono di Dio a renderci degni di stare alla sua presenza, il sacrificio di Gesù sulla croce. Se vagliassimo sinceramente quello che siamo, temo che ci terremo lontani dal Santissimo Sacramento. Gesù ci rende grandi con la sua misericordia e perciò di riceverlo nel Sacramento.

È un periodo di grande confusione e di contraddizioni. Il Concilio Vaticano II è voluto andare incontro alla gente, interpretando così il bisogno di Dio del popolo, quindi ha operato alcune modifiche nello svolgimento della Liturgia. È stata introdotta nella Santa Messa la lingua italiana, in modo che la gente comprendesse e si rendesse pura attraverso l'ascolto della Sacra Scrittura. Un tempo c'era l'iconografia, ovvero dei quadri che rappresentavano i fatti salienti dell'Antico e Nuovo Testamento, oppure un libro che narrava la vita di Gesù. Lo scopo di questo era di non dare la Sacra Scrittura al popolo in modo che non cadesse in errore di interpretazione e quindi nell'eresia. Adesso che possiamo accedere liberamente alla lettura della Sacra Scrittura, preferiamo abbracciare filosofie orientali o mescolare vari tipi di religione, forse perché siamo consapevoli che il cristianesimo ci chiede molto...Il Decalogo poi ampliato e spiegato da Gesù nel Nuovo Testamento....

Troppo facilmente mescoliamo il pensiero orientale con le suddette pratiche con il cristianesimo. Basti pensare alla New Age. Eppure gli Ebrei esclamavano: “Chi è pari al nostro Dio Creatore dei cieli e della terra?”

Dio sceglie i deboli


Natuzza è una persona ignorante, sia a livello scolastico che religioso, ma è lo Spirito che le rivela le profondità di Dio e la guida alla Verità.

La società di oggi tende a misurare la dignità e credibilità di una persona dal suo grado di istruzione, Dio, però, non la pensa così. Anche nel nostro tempo Dio continua a scegliere persone ignoranti secondo l'uomo, per lanciare il messaggio straordinario della sua immutabilità. Non è che giunti al 2014 Dio ha cominciato a mettere gli occhiali, impugnare un libro e salire sulla cattedra. Continua a chinarsi sugli umili, a dispetto dell'orgoglio e superbia dell'uomo odierno. Dio è sempre lo stesso. Le letture della santa Messa di questi giorni lo affermano chiaramente: “Dio non guarda all'apparenza o all'aspetto, ma al cuore”. Chi siamo noi per guardare all'aspetto esteriore, che si tratti di quello fisico o intellettuale?”.

Dio vede bene, non è miope, quanto bene può contenere il nostro cuore... e se proprio fa fatica anche Lui, ricordiamoci che è “accecato” da un amore infinito e che perciò riuscirà a scovare il buono che c'è in noi e farà di tutto affinché questo affiori. Talvolta si commette l'errore di pensare ancora, nonostante tutto a un Dio severo. Se si sbaglia a dimenticare il giudizio di Dio (che non è il nostro), si sbaglia ulteriormente a considerare Dio come un giustiziere assoluto. San Paolo in una sua lettera lo aveva affermato chiaramente: “io non giudico nemmeno me stesso”. Il nostro giudizio, pure nei nostri confronti, è inquinato da tanti elementi del nostro vissuto, dagli schemi che abbiamo acquisito lungo gli anni. È qui che dovrebbe scattare la purificazione della memoria di cui aveva parlato Giovanni Paolo II, riconciliarci con il nostro passato per poter essere liberi nel presente e nel futuro.

Oltre ai pezzi di carta che valutano la nostra presunta cultura, spesso giudichiamo la persona dai suoi successi personali. Nemmeno questo elemento va valutato! Pensiamo che più una persona raggiunge i suoi obiettivi, più è una persona a posto! Ma quale errore! La dignità di una persona non si valuta da quello! Un esempio eclatante è proprio quello di Gesù. Gesù si è adoperato notte e giorno per annunciare l'amore del Padre, per guarire i malati, liberare gli indemoniati, eppure il complotto di un gruppo di persone dettato dalla loro cecità spirituale dovuta alla loro gelosia, lo ha inchiodato in modo ignominioso sulla croce! Quale madornale errore!!! pensiamo ad esempio ai nostri politici ricchi sfondati, lavoro assicurato, ma un marciume nel loro comportamento! Dio non la pensa come noi. Questo discorso va applicato anche a livello spirituale: la maggior parte dei santi è stato giudicato pazzo... ed era santo!

