giovedì 28 febbraio 2013

Il papa


Oggi è l'ultimo giorno di pontificato di Benedetto XVI. Mi ha colpito quello che ha detto il prete stamattina in chiesa. Bisogna pregare per il papa, ma non in modo sentimentale, in modo concreto, nella fede. Già, ha ragione, ho colto il messaggio. Non ne ho parlato proprio per questo motivo. Non deve essere una cosa sentimentale, ma come facenti parte della Chiesa, Corpo Mistico, dobbiamo vivere questo momento di transizione con fede. Una mia cara amica mi ha informato sul fatto che fosse stato predetto uno scisma nella Chiesa, proprio dopo questo papa. Penso che il cristiano, quello vero, non debba aver dubbi. Sono momenti davvero difficili, sia a livello nazionale, che ecclesiale. Il cristiano, pur volendo bene e continuando a pregare per lui, come lui farà per noi, dovrà volgersi necessariamente al nuovo pontefice, quello che sarà eletto fra poco, anche se sarà di spessore umano e spirituale, diverso da quelli passati. Potrebbe essere meno intelligente, meno umano, addirittura meno santo di Benedetto XVI, ma sarà lui il nuovo pontefice, il ponte fra la Chiesa terrena e quella celeste. Se davvero sarà così, che avverrà lo scisma predetto da san Giovanni Bosco, non sbaglieremo se rimarremo uniti al capo della Chiesa che tra poco eleggeranno, anche a costo di persecuzioni... 
Certo, è nostro dovere ringraziare Benedetto XVI, ma è pure giusto rispettare la sua scelta senza entrare nel merito e accettare colui che salirà al soglio pontificio.

Votazioni e governo

Di solito non affronto questi argomenti nel blog, ma sono convinta che il cristiano debba partecipare attivamente alla vita politica in modo responsabile e attivo. È importante dare il proprio contributo alla Patria. Non ci si doveva esimere dal voto, soprattutto adesso che l'Italia stava attraversando un periodo molto delicato. Il campo in cui si doveva muovere un cristiano nelle votazioni, era minato, ma penso che i piani politici e gli orientamenti di pensiero, avrebbero aiutato ad orizzontarsi. Non si dovevano escludere i partiti più piccoli semplicemente per il fatto che non avrebbero vinto e quindi buttarsi su partiti che magari non approvavano le coppie di fatto, ma che concretamente erano capeggiate da persone altamente immorali e non così perseguitate come volevano farsi credere. Il cristiano non doveva buttarsi così ciecamente verso coloro che non sanno presentarsi in modo serio: chi non sa governare se stesso e i suoi istinti, non può governare un Paese in difficoltà come l'Italia, senza saper scindere i propri interessi e quelli veri del Paese. È una verità, da accettare. Il cristiano doveva avere il coraggio di votare quei “piccoli partiti” che non ambivano alla poltrona, almeno provare. Non so ovviamente che cosa hanno votato i cristiani, ma penso sia stato uno sbaglio clamoroso gettarsi nel voto di protesta in questo momento così forte di difficoltà e sofferenza nazionale. Scusate questo mio giudizio, ma pensavo che gli Italiani avessero più materia grigia. I Religiosi e la Chiesa in generale, non dovevano votare chi ha abusato del proprio potere per rubare, solamente perché, come ho detto prima, non approvano ( a parole) le coppie di fatto, oppure sembra che agevolino gli istituti privati. Tutte fandonie, perché chi ha predicato che le coppie di fatto non esistono, non hanno esitato a rubare i soldi degli altri per fare orge e cose simili, mentre dei pensionati, alcuni, vivono di stenti... Ma come è possibile? Scusate lo sfogo, ma ho pensato che fosse giusto dire la mia anche su un argomento in cui il cristiano deve partecipare e non essere una pecora che segue semplicemente il gregge.... Abbiamo un cervello e degli ideali concreti di fede che devono trasparire pure nelle scelte politiche. Povera Italia, che ne sarà di lei data in pasto ad un voto di protesta???

