mercoledì 30 giugno 2010

Ancora notizie tragiche

La televisione ci propina ancora notizie tragiche.... di omicidi perpetrati fra le mura domestiche, dove dovrebbe regnare l'amore incondizionato. Nel post precedente avevo commentato l'aborto che viene considerato come un bene, un diritto della donna. Così lo considerano e non si rendono conto che in realtà è proprio un vero e proprio omicidio. Anche l'eutanasia è un omicidio nei riguardi di coloro che soffrono a causa della malattia, ovviamente si parla di malattie gravi. Qualche tempo fa avevo letto sul giornalino delle Briciole, quelle fondate da Carla Zichetti, che non abbiamo diritto nemmeno di chiamare “malati terminali” coloro che sono affetti da malattie mortali. Comprendo il suo modo di pensare. Spesso si chiamano così gli hospice che ospitano questi malati. Hospice per malati terminali. Il vocabolo terminale significa “giunto” alla fine. Alla fine di che cosa? Di questa vita terrena? Ma cosa serve agitarsi in questa vita quando tutto poi cade nell'oscurità del nulla? Terminale, ma se siamo cristiani sappiamo che la morte è solo un passaggio ad una vita nuova. Coloro che praticano l'aborto e l'eutanasia non considerano la preziosità della vita la quale è dono di Dio e che quindi l'uomo non può essere arbitro di essa. Comunque chi è caduto in questi errori così gravi, ha iniziato con piccole cose, mancanza di rispetto nei confronti del prossimo. Forse hanno covato rancore esploso poi in questi atteggiamenti aggressivi.

martedì 29 giugno 2010

Gli aborti, uccisioni di innocenti.

Il delitto più grande che passa per un bene è quello degli aborti. Omicidi di massa di cui nessuno si rende conto perché si celano in un bene, quello della donna che abortisce. Bene non è, per nessuno dei due: la donna ne subisce un danno irreparabile e il bambino non nasce, muore nel grembo che avrebbe dovuto custodirlo. Cosa c'è di più brutto nella vita quando ci si accorge che il tradimento viene perpetrato dalla propria madre! È il tradimento più grande. Raccontano che il bambino quando sta per venire ucciso, urla, grida e che assieme a lui, grida, ma di gioia, tutto l'inferno. E grida di dolore anche il Paradiso. Dicono che l'anima che viene donata all'embrione che si sta formando, è già adulta... e ci si può credere, visto che tanti bambini si sono santificati. L'opera, infatti, rimane di Dio.
Pensiamo infatti che protagonista di ogni storia, sia sempre l'uomo, anche nella santità. Non è così: l'uomo, è vero, deve santificarsi mettendo il suo 1 % al 99 messo da Dio. E quell'uno per cento, deve impegnarsi a metterlo. Non può difendersi dicendo di non sapere. Abbiamo ricevuto la predicazione degli apostoli e prima ancora di Gesù e, soprattutto, siamo liberi di pronunciare il nostro sì o il nostro no, anche di fronte all'invito di Dio.

I delitti

Alcuni delitti, mi fanno riflettere. Com'è possibile che un figlio o una figlia decida di uccidere la madre o il padre semplicemente perché non è riuscito a raggiungere la laurea? Oppure, come fa il padre o la madre ad uccidere il figlio o la figlia perché ha dei difetti fisici? È un comportamento inumano, inconcepibile! Eppure la cronaca è piena di queste notizie che fanno accapponare la pelle, che c'inducono a riflettere e nello stesso tempo ci gettano nel baratro dello scoraggiamento. Com'è possibile infatti, giungere fino a quei punti? Difficile stabilirlo: agiscono vari fattori in questa società così smarrita, senza più valori in cui credere fermamente. Il relativismo ha infatti preso piede e l'umanità gli ha ceduto il passo volentieri. Esso ha trovato un terreno fertile, nelle nostre menti sbalordite, desiderose di libertà e assetate di giustizia, ma di una giustizia indefinita, senza più punti fermi, in balia delle onde dell'opinione pubblica. Nel primo caso, e mi riferisco al fatto accaduto ad Imperia prototipo di tanti altri che forse sono ancora più eclatanti, può darsi che agisca la frustrazione causata dal fallimento. Il fallimento consuma il cuore nella delusione fino a diventare un incendio di proporzioni devastanti, fino a scoppiare come una bomba nei confronti di coloro di cui si desidera maggiormente la stima, la mamma o il padre. Incapacità forse di subire lo smacco di fronte ai genitori? Oppure di una società che ci vorrebbe completamente efficienti? Ciò che fa maggiormente riflettere è la freddezza con cui si compiono questi delitti. Si assoldano altre persone, perché il coraggio...o meglio, la vigliaccheria di sopprimere l'altro manca. Ma è sempre meglio sopprimere l'altro, piuttosto che umiliarsi, prendersi tutte le responsabilità dei propri fallimenti e quindi di una possibile sgridata da parte dei genitori. Più facile far sparire ciò che provoca dolore profondo e non affrontarlo con coraggio. Società smarrita e debole che non sa affrontare il sacrificio e il dolore e preferisce annientare il prossimo quando è d'inciampo. Incredibile! Sembra impossibile! Eppure vero. Sembra nato da una mente malata...ma...magari fosse così, sarebbe quasi più logico! Ma colui o colei, non c'è più differenza, che commette tali delitti, è mentalmente sano, affetto da una freddezza inumana, impastato del suo egoismo fino ad essere spinto a compiere delitti sacrileghi. Sì, un tempo Dio infatti, disse di onorare il padre e la madre, perché nella loro autorità vi era quella di Dio. Sono i comandamenti di Dio, ormai cestinati da tanti, perché troppo scomodi e passati di moda. Intanto lo scontento serpeggia e mi fa pensare che tutto questo sia opera di satana che immette nel cuore dell'uomo un germe d'odio così inumano che la sua opera diventa evidente. Secondo caso: la mamma o il padre uccidono il proprio figlio forse a causa di un difetto fisico. Orrore. Eppure vero. La società vorrebbe tutti produttivi, difficile che trovi posto una persona malata.
Penso quasi che in tutto questo ci sia l'opera del demonio che la Madonna, nelle ultime apparizioni di Medjugorie, ha annunciato: satana è sciolto e agisce indisturbato.

