mercoledì 31 dicembre 2014

L'anno che verrà

L'anno sta ormai volgendo al termine, il 2014, e quello nuovo (2015) è alle porte. Scusatemi se oso presentare alcune riflessioni, ma proprio certi atteggiamenti non riesco a comprenderli. Sono stata lontana dalla fede tempo fa e ricordo che l'attesa dell'anno nuovo non mi diceva più di tanto. Ciò che mi lascia perplessa è come festeggia la gente. È contraddittoria! Quando devono festeggiare il compleanno sono tristi, preferiscono non ricordarlo, ma poi, quando si tratta di festeggiare l'anno nuovo fanno pazzie, sparano, si denudano... ma a che pro? No, perché vorrei capirne proprio il senso...Taluni arrivano anche ad uccidere sparando in aria! Sono d'accordo invece al Capodanno passato con le persone con cui desideri trascorrerlo, senza eccessi di alcun genere... I botti non servono a niente... Nemmeno agli animali che si nascondono terrorizzati...
Dovremmo invece porci in atteggiamento di ringraziamento nei confronti del Signore, sia per l'anno passato che per l'anno che verrà: l'anno trascorso è ricco di doni che il buon Dio si è degnato di darci; essere arrivati a quello nuovo è già una grazia e bisogna ringraziare solamente Dio se siamo giunti a cominciarlo... Mettiamo l'anno nuovo sotto la protezione di Maria, chiediamo di non allontanarci da Dio, questa è la grazia più importante! Non sappiamo cosa ci riserverà l'anno nuovo, mettiamolo nelle mani di Dio, sicuri che Lui ne farà un capolavoro... esclusivamente Lui.

