mercoledì 30 novembre 2011

La vita nella giovinezza

Il demonio umano Verdi Garandieu affermò attraverso il corpo della mistica tedesca che, dapprima, conduceva una vita buona assecondando la grazia. Ciò che deve far maggiormente riflettere, è che egli perse la retta via subito dopo essere diventato sacerdote. Bisogna essere vigilanti, assecondare la grazia in ogni istante e ribadire il proprio sì, seriamente, anche quando si è nell'errore. Il demonio affermò che aver raggiunto il sacerdozio fu deleterio per la sua anima: si credé, infatti, arrivato alla meta. Questo è sbagliatissimo! E' la morte dell'anima e la sua condanna eterna! Quando si giunge al sacerdozio o alla professione solenne o perpetua, l'impegno deve aumentare di giorno in giorno. Bisogna dare da bere alla pianta, altrimenti il Signore la farà seccare in eterno! Ma poi, che senso ha? Faccio l'università per diventare medico e, quando raggiungo la meta, vado a fare il macellaio! No, è opportuno essere coerente con le proprie scelte. I momenti di debolezza ci sono per tutti, ma, come diceva il demonio, non ostacolano la vocazione sacerdotale se il sacerdote li accetta nella propria vita e li accusa con umiltà domandando aiuto e preghiere. Mai pensare di essere arrivati! Essere giunti al sacerdozio è un po' come essere riusciti a scalare il Monte Bianco... Bene, dopo il sacerdozio, tu sei in grado e devi farlo, di raggiungere la cima dell'Everest! Non si ci può fermare al Monte Bianco, si deve imparare a vedere le cose ancora più dall'alto e con la grazia del Sacramento, donerà la forza...

martedì 29 novembre 2011

Verdi Garandieu

Questo fu appunto uno dei numerosi casi di demoni che hanno parlato per permissione di Dio, affinché le anime si scuotano e sappiano vivere in modo più profondo il messaggio di Cristo. Il demonio è costretto a dire la verità della Madonna.
Difficile da credere? Non dovrebbe esserlo, visto che anche nel Vangelo, vari demoni hanno riconosciuto il Cristo. Vi sono infatti due gruppi di demoni: quelli angelici e quelli umani. Di fronte alla potenza dell'esorcismo da da Dio al prete tramite la Chiesa, il demonio non può mentire e così racconta disarmato ciò che ha portato alla perdizione la sua anima. Dio si serve di tutto, anche dei demoni per salvare le anime!
Così, accadde che dopo essersi impossessato del corpo di una madre di famiglia, svizzera, ma residenti in Italia a Montichiari, fu costretta a rivelarsi l'anima di Verdi Varandieu, un prete del 1700, vissuto in un paesino dei Pirenei.
L'ossessa, come spesso avviene, fu visitata da numerosi psichiatri, tra i quali uno di grande fama e competenza, affermò che l'ossessa era sana di mente e pareva che in lei agissero terzi.
Il prete dei Pirenei doveva per forza presentarsi per il bene dei ministri di tutta la Chiesa. Tra spasimi, tormenti e disperazione, disse che era l'anima di un sacerdote, condannato all'inferno.

In un esorcismo del 5 aprile 1978, il prete racconto ciò che lo condusse alla perdizione. sembra più o meno lo stesso racconto di "Un'anima dannata racconta". Lo stile è uguale: non sono grandi peccati esterni a condurre l'anima all'inferno, ma il non credere più in Dio e l'abbandono della preghiera per una vita rilassata fino a non credere più nell'Eucarestia.

Verdi raccontò che diede cattivo esempio; ecco le testuali parole:"Ho osservato più le gonnelle che i Comandamenti di Dio. Sono stato condannato perché ero troppo tiepido"
Ad un certo punto della vita non ci fu più la corrispondenza alla grazia e il desiderio iniziale di cambiare vita, fu completamente travolto per il fatto che non pregava più.Non adempì più i doveri del suo ministero, non riuscì più ad esortare i giovani, perché lui stesso era diventato tiepido. E così fu trascinato nel baratro dell'inferno, eternamente.
Questa manifestazione è ancor più sconvolgente di quella di Clara e Annetta, perché riguarda un Ministro di Dio, un prete, e questo fa tremare e riflettere e ci sollecita ad un impegno sempre più autentico. Di seguitoo rifletterò sui vari aspetti della sua confessione - esortazione molto articolata.

lunedì 28 novembre 2011

Una sofferenza eterna


Mentre rimane piacevole e dilettevole parlare del Paradiso, difficilmente si pensa alla realtà di sofferenza dell'inferno. E' vero che qui sulla terra viviamo la sofferenza in un modo anche molto intenso, tuttavia essa è limitata nel tempo. Ciò è di gran vantaggio per noi uomini, incapaci di soffrire per lungo tempo. Ciò che è orribile dell'inferno è proprio questo: la completa lontananza da Dio, la sofferenza continua dell'anima e la più completa disperazione. Ma quante volte quando si presenta a noi una sofferenza, aneliamo a giungere alla fine di questa?

Non comprendiamo l'inferno, così come non comprendiamo pienamente il Paradiso, a causa della nostra provvisorietà, sia nel bene che nel male.

domenica 27 novembre 2011

Un prete dannato racconta

Siamo differenti l'uno dall'altro e non a tutti il racconto dell'inferno e della sua esistenza riesce a scuotere l'anima al bene. Tuttavia siamo concordi nell'affermare che tutti noi, in pellegrinaggio sulla terra non possediamo quell'amore puro che ci consente l'entrata in Paradiso. Purtroppo i nostri atti non sono d'amore puro: c'è tanto amor proprio che si mescola a quello di Dio, per cui dobbiamo possedere almeno un po' di timor di Dio, timore che ci svela la sua grandezza e ci frena nel compiere qualsiasi peccato mortale.
Finché siamo su questa terra, la tentazione ci può far cadere anche malamente. Essere preti o religiosi non basta per non andare all'inferno. Ragioniamo spesso utilizzando la nostra corta visuale.

Un po' di tempo fa, ho letto la storia di un prete la cui anima era finita nell'inferno. Una storia drammatica che non ha altro che rafforzare alcune rivelazioni private delle anime del Purgatorio. Sembra che, pur nella distanza geografica e temporale, il cielo ci voglia comunicare qualcosa d'importante al quale vuole che noi porgiamo più attenzione. Sia che siano anime del Purgatorio o dannate, il messaggio non cambia.