La carità vera

La carità vera, certo, non è solamente quella compassione che si sente di fronte alle sofferenze che ci vengono presentate dai mass – media. Assolutamente no. Fosse così facile ci sarebbero tanti altruisti e purtroppo non è così, anche a partire dai cattolici stessi. È un inizio. Purtroppo la cultura di adesso, ci sta togliendo anche questo. La vera carità si pratica, in realtà, con chi ci è vicino. È infatti una chimera pensare che basta commuoversi di fronte ad avvenimenti catastrofici per essere veramente caritatevoli. No. La carità scomoda, richiede dei veri e propri sacrifici. E sono coloro che ci vivono accanto che ci aiutano a praticare la carità autentica. Della compassione che le notizie ci hanno suscitato, rimane poco o niente nei confronti di chi ci vive accanto. Egli con le sue ferite, ci smuove nell'intimo, ci disturba con i suoi difetti. Chi conosce le proprie debolezze, riesce maggiormente a praticare la carità, non si stupisce infatti, di quelle degli altri. Sa che non cade in certe debolezze, semplicemente perché Dio lo sostiene. In questi casi, la carità ci chiede di rinnegare noi stessi e il desiderio di simpatia naturale in coloro che ci sono vicini. Fa male, verissimo, ma ci serve per salvarci, per andare in paradiso.

Abitudine al male

Quante contraddizioni in quest'era così tormentata! È l'era della comunicazione, l'era della globalità ma anche della solitudine e dell'incomprensione! Basti pensare al ruolo che possiede la televisione, entrata comodamente in ogni casa e che ruba, nelle famiglie, momenti preziosi al dialogo. Essa propina allegramente notizie drammatiche, parla crudamente di morti causati da terremoti, odio familiare, tragedie annunciate, e subito dopo ecco che parla di cose effimere che cancellano immediatamente le tracce di una pietà o compassione nata nel cuore del telespettatore. Un modo per dimenticare una realtà che fa male, un modo per cancellare, purtroppo, qualsiasi possibilità di riflessione. La rapidità delle immagini e soprattutto degli stimoli che trasmette la televisione, non ci consente di soffermarci, di pensare in modo più profondo al dramma umano. E gli telespettatori? Si abituano. Il dramma di cui parla la televisione non li tocca, o almeno fino ad un certo punto. Sono ormai abituati ad udire tante notizie drammatiche che si sono assuefatti, come si fa assumendo sostanze stupefacenti. Il risultato è devastante. Le notizie tragiche diventano il cibo quotidiano dell'anima e oltre ad un “poverini” sussurrato a fior di labbra, tutto finisce là. Certo, a volte l'odio, la cattiveria umana ci fanno sentire impotenti. Non possiamo far nulla, effettivamente, se non pregare. Non lasciamoci scivolare queste notizie come se fossero acqua fresca che scorre sulla pelle della nostra anima come se quest'ultima fosse impermeabile. La nostra anima, nata direttamente da Dio, non è mai impermeabile! Essa ha bisogno di lubrificarsi, di essere sensibile agli avvenimenti per poter agire, amare gli altri, aiutarli nel momento del bisogno. Eppure la televisione, sebbene non ci accorgiamo dei suoi effetti, può agire in questo modo nel nostro cuore, cambiandone le fibre, anestetizzandone le corde che, pizzicate, non vibrano più. E tutto finisce nell'abisso del silenzio. Sentendo queste notizie, in qualità di cittadini del mondo, dovremmo domandarci costantemente che cosa desidera da noi Dio, in quanto nulla avviene a caso e se ha permesso che noi venissimo a conoscenza di quel dato avvenimento, tutto ha un senso, un senso nella “psicologia” divina che forse a tutta prima non riusciamo a comprendere, ma che agli occhi di Dio è fondamentale. Noi siamo i suoi strumenti, Dio non ha più mani né piedi, come diceva un famoso canto liturgico, ma si serve di noi per giungere a coloro che gridano a Lui. Siamo il prolungamento della Sua stessa vita. Lo Spirito ci dovrebbe aiutare, animare nell'esecuzione del bene, quello che Dio vorrebbe fare ancora sulla terra, come faceva quando, in un dato momento storico, decise di scendere sulla terra, assumere un corpo per poter salvare l'umanità che tanto amava, per poterla portare con lui nell'alto dei cieli. Egli, quindi, ci guida, ci mette a conoscenza delle notizie su cui noi in qualche modo dovremmo intervenire. Tutto ha un disegno preciso, non possiamo far cadere tutto nel calderone del relativismo che ci rende parte di una folla anonima e che, invece, come facente parte del Corpo mistico della Chiesa, dobbiamo essere “santi”, cioè, dall'etimologia stessa del termine, separati dal resto delle persone, con una mentalità che respira dell'afflato di Dio. La mentalità di Dio esula da quella dell'uomo, ed è talmente diversa e così innaturale, che ci comanda di porgere l'altra guancia quando ci percuotono e di amare i nemici come se fossero nostri amici. Questo atteggiamento non asseconda di certo la natura umana, ma va contro essa e contro il nostro stesso istinto che farebbe scattare la mano per restituire la sberla ricevuta.

