domenica 29 novembre 2015

Il preside di Rozzano

Ultimamente fa discutere l'episodio di Rozzano a ben ragione, direi. Per chi non conoscesse i fatti, racconto brevemente ciò che è accaduto.
Il Preside di un Istituto Comprensivo (scuola dell'infanzia, primaria, secondaria di primo grado) ha deciso di impedire ai bambini della scuola primaria di cantare canti natalizi che le mamme stesse avevano insegnato loro. Motivazione? Rispetto verso chi ha una religione diversa e prudenza, soprattutto in seguito agli eventi di Parigi. Cosa? Vogliono impedire canti natalizi, negando la nostra cultura profondamente cristiana per rispettare chi ha una religione diversa dalla nostra? Questa non è tolleranza, è lassismo e, lasciatemi dire, vigliaccheria. Certo che noi Italiani, stando a quello che ha fatto questo preside, facciamo una magra figura. È chiaro che tutta la nostra cultura è imbevuta del Cristianesimo. Quando si appresta a spiegare una materia, non si possono eludere affatto le nostre radici cristiane; molto spesso, anche i nostri sbagli più disastrosi, hanno radici nel Cristianesimo! È paradossale ma è così. Ma perché dobbiamo rinnegare le nostre radici per coloro che vengono nel nostro Paese e hanno una religione diversa? Loro non hanno chiesto questo da noi. Hanno chiesto molto spesso coerenza e forza... e così abbiamo fatto capire che noi siamo pronti a rinnegare la nostra cultura... ma, molto probabilmente, è una scelta fatta per giustificare il proprio ateismo o forse per avere un po' più di tempo durante il periodo natalizio. Le Indicazioni Nazionali redatte per tutti i cicli delle scuole, sono state chiarissime. Dobbiamo custodire la nostra identità nazionale ed europea nell'apertura al diverso inteso come ricchezza e risorsa. Sono chiarissime... Il bambino, il ragazzo, deve prepararsi ad essere cittadino ATTIVO  Italiano, Europeo, Mondiale. Prima di tutto deve sapere qual è la propria identità, solo così potrà accettare la diversità come risorsa, nel dialogo costruttivo. Per cui non ha alcuna scusa questo Preside, tutte le Indicazioni riguardanti la scuola, non hanno mai detto di togliere i crocifissi dalle aule o eliminare tutte le nostre feste cristiane per accettare il diverso.  

sabato 21 novembre 2015

Vita eterna

È questo il tempo di conversione.
Domani è la solennità di Cristo Re, ma è lo stesso periodo storico che c'impone di riflettere sul vero senso della nostra vita e della morte. Non possiamo vivere dando importanza solamente alle cose materiali; se riflettiamo davvero, ci rendiamo perfettamente conto che tutto, senza che noi ci accorgiamo, può essere trafugato. Sto parlando anche di doni non prettamente materiali, di doni, cioè, che sono essenziali per la nostra vita: la salute, la vista, gli amici, la gioia, l'onore, l'amore, i nostri cari. Un attimo può cambiare il corso della nostra vita... e non sappiamo quando.
Come in tutti gli eventi difficili, dobbiamo farne tesoro per imparare a crescere interiormente, nell'amore verso Cristo. Bisogna approfittare di questo momento storico difficile, per crescere nella fede. Nulla ha più importanza dell'amore di Cristo e di prepararsi per la vita eterna. Tutto ciò che ci circonda è solamente un mezzo che ci permette di raggiungere la vita eterna. Invece di farsi prendere dal panico, domandiamo a Dio la forza di essere veri cristiani, di non soccombere mai alle forze del male e saper professare la fede anche nei momenti di persecuzione. Ci accorgeremo che tante difficoltà perderebbero il loro vigor

Novembre, mese dei morti


Siamo nel mese di novembre ed è normale pensare alla morte, dei nostri cari ma anche nostra. Quando camminiamo attraverso il cimitero, sul marmo delle tombe, vediamo tanti volti, tanti nomi e cognomi, tante date. Scorrono davanti al nostro sguardo, a volte anonimi, a volte conosciuti, a volte cari. Dietro quel volto c'è una storia, si sono intrecciate speranze, gioie e dolori. Non si è cancellato quel volto, anche se in vita non potremo più vederlo accanto a noi ed è una strana sensazione, una sensazione che ci turba. Non può essere, non è naturale. Quel volto non lo vedremo più in questa vita e spesso ci dimentichiamo che pure noi, un giorno, finiremo là, dove giace il nostro caro. Impressionante. Se davvero soffermiamo seriamente i nostri pensieri su questo, senza una fede, senza un credo, rischiamo di impazzire. Non basta che i nostri cari vivano nei nostri ricordi, desideriamo di più, anche per noi stessi, per il nostro futuro. È difficile accettare che la nostra vita sia cancellata in un istante. 