domenica 24 febbraio 2013

Ancora sull'Eucaristia


La santa Messa è un rito importantissimo che non si esaurisce con l'atto liturgico, ma si concretizza, si realizza nella vita con i fratelli, tanto che, originariamente, la formula finale in latino recitava così: “Ita, missa est”. L'ho detto tante volte, perché questi errori di traduzione mi hanno colpito. In latino non c'è la parola fine e, paradossalmente, rendeva più l'idea di ciò che era veramente la Messa: era la vita, il mischiarsi in mezzo ai fratelli... Questo pensiero deve essere fondamentale per il cristiano. Oltre a questo, volevo sottolineare un altro concetto. La condanna dell'uomo, ricevuta da Dio per il suo peccato d'orgoglio, mancanza di fede e superbia, prendeva corpo nella fatica dell'uomo nel lavorare la terra: “con fatica ti procurerai il cibo... lavorerai la terra...”, ebbene, Gesù sceglie proprio questo elemento affinché si compia la transustanziazione, e fa in modo che il frutto di quella condanna, sia invece benedetto e diventi il Corpo di redenzione. Il pane, elemento fondamentale di nutrimento: il chicco che marcisce sotto terra, esplode, muore e dà vita ad un germoglio che diventerà pianta. Il frutto di tale pianta sarà macinato, deve spargersi, non può rimanere chiuso in se stesso e così fondersi con l'acqua, altro elemento fondamentale per la vita umana. E poi il vino. Anche il vino è generato dallo schiacciamento degli acini, del frutto della vite. Bisogna trasformarsi: è vero che veniamo dalla terra, ma pur mantenendo questa natura, dobbiamo trasformare la nostra vita in qualcosa di fluido, di plasmabile. Pensiamo a che significato aveva il vino all'epoca di Gesù. Era fondamentale per le feste, il vino inebria, genera gioia ed è questo che deve prendere corpo nella nostra vita. Non dobbiamo dimenticare il vino della letizia durante le nostre liturgie. Spesso sorpassiamo troppi limiti: le nostre liturgie o diventano dei fenomeni da circo, spettacoli in chiesa, oppure troppo mesti, tristi, diventano dei funerali domenicali. Non deve mancare la gioia, assolutamente. Non possiamo vivere la messa come un funerale! È l'incontro con il Dio vivo e vero, che è risorto e torna, veramente, nell'ostia e nel vino che il sacerdote consacra. 
Gesù ha scelto questi elementi naturali, umili, frutto della terra, per insegnarci che l'Eucaristia deve celebrarsi nella quotidianità, usando gli elementi quotidiani per trasformarli in offerta.