L'anima del prete si è impossessata del corpo di una persona sposata, profondamente religiosa, per permissione di Dio affinché i preti vengano messi in guardia dall'inferno al quale portano tanti atteggiamenti errati soprattutto nei confronti dell'Eucarestia. Essa, menzognera per natura, è costretta dalla Madonna a dire la verità.

sabato 26 novembre 2011

Timore o paura?


Nel Rito della Santa Messa, dopo la recita del Padre Nostro, il Sacerdote prosegue da solo dicendo:"Liberaci, o Signore da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni; e con l'aiuto della Tua misericordia, vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo"
Alcuni sacerdoti cambiano la parola "turbamento" con "paura". I termini "timore - turbamento - paura" hanno sfumature differenti e non di poco conto. Il Signore non può assolutamente liberarci dalla paura, in quanto essa è un sentimento istintivo che ci preserva dai pericoli. Infatti, se noi non sentissimo mai paura, non avvertiremmo mai il senso di pericolo e, ad esempio, attraverseremmo la strada quando le automobili sarebbero in piena corsa, mettendo così a repentaglio la propria vita.
La paura è quel sentimento benefico, salutare, quel campanellino d'allarme che ci mette in guardia dai peri pericoli. Non deve essere eccessiva ovviamente, altrimenti bloccherebbe la persona e non le permetterebbe di fare azioni dalle quali può scaturire un senso di benessere e di gioia. Sentire il pericolo ad ogni istante sarebbe come rinchiudersi in una gabbia senz'alcuna libertà... ma a dosi giuste, la paura è un'ottima cosa. Il turbamento è un'altra cosa. Mentre la paura è a livello istintivo, il turbamento presume un ragionamento. Il turbamento è un timore profondo suscitato da una determinata situazione davanti alla quale ci sentiamo inadeguati. Può essere suscitato dalla tentazione interna o esterna. Il turbamento può portare alla perdita della pace interiore, il bene più prezioso dell'anima.

venerdì 25 novembre 2011

Quell'amore insondabile

Il giorno della solennità di Cristo Re, la liturgia ha proposto il Vangelo del giudizio di Dio. Da esso emerge chiaramente che saremo giudicati sull'amore. In realtà non dovremmo spaventarci in quanto è la grazia di Dio che agisce in noi. Troppo spesso si pensa di essere noi i protagonisti della nostra vita spirituale. E' l'errore più grande e più comune. Vediamo l'amore di Dio attraverso un velo che c'impedisce di vedere il suo volto, il volto di un Padre... ma un Padre con la "P"maiuscola, molto più grande di cuore di un padre terreno, carnale. E' un amore che supera ogni nostra attesa. Se noi non possiamo vederlo se non attraverso un velo perché i nostri occhi carnali non possono contemplare il suo volto concreto, Dio ci guarda attraverso le lenti del suo immenso amore. Mentre noi ci guardiamo con i nostri occhi carnali, Dio Padre ci guarda attraverso le ferite del Suo Figlio. Solo lo Spirito Santo può sollevare quel velo che c'impedisce di conoscere Dio. Per fare questo bisogna sintonizzarsi sulle sue onde, altrimenti ragioneremmo in modo troppo umano... Non è di certo semplice, ma l'anima assetata, ben presto trova la fonte. La sete e la fame di Dio sono delle grazie speciali, perché la mente può pensare solamente a soddisfare questi bisogni primari, senza cercare surrogati o alternative.La mente sarà impegnata solamente nella ricerca di Dio e, piano piano, tutto sarà assorbito dalla Sua Presenza.

giovedì 24 novembre 2011

Intervengono? Eccome!


Maria Simma racconta che le Anime intervengono spesso per salvare le vite di coloro che ancora sono impegnate nel pellegrinaggio terreno. Ad esempio un giorno, quando una valanga di neve travolse alcune persone, esse aiutarono i soccorritori a trovare i superstiti. Ha raccontato anche che sono intervenute in eventi politici: hanno aiutato gli Alleati a sconfiggere i Nazisti. Ma quanti esempi si possono ancora portare, traendoli dalla nostra vita quotidiana! Bisogna affinare la propria sensibilità religiosa e non aver timore di credere in cose che la Chiesa accetta... Va bene, senza esagerare.. però... nemmeno essere molto scettici vale!

mercoledì 23 novembre 2011

Le anime del Purgatorio e i disastri naturali

La testimonianza di Maria Simma sulle anime del Purgatorio, attesta che esse possono intervenire per difendere la vita delle persone che si affidano a loro, o per evitare catastrofi naturali irreparabili.
A tale proposito ella fece due esempi. Un sacerdote, a Cornigliano, (ora facente parte della città di Genova, ma all'epoca dei fatti era una frazione esterna alla città) venuto a conoscenza dell'entrata in agonia di una sua anziana parrocchiana, s'impegno a portarli il Viatico, sfidando i pericoli di quelle strade solitarie. Il sacerdote era molto devoto alle Anime del Purgatorio e, durante il tragitto, recitò delle preghiere in loro suffragio. Due malviventi erano appostati tra i cespugli per coglierlo di sorpresa e poterlo rapinare, ma quando lo videro spuntare, non poterono attuare il loro piano: assieme a lui, tutt'intorno, a mo' di raggiera, vi era una folla che pregava...
Il giorno dopo i malviventi, incuriositi, facendo finta di niente, su chi fosse quella gente con la quale passeggiava a sera tarda per le strade di isolate di Cornigliano. Il prete rispose che era da solo e che lungo il tragitto lui chiedeva come il solito, la protezione delle anime del Purgatorio.
Il secondo episodio è riferito ad una frana che colpì l'Austria e che rischiava, nella sua impetuosità, di travolgere un paese intero. Le anime del Purgatorio evitarono che la frana sommergesse un intero paese con il loro intervento.
Maria Simma attestò anche che le Anime intervennero e limitarono il disastro di Cernobyl.
Strano? No, affatto. Un episodio concreto.
Polemiche, mugugni politici a parte, è quello che è accaduto a Genova nel recente alluvione. E' vero ci sono state vittime e danni ingenti, però poteva accadere il peggio, un'ecatombe!
Infatti hanno accertato in seguito che nel punto in cui è esondato il Bisagno vi era un tubo del metano dove la gente si aggrappava per non essere spazzata via dall'impeto delle acque fangose che, ormai, avevano superato argini e ponti. Ebbene, i tecnici hanno appurato che si è sfiorata senza saperlo, una tragedia senza pari: se quel tubo fosse scoppiato, sarebbe stata una strage...
Fortuna? No, a me pare un palese intervento divino!