Se si guardano certe tombe, come tante volte ho detto, viene da riflettere su come i vivi hanno provveduto a far vedere l'onorificenza ottenuta in vita dalla salma: “cavaliere, ingegnere...”... questo fa sorridere, perché la morte spoglia la persona di tutti questi orpelli e rende il corpo  di tutti, indistintamente, polvere... non vi è alcuna differenza. La morte e la corruzione, hanno tale potere sul nostro corpo. Rimarrà solamente ciò che di buono abbiamo fatto in vita.  

Terrorismo

Ieri nuovamente un venerdì di sangue, i terroristi hanno colpito ancora, questa volta nel Mali... Altre persone uccise ingiustamente. Dal 2001 è un'escalation di violenza, con episodi sempre più ravvicinati, soprattutto da quando la Francia ha risposto con le armi. Si sa, la violenza chiama la violenza e d'altronde loro non aspettavano altro. Stavano stuzzicando l'occidente attendendo una risposta significativa, che “giustificasse” i loro orridi atti di violenza.
Sui social si è spesso ripetuto che non si sono ricordati i morti del Kenia, i morti della strage dell'Università cattolica. Io li avevo ricordati, anche perché loro sono morti soprattutto per la loro fede cristiana.
Se vi ricordate, la domanda dei terroristi ai poveri malcapitati era: “Sei cristiano?”. Al loro sì la pallottola e la conseguente morte erano assicurate... e io direi anche il paradiso. Ne avevo parlato, dicendo che erano stati coraggiosi e che in quel momento in cui ti stavano puntando un fucile alla tempia, era estremamente difficile non abdicare alla propria fede. In Francia non c'è stata questa netta divisione tra cristiani e musulmani, è stato più che altro un atto per far tremare l'occidente, per non permettergli di fare sogni tranquilli e anche per colpirlo al cuore, per dichiarargli guerra, per dimostrare l' “onnipotenza” dell'Isis. Onnipotenza che prima o poi finirà, come ogni regno fondato sul male. 
Morire per la fede è stato un privilegio per quei ragazzi coraggiosi del Kenia, un grande atto di coraggio forse non ricordato abbastanza, ma la terra, che ha accolto il loro sangue ed è stato irrigato da questo, germinerà sicuramente in bene, vero bene e quelle anime, che sono altrettanto angeli come quelle francesi, hanno avuto sicuramente le porte del Paradiso già spalancate... Sono stati dei martiri, cristiani!

Nel Mali la modalità è stata praticamente più simile a quella del Kenia. Chiedevano ai poveri malcapitati di recitare almeno una sura del Corano, se non la sapevano, la morte era assicurata. Immaginiamo la paura, il timore di queste persone. Io credo che tutti noi dovremmo attuare le parole del Vangelo: Gesù esortava a prepararsi ogni giorno per il Cielo, perché nessuno di noi sa l'ora e il momento. Dobbiamo quindi essere preparati, fare del bene ogni giorno. Anche se noi non ci accorgiamo, i nostri pensieri predominanti sono guidati quasi tutti dalla consapevolezza che c'è ancora tempo per cambiare... ma immaginiamoci, visto che il pericolo è reale e possibile in ogni momento, di avere uno di questi terroristi che ci puntano un fucile alla tempia e ci domandano se siamo cristiani. Bhe... tanto per il fatto di essere occidentali, siamo già spacciati, per cui sarebbe perfettamente inutile parlare male della nostra Patria come hanno preteso da alcuni ostaggi americani e cinesi, e anche recitare una sura del Corano, visto che non siamo Musulmani. La morte, quindi, è assicurata. Cosa fai in quell'attimo, in cui sai che il tuo futuro, in un istante è diventata la vita eterna?