venerdì 22 febbraio 2013

Passione ed Eucaristia


Che cosa dovremmo fare per partecipare alla santa messa umilmente? È la stessa regola che vale per ricevere tutti gli altri sacramenti con umiltà, virtù indispensabile nella vita spirituale! La carità senza umiltà non vale. Può essere pura filantropia o peggio, ricerca di approvazione, di realizzazione di sé. Anche le azioni più belle, senza umiltà, si svuotano completamente, rimanendo vuote. Ecco, sarebbe bene inginocchiarsi davanti al Crocifisso. Non si può fare altrimenti, pensare alla sua passione. Nella santa Messa, si rivive la sua passione. Hanno fatto bene a mettere obbligatoriamente un Crocifisso vicino all'altare dove si celebra la Messa, in ricordo di ciò che si sta attualizzando. Non è una memoria, è un memoriale. In quell'altare si sta rivivendo la passione di Cristo: gli sputi, i tradimenti, gli schiaffi, la flagellazione... e quel Corpo Santo si spezza nuovamente per diventare cibo, cibo spirituale, potremmo nutrirci solamente di questo e continuare a vivere con tutte le nostre forze fisiche. Non ne siamo forse convinti, ma è così. Quell'Ostia diventa Corpo di Cristo, e il calice si riempie del suo Sangue Preziosissimo. Non sono degna di riceverti. Sono stata anch'io a flagellarti, a picchiarti, a fuggire dalla croce, come tutti i tuoi discepoli. Dammi la forza di continuare a stare ai piedi della tua croce, a condividere la tua passione, anche quando sembra ingiusta. La tua passione non era “volere” di Dio, non voleva che tu morissi, ma per nostro amore, si è servito degli uomini cattivi per redimerci. Il male che noi facciamo agli altri non è mai volontà di Dio su di loro, ma per Dio, nelle sue mani, diventa strumento di redenzione per il genere umano. Ti servi della cattiveria degli uomini per redimerli. Tutto, nelle tue mani, diventa “bene”.
Ho parlato della confessione nell'altro blog, di una particolare confessione ma che mi ha svelato tutte le altre, quelle passate, con la certezza che pure in quelle Dio ha parlato.
Di fronte ad un mio avvenimento doloroso della vita, imposto dagli altri, sia prima che avvenisse e vi era solamente un vago sentore ancora celato dietro ad una speranza che si è palesata come delusione cocente, sia dopo, tutti i confessori, di città diverse, di Ordini diverse, addirittura di razze diverse, di nazioni differenti, avevano decretato che ciò che mi stava accadendo, era roba di uomini, di interesse, e lo asserivano pure quando io tentavo di scusare, di edulcorare perché quel fatto doloroso non era ancora accaduto... eppure i confessori me lo avevano già detto, senza scagliarsi contro di me, perché ciò che stava accadendo non era volontà di Dio ma puramente degli uomini. Nemmeno la passione di Cristo era volontà di Dio. Certamente, la passione di Cristo era molto più dolorosa. Dio non può volere la morte di qualcuno, tanto meno del Figlio. E di fronte a questo dilemma c'è l'interrogativo di tanti uomini di fede e non che davanti all'efferatezza del Padre che consegna il Figlio nelle mani di uomini cattivi, perfidi ed idioti, cadono nel dubbio drammatico della loro fede. Possiamo dire che Dio ha sfruttato la cattiveria dell'uomo e del demonio, per saldare quel debito enorme dell'umanità. È un po' la scelta di tante donne che decidono di morire optando per la vita delle proprie creature, piuttosto che della propria. Allora, spiegata così, la scelta di Dio non è così fuori dal normale o crudele. È inutile nascondere sotto la sabbia la testa e non porsi degli interrogativi che scuotono giustamente la coscienza di tanti atei buoni di cuore che non riescono a capacitarsi della scelta di un Dio che permette la sofferenza del Figlio o di tanti bambini vittime di violenze o malattie naturali. Non si può nascondersi per timore di mettere in discussione una fede diventata puramente atto esteriore, ereditata da famiglie che a loro volta l'hanno ricevuta da altri, diventata una serie di norme e regole che se infrante dagli altri, inducono a mancanze di carità gravissime! E non sono volontà di Dio visto che san Luigi Orione di fronte ad un tale ateo e comunista, non esitò a comprare un giornale palesemente comunista. Santo, non giudica, non critica perché sa lui stesso di meritare l'inferno se solo Dio non lo aiutasse...
Quindi nell'Eucaristia si rivive la passione, ma non bisogna fermarsi, come tante volte si è ripetuto, al venerdì santo. Quel Gesù, è risorto, ha vinto la morte e l'Eucaristia è la prova più lampante. La vita non finisce! Continua! È questo che bisogna vedere nell'Eucaristia: Parola proclamata, offerta della Sua vita (offertorio), passione, morte, resurrezione.