lunedì 29 dicembre 2014

Il dramma della fede

Festa della Sacra Famiglia... Immaginiamo tutto amore, niente inciampi... tutto scontato insomma... I componenti della Sacra Famiglia sanno che Dio li protegge, perciò la loro fede è scontata. Già, partiamo sempre da questo presupposto. Come ci poniamo davanti a una storia di cui sappiamo già il finale, così quelle che ci presentano i Vangeli, sono scontate. Solo che se abbiamo un briciolo di desiderio di conoscere e capacità di metterci nei panni degli altri, comprendiamo subito che la situazione di Abramo non era affatto rosea, come d'altronde non lo era quella di Maria e Giuseppe. Abramo non sapeva che l'angelo di Dio avrebbe fermato la sua mano. Abramo ha dato tutto di sé: tutte le sue speranze, le sue attese, il suo futuro... si è fidato davanti alla contraddizione che Dio non ha cercato di nascondere ai suoi occhi: ti darò una discendenza numerosa, ma intanto ti chiedo il tuo unico figlio...
Vivere la fede non è affatto scontato e nemmeno facile. Maria accettò l'annuncio dell'Angelo, sapendo che in quella storia sarebbero ruotate tante persone a cui avrebbe dovuto dare una ragione del suo stato... Ad esempio Giuseppe. Maria sapeva bene che accettando avrebbe messo a repentaglio la sua vita. Gli Ebrei non scherzavano. Abbiamo visto nei Vangeli stessi come Gesù salvò l'adultera dalla lapidazione! Quello sarebbe spettato a Maria. Maria con il suo sì si sarebbe esposta a tutto questo. È evidente la contrapposizione del suo atteggiamento a quello di Eva. Eva, tentata dal serpente, accolse il dubbio sull'operato e sull'amore di Dio per scegliere la “vita, la conoscenza, l'onnipotenza”; Maria, invece, accettò con fede il messaggio dell'Angelo, sapendo che questo l'avrebbe potuta portare alla morte. “Sarà potente, chiamato Figlio dell'Altissimo!”. Allora ecco vibrante la domanda di Maria, carica di significati: “Ma com'è possibile. Non conosco uomo”.
Chi penserà a convincere Giuseppe... Mentre Eva ha paura di Dio e con Adamo si nasconde, Maria sicuramente racconta la cosa a Giuseppe, affidandosi a Dio completamente. I vangeli non raccontano di questo dialogo, però si può dedurre che Maria non riportò totalmente quello che le era accaduto, tanto che Giuseppe pensò di licenziarla in segreto... Era giusto, ma tale atteggiamento avrebbe esposto comunque Maria, come si può ben intuire, alla furia della folla. Fu in quel momento critico e drammatico della storia della Sacra Famiglia che intervenne nuovamente Dio a frenare la mano di Giuseppe. Il dramma del Natale non si ferma a questi eventi, che pure ci richiamano a numerosi atti di fede da parte dei componenti della Sacra Famiglia. Anche dopo la nascita straordinaria di Gesù, la tracotanza di Erode fa esplodere una terribile persecuzione rivolta a bambini innocenti (i santi Innocenti Martiri) con lo scopo di trovare il Re dei Giudei. La sete di potere di Erode è insaziabile e lo porta ad uccidere in modo malvagio e crudele. Non pensiamo infatti che l'uccisione dei bimbi fu indolore! Generò tanta sofferenza! Ma i piccoli erano i precursori di Gesù, i piccoli testimoni dell'uccisione del Salvatore...
È curioso, però, che ogni volta che Gesù si manifesta al mondo, ci siano dei martiri, testimoni disposti a dare il proprio sangue.
La magia del Natale non è fatta di strenne, dolciumi e fiocchi azzurri, è costruita nella fede e nell'amore di altri, di una famiglia che ha saputo vivere imitando la Trinità...
Sì, perché la vita della Sacra Famiglia rappresenta la vita Trinitaria. Dio non ha esitato a dare il suo unico Figlio per la salvezza dell'uomo, sapendo che lo Spirito Santo lo avrebbe risuscitato... Ma non aveva mani, per questo motivo ha scelto quelle di Maria e Giuseppe, per accudire il suo adorato Figlio. Maria e Giuseppe dovevano amare Gesù come Lui stesso, Dio lo amava, per poterlo donare al mondo. Per questo motivo, scelse Maria, perché era piena di Grazia. Dio le aveva donato tutto, e lei lo aveva accettato nella sua vita.
Allora questa meditazione vuole riportare i nostri cuori a delle riflessioni che hanno delle risonanze nella nostra vita concreta. C'è sempre un “comando ipotetico” da parte di Dio nella nostra vita, comando che ci chiede qualcosa di sacrificare qualcosa di molto caro per la nostra vita, come accadde ad Abramo e a Maria. Può capitare qualche volta che Dio fermi la nostra mano in tempo prima che la scure si abbatta sull'oggetto del nostro amore, che si accontenti del nostro atto di affidamento, ma può anche darsi che non fermi la nostra mano e che la scure si abbatta implacabile sull'oggetto del nostro amore. Riusciremo a mantenere la nostra fede intatta come fece Giobbe? Sì, perché Giobbe è il chiaro esempio di colui che lasciò agire Dio nella propria vita indisturbatamente, e tutto ciò che accadde non fu un chiaro volere di Dio, ma di satana. Dio permise a satana di agire nella vita di Giobbe, semplicemente perché da quel male sorse un bene ancor maggiore....