A freddo, ascoltando i fatti del Kenia e del Mali, avrei risposto così: conosco qualche sura del Corano, ma francamente, sono orgogliosa di essere cristiana e di professare la mia fede cattolica e, sebbene tremando, forse sforzandomi o avendo dei rimpianti del bene che non ho fatto durante la mia vita terrena, non reciterei nessuna sura ma il Padre nostro. 
Mi piace l'esempio di Quattrocchi, quel genovese che tempo fa, morì in modo coraggioso, guardando in faccia la morte e colui che gliela stava sbattendo in faccia. Vorrei prepararmi a questo modello, ad essere pronta alla morte, come anche il nostro Inno Nazionale dice e questa preparazione deve avvenire giorno per giorno.

sabato 14 novembre 2015

Insieme con la Francia e i Francesi

Ciò che è accaduto in Francia è terribile, non si può essere insensibili! Non perché i Francesi sono i nostri vicini di casa e ci sentiamo minacciati, ma per solidarietà pura. Terribile, non ci sono parole se non lacrime. Coloro che sono stati colpiti dal lutto, soli nel dolore, non riavranno più i loro cari, morti assurdamente nelle sparatorie. Quel che è accaduto è orribile. Mentre i tifosi hanno intonato la Marsigliese,  si uccideva ancora, assurdamente, assetati di violenza, in nome di Dio (ma quando mai!!). Anche a me, che sono Italiana, Europea, viene voglia di cantare la “Marsigliese” e pure “Fratelli d'Italia”, il nostro Inno, perché, nonostante gli errori di alcuni politici, sono fiera di essere Italiana e mi sento molto vicina a coloro che hanno subito una violenza così ingiusta... e morirei anch'io se ciò facesse ritornare la vita. Sono Italiana, Cristiana e Cattolica e morirei per questo: per la Patria, per i miei ideali, per Cristo. Già, perché se loro hanno ucciso al  grido di “Allah è grande!”, anche noi abbiamo il coraggio di morire senza uccidere, affermando che la nostra nazione, che Dio è grande.
Io non riesco a capire come possano solamente pensare che si possa uccidere per la religione. Non ha senso! Un conto è se vuoi rivendicare la tua Patria, è quasi più ragionevole! Ma uccidere in nome di Dio, non è possibile, c'è qualcosa che non va.

In questi giorni meditavo spesso sulla morte, sul senso che le diamo e come uno può reagire quando si trova a fare il grande e decisivo passo. Penso che tante volte si ci perde in un bicchiere d'acqua, che si mette sempre al centro dei propri interessi e pensieri se stessi, senza minimamente preoccuparci degli altri. Questo è il primo passo che si compie per far soffrire gli altri. Non interessa che gli altri soffrano, ma interessano i propri comodi e la propria salvezza materiale, non di certo spirituale. Facendo così si avvia una spirale di “violenza egoista”, in cui, appunto, l'egoismo fa da padrone, rendendoci ciechi, proprio come i Farisei che credevano di essere nel giusto, volevano essere ligi nel rispetto delle Leggi, ma, fondamentalmente, infrangevano continuamente la Carità, l'amore fraterno. Una persona che pensa solamente a se stessa, che non riesce a comprendere nemmeno minimamente la sofferenza altrui, perde il senso della vita stessa e per questo motivo desidera morire. Nello stesso istante in cui, la persona mette al centro gli interessi degli altri, soprattutto nelle minime cose, il cuore si dilata e comprende che forse la sua sofferenza e minore di quella degli altri. So che non si ci può incoraggiare guardando la sofferenza degli altri, ma nel momento stesso in cui si esce da se stessi e si tende la mano, la nostra ferita del cuore si rimargina. Ed è proprio così! Chi vive per se stesso, perde il gusto e il senso della vita; chi non lavora per migliorare il mondo e questo molto spesso significa cominciare da se stessi, perde tempo e la sua vita è insignificante.

Forza Francia! L'Italia è con voi!

sabato 7 novembre 2015

Gli scandali e le notizie brutte

TG... Guardarli equivale a superare un corso di sopravvivenza: politici corrotti, stragi continue, gente violenta che pur di ottenere qualcosa uccide, alcuni membri della Chiesa ricchi e viziosi. A sentire queste notizie, la pelle si accappona e fa suscitare una domanda di senso: “Perché tutto questo?”.
Non solo... Mentre il Papa cerca di affrontare il tutto, gente cattolica fraintende i suoi discorsi: lo prendono per un giustiziere o per una persona che ribadisce cose dette e ridette o per uno troppo fissato sulla misericordia di Dio o per uno che fa discorsi che possono essere fraintesi! Terribile! È un po' come la faccenda della Sacra Famiglia e l'asino... Non va bene mai niente!!!
Desidererei trattare soprattutto l'argomento che tocca la Chiesa. 
Riporto una delle frasi pronunciata da papa Francesco:

«La Chiesa deve parlare con la verità e anche con la testimonianza: la testimonianza della povertà. Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare» 

È evidente che si riferiva al fatto del Cardinale Tarcisio Bertone. Il suo comportamento ha gettato scompiglio dentro e fuori dalla Chiesa. Chiunque si professa cristiano e fa una vita da riccone, porta scandalo, ma a maggior ragione una persona che ha fatto un determinato cammino nella Chiesa, ha professato apertamente e pubblicamente uno stile di vita. Sbaglia chi suscita scandalo, senz'altro! Bisogna però saper trarre del bene anche da questo. Papa Francesco ha preso la palla al balzo per dare ai cristiani scandalizzati un insegnamento, per esortarli a non fare lo stesso errore. Tanti cristiani tuonano di fronte a tale scandalo, ma dobbiamo sempre tener conto delle parole di sant'Agostino e farci carico di tutte le sofferenze della Chiesa: “non bisogna condannare il peccatore, ma il peccato”. È un discorso duro da intendersi, soprattutto per noi uomini che vogliamo e desideriamo giustizia e proviamo ribrezzo davanti all'errore non punito. Cristo, però, ci ha insegnato un'altra dottrina, una dottrina che poi l'ha portato a morire sulla croce. Non è da tutti comprenderla, è vero, ci vuole l'aiuto dello Spirito. “Verrà lo Spirito che procede dal Padre e vi condurrà alla Verità tutta intera.” aveva detto Gesù ai suoi discepoli.
Ma chi è giusto davanti a Dio? C'indigniamo di fronte alla questione del Cardinal Bertone e facciamo bene perché dobbiamo prendere la questione come spunto di riflessione per le nostre vite: non facciamo mai la stessa cosa! Ribadirete: “Non ne abbiamo i mezzi”. Ok, ma tante volte lo facciamo nel nostro piccolo. Ricordiamo le parole di Gesù: “Chi è fedele nel poco, lo sarà nel molto”. Papa Francesco conosce bene i guai della Chiesa gerarchica e sa quanto sia importante che questa porti ai fedeli semplici una buona testimonianza: ogni sgarro, ogni esclusione, può portare anche altre anime a perdersi... Ma noi, che amiamo la Chiesa come Madre, che abbiamo capito che questi errori non si devono fare, dobbiamo imparare da questi per migliorare la nostra condotta o meglio, disposizione d'animo. Già, perché andare a messa tutti i giorni, essere scrupolosi nell'osservanza degli orari o di certe regole, non porta alla santità se non si assorbe il vero motivo per cui si fa tutto questo o se si fanno tutte queste cose senza avere la carità nel nostro cuore.
C'è poi il punto in cui papa Francesco fa un discorso sulla Chiesa che esclude. Facile abbinarlo alla questione dei gay o dei divorziati, ma papa Francesco che, appunto, conosce bene le dinamiche della Chiesa non si riferiva solamente a quello. Un commento su Facebook di un cristiano, commenta che questo è l'ennesimo discorso di papa Francesco che può essere frainteso... “Perché la Chiesa prima che arrivasse papa Francesco ha mai escluso qualcuno?”... è questo il commento dell'utente cattolico. sì... è la risposta, in un modo che tu, commentatore di Facebook, forse non conosci. La Chiesa è un'istituzione molto complessa e ciò che soffre principalmente papa Francesco è la troppa istituzionalizzazione della Chiesa. Si è istituzionalizzata talmente tanto che magari apre le porte ai corrotti e le sbatte sul muso violentemente a chi vorrebbe seguire Cristo con tutti i suoi difetti, malamente anche, ma con in cuore il grande desiderio di amarlo. Fa anche questo la Chiesa in onore del suo amato efficientismo. È questo che vuole sradicare papa Francesco, ma vuole anche guidare le sue amate pecorelle verso il sentiero del “non scandalizzarsi più di nulla” ma far servire il tutto per la crescita personale. Quindi, l'atteggiamento migliore del cristiano sarebbe quello di ascoltare queste notizie terribili, ma avere anche il coraggio di pregare per la conversione di queste persone, di dar loro una chance, sempre, perché davanti a Dio nessuno è senza peccato, purtroppo... o meglio così, visto che lo sbaglio spesso ci conduce nell'irta strada dell'umiltà ma che è al contempo maestra di carità.