Signore pietà

È da poco più di una settimana che è cominciata la Quaresima, periodo forte che prepara alla Pasqua di Resurrezione. Partecipare alla santa Messa tutti i giorni o la domenica di precetto non basta. È opportuno viverla fino in fondo, incontrare in essa Dio, quel Dio che si è rivelato nella persona di Gesù. È stupendo il modo in cui si snoda la liturgia della Messa e bisognerebbe meditarci su. Dopo aver aperto la celebrazione con il segno della croce, ci esorta a chiedere perdono a Dio nell'atto penitenziale. Qui sta la chiave dello stato d'animo più consono del fedele che si sta per accostare alla mensa eucaristica: l'umiltà. È necessario iniziare dal primo segno di croce a vivere ed immergersi nell'atmosfera della Messa e respirare quell'aria salubre che fa risorgere il nostro spirito dalle nostre bassezze. Dobbiamo convincerci che nemmeno noi siamo degni davvero di ricevere l'Eucaristia. Dobbiamo esserne certi, deve diventare una realtà, perché solamente così, saremmo veramente grati al Signore per i grandi doni che ci ha offerto con la Santa Messa. Non è solamente un dovere che noi espletiamo. È un'esigenza. Non può essere altro, perché siamo peccatori, veri peccatori, pure noi che ci confessiamo ogni 15 giorni e partecipiamo alla santa Messa tutti i giorni, o che preghiamo il santo Rosario che, in verità, a volte snoccioliamo svogliatamente, tanto per fare. Dobbiamo esserne convinti! Non possiamo andare a Messa pensando che Lui ci debba fare un favore perché espletiamo un dovere che alcuni non fanno. Non dobbiamo scordare che tanti che non partecipano alla Messa si santificano amando il proprio prossimo e l'amore è l'atto liturgico più alto. Un'Eucaristia senz' amore, perde il suo più alto significato. “Signore, pietà!”, ma davvero, convinto, pieno! È importante! Se pensiamo di appartenere ad un'alta elite, sbagliamo di grosso e tutte le grazie di cui ci vorrebbe riempire Dio con quel sacramento d'amore, andranno ad altri. Già, tanti che partecipano alla santa Messa, dovrebbero essere buttati fuori fin dall'inizio perché quel “Signore pietà” non è affatto sentito, è una grande bugia che hanno sulle labbra.

domenica 17 febbraio 2013

Divisioni e potere

Ciò che ha "scosso" o incuriosito alcuni giornali anticlericali, è soprattutto il discorso forte del papa ai suoi sacerdoti, discorso rivolto a tutta la Chiesa, in primis ovviamente alla Chiesa costituita da gente  che ricopre determinati ruoli di responsabilità. Divisione e potere esistono pure nella Chiesa intesa come istituzione tangibile, costituita da uomini. Il Papa aveva il dovere di esortare i sacerdoti a vivere più cristianamente la loro vita e non bisogna pensare che lo abbia fatto semplicemente come "passatempo" o tanto per fare discorsi moralistici. Molto probabilmente tali difetti sono presenti nella Chiesa, sia nel ramo maschile che femminile, laici, religiosi, sacerdoti. Nessuno è immune da questo tarlo che rischia di rovinarla nel suo intimo, disgregandola, svuotandola del senso più vero e profondo. La Chiesa è la Sposa di Cristo e come tale dovrebbe essere legata a lui dalla fede nuziale. Essere legata a Lui significa condividere il destino di Cristo, vivere la Passione, morire sulla Croce: purtroppo la Chiesa più impegnata, proprio quella che sta sui gradini superiori, impegnata ad un'ascesi mistica puramente esteriore, a volte tutta sacrifici e niente amore, tutta rigidità e niente passione, cade in questo tranello letale che la conduce alla morte, ad una morte senza resurrezione. Sì, il papa ha ragione, esistono divisioni, angherie e sete di potere anche nella Chiesa e, siccome si è rivolto a coloro che ricoprono un certo ruolo, è vero pure che è una realtà dei preti e religiosi. Sono loro che possono portare a scandalizzare i più piccoli, ancor più dei laici impegnati, ma non si accorgono. Il papa sa tante cose, quelle parole non sono state pronunciate tanto per dire. Allora tutti noi dobbiamo fare un gran esame di coscienza che sfoci in un impegno concreto di ascesi genuina ed efficace.