lunedì 20 gennaio 2014

Purgatorio, pensiero di paura


La mentalità odierna, anche di molte persone impegnate nella Chiesa, accetta malvolentieri l'idea della morte e ancor meno del Purgatorio e dell'Inferno, forse per alcune correnti di ideologia teologica che hanno preso il sopravvento assimilando e adattando il Cattolicesimo al pensiero moderno. La morte non deve far paura: oltre a far parte della vita dell'uomo, il cristiano, se crede veramente, sa bene che è una nuova partenza, è la vita vera, quella eterna, quella, insomma, che ci ha promesso Gesù. Il desiderio della vita eterna, di essere liberati dalle angustie della vita terrena non deve offuscare la nostra mente, fino a non farci considerare alcune parti del Vangelo che a noi paiono crude e severe, come quella parte che accenna al Purgatorio, seppur celatamente e non dicendone il termine.

La società di oggi è debole, non riesce a sopportare sofferenze intense e soprattutto è afflitta da una insicurezza, da una carenza di affetto tali da non voler sentir parlare né di castigo né di espiazione o riparazione.

È indubbio che il Concilio Vaticano II ci ha offerto un'immagine splendida di chi è veramente Dio. L'uomo, soffocato dallo spauracchio del giudizio di Dio, non riusciva a concepire un amore gratuito, trasformando talvolta il suo rapporto con Dio in puro servilismo, per ottenere la salvezza. In questo clima di timore, si dibattevano tanti santi, come ad esempio santa Teresina di Lisieux, una santa speciale e nel contempo semplice. Con l'insegnamento della “piccola via” non ha fatto altro che svelare il vero volto di Dio, misericordioso e giusto e di esortare l'uomo a comportarsi da figlio. Già, perché agire per servilismo non porta alla vera santità, chi ha paura tende a soffocare alcune passioni in quanto non buone, senza vincerle. Rimangono perciò pressate, pronte ad esplodere.

Considerare l'attributo della misericordia, non consegue l'eliminazione dell'esistenza del Purgatorio e dell'Inferno. La Chiesa crede fermamente nella loro esistenza. L'uomo non deve paralizzarsi dal terrore per l'esistenza del Purgatorio o dell'Inferno, tuttavia ne dovrebbe avere un sano timore... che sfoci nel rispetto di Dio. Quando si ama una persona si ha nei suoi confronti rispetto. Può sfuggire qualche parola di troppo, ma fondamentalmente si ha rispetto della persona. Agire solamente per puro amore è difficile per l'uomo, deve avere un certo deterrente che lo sproni a compiere buone azioni, a rimanere stretto a Dio. Come tutte le cose, ci vorrebbe un sano equilibrio tra timore e amore, ma molto più probabilmente oscilleremo tra queste in continuazione. Dovremmo avere fisso questo concetto: abbiamo la responsabilità di tutti i nostri atti. Ciò che noi facciamo nel presente si ripercuoterà nel futuro della vita eterna. Ogni più piccola azione ha ripercussione nella vita eterna, non possiamo nascondere questa realtà ai nostri occhi, perché rischieremmo di avere brutte sorprese e non potremo più tornare indietro. E poi, ricordiamoci che dobbiamo riparare i nostri peccati. Ci sono perdonati abbondantemente, ma la conseguenza di questi rimane e perciò abbiamo il dovere di riparare il male che abbiamo commesso.

L'esistenza del Purgatorio è conseguenza dell'amore di Dio nei nostri confronti e non del rigore del suo giudizio. Mettiamoci d'impegno a riparare i peccati dell'umanità con la penitenza, con piccole penitenze, come diceva santa Teresina (predicava l'amore, ma faceva penitenza per i peccati!) eppur efficaci, se fatte con amore. Praticando la penitenza per gli altri, l'amore del nostro cuore cancellerà i nostri stessi peccati...