La seconda parte dell'ave Maria

Nella seconda parte dell'ave Maria, la Chiesa c'insegna a domandare alla Madonna di pregare per noi peccatori. Chiaramente, la preghiera, come spesso ho detto, non deve limitarsi ad essere un elenco vuoto di parole, di richieste, o essere concepita come un dovere a Dio. La preghiera, quando tende alla perfezione, deve diventare un bisogno per l'uomo, certo, non per ottenere solamente cose materiali, o anche spirituali, ma per lodare, ringraziare Dio per tutti i doni che ci ha fatto, doni gratuiti, di cui Egli non chiederà mai nulla in cambio e che ci concede esclusivamente in grazia della sua misericordia onnipotente. Ogni parola deve sgorgare dal cuore, sorgente di ogni sentimento. Quindi, quando preghiamo la Madonna con l' ave Maria, dobbiamo esser convinti di aver bisogno della preghiera della Madre di Dio, perché siamo peccatori, veramente. Non dobbiamo pronunciare quella parola in modo meccanico, ma assimilarne il contenuto, credere profondamente che siamo peccatori. Infatti, anche se non cadessimo in grandi peccati, se Egli ci lasciasse senza il Suo aiuto, cadremmo nell'abiezione più totale. Peccatori: abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio e dobbiamo implorarlo, perché i poveri, lo ha proclamato Gesù, sono veramente beati. Chiediamo, perciò, alla Madonna di pregare per noi: adesso, nel momento presente perché non tutto ci è chiaro, la nostra mente, per quanto sia intelligente, non ha una visione totale delle cose, degli avvenimenti, nell'ora della nostra morte, momento molto importante che decide in modo assoluto del nostro destino eterno. Siamo così sicuri di meritare il Paradiso?

lunedì 28 giugno 2010

La grandezza dell'uomo è l'umiltà

Prima giornata calda. Il sole, come un manto dorato, ricopre il verde dei monti. Sto meditando su vari punti, soprattutto sull'umiltà dell'uomo nei confronti del suo Creatore. Sì, come tante volte ho detto, bisogna comprendere bene che cos'è la vera umiltà. Talvolta essa è concepita come un “non riconoscere le proprie qualità”. Non è certo questo il suo senso. L'umiltà è riconoscere che ogni dono viene da Dio e che abbiamo bisogno costantemente del suo aiuto. Se Egli ci lasciasse solamente per un istante, cadremmo senz'altro come ciechi che non vedono dove camminano. Soprattutto, meditavo sulle parole della Madonna nel Magnificat che richiamano alla più alta umiltà. “L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva, d'ora in poi, tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l' Onnipotente perché grande è il Suo nome!”
È un inno alla grandezza di Dio. Ella aveva già ricevuto l' annuncio dell'angelo della nascita del Signore e non aveva nemmeno pensato a scusarsi o spiegarsi nei confronti del Suo promesso sposo. Accettò di esporsi ad un rischio enorme. Sapeva che Dio l'avrebbe premiata per il suo sì e l'avrebbe aiutata con la Sua provvidenza. La Sua anima magnificava, glorificava, diceva bene di Dio, non perché l'aveva fatta madre di Dio ma perché si era chinata sulla piccolezza della Sua serva e per questo motivo, tutte le generazioni l'avrebbero chiamata beata, felice... Lo magnificava perché la sua misericordia era, quindi, davvero molto grande. Maria magnificava il Signore perché Egli aveva fatto grandi cose in Lei: Dio è grande, onnipotente.