Quaresima

Mercoledì scorso è iniziata la Quaresima, periodo forte in cui si concentra l'impegno personale di conversione. E' l'impegno di una vita da non esaurirsi in questo periodo di quaranta giorni. Nella Quaresima la Liturgia c'invita a meditare maggiormente su questo argomento in modo più intenso e approfondito. Chiaramente non deve essere una conversione solamente esteriore, di atteggiamenti  o di sacrifici che rimangono superficiali senza cambiare la vita in profondità o in modo definitivo. La penitenza del corpo va fatta perché serve a temperare le passioni negative, educarlo ad una vita di ascesi, ma non deve costituire il perno su cui basare la conversione personale. Talvolta una vita di rigore non conduce necessariamente alla perfezione. In quanto fatti di materia e spirito, il temperare il corpo porterà conseguentemente a temperare con più facilità lo spirito e a saperlo guidare con più decisione nelle vie del bene. Siamo un'unità ovviamente e quindi la mortificazione del corpo aiuterà a praticare quella dello spirito che è molto più impegnativa e dolorosa, ma ciò che la rende efficace sono le motivazioni personali, la loro forza. 

venerdì 15 febbraio 2013

Il papa e la Chiesa


L'undici di febbraio, come ormai tutti sanno, Benedetto XVI ha lasciato il suo ministero. Questa decisione ha suscitato molto scalpore, se ne è parlato molto... ma oltre lo scalpore ha suscitato molta curiosità. Tale decisione sembra celare qualcosa di più grande, soprattutto riguardo alla situazione gerarchica della Chiesa. Curiosità di fronte a questo Corpo mistico che dovrebbe essere d'esempio a tutte le altre istituzioni; desiderio di coglierla in fallo; paura di sapere che purtroppo la Chiesa è fatta di gente peccatrice... Già, perché comunque la figura del papa ha attirato nuovamente consensi tra la gente e la sua mitezza ed umiltà trasparivano dal suo atteggiamento, quindi i sospetti cadono sulle persone che ruotano attorno a lui. Si sono fatte tante chiacchiere, ma per fortuna le parrocchie si sono mobilitate nel modo più giusto: silenzio e preghiera. Non c'è giorno che i preti che celebrano la messa ricordino la persona del Santo Padre. Non possiamo conoscere le motivazioni interiori più profonde della decisione del Santo Padre e non è tenuto a renderle note sebbene sia un personaggio pubblico. Ha dato le sue motivazioni e a quelle bisogna attenersi. Non è escluso però che tale avvenimento e le parole stesse del Pontefice, debbano spronarci a compiere un valido e impegnativo esame di coscienza. Alcuni giornali ostentavano testate accusatorie: "Il papa accusa la  Chiesa". Non è proprio così. Era suo dovere far notare alla Chiesa il male che la sta minando. Sono momenti molto difficili per la Chiesa Cattolica, ma non sono di certo i primi. Tante volte ho toccato questo argomento: in fondo Gesù stesso aveva ammonito i suoi discepoli: "Guai a coloro che scandalizzano uno di questi piccoli"... e poi: "E' inevitabile che avvengano degli scandali, ma guai a coloro che li compiono".

