mercoledì 15 giugno 2016

Sepolcri imbiancati

Cos'è la Spiritualità? Me lo sono domandato oggi, soprattutto mentre riflettevo su me stessa, davanti al Tabernacolo.
Che cosa pensiamo quando parliamo di questo? Quando parliamo di fede? Perché andiamo a messa?
Per chi frequenta la chiesa sembrano domande banali, ma non è così, perché il cancro della vita spirituale è l'abitudine, a volte l'indurimento di cuore... e bisogna preservare il nostro spirito da queste cose... bisogna tenerlo vivo, alimentarlo ogni giorno. 
Spiritualità significa andare tutti i giorni a messa?
Significa dire lodi, vespri e rosario?
Significa fare il proprio dovere?
Significa essere forti, fino ad essere dei duri?
sì... e no... Non è solo quello!
Gesù rimproverava apertamente gli atteggiamenti dei farisei che rispettavano la legge in tutto... anzi, rispettandola, sbagliavano e dimenticavano una cosa fondamentale: l'amore. Anteponevano la legge all'amore. E questo è un rischio che corriamo anche noi oggi. Tra tutto ciò che noi cristiani “non dobbiamo fare”, dimentichiamo il “beati” che ha proclamato Gesù nel vangelo.... perché è soprattutto di questo che è composta la vita cristiana: di amore e beatitudine. Tante volte non ci limitiamo ad essere perfetti esternamente, ma siamo esattamente come quei bellissimi sepolcri imbiancati di cui Gesù parlava... Già, pretendiamo dagli altri cose impossibili non accorgendoci che nemmeno noi siamo capaci di essere santi per davvero e la nostra coscienza si è abituata talmente tanto, che non vediamo che la nostra forza altro non è che arroganza e che ciò che noi vediamo e pretendiamo dagli altri, prima di tutto ci rende superbi e Dio ci rigetta automaticamente, poi non lo facciamo realmente nemmeno noi. Ipocriti! Aveva detto Gesù. Ipocrita significa “privo di giudizio”. Tanti di noi sono così. Mi ci metto anch'io ovviamente. È terribile questo: ci espone a far soffrire immensamente chi ci sta vicino e talvolta contribuiamo a togliergli la fede, la speranza e la carità... Insomma... in una parola, rovinargli la vita.

domenica 12 giugno 2016

Il perdono della peccatrice

Il vangelo di oggi è bellissimo, la figura della donna straordinaria e Gesù rivela perfettamente il volto del Padre. Meraviglioso. Non si può rimanere senza nessuna reazione davanti a questo racconto, non si può non riflettere.
Riporto la pericope così com'è:
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». 
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.


Ci sono tanti personaggi, c'è il dialogo fra Gesù e Simone, il fariseo... Ma la cosa più importante è il rapporto della donna con Gesù. Ella è pentita, veramente. Sa di aver peccato e con il suo gesto d'amore domanda perdono. Ella profuma i piedi di Gesù, si toglie il velo e li asciuga con i suoi capelli. Straordinario! L'amore e la fede di quella donna devono essere stati molto grandi. Un gesto d'amore, di semplice amore, ma cosa vi è dietro questo gesto. Gesù era un profeta secondo gli Ebrei e un profeta comunque doveva conoscere le Scritture. Secondo loro chi era “santo” doveva essere separato dagli altri, nel vero senso della parola. Se riflettiamo, infatti, i farisei erano convinti che toccare un lebbroso, un immondo, un peccatore, rendeva impuro chi li toccava. Ridicolo per noi. Ma all'epoca non era così. Se uno era “santo”, cioè “separato” non poteva toccare ciò che era ritenuto peccato. Gesù stravolge anche questa visione e questa credenza. L'amore si china, sa ricevere affetto. Così egli apprezza profondamente il gesto della donna e lo interpreta per quello che è veramente: un gesto d'amore. Ella (molto probabilmente era un'adultera) osò “sfidare” la santità di Gesù e il suo stesso rispetto umano: lei sapeva che tutti conoscevano il suo peccato, ma nonostante questo, ella si avvicina a Gesù, il Santo, e senza parlare, gli domanda perdono.