lunedì 21 giugno 2010

Tentazione sottilissima

Ultimamente ascolto con più assiduità Radio Maria. Alcune catechesi mi hanno aiutato molto. Venerdì sera, non so per quale motivo, non riuscivo a prendere sonno, ed ho ascoltato parte della catechesi di Padre Livio, rivolta ai giovani. In essa commentava e rispondeva a chi l'accusava di insegnare contro la Chiesa...o meglio, di parlare troppo del diavolo! Non era certo questa la parte più importante di essa, ma il suo commento amaro ha toccato il mio cuore, la stessa sofferenza che ha toccato il mio. La critica era rivolta al fatto che lui spesso parla del diavolo. Devo commentare che comprendo entrambe le parti, di chi lo critica e di padre Livio stesso. Agli inizi della mia conversione, mi dava quasi fastidio sentir parlare del diavolo, ignorando che Gesù, in fondo, si era incarnato soprattutto per liberare l'uomo dal potere di satana.
Tentazione sottilissima e quindi pericolosissima. Se conosci il pericolo, sai anche come sconfiggerlo... Un esempio: se io cammino per un prato, cosciente che in esso ci sono delle voragini, io tasterò il terreno per saggiarne la consistenza.... ma se ignoro l'esistenza dei burroni...ahimé, dovrò solamente affidarmi ai miei riflessi, che, se non saranno pronti, mi faranno piombare nel buio delle voragini.

domenica 20 giugno 2010

Aborto...Eutanasia

Un grande terremoto ha scosso la Chiesa, pari a quello che accadde ai tempi in cui si scoprì che non era affatto il sole a girare attorno alla terra, ma era la terra che girava attorno al sole... La crisi della Verità nella Chiesa... Quindi la Bibbia non dice il vero... Là, ad un certo punto, si narra di Elia che, con fare autoritario e profetico, si rivolge al sole intimandogli di fermarsi. Com'è possibile? Un'altra rivoluzione, soprattutto sociale, che si è poi ripercossa violentemente nella Chiesa...1968... Anni della contestazione... Certo, è stato un terremoto che ha scosso violentemente la mentalità e i valori umani, in tutto il mondo.
Pace, uguaglianza, fratellanza, libertà...Tutti valori buoni ma travisati. Si cominciò ad inneggiare alla vita, apparentemente, ma, facendo questo, s'inneggiava alla morte...

Libertà di disporre del proprio corpo, anche a discapito di una nuova vita.... Libertà di non vedere più la sofferenza di un malato che ormai, con la sua sofferenza, si sta guadagnando il Paradiso.

Modernismo e perfezionismo

La Madonna di Medjugorie, nell'ultimo messaggio, ha esortato i fedeli a stare attenti alle trappole insidiose del modernismo. Che grande tentazione, quella dei nostri giorni, di adattare il Vangelo alle nostre esigenze, un cristianesimo fatto su misura, confezionato come un abito che, una volta liso, diventa inservibile e viene sostituito con uno nuovo!
No, non si può davvero cambiare e traovare un compromesso: la Verità è una sola!

martedì 15 giugno 2010

E così...

Siamo già a metà giugno... Il tempo è senz'altro volato... Sono giornate monotone, calde...
Il cammino della vita procede: la realtà si presenta ovattata, come una sottile nebbia... Si desidererebbe qualcosa di diverso e nello stesso tempo si respira appieno della vita... Sì, qualcosa di diverso, di indefinibile... Il cuore invaso da un senso di attesa di qualcosa che non si conosce, di qualcosa che ha un sapore vago del passato... e si proietta in un futuro indefinibile, come una sorta di desiderio e nostalgia...
Scintille di luce penetrano il buio del cuore. Sto in ascolto. Nel mio bosco ascolto il cinguettio felice degli uccellini, l'alito del vento che gioca tra i rami e le foglie. Cosa mi aspetto?
Sento il mio cuore che si domanda cosa sta aspettando, proiettato nell'attesa e nello stesso tempo invaso da un senso vago d'inquietudine... La situazione del mondo sempre più complicata... I vaghi sentori di un malcontento nazionale... I fratelli che si odiano fra loro... Ancora una volta il Cuore di Cristo spezzato dalla lancia dei nostri peccati, del nostro odio.