La Chiesa dovrebbe fare un esame di coscienza e rinnovarsi, nel suo cuore, non raccontarsi bugie inutili e sterili, ma cercare di fare chiarezza per ricalcare davvero le orme del suo Fondatore.

lunedì 4 febbraio 2013

Retta intenzione

Basta, adesso bisogna fare sul serio: acchiappare un difetto alla volta e sbatterlo di qua e di là per sconfiggerlo in modo definitivo. Chiunque  voglia essere un vero cristiano dovrebbe fare questo lavoro su se stesso. Talvolta la cristianità c'entra poco: alcuni sono spronati a questo percorso perché costretti dalle vicende interpersonali della vita. C'è chi fa il doppio gioco con se stesso, ovvero fa finta di lottare con un proprio difetto ma solo in modo superficiale, per apparire virtuoso, ma poi, in effetti, concretamente non è così. Scindere il rispetto umano dal cammino sincero è molto difficile, ci vuole una virtù che al giorno d'oggi è il più delle volte dimenticata a causa dell'evolversi stesso della mentalità sociale: la RETTA INTENZIONE. Ahimé, è proprio una virtù dimenticata perché difficile da possedere e conquistare. Eppure è fondamentale: liberi dal rispetto umano, possiamo correre senz'alcuna catena verso Gesù, un po' come è capitato oggi all'indemoniato. La retta intenzione sprona ad avere rapporti interpersonali autentici, ad essere sinceri con se stessi e quando si è impegnati in un cammino serio di ascesi, diventa un'impresa ardua. Allora bisogna fare luce su se stessi, ma poiché la luce è solamente Gesù, è opportuno farlo entrare a pieno titolo nel nostro lavoro di discernimento: “luce sul mio cammino”, proclama trionfale un salmo. Ed è proprio così, è d'uopo confrontarsi con Lui, alla sua luce, alla luce della misericordia, solo così non reciteremo la parte stonata dei virtuosi che non siamo e che  vogliamo apparire agli occhi degli altri.

sabato 2 febbraio 2013

La ferita al costato

Chiesa del Gesù, centro Genova. Un museo in un edificio sacro: pitture su cui meditare, architettura ad ampio respiro per aiutare lo spirito ad unirsi a Dio. Le pitture un tempo servivano per far conoscere la Sacra Scrittura a coloro che non sapevano leggere: il vangelo durante la messa era in latino e la povera gente non comprendeva quasi nulla. Poi i cambiamenti: la lingua nazionale introdotta nella santa Messa in modo da rendere la Sacra Scrittura comprensibile a coloro che non avevano una certa istruzione. Veniva poi spiegata dal sacerdote durante l'omelia. Gli affreschi avevano quindi un carattere pedagogico. Adesso sono diventati oggetto di meditazione: le figure, i colori, le espressioni dei volti.... Ed è proprio un dipinto, seppur non propriamente appartenente all'edificio della chiesa del Gesù, ma stampato in un cartone adibito ad informazione sull'attività del Cardinale in occasione dell'anno della fede voluto da papa Benedetto XVI. Un dipinto stupendo che raffigura Gesù giovanissimo e un san Tommaso piuttosto anziano con una barba bianca, stupefatto mentre mette un dito nella ferita del costato di Gesù, segnato dalla lancia del soldato romano che voleva accertarsi della sua morte. Il segno, insomma, della sua passione. Per chi conosce la storia è automatico riconoscere nel dipinto l'episodio di san Tommaso dopo la resurrezione di Gesù. Tommaso non crede al racconto degli altri apostoli che, entusiasti, gli raccontano di aver visto Gesù risorto. “Se non metterò le mie mani nelle sue ferite, non crederò”... e Gesù che sente tutti i loro discorsi, entra nuovamente nel luogo in cui i discepoli si nascondevano per paura dei Giudei, per raggiungere il cuore indurito di Tommaso. Gli fa mettere il dito nel suo costato. Il dipinto dimostra proprio come Tommaso mette il dito nello squarcio. Già, per riconoscere Gesù bisogna rifugiarsi spesso nelle ferite della sua passione, non si ci può nascondere tra la folla che assiste ai suoi miracoli....