martedì 22 novembre 2011

Traccia audio


Domenica era la giornata dedicata alle vittime della strada. Il video che ho caricato domenica scorsa, è un riassunto della mia vita intrecciata con quella di papà, ma la traccia audio è una canzone degli Evanescence, "The Immortal", usata come jingle per una pubblicità progresso, sugli incidenti stradali, girato in Australia e reperibile sul sito di Youtube. E' uno spot crudo ma che rende l'idea di che cosa significhi mettersi al volante, oppure attraversare la strada, con leggerezza. Esso presenta alcuni incidenti stradali e le loro conseguenze nelle vite delle persone, come in un attimo una cosa meravigliosa, ad esempio una storia d'amore che sta per sbocciare, si tramuti in un dramma: la morte.In un solo istante... perché il ragazzo, innamorato, manda messaggi alla sua ragazza e nella fretta di incontrarla, dopo averle mandato un sms con scritto "Hi!", attraversa la strada senza guardare e viene travolto da un furgoncino... e il ragazzo, invece di celebrare il matrimonio con la ragazza, celebra il suo funerale.

Purtroppo, sappiamo bene che il numero delle vittime di incidenti stradali è pari a un bollettino di guerra. Gente che si mette al volante dopo aver bevuto troppo senza pensare che così facendo mette a repentaglio la propria e altrui vita.Un istante di leggerezza e vite distrutte per sempre. Un minimo di attenzione avrebbe potuto salvare tante vite, evitato tanti drammi.

lunedì 21 novembre 2011

Verso la venuta di Cristo


Dopo la domenica della solennità di Cristo Re, comincia il periodo dell'Avvento: l'attesa della venuta di Cristo. La solennità di Cristo Re, ci presenta un Re con una corona di spine, un mantello da burla, ferite e piaghe per gioielli.Un Re che, invece di incarnare il potere, è umile, sana la superbia del peccato originale. E tutta la nostra vita è un'attesa del ritorno del Signore, su questa terra tutto è transitorio.

domenica 20 novembre 2011

12 dicembre 2011

Un piccolo ricordo...

Due tradimenti a confronto

Il tradimento di Giuda è sostanzialmente l'epilogo di una spiritualità pressoché assente che ha portato a consegnare la persona di Gesù nelle mani dei Farisei. Il tradimento di Pietro è causato dalla paura di essere catturato a sua volta. Questo ha portato tanta sofferenza al Cuore di Gesù, purtuttavia non lo ha consegnato nelle mani dei carnefici, tanto che il Vangelo di Giovanni afferma che fu proprio Pietro a tagliare l'orecchio ad una guardia nell'orto degli ulivi.
La sostanza del tradimento è molto differente. Si tende a dire che il tradimento di Pietro fu grave quasi più di quello di Giuda, ma ragionando sui testi sacri, è lampante che Pietro non avrebbe mai e poi mai consegnato il proprio maestro ai nemici come invece ha fatto Giuda.

sabato 19 novembre 2011

La conseguenza del tradimento di Pietro


Tutti i discepoli, quando compresero e che le cose si mettevano male per Gesù, scapparono e lo lasciarono affrontare la croce da solo. In sostanza lo tradirono tutti ma Giuda e Pietro lo fecero anche con le parole e con i gesti. In un Vangelo è solo accennato che Pietro, dopo il tradimento, si ricordò delle parole dette da Gesù nell'Ultima Cena e che quindi pianse amaramente. In un altro esplicita che Pietro incrociò lo sguardo di Gesù e che quindi pianse amaramente. Fatto sta che il tradimento ci fu, seguito dal subitaneo pentimento. Una tristezza unica e profonda dettata dalla delusione di sé. La sostanza dei tradimenti dei due Apostoli è differente.

venerdì 18 novembre 2011

Conseguenze del tradimento di Giuda

Il tradimento di Giuda, cioè il consegnare Gesù nelle mani dei farisei e quindi la condanna a morte, è l'epilogo di una vita d'infedeltà. Egli si è lasciato prendere dalle tentazioni umane fino ad arrivare ad appartenere totalmente a Satana del quale divenne il più importante strumento del suo piano. Non era certo l'unico: ma fu la pedina fondamentale affinché Gesù fosse condannato a morte. Nelle visioni della Emmerick, si racconta che Giuda fu spinto all'azione dal demonio e che questo lo portò alla pazzia e al suicidio. Anche nella Passione di Mel Gibson, Giuda fu perseguitato da una turba di ragazzini che incarnavano il demonio fino a che ne provocarono il suicidio. Giuda si pentì profondamente del suo gesto tanto che cercò di ridare il denaro ai farisei.... Ai farisei non importava più il denaro e nemmeno importava loro di Giuda i quali lo  disprezzavano nell'intimo. Infatti nessuno desidera avere con sé un traditore: colui che tradisce una volta può farlo altre volte. A loro era semplicemente servito per attuare i loro piani e non lo stimavano di certo per il suo gesto... Fu trattato con disprezzo...

giovedì 17 novembre 2011

Il tradimento di Giuda

Il tradimento di Pietro possiede delle connotazioni molto differenti rispetto a quello di Giuda. Proviamo ad analizzare i vari aspetti dell'uno e dell'altro per poter poi comprendere le motivazioni dei nostri personali tradimenti. Prendiamo in esame il tradimento di Giuda. La figura di Giuda emerge più esplicitamente nel Vangelo di Giovanni. Come il solito gli Evangelisti sono piuttosto discreti nel raccontare la storia di Gesù: è un racconto scarno, privo di ogni giudizio e riflessione personale anche per quanto riguardo un evento così drammatico come quello della Passione. Che la vita di Giuda fosse un continuo tradimento, lo afferma l'episodio dell'unzione di Betania. Gesù si reca a Betania. Marta serviva a tavola, mentre Lazzaro, il risuscitato, e Gesù erano commensali. Maria usa del nardo, che è costosissimo, per ungere i piedi di Gesù. Il nardo è segno dell'amore autentico, fedele... richiama parte del Cantico dei Cantici. Giovanni dà risalto al gesto esplicito di Maria e alla frase di Giuda.Gesù è contro l'ipocrisia di Giuda...Usare i poveri come scusa per rubare...