Santo Natale

Il santo Natale è una solennità importantissima per il cristiano. Superficialmente può apparire una festa dolce, tutta gioia e sorrisi, ma se si medita in profondità si scoprono vari risvolti, drammatici, zeppi di una fede che salva, redime l'umanità intera. Un “mistero grande”, insomma. Ma cosa intendiamo per “mistero”? Non è la parolina d'ordine che il cristiano pronuncia quando non capisce più nulla di qualche lato della dottrina, per cavarsela a buon mercato e nascondere la propria ignoranza in materia. Gesù è venuto per spiegarci e mostrarci il Padre, non per annebbiarci la mente. Ricordiamo cosa rispose a Filippo quando gli domandò di mostrar loro il Padre: “Ma come Filippo, da tanto tempo sono con voi e non avete conosciuto il Padre? Io sono nel Padre e Lui è in me”. È chiaro che Dio è grande rispetto alla nostra piccola mente, ma è pur vero che l'uomo è capace di Dio. Santa Teresina, quando spiegò il comandamento dell'amore, ovvero quello che chiede di essere perfetti come il Padre nostro che sta in cielo, disse che Dio non poteva ordinare all'uomo qualcosa che non potesse raggiungere, in quanto era Dio stesso che avrebbe fornito all'uomo gli strumenti necessari per raggiungere l'obiettivo prefissato. Questo non vuol dire che l'obiettivo sia facile da raggiungere, ma il “giogo” che Gesù dà all'uomo da portare è dolce e leggero. Dio è sostanzialmente amore, amore infinito, libero, per cui la chiave di lettura del tutto dovrebbe essere l'amore. Tornando alla parola “mistero”, possiamo giocarci un po' e scavare in essa per trovare un grande significato. “Misterium” in latino significa proprio “segno”. Purtroppo se meditiamo o pensiamo a come è articolata la messa che è... lasciatemi anche dire... un po' “mutilata” nella traduzione dal latino all'italiano, possiamo notare come sia stato usato male il termine “mistero”.
Dopo l'Epiclesi, cioè il momento in cui avviene il miracolo più grande, il pane e il vino si trasformano in Corpo e Sangue di Cristo per opera dello Spirito Santo, il sacerdote pronuncia queste parole: “Mistero della fede”. Con la parola “mistero” o almeno con il significato italiano, intendiamo una cosa di cui non capiamo niente, non ne sondiamo la profondità. Certamente, tutto non possiamo comprendere in questo mondo, tuttavia, con quella formula il sacerdote dice che tutto ciò che è avvenuto durante l'Epiclesi è un mistero, un qualcosa che non si conosce, che è rimasto opaco. No! Non è così! È il “Misterium fidei”, ovvero il “Segno della nostra fede”: tutto verte su quello, sul momento in cui Dio compie il supremo atto d'amore: dà la sua vita in riscatto per l'uomo.
L'avvenimento del Natale ha una portata enorme. La natura non può non prorompere in grida di gioia. Così, come si è riempita di terrore, tremando, scuotendosi, quando Gesù è stato condannato a morte dall'uomo, quando squarciò i cieli per scendere, la gioia deve essere stata davvero grande. L'uomo non meritava di essere salvato. Il capolavoro uscito dalle mani di Dio, non meritava di essere salvato da Dio. Infatti, in seguito alla caduta nel peccato dei nostri progenitori, l'uomo è caduto di peccato in peccato. Il debito era immenso e solo Dio stesso poteva condonarlo. Ci voleva il Sangue e l'amore di Dio! Il sangue dei profeti non bastava. Questo deve farci fremere davanti a quello che è veramente il peccato agli occhi di Dio. Ecco quindi il dramma iniziale, il motivo per cui Dio stesso aveva mandato Gesù sulla terra per redimere l'uomo.
Le letture di ieri ci hanno potuto far meditare sulla figura straordinaria di Abramo. È vero, spesso ci soffermiamo sulla richiesta di Dio fatta ad Abramo, ma non sulla fede di Abramo. La portata teologica di questo, è straordinaria e comprensibile. Dalla promessa fatta da Dio ad Abramo nascono tutte le religioni, anche la nostra. Ma il debito dell'uomo nei confronti di Dio è immenso e la fede di un uomo, anche se grande, è limitata. Ci voleva una fede grande: quella di Dio per poterci giustificare veramente.
Abramo non esita ad offrire il suo unico figlio perché crede fermamente che Dio abbia il potere di far risorgere dai morti. Non sa dove lo porterà questa richiesta di Dio... Ma ovviamente, anche nel momento in cui Dio ha trattenuto la sua mano e non ha permesso che uccidesse suo figlio, Abramo non ha potuto comprendere la portata della promessa fattagli: “La tua discendenza sarà numerosa come la sabbia del mare”... E così è stato: nella sua promessa s'innestano gli Ebrei, tutti i Cristiani di qualsiasi confessione religiosa, i Musulmani. In questo quadro si colloca il senso dell'Ecumenismo, coltivato e rafforzato soprattutto in questi ultimi tempi, ma ostacolato da persone senza scrupolo che trovano l'aberrazione proprio nel fanatismo religioso. Siamo tutti figli di Dio, figli di Abramo, quindi tutti fratelli. Il vero dramma che ha fatto sì che Dio scendesse sulla terra era il peccato dell'uomo.