venerdì 1 febbraio 2013

Conseguenze


Non mediterò mai abbastanza sulle conseguenze delle nostre azioni. Lo sento fortemente in questo periodo, nelle mie piccole esperienze quotidiane: ogni azione ha una conseguenza sugli altri, talvolta positiva, altre negativa, e qui si gioca tutto. Non si può negare. È difficile scorgere in ogni nostra azione le conseguenze relative, però sarebbe un lavoro da fare che prende nome di “discernimento”, ogni volta che dobbiamo prendere una decisione. È vero che questa diventa ancor più difficile ma se uno prendesse una decisione sul serio, dovrebbe tramutarsi in un “matematico”, un “economo” della situazione, valutando le varie conseguenze connesse a quella scelta. Entrate e uscite, probabilità positive e negative e quindi tirar una conclusione adeguata e ponderata. Non siamo onniscienti, questo è pur vero, e questo ci ha salvati. La nostra debolezza è stata la nostra salvezza. Pensiamo ad esempio alla condanna dell'umanità e a quella degli angeli. Se noi le poniamo a confronto, intuiamo subito la differenza che intercorre fra le due. Gli Angeli che si sono ribellati a Dio erano senz'altro molto più intelligenti degli uomini, erano esseri perfetti che conoscevano benissimo le conseguenze della loro ribellione. Loro conoscevano senz'ombra di dubbio Dio, in tutti i suoi aspetti, i suoi attributi: la luce che loro profondevano, ha permesso loro di vedere nitidamente Dio. Gli uomini, invece, pur vivendo nel paradiso, non avevano una piena conoscenza di Dio. Per loro era il Creatore, erano nati dal suo pensiero, capaci di interagire con lui, ma pur sempre inferiori di gran lunga degli angeli. Non potevano valutare le ripercussioni della loro scelta. Tratti dalla terra, hanno ceduto alla lusinga del serpente che strisciava sopra la terra, guidati dalle loro debolezze, memori delle proprie origini terrene e attratti tenacemente da queste. È chiaro, sebbene noi sezioniamo, analizziamo tutte le alternative non ci sarà mai una decisione perfetta, esula di dubbi. Finché viviamo su questa terra, non possiamo possedere la certezza della nostra infallibilità, ma nelle piccole decisioni, possiamo arrivare ad una conclusione che sia il meno svantaggiosa per il prossimo. Si possono fare un'infinità di esempi, da quelli più devastanti a quelli più semplici. Noi corriamo il rischio di sottovalutare le decisioni che non portano alla morte del nostro prossimo somministrando dei zuccherini alla nostra coscienza camuffandola di un bene fittizio che invece fa solo male e fa emergere la sua assurdità.
Un esempio. Ad una festa un giovane ha bevuto tantissimo e con leggerezza si mette al volante. Sembra una “semplice” imprudenza che coinvolge solo la persona, in questo caso il giovane: bevendo fa male al suo fegato... ma può rivelarsi una trappola letale per altri. La sua decisione di alzare il gomito, lo ha portato a non valutare i rischi connessi al suo mettersi al volante. Non è in grado di ponderare i rischi correlati al mettersi ubriaco alla guida della sua auto. Annebbiato dai fumi dell'alcool, non può comprendere ciò che potrà accadere realmente. Pensa erroneamente di essere in grado di guidare, visto che è un provetto conducente, non può valutare tutte le conseguenze legate alla sua “alzare il gomito”. Il suo mettersi al volante può portare a incidenti letali, distruzione di altre famiglie che, con quel lutto, possiamo condurre all'odio, alla perdita della fede, all'amarezza più profonda. Quel giovane forse, non era di temperamento aggressivo, non ha mai fatto del male ad altri, eppure, quella di alzare il gomito può in un sol colpo uccidere gli altri, rovinare la vita di famiglie intere, gettandole nella disperazione.
Lo stesso discorso possiamo farlo per le decisioni minori. Siccome sono minori, non diamo loro sufficiente importanza e così rischiamo ancor di più di compiere disastri che possono portare alla morte. E meno male che qualcuno da lassù veglia e tenta di porre una toppa ai nostri disastri.
Ad esempio: un tizio mangia una banana e getta la buccia per strada e non nell'apposito cestino. È un semplice dovere di cittadino, quello di tenere pulita, per suo conto, la città in cui vive, eppure questa può portare a conseguenze terribili che nemmeno immagineremmo. Un dovere che nasconde la finezza del bene altrui. Una persona anziana passa per quella strada senza avvedersi della famigerata buccia abbandonata sull'asfalto. Scivola, si rompe una gamba. Iniziano cure senza fine, una famiglia scombussolata nei loro orari e nella sua economia. La donna anziana può essere condotta al ricovero in una struttura specializzata in cui sperimenta l'abbandono, l'amarezza di una depressione che prima d'allora non aveva provato. La getta nello sconforto, sconforto che accorcia inesorabilmente la sua vita. Una piccola buccia di banana che avrebbe potuto causare la morte di una persona, senza saperlo perché quella persona non la vedremo mai in volto. 
Un altro esempio, ancor più semplice, tratto dall'esperienza comune... del fallimento reale di un'azienda, quella dei trasporti di Genova, l'AMT. Un po' di responsabilità l'abbiamo anche noi. Sì, vero, almeno quelli che non hanno pagato il biglietto. Vero, siamo oberati di tasse, ma è nostro dovere essere buoni cittadini, espletando i nostri doveri, lo ha detto anche san Paolo. In questo caso il nostro dovere è quello di pagare il biglietto. Questo avrebbe aiutato l'AMT di non andare in crisi. E non scordiamo che dietro quell'azienda, ci sono famiglie che vivono di quello stipendio che essa fornisce loro. Fallimento, chiusura dell'azienda, persone senza lavoro, disperazione, suicidio, morte. Ecco che il non pagare un biglietto può causare la morte altrui. Una banalità? Noooo!!! affatto! Il nostro non pagare il biglietto può portare alla morte, ci crediamo o no o pensiamo di essere onniscienti come gli angeli? Io ho qualche dubbio.