I farisei complottavano per riuscire a metterlo a morte, ma, nonostante tutto il loro impegno, non combinavano un bel nulla. A Giuda non importava molto di Gesù. Si interpreta il suo gesto spiegandolo con la sua incomprensione del messianismo di Gesù. Da una parte è esplicitato questo. Aleggia, come un tenue vapore, solamente l'affermazione che Giuda era un ladro. Mentre gli altri apostoli, nonostante comprendano ben poco di ciò che sta accadendo, dimostrano di amare Gesù concretamente, giuda ostenta una certa indifferenza. Sul comportamento di Giuda ci sarebbero molte riflessioni da fare, ma mi fermo su questo aspetto: il tradimento sembra legato alla sete di denaro, di potere. Cosa sia realmente accaduto nel cuore di Giuda, non è stato raccontato. Solo quest'affermazione dura affiora: sottraeva dalla borsa dei denari perché era ladro. La cosa sconcertante, però, è che durante l'ultima cena, Gesù, secondo il racconto di Giovanni, annunciò il tradimento di uno degli apostoli. Tutti ne furono addolorati e si domandavano l'un l'altro chi sarebbe stato. Pietro esortò il discepolo che Gesù amava di domandare chi fosse. Solamente Giovanni ha raccontato questo episodio... Ma la cosa strana è che Gesù rispose a Giovanni, mentre intingeva il boccone e lo porgeva a Giuda, questo non ebbe alcuna reazione... e nemmeno Pietro!Ma come... Avevano sollecitato loro la domanda! Pazienza gli altri che stavano lontani... Ma i due apostoli? O almeno... se non Pietro, Giovanni? Giovanni solo racconta questo avvenimento. Mentre gli altri evangelisti raccontano solamente dell'annunzio del tradimento e delle domande degli Apostoli. Sembra che Satana abbia creato confusione... Come spesso avviene nel racconto dei Vangeli... di fronte agli atteggiamenti di Gesù vi è tanta ottusità. Forse avranno accennato ad una rivolta, ad una reazione? Oppure, più semplicemente, lo si desume dalla domanda di Pietro che segue l'uscita di Giuda, non avevano compreso affatto la portata del tradimento di Giuda e che lo avrebbe condotto alle estreme conseguenze, cioè alla morte di Gesù.

Pietro e gli altri, sembrano infatti non comprendere che Gesù sta parlando della sua morte.
Sembra ispessirsi la nebbia, sia nel loro spirito che nella loro mente. Giuda è l'unico che comprende ciò che deve fare. D'accordo con i farisei, pattuito il compenso in denaro - non vi è scritto quanto - Giuda consegna Gesù nelle loro mani. Giovanni fa comprendere che l'unico a sapere bene del tradimento e proprio Gesù accetta il tradimento. Non si uccide da sé presentandosi ai farisei (sarebbe stato un gesto folle) ma è Lui che decide di consegnarsi loro attraverso le mani di un apostolo. Nemmeno Giuda sembra aver compreso a che cosa avrebbe portato il suo tradimento. Solo quando vede cosa sta accadendo a Gesù, rifiuta il denaro e afferma che Gesù è innocente...

mercoledì 16 novembre 2011

Il tradimento

Tutti noi, prima o poi, sperimentiamo il tradimento. Il verbo "tradeo" in latino, significa "consegnare". Ed in effetti il tradimento si concretizza con un allontanamento della persona da sé, un negare la persona. Le motivazioni possono essere innumerevoli, svariate, intercorrono tra la gamma personale, ideale e... anche fantasiosa. E' una realtà, comunque non giustificata, per nessun motivo. La camuffiamo nelle vesti di correzione fraterna oppure di bene altrui ma, nel profondo si mira a un riemergere una condizione personale di sofferenza, di situazione che non si riesce ad affrontare.
Gesù, però, non ama il tradimento, ama profondamente la realtà... soprattutto quella di Pietro, lealtà che comunque giunge al tradimento dei propri ideali ma che, essendo una persona leale, giunge a riconoscere il suo tradimento. Questo fa molta differenza e aiuta a comprendere che vi sono vari tipi di tradimento e diversi modi di affrontarlo. Ho già parlato di quello di Pietro ma vale la pena parlarne ancora, in quanto è la tipologia di tradimento più comune.

martedì 15 novembre 2011

Il tradimento di Pietro

E ancora mi fa meditare il tradimento di Pietro e l'atteggiamento di Gesù di fronte ad esso. Mi ritorna alla mente come è stato presentato nel film della passione di Mel Gibson. Certe scene suscitano alcuni sentimenti particolari. Sono scene forti che ricordano alcune esperienze personali. Il tradimento è sempre in agguato: la nostra fragilità a volte ci fa cadere in cose che non vorremmo fare. Fu così anche per Pietro che sentì tutta l'umiliazione del suo tradimento. Infatti, dopo averlo tradito, s'inginocchia di fronte a Maria e le confessa il suo peccato affermando di non essere degno nemmeno di essere toccato da Lei. Egli trova conforto fra le braccia di Maria. Questo c'insegna che la Madonna ha un cuore grande e che bisogna ricorrere a Lei pure quando tradiamo Suo Figlio, sicuri di trovare conforto e aiuto. Lo sguardo che corre tra Gesù e Pietro è impressionante. In esso c'è l'amore intenso e sublime di Gesù che sta già subendo sofferenze terribili, un'altra spada, quella del tradimento da parte degli amici, di coloro che lo hanno seguito più da vicino, pesa sul suo Cuore...sulla sua solitudine già così profonda...E' l'abbandono totale e la sofferenza di chi ha tradito e sa di aver ucciso un uomo che sta già per morire...