domenica 19 gennaio 2014

Chi è Natuzza


In questa meditazione presenterò velocemente l'esperienza di Natuzza Evolo, per farvi comprendere il motivo e la fonte delle mie riflessioni. Natuzza non nasce in un ambiente spiritualmente sano: suo padre, emigrato in Argentina, ha formato una nuova famiglia e la condotta della madre è parecchio chiacchierata in paese. Non riceve una formazione umana e spirituale cristiana, tuttavia si distingue tra le coetanee per il suo carattere dolce e paziente. Cresce nella miseria e per questo deve lavorare per aiutare la famiglia. Dio non sceglie i sapienti e i forti: Natuzza ottiene un dono straordinario, a lei vanno le anime del purgatorio per ottenere preghiere, suffragi, perché sanno che il suo cuore è generoso e offre volentieri quello che ha. Lo straordinario irrompe nella sua vita fin dai dieci anni. Come spesso accade nella vita di questi grandi mistici, la prova, anche da parte della Chiesa, sta in agguato. Molti santi, come san Filippo Neri, padre Pio e tanti altri, hanno sofferto delle persecuzioni da parte della Chiesa, persecuzioni pesanti che non vanno per il sottile, che decretano la mistica o il mistico pazza o pazzo, affetti da turbe psichiche. Tali persecuzioni fanno arricciare il naso, senza dubbio, ma hanno uno scopo ben preciso. Per il perseguitato sono importantissime per la sua crescita nella fede o per dimostrare che si deve essere fedeli anche nei momenti di sofferenza più profonda; per gli altri sono altrettanto importanti affinché non credano che la Chiesa corra immediatamente appena si comincia a gridare al miracolo.

La fede va provata con il fuoco per renderla pura. E il fuoco brucia. Non si prova quando tutto va bene, quando siamo osannati o tenuti in forte considerazione, ma quando tutte le nostre certezze crollano, quando quella persona che noi amiamo si nasconde o sembra assumere volti differenti. Se la Chiesa gridasse subito al miracolo, perderebbe la sua credibilità davanti ai cattolici stessi. Tutti questi eventi straordinari vanno vagliati e comunque ricondotti all'esperienza principale del cristiano: la sua fede. Non devono assolutamente rivestirsi della benché minima traccia di scaramanzia, a mo' di amuleto contro le nostre segrete paure e delusioni o come balsamo guaritore o lenitivo. Queste esperienze straordinarie hanno il solo dovere di ricondurci, come ho detto, alla vera esistenza di Dio, che, come diceva padre Pio, solo lui fa i miracoli... ma, non avendo mani, si serve delle nostre. Ognuno possiede il suo carisma. Non tutti sono chiamati ad avere visioni continue. È Dio che sceglie le persone a cui rivelarsi o alle quali affidare una missione. Tale missione non rende più santa la persona, ma è la sua umiltà, il suo amore e la sua fede. Se questa missione fosse spogliata da codesti elementi fondamentali, sarebbe vana. Dio aborrisce gli orgogliosi. Non dobbiamo però, chiuderci ad ogni esperienza mistica dicendo che sono tutte fandonie o illusioni. Non dobbiamo sottovalutare la fantasia di Dio che agisce come meglio gli aggrada. Natuzza venne giudicata da padre Gemelli come una psicolabile, affetta da isteria. Padre Gemelli fece la stessa cosa con padre Pio. È indubbio che il suo atteggiamento sia discutibile. Non va giustificato, sono ugualmente mancanze di carità, come ad esempio taluni atteggiamenti dei superiori nella vita di Bernadette Soubirous o di santa Teresina del Bambin Gesù. Il male va sempre combattuto, certi giudizi non dovrebbero esistere, semplicemente per il fatto che, giudicando, ci arroghiamo una prerogativa esclusiva di Dio. Spesso questi persecutori si sono giustificati dicendo che lo facevano per il bene della persona, ma ricordiamoci che un noto proverbio italiano afferma sapientemente: “la strada che conduce all'inferno è lastricata di buone intenzioni”.