LA NATURA E DIO

Gesù, nel Vangelo di oggi, c'invita a meditare sulla diffusione del Regno di Dio, partendo dall'esperienza della natura. La natura è un libro sempre aperto davanti ai nostri occhi, da cui dovremmo attingere la dinamica e strategia per vedere la nostra vita di fede. Ma non solo. Gesù si rivolgeva a quelli del suo tempo che vivevano e si sostentavano con i frutti della terra e quindi il discorso di Gesù era comprensibile, ma i nostri contemporanei, soprattutto quelli nati e cresciuti in città, non hanno questa concezione. Eppure il vangelo di oggi deve indurci ancor più a riflettere sul grande miracolo della natura che dovremmo ammirare con stupore rinnovato. È lo stupore che manca, perché non c'è tempo per contemplare la natura: i ritmi vorticosi dell'età moderna c'impongono ad andare eternamente in fretta, dimenticandoci di gustare delle cose più importanti che sono le più semplici, della nostra vita. Questi ritmi c'impongono la fretta, la sua tirannia che riempie inesorabilmente la nostra mente. Si passa frettolosi per strade caotiche con la mente piena di progetti eppure a volte, basta alzare in naso per contemplare cose stupende, il colore del cielo, delle nuvole e di tutto ciò che abbiamo disimparato ad apprezzare. E Gesù, il Figlio di Dio, parte dalla meraviglia della natura per spiegare cose spirituali. Queste devono appoggiarsi su cose umane per crescere e fortificarsi, non possono vivere di sola aria. La natura, nel suo continuo evolversi, c'insegna la provvidenza di Dio, sia riguardo alle contingenze materiali dell'uomo che per il suo cammino spirituale. Ci sono tanti esempi di santi che, partendo dalla natura, hanno fatto meditazioni straordinarie e soprattutto efficaci per la crescita della loro vita spirituale: san Francesco, santa Teresina di Lisieux e così via.