lunedì 14 novembre 2011

La tentazione di chi sta sulla croce

La libertà evangelica è quindi per certi tratti differente da quella psicologica pur poggiandosi ad essa. La tentazione più intensa di chi sta sulla Croce è quella di sentirsi abbandonati, o meglio, che il male prevalga sul bene e lo travolge con la sua piena. Nel film "Il pianista", la folla degli Ebrei che aspettava di essere trasportata nei campi di sterminio commentava: "Dio non esiste".
Di fronte al male che travolge il bene, viene il dubbio che Dio esista veramente.

domenica 13 novembre 2011

La libertà evangelica



Liberi per amare... La libertà psicologica non basta da sola, altrimenti si cercherebbe semplicemente una pace superficiale solamente con se stessi dimenticando l'aspetto oblativo della vita, quella sublimità che bisogna raggiungere a cui siamo stati chiamati con il Battesimo. Non è opportuno quindi essere liberi dagli altri, ma anche da se stessi. Non è quindi fare ciò che si vuole ma è essere liberi dalla propria concupiscenza per realizzare il progetto evangelico sulla propria vita. Dici niente! E' senz'altro un arduo progetto se si tiene conto delle prove della vita e dell'azione del nemico per allontanarci da Dio...
Le prove della vita, le incomprensioni, i lutti, gli insuccessi sono già abbastanza difficili da sopportare. Ciò, però, che è più difficili da sopportare per il vero credente, è l'entrare nell'aridità del deserto, il sentire lontano Dio. Nell'aridità del deserto, dove Dio ha permesso che l'anima andasse, questa scopre l'intensità della sete e trova nelle sue lacrime la bevanda che la disseta e che, nello stesso tempo le fa desiderare ancor di più Dio. Sembra che Dio abbia abbandonato l'anima e lasciata sola in balia dei suoi sentimenti... L'anima, nonostante senta la morte ghermirla con le sue spire, dovrebbe continuare a pregare. E' un po' quello che accade a Gesù nell'orto del Getsemani. Tentato dal demonio, Gesù riscatta l'umanità respingendolo e facendo un atto d'obbedienza. Molto interessante il modo in cui è proposta da Mel Gibson la scena dell'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi. Il demonio fronteggia Gesù, lo minaccia, gli insinua che non serve a nulla dare la propria vita in riscatto dell'umanità. Gesù appare schiacciato dalla sofferenza e prega usando parte dei salmi. Gesù non utilizza preghiere sublimi ma quelle tratte dalla Sacra Scrittura.
Quante volte nel deserto della tentazione si ha l'impressione che la propria sofferenza non serva a niente e che, comunque, dopo la morte ci sia una voragine, quella della dissoluzione, che ingoia l'anima e il corpo. E' la tentazione più forte, quella che Gesù sentì sulla Croce, quando il male, il dolore sembrava avessero preso il sopravvento. Sembra quasi che le porte del paradiso si siano chiuse...
La libertà evangelica è quella che sta ferma nella fede al momento della tentazione.

sabato 12 novembre 2011

Libertà psicologica

Dal punto di vista laico esiste una libertà a cui tutti noi tendiamo, quella psicologica. Se ne parla molto perché l'uomo, divenuto fragile, tende a dipendere psicologicamente dal suo e altrui umore. L'uomo è proteso verso questa libertà per il suo bisogno di raggiungere la felicità, un bisogno innato a prescindere dalla religiosità della persona. E' chiaro che la libertà evangelica poggia su quella psicologica... E' la famosa crescita umana di cui tanto si parla che diventa fondamentale in taluni casi quando ostacola quella spirituale... ad esempio quando non siamo più che fermi nelle nostre opinioni e le cambiamo a seconda degli umori altrui. Si parla spesso di autostima. Una ricerca più approfondita dei meccanismi psicologici ha osservato che talune manifestazioni di spacconeria derivano dalla mancanza di autostima, celata da un muro di aggressività, innalzato a mo' di difesa. E' quella carenza affettiva percepita o effettiva che genera questi meccanismi di difesa. La libertà psicologica mira ad essere se stessi in ogni circostanza, sciolti da ogni condizionamento di sorta.

venerdì 11 novembre 2011

Libertà fondamentali

La libertà personale si poggia su due tipologie fondamentali: psicologica e spirituale. Su queste si dipanano tutti i vari tipi di libertà: libertà di pensiero, politica, religiosa. E' evidente che la libertà concretamente deve seguire certe leggi e norme ed è limitata da esse. In una democrazia la libertà dovrebbe terminare laddove iniziano i diritti oggettivi individuali. Ci sono dei diritti individuali oggettivi intoccabili. Questi, però, a loro volta poggiano su criteri soggettivi dipendenti dalla storia personale. I criteri soggettivi possono essere comuni a più persone, ovvero ad un gruppo, che condividono alcune idee e pareri. Faccio un esempio. Negli Stati Uniti sussiste la pena di morte, mentre in Italia no. A loro volta, gli Stati che compongono il mosaico variegato degli U.S.A., applicano la pena di morte riguardo a certi reati. Più persone hanno approvato la pena di morte negli Stati Uniti e perciò è diventata un criterio oggettivo di un gruppo di persone che vive in un determinato luogo, criterio non condiviso dal gruppo sociale che vive in Italia. La storia di un gruppo di persone che viveva in tale ambiente geografico, ha suggerito di applicare oggettivamente la modalità della pena di morte riguardo a determinati reati. Pare una soggettività collettiva perché questa oggettività sembra fatua o non ha consistenza in altre nazioni, soprattutto situate nel continente europeo.
I criteri valutativi poggiano sull'esperienza collettiva di un gruppo, tuttavia ristretto, che ha vissuto alcuni eventi formativi o disgregativi. Valori universali, come può essere la libertà, passano attraverso gli alvei più ristretti dell'esperienza collettiva di un gruppo sociale determinato. Ogni gruppo sociale possiede alcuni aspetti oggettivi, condivisi da tutti, i quali formano la cultura, ciò che è ritenuto vero, divenuto tradizione. Ogni gruppo sociale, quindi, ha una propria cultura e modo di vedere gli aspetti portanti della vita. La cultura viene poi passata al vaglio nella cellula fondamentale della società, la famiglia. Il mondo è suddiviso in più culture formate da uomini e donne che nel corso dei secoli si sono riconosciute in esse. I vari gruppi sociale si possono influenzare fra loro soprattutto quando vengono a contatto, ma l'individuo è formato dalla cellula della famiglia e dal gruppo sociale cui appartiene, nel medesimo tempo in cui entra a contatto con i vari mezzi di comunicazione  o servizi. Non si può scegliere, certamente, in quale nazione nascere, ma, ad un certo punto della vita, si può scegliere a quale gruppo sociale appartenere, che condivide alcune idee personali e nel quale mi riconosco. Questo gruppo sociale può agire con un unico intento e svolgere un'attività in seno alla comunità in cui si vive. L'uomo è un essere relazionale per natura e crea legami con gruppi che condividono i suoi medesimi ideali o ha sperimentato una determinata situazione comune come può essere un lavoro o una malattia.