L'errore di chi ha contrastato questi santi è la durezza del loro cuore, la non apertura a leggere qualcosa di straordinario che si stava svolgendo sotto ai loro occhi. Tale chiusura, se analizzata, potrebbe rivelare un sentimento meschino quale la gelosia per codesti doni che loro non possiedono, semplicemente perché non menano una vita di unione con Dio o non si sono impegnati a sradicare i propri difetti che hanno infettato il loro modo di vedere le cose. Non scandalizziamoci per questo, può accadere anche a noi, basta che ci lasciamo prendere da quei sentimenti di invidia, rivalità... Nessuno di noi ne è esente. Facciamo fatica ad accettare i profeti accanto a noi. Accettiamo padre Pio, Natuzza, perché non hanno vissuto gomito a gomito con noi, ma se fossimo stati chiamati a vivere quest'esperienza vicino a loro, forse pure il nostro modo di vedere le cose sarebbe stato inquinato dalla nostra disumanità. Ci avrebbero spiattellato i nostri errori davanti agli occhi, nostri e di tutti... saremmo stati felici? Chi lo sa. Per questo motivo anche noi non possiamo condannare Gemelli, ma questo non ci esimia dal fare alcune considerazioni. Padre Gemelli è un paladino della scienza, vede tutto come uno psicologo, in modo esagerato. Sembra non considerare il soprannaturale, non gli dà almeno un po' di spazio, sembra non porsi in un atteggiamento di ascolto umile della volontà di Dio. Nessuno dovrebbe arrogarsi questo diritto... Pure padre Gemelli, come padre Pio, ha tirato su un ospedale, eppure nessuno si è sognato di avviare la causa di beatificazione. Tirare su un ospedale è una cosa ammirevole, ma se è un tempio solamente della scienza, non è più di tanto encomiabile. Il cattolico deve avere un qualcosa in più, non deve adorare la scienza come un nuovo idolo che possiede la chiave di salvezza per l'uomo! La scienza è uno strumento di Dio, che usa per far vivere l'uomo più dignitosamente e deve sottostare a leggi morali, senza prevaricare e invadere il confine legittimo della libertà individuale.

Natuzza non sapeva né leggere né scrivere. Dio si rivela a tali anime per far comprendere che la “scienza” (sapere) che quella persona ha acquisito non è frutto di letture e grandi studi, ma dello stare in orazione davanti a Dio...

Sì, il libro dal quale possiamo imparare maggiormente è proprio la Passione di Cristo, lo stare davanti al Tabernacolo in preghiera. Questo vuole insegnarci Natuzza: esiste una vita oltre la tomba e se si vuole vivere bene l'eternità, si deve vivere bene, con sacrificio questa vita terrena. Affronteremo poi le varie visioni di numerosi mistici del passato e presente e, in specifico quelle di Natuzza, nostra contemporanea.






Esperienze soprannaturali


In questi giorni ho letto alcuni libri che hanno suscitato in me tantissime riflessioni che ho posto innanzitutto davanti al Signore, riflessioni che non so se riuscirò ad esprimerle tutte. Alcune esperienze di Dio rimangono difficili da comunicare e condividere: talune si possono dire, ma altre, quelle più profonde, rimangono chiuse nel nostro cuore a guisa di esperienze straordinarie, sicuramente irripetibili sotto ogni aspetto e vanno meditate come faceva Maria mentre davanti ai suoi occhi si svolgeva il mistero più straordinario della storia: l'Incarnazione del Figlio di Dio.

Entrambe i libri affrontano il soprannaturale in modo semplice, accessibile a tutti, ma non per questo deve essere sottovalutato: uno racconta la storia di una mistica calabrese, Natuzza Evolo, l'altro di un esorcista, famoso carismatico e guaritore, Padre Matteo La Grua di Palermo. Entrambe appartengono ai nostri giorni, infatti sono morti da poco; entrambe hanno affrontato il mondo del soprannaturale e hanno desiderato condividere la loro esperienza, solamente per essere strumenti nelle mani di Dio, desiderosi di annunciare a tutti Cristo.

Il mondo del soprannaturale incute nell'uomo paura e curiosità nello stesso tempo, ma, qualunque sia il motivo per il quale ci accostiamo ad esso, dobbiamo tener presente una realtà imprescindibile dell'uomo: il suo destino finale, la morte.