Ciò che importa nella vita è solamente l'amore ed è solo l'amore che è capace di cancellare il peccato in modo completa. Con la confessione riceviamo il perdono, ma con la carità eliminiamo il debito contratto con Dio. 

venerdì 10 giugno 2016

La fede

Come ho accennato in un altro post, la visione della vita di chi crede in Dio, cambia infinitamente. Avere fede non è qualcosa di astratto, un antidoto filosofico che fa alzare il morale oppure cambia semplicemente l'area del cervello dedicata ai pensieri; è uno stile di vita, è la consapevolezza dell'esistenza di un essere supremo che ci ama e ci consola, che nemmeno la morte può farci del male. Ecco perché lo stile di vita del cristiano cambia rispetto a quello di chi non crede in niente, o almeno ha una fede blanda. C'è chi pensa di avere fede solamente perché talvolta, soprattutto nei momenti difficili, si rivolge a Dio: per questi tali la fede rimane un antidoto ai loro mali. Una volta che le cose si sistemano, dimentica tutto e continua il suo stile di vita. 

Uno psicologo affermava che un apprendimento, lo studio, un'esperienza, sia bella che brutta, sono capaci di modificare permanentemente la connessione dei nostri neuroni, per cui anche il nostro modo di pensare e di affrontare la vita. In fondo dobbiamo pur ammettere che oltre alla scienza, anche la filosofia, il pensare umano, ha cambiato profondamente il corso della storia... Già, perché paradossalmente ciò che ha scritto la storia non sono solamente i numeri o le leggi scientifiche, ma pure il pensiero umano. Le grandi stragi si sono perpetrate in virtù di ideali propagati da un individuo e poi condivisi dalle masse. Certi modi di pensare si sono rivelati pericolosi, espansi tra gruppi e gruppi, hanno poi scritto e costruito gli scenari più belli o spaventosi della storia umana. 

Se quello psicologo aveva ragione a dire che lo studio, un apprendimento può cambiare la connessione dei nostri neuroni, è pur vero che siamo responsabili noi di ciò che diamo come cibo al nostro cervello. Noi possiamo decidere cosa leggere, cosa preferire; sicuramente lo studio è molto importante perché aiuta ad allargare gli orizzonti della nostra mente, ad analizzare i vari aspetti, a metterli a confronto e quindi a saperne trarre le conclusioni migliori. Infatti quando lo Stato desidera che il popolo non si ribelli a lui, pensa che lasciarlo nell'ignoranza sia il metodo migliore. Lo studio permette di sperimentare più punti di vista, di sapersi mettere nei panni degli altri, di non aver timore dei diversi punti di vista... e questo non è poco!

lunedì 6 giugno 2016

Gesù è la risurrezione

Il vangelo di ieri era molto toccante: Gesù risuscita un ragazzino morto. 
Questa pericope è affiancata al brano dell'antico testamento che racconta ciò che fa il profeta Elia per risuscitare un bambino. Stessa situazione, stesso miracolo... Ma, mentre Elia deve pregare, invocare da Dio il miracolo, Gesù tocca semplicemente il corpo del ragazzo e con la sua parola lo ridesta dal sonno della morte. Gesù ha una personalità straordinaria: egli si commuove spesso di fronte al dolore umano e, con la sua stessa commozione, vuole insegnarci qualche cosa.
Avere fede non è dimenticare di avere compassione degli altri, anche se si ha una visione della vita totalmente differente da chi non ha questo dono. Chi ha fede comprende benissimo tali parole. Avere fede, infatti, semplifica totalmente l' esistenza, e aiuta a vivere la sofferenza in modo assai diverso da chi invece brancola nel dubbio. Nel tempo diventa abitudine e può essere faticoso capire chi invece è alla ricerca di Gesù. 
Uno psicologo moderno asseriva che l'insegnante deve essere capace non solo di empatia ma anche di entropia, non solamente quindi capace di riconoscere i sentimenti degli altri, ma legittimare gli altri come esseri straordinari, diversi da me e capaci di  re
azioni distinte rispetto alle nostre.