giovedì 10 novembre 2011

La libertà

La libertà, per essere vera, deve scaturire dalle sorgenti alte. Anch'essa è un valore eterno solamente se è radicato in Dio. Tutte le altre sono pseudo - libertà. Ho proposto l'esempio delle martiri di Compiégne e quindi l'azione del governo francese dell'epoca il quale, in nome di una pseudo - libertà ghigliottinavano le persone che davano fastidio. Entrando nel discorso e valutando le varie componenti, ci accorgiamo che vi sono molte contraddizioni. Sei libero... ma non di professare una certa fede e di abbracciare un particolare stile di vita...
Scandagliando il fondo della storia ci si accorge che essa è piena di queste contraddizioni. Dove la libertà non si fonda su Dio, tutto crolla rovinosamente, sfocia in atteggiamenti persino violenti che negano la libertà stessa. 
Dopo il crollo dei regimi totalitari e l'avvento di quelli democratici, vi era una sete assoluta di libertà. Vi è un concetto distorto di libertà che è urgente ridimensionare. Avere libertà significa fare ciò che si vuole senza restrizione alcuna. Parliamo di diritti e libertà ma dobbiamo ben comprendere che la libertà possiede dei confini prestabiliti: essa termina laddove iniziano i diritti del prossimo. Questi confini devono diventare sempre più netti: la nostra stessa coscienza vieta la prevaricazione di essi.

La libertà odierna è un po' come quella concepita dai rivoluzionari francesi. Infatti, si è liberi di praticare sia l'aborto che l'eutanasia senza considerare i diritti del feto o del malato. Facendo questo si fa notare che non sono considerati esseri umani né il malato né l'embrione. Che cosa ridicola dire che il feto ha più diritti dell'embrione quando quest'ultimo è destinato a diventare con il tempo e la successiva suddivisione delle cellule, feto e quindi essere umano. Se avessero ucciso l'embrione da cui siamo nati noi, non saremmo venuti al mondo! Anche noi siamo stati embrioni! E mentre vaneggiano un concetto di libertà distorto, siamo sempre meno liberi psicologicamente parlando, senza contare la crescente fragilità e vulnerabilità a cui la mente umana è esposta.

Così, mentre pratichiamo e permettiamo, anche solamente approvandolo, l'aborto, la nostra mente è appesantita da rimorsi, terribili, perché il grembo della donna, culla di vita, è divenuto tomba per tanti embrioni che non hanno mai visto la luce.
Non copriamo i nostri crimini con la scusa della ricerca medica! Da un'uccisione non può mai nascere una vita... La salute mia a discapito della vita altrui. No, non va bene sebbene il nostro scopo sia quello di dare la salute ad altri esseri.
Si predica che la salute è il bene più prezioso... ma forse non è del tutto vero... E' uno dei tanti beni importanti, ma non è il più importante! Il bene più prezioso è la salute spirituale e lo ha spiegato tante volte anche Gesù quando ha affermato paradossalmente ma anche veridicamente che se un membro è occasione di scandalo è meglio tagliarlo e gettarlo lontano da te.
Affermato il concetto corrente di libertà, passiamo ad analizzare quanti tipi di libertà possiamo riconoscere. Concettualmente possono essere riconosciuti due tipi di libertà: psicologica e spirituale /evangelica.

mercoledì 9 novembre 2011

La società di oggi


Riflettendo sugli aspetti politici odierni, si pongono in risalto la pace e la civilizzazione raggiunti, ma poi, scava scava, non sono di certo i pilastri che sorreggono la società contemporanea. Anch'essa, come un tempo, si basa su un miscuglio di valori mal'intesi quali la libertà, l'unità e la pace. Soprattutto, ancora una volta, fra questi tre ideali, la libertà rimane quella maggiormente fraintesa, evidenziando così, la grande sete che ha l'uomo di essa. Sete che rimane inappagata perché non ci si abbevera alla sorgente giusta. Ciò che toglie la sete non sono le bevande elaborate, ma la semplice acqua. E' la sorgente alta, quella che scaturisce dalle montagne più alte. Le altre bevande sono miscugli di elementi umani e naturali. Accattivano di più, solleticano maggiormente il gusto, ma a lungo andare, bruciano lo stomaco e rendono il palato riarso. E' logico che chi punta ad ottenere un piacere transitorio, si ferma alle bevande elaborate, ma chi desidera la vera salvezza, punta in alto, ad abbeverarsi alle sorgenti alte, la cui acqua, forse, non ha buon gusto come quelle elaborate, ma è più salutare e purificatrice.

I veri valori, quelli fondanti, devono scaturire dalle sorgenti alte, cioè da Dio, altrimenti subiscono un'elaborazione meticolosa e inquinante, si mescolano ad aspetti puramente umani e si macchiano di corruttibilità e instabilità. Quindi, ogni valore per essere eterno e stabile, deve necessariamente scaturire dalla sorgente alta, da Dio, fondarsi in Lui; deve purificarsi per essere poi, a sua volta, elemento purificatore. Solo così, i valori ci trasmettono la loro eternità.

martedì 8 novembre 2011

Le martiri di Compiégne


Un altro esempio luminoso di fede eroica che giunge fino all'effusione di sangue, è il martirio delle Carmelitane di Compiégne. Ambientato nel periodo della Rivoluzione francese, le Carmelitane testimoniarono la loro fede fino alla decapitazione. La Rivoluzione francese, si poggiava su tre pilastri fondamentali: libertà, uguaglianza, fraternità. La mano calcava principalmente sui primi due principi. La cosa assurda era che, in nome della libertà, tanti sono andati alla ghigliottina... Ma com'è possibile? Ritenevano che coloro che stavano in  monastero fossero stati privati della loro libertà, quindi i rivoluzionari mandarono la polizia a controllare, ad interrogare le monache. Fecero un'irruzione nel monastero di Compiégne ed isolarono le monache in modo da non influenzarsi a vicenda. Furono quindi interrogate. Tutte quante affermarono che avevano emesso i voti con libertà, libertà che i voti stessi offrivano loro. L'assurdo fu che tutte e sette vennero ghigliottinate per la libertà... Se questa è libertà! Ma qual è il significato di libertà? Libertà tirannica? Eppure la tirannia e la libertà sono diametralmente opposte.