Noi cristiani, crediamo fermamente che esista una vita oltre la morte: questa vita terrena, infatti, deve essere letta in tale chiave, altrimenti perderebbe il suo senso più intrinseco. Lo diceva pure san Paolo nelle sue lettere: se noi non crediamo nella Resurrezione è vana la nostra fede. Le nostre azioni, anche le più buone ed eroiche, spogliate del desiderio del raggiungimento della vita eterna, perderebbero il loro valore e si limiterebbero ad essere pura filantropia, seppur siamo convinti che le abbiamo fatte pensando a Cristo. Il destino finale dell'uomo deve essere la priorità dei nostri pensieri; tutte le nostre azioni devono essere compiute verso quel senso, non ne possono possedere altro, altrimenti tutto diventa vano, pure il nostro desiderio di perfezione nel quale si può comodamente annidare il desiderio umano di avere la coscienza pulita ai nostri occhi e non a quelli di Dio. Più volte la Bibbia ci ricorda questa realtà: i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri e noi faremmo bene ad analizzarci al microscopio, come farebbe il più attento ricercatore, per vedere se qualche batterio non si sia per caso infiltrato nel nostro desiderio di bene. Non sconvolgiamoci a tale pensiero: il male, l'amor proprio hanno tentacoli che rapiscono il nostro cuore con astuzia, ledendo i nostri desideri più santi. Ci vuole tanto discernimento, un discernimento sano fatto dinanzi a Dio, nello Spirito. Come diceva oggi una preghiera dei fedeli, dobbiamo liberarci dal peccato a prescindere dai nostri sensi di colpa. Talvolta infatti, ci lasciamo inconsciamente guidare da questi e pensiamo di essere davvero pentiti semplicemente perché sentiamo dolore dei nostri peccati. Non è un pentimento giusto, però. Il pentimento perfetto è quello di essere addolorati di esserci allontanati da Dio con quel gesto sbagliato e di avere, in qualche modo, rotto la nostra relazione con Lui. Nel nostro cammino ci deve quindi sorreggere l'idea dell'esistenza di un aldilà. Tale idea cambierà totalmente il nostro modo di vedere e di fare del bene. Questo ho colto e riflettuto, ma non solo, leggendo questi libri. Natuzza vedeva le anime del Purgatorio mentre padre Matteo combatteva il demonio e liberava le anime... Quali grandi ministeri! Vorrei affrontare con voi le varie riflessioni scaturite da queste letture... Almeno cerco, perché come vi ho detto, le riflessioni sono molte anche se convergono tutte in un'unica realtà, Dio.

lunedì 6 gennaio 2014

Epifania

Oggi è una solennità importantissima. Il grande annuncio della nascita del Messia non poteva rimanere non comunicato, tanto era straordinario per l'umanità intera. Vorrei riflettere su alcuni punti. Gesù nasce durante la notte. Si sa che nelle zone desertiche, le temperature notturne scendono considerevolmente, quindi è vero che Gesù nacque al freddo... forse non nevicava propriamente, tuttavia si può credere che fosse freddo. Le tenebre avvolgevano la terra. L'uomo aspettava la sua redenzione: il suo cuore era immerso nelle tenebre e dal freddo del peccato. Non c'è posto per il Figlio di Dio: tutte le locande sono piene. È costretto a nascere in una stalla. Passerebbe inosservato se non fosse il Figlio di Dio! Questo evento non può passare sotto silenzio ed urlano i cieli. I primi a ricevere il messaggio, furono i pastori perché erano gli unici che lavoravano a quell'ora all'aperto. Il messaggio era troppo grande da dover aspettare.
Era ben giusto che Gesù nascesse durante la notte. Era lui la luce che doveva illuminare il mondo e l'umanità intera. Nelle tenebre la luce delle stelle era più visibile. Gli antichi si orientavano guardando la posizione delle stelle... e qual è la via, la verità e la vita se non Gesù?
Volevo poi fare un parallelismo con gli eventi della passione. Gesù era la Luce, ma quando fu tradito le tenebre avvolgevano l'universo. Quando Gesù stava sulla croce era pieno giorno perché Lui stesso era la Luce. Fu nel momento in cui morì che le tenebre avvolsero nuovamente la terra che si spaccò e tremò. Essa doveva accogliere il suo corpo ma non ne era degna.
Il percorso dei Magi simboleggia il cammino di ogni uomo verso Dio. Nel cielo di ogni cuore spunta una stella che orienta il suo cammino. Talvolta si smarrisce la stella, il cuore cade nella fosca e insidiosa trappola dell'abitudine e perde la genuinità e la gioia dell'incontro con Dio. Tale gioia s'incontra solamente nell'umiltà, quando cioè si possiede la consapevolezza della propria debolezza, dell'essere delle semplici stelle che non brillano di luce propria ma di quella del sole, ovvero di Dio, vera luce che non tramonta.