Il martirio delle Carmelitane di Compiégne sembra essere l'eco del martirio di san Policarpo. Pensiamo che l'uomo sia in continua evoluzione, soprattutto come essere civile e sociale, eppure il martirio di San Policarpo ha più ragione di essere di quello delle Carmelitane, in quanto i Romani, fedeli ai loro principi, non sopportavano che alcuno si opponesse all'Imperatore. L'uccisione di San Policarpo ha quindi maggior senso e coerenza. I Francesi hanno invece ucciso in nome della libertà.

lunedì 7 novembre 2011

I martiri

Ho una grande ammirazione per coloro che hanno saputo testimoniare la loro fede fino alla morte. Mi affascina questo "sì" stabile, irrevocabile, perché denota la totale assimilazione e incarnazione di alcuni valori fondamentali cristiani. E' quell'amore vero, granitico, che diventa cieco di fronte alle difficoltà, non conosce ostacoli né calcoli. Mi affascina davvero tanto. E' davvero lodevole offrire la vita per la Patria, per la pace, per una buona causa, ma offrirla per la fede è eroico, trascendentale. Ritengo che tutti noi cristiani dovremmo prepararci al martirio. Il buon Dio forse non ci chiamerà a tale missione - i santi lo ritenevano un privilegio - però dobbiamo essere pronti. Bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo alle scelte ed accettarne le conseguenze. Non si può essere cristiani a metà, bisogna essere coerenti riguardo all'identità personale.
Oggi è crollata la stabilità di ogni valore, per cui difficilmente si trovano persone disposte a lottare fino in fondo, fino all'effusione del sangue, persino per valori civili. Qualche volta ho riflettuto sui valori più importanti della mia vita. Se fossi un uomo e fossi nata all'epoca del fascismo, non avrei esitato a lottare per la liberazione della mia Patria. L'amor di Patria è un valore molto bello, forse oggi è andato perduto, ma non impegna ad un cammino speciale... Sì, richiede abnegazione ma mai quanto un cammino di fede che non tocca un solo aspetto della nostra mente, ma richiede il coinvolgimento totale della persona. E' palese che si giunge al martirio dopo un cammino di rinnegamento e di accettazione della morte nella propria vita in ogni sua sfaccettatura.
"Martire" in greco significa "testimone". Nell'uso corrente della lingua italiana, ha assunto il significato di "persona che è stata uccisa". Tutti noi, quindi, dobbiamo essere martiri, testimoni della fede.

domenica 6 novembre 2011

I motivi

Ciò che aveva incuriosito maggiormente il regista, Etienne Comar, erano le motivazioni per cui i monaci rimasero in Algeria nonostante le sempre più crescenti difficoltà e l'incombente pericolo di morte. Il motivo principale era l'amore di Dio che tramutava in amore per l'uomo e passione per la sua causa. Il desiderio prorompente di annunciare Cristo e testimoniare il suo amore creativo e preveniente supera ogni paura e difficoltà e comunica la sua stabilità pure nella crescita umana e spirituale dei membri, fino a raggiungere la sua massima espressione nella libertà di fronte alle persecuzioni. Il titolo originale francese non corrisponde alla traduzione italiana "Uomini di Dio". Infatti il titolo era questo: "Des hommes e des dieux", cioè "degli uomini e degli dei" in italiano. In effetti, ogni martire partecipa della vita divina, offrendo il proprio sangue.

sabato 5 novembre 2011

Uomini di Dio

Un film bellissimo che racconta la storia vera di una comunità di Cistercensi francesi. Mi è capitato di rivederlo dopo un bel po' di tempo... Lo avevo già visto, eppure le riflessioni conseguitevi sono state differenti. Il film è stato ispirato, quindi, da una storia vera, all'assassinio di un gruppo di monaci cistercensi di stretta osservanza da parte dei terroristi. Etienne Comar, lo sceneggiatore del film, era stato colpito dalla vicenda e quindi desiderò approfondire la storia e, soprattutto, rimase affascinato dai motivi per cui i monaci, nonostante incombessero i pericoli di una guerra civile, fossero rimasti in quel paese.

La comunità dei cistercensi che risiedeva in Algeria, è scossa significativamente dal dubbio: rimanere o no, in quella terra così sofferta. La scelta finale fu quella di rimanere. La scelta comportò poi, il sacrificio della stessa vita. Fa riflettere questo... Innanzitutto deve far riflettere maggiormente quando non è solamente una persona che muore martire, ma un gruppo di persone.

I monaci hanno maturato la scelta dopo momenti intensi di preghiera personale e comunitaria, cadendo nei loro difetti, provando paura di fronte alla morte, come, d'altronde, Gesù nell'agonia del Getsemani. Essi sono passati attraverso una vera crisi che li ha portati a decidere, insieme, di andare incontro al martirio. Erano unanimi nel parlare e nel pregare. Nel momento stesso in cui i monaci, accertato il pericolo di morte che correvano, hanno accettato di rimanere sul posto, hanno abbracciato il martirio, hanno già testimoniato la loro fede sino all'effusione del sangue. Ciò che mi ha colpito maggiormente nel film, è stato il momento in cui, mentre i monaci si trovavano a pregare in cappella, è passato un elicottero sulla città e quindi vi era il rischio imminente di un bombardamento o sparatoria. I monaci, non smettendo di pregare, si sono abbracciati fra loro, testimoniando di poter affrontare il martirio insieme, che tutti amavano Dio e la sua causa e che per questo sarebbero potuti andare incontro alla morte.
Dio chiede all'uomo se è disposto a morire per Lui. Andando via, i monaci non avrebbero peccato, ma, rimanendo, hanno testimoniato l'irrevocabilità della chiamata e il suo compimento e consumazione assoluti, in quel "sì" vissuto coraggiosamente fino in fondo. Questo testimonia che vi sono comunità capaci di vivere il Vangelo fino in fondo, che è possibile che un gruppo di persone si santifichi insieme, nonostante i propri difetti... La fede sposta le montagne.

venerdì 4 novembre 2011

I nostri pensieri nell'eternità

Come ricordavo nel precedente post, una mia amica mi ha fatto riflettere nuovamente su un argomento abbastanza complesso e delicato: anche i nostri pensieri saranno svelati nell'eternità. Davvero, un argomento delicato che getta le basi per un interrogativo importante: qual è il confine tra un semplice pensiero e il peccare con i pensieri? E' qui che sta la vera questione. Si tende a minimizzare l'azione del pensiero, ma se andiamo a vedere, il pensiero influenza il modo di vivere di un'intera nazione trascinandola nella pura follia. L'ho detto tante volte: il pensiero si traduce molto spesso in azione. Esso deve passare attraverso il filtro della ragione che deve essere ben educata, evangelizzata anch'essa. Penso che se il pensiero passi attraverso una ragione educata malamente, esso si concretizzi in un'azione di peccato, al contrario, se passa attraverso una ragione evangelizzata, esso, seppur sia negativo, prenderà la strada della bontà: magari dapprima avrà l'ardore di un torrente in piena, ma poi sarà domato dagli argini costruiti ai suoi lati, cioè dalla ragione evangelizzata. Quindi bisogna vigilare sui propri pensieri, domarli e condurli per le vie del vangelo, ricordando che, quando si recita il Confiteor, la prima cosa che si dice è che si è peccato in pensieri. Ma davvero si è convinti di ciò che si dice,  oppure si recita una formula voluta dalla liturgia e che, in realtà, dobbiamo sul serio pentirci dei nostri peccati, prima d'immergerci nel mistero/segno della presenza reale di Cristo nell'Eucarestia?

giovedì 3 novembre 2011

Escatologia

Escatologia è forse un concetto o una parola destinati al disuso. Oggi si preferisce parlare di amore fraterno dimenticando che esso diventa eterno solamente se ha sviluppato il suo senso escatologico. Non si parla più della morte, se ne allontana il pensiero, eppure è l'unica realtà certa della nostra vita e la meta a cui tendiamo e dobbiamo tendere costantemente. Tutto ha un senso, persino la nostra vita terrena, solo se lo leggiamo in prospettiva escatologica.
Una mia carissima amica, pochi giorni fa, mi ha mandato un messaggio sul cellulare ricordandomi un concetto molto profondo sul quale spesso si  dimentica di meditare.Il pensiero era questo:
"Ogni attimo e pensiero qui sulla terra ha un valore immenso nell'eternità, ogni pensiero nostro sarà svelato nell'aldilà.".
E' vero, ripeto, ogni cosa su questa terra ha senso solamente, se trova la sua chiave di lettura nell'eternità. Tutto qui sulla terra è sottoposto alla caducità ed è in continua evoluzione: tutta la creazione geme e soffre per le doglie del parto, affermava san Paolo. Sì, la creazione tende al momento della venuta ultima di Gesù Cristo per il giudizio finale. Essa cresce e si trasforma, non senza la sofferenza del travaglio della nascita di una nuova creazione, in Cristo Gesù.

mercoledì 2 novembre 2011

Oltre i confini


L'amore non conosce barriere, va sempre oltre i confini.. Non si ferma davanti a nulla. Nemmeno la morte può spezzare quel vincolo d'amore! L'abitudinarietà di uno stile di vita può distorcere l'idea della perfezione. L'idea della perfezione si riduce ad un adempimento di un certo dovere dire alcune preghiere vocali, andare a messa ed espletare alcuni riti e doveri. Questa è invece la nube della perfezione, un sottile, debole strato, pronto a spezzarsi e a rivelare sotto di essa tutto il marciume che cela.E' il discorso di Gesù sui sepolcri imbiancati: fuori sono belli, ornati di colorati e splendidi fiori ma dentro nascondono ossa putride...

Va bene, stai adempiendo tutto ciò che dovevi fare, ma quella Messa, ti sta cambiando il cuore? O ti curi semplicemente che gli altri vedano che tu sei santo?
L'amore, invece, non ha confini. Quando Dio permette che incontriamo persone un po' difficili, ci sta domandando di crescere nell'amore e non soltanto di crescere nella forza o di saper resistere a quella situazione.
Quella situazione ci deve trasformare....
Dobbiamo uscirne non solo più forti, ma più caritatevoli. Non è facile né rilassante intraprendere la strada della carità: essa è una continua rinunzia.Non dobbiamo però dimenticare che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Perciò, quella persona o situazione difficile serve per la nostra crescita, oppure Dio, attraverso queste, desidera dirci qualche cosa. Dio sa bene che abbisogniamo proprio di quello e ci darà la forza per superarla o per accettare. Ci fornirà delle armi necessarie per combattere, non ci lascerà in balia delle onde se confidiamo in Lui.

martedì 1 novembre 2011

La gioia

Questo post non è effettivamente del primo novembre: oggi infatti è il 26 ottobre. E' programmato per il 1° novembre, ma capita, come si suol dire, a fagiolo: solennità dei santi, festa grande, festa a me molto cara. Ieri, dopo aver pregato il Signore, ho aperto a caso il messalino. Mi è uscita la lettera si San Paolo ai Filippesi che, pur non essendo la lettura propria di questo giorno, sembra esserne il preludio.
"Rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi."
Dal modo con cui è scritta non pare una semplice esortazione ma un comando. Inoltre l'avverbio "sempre" è posto per inciso, come per dargli un accento in più. 
Senz'altro i santi hanno vissuto la gioia già su questa terra. Il Signore accompagna  al gusto, talvolta amaro, della virtù che ha il sapore del rinnegamento, un po' di zucchero, anticipazione della dolcezza del paradiso. Se non si squarciasse talvolta il velo della nostra fede, non saremmo tentati nemmeno lontanamente di percorrere la strada della virtù. I Santi sono coloro che hanno saputo gustare la gioia già su questa terra.