martedì 27 dicembre 2011

Il diario

Il Diario di santa Faustina ci rivela una santa carica di un'umanità e sensibilità eccezionali. Ella non copre le sofferenze causate dalle altre suore, ne parla tranquillamente, affermando sinceramente ciò che nei loro atteggiamenti la fa soffrire. Poiché questi scritti erano diretti al confessore, non sono soggetti ad alcuna censura che invece ha colpito e mutilato lo scritto di santa Teresina di Lisieux.
Santa Teresina, soprattutto nel Manoscritto C, parla spesso di carità, ma non racconta le occasioni miserevoli che l'hanno indotta ad esercitarla!
Racconta le sue tenebre interiori, ma quando parla di accettazione della sofferenza, non allude esclusivamente ad esse:.. Ed è proprio santa Faustina a parlarne nel suo diario così sincero. Dice che, trovandosi in difficoltà insormontabili all'inizio della sua vita religiosa, decise di fare una novena a santa Teresa di Gesù Bambino allo scopo di superarle. Essa le apparve in sogno, affermando che sarebbe stata liberata da tali difficoltà entro tre giorni. Suor Faustina, nel sogno non è consapevole della santità di santa Teresina e nega che lei abbia sofferto molto. Santa Teresa si rivelò, quindi, come santa e suor Faustina conobbe quanto ebbe a soffrire.
Santa Teresina affermò di aver sofferto molto, sofferenze che non avevano nulla a che fare con la tubercolosi che l'ha portata alla tomba... Si è scoperto dopo quando si sono raccolte le varie testimonianze: Il convento dove lei è vissuta ha subito varie prove, non vi regnava di certo la santità. In questo clima, che qualche biografo non ha esitato a dichiarare infernale, è cresciuto un fiore così bello come santa Teresina.
Santa Faustina racconta, invece, liberamente ciò che accade nel suo convento, lasciandosi scappare u commento anche abbastanza severo: "sembra incredibile che in un convento possano accadere tali cose!"
Sfiora le varie sofferenze che l'hanno tormentata, dando loro un significato redentivo. Dio stesso, attraverso queste sofferenze, lavora la sua anima facendole comprendere che il suo cuore deve appartenere a Lui solo. Egli lo vuole tutto e, per questo, le fa sperimentare l'abbandono , la solitudine, l'incomprensione. Il cuore di santa Faustina geme, soffre ma poi beve avidamente al calice che il Signore stesso le porge...

lunedì 26 dicembre 2011

Comprensione


Mi hanno fatto riflettere i punti 116/120 del primo quaderno del Diario di Santa Faustina. Ella stava parlando delle varie prove spirituali a cui è sottoposta un'anima. Ad un certo punto afferma che coloro che vivono insieme con queste anime, non dovrebbe aggiungere sofferenze esterne, perché questo non piace al Signore. Quando si vede un'anima provata, si tende sempre ad aggiungerne di più... Ci permettiamo di esprimere giudizi di ogni genere e parliamo là dove non avremmo mai dovuto dire quello che abbiamo detto. Ed ancora: "Se le suore oppure i superiori sapessero o supponessero che una certa anima sta attraversando varie prove e, ciò nonostante, da parte loro le aggiungessero altre sofferenze, peccherebbero mortalmente e Dio stesso rivendicherebbe quell'anima."

Segue poi un lungo discorso sul silenzio interiore ed esteriore, parole che anche San Giacomo aveva proferito in qualche sua lettera. Chi non bada alla propria lingua, s'illude di essere santo! Questa pagina è scritta da una santa, elevata dalla Chiesa agli onori degli altari. L'ho riportata in parte... Ella non si rivolge solamente ai religiosi ma alla gente in generale. E' ero, è proprio così... Spesso avvalendoci della nostra santità (presunta) ci ingeriamo dei fatti di quell'anima senza, in realtà, averla in cuore. Le osservazioni che noi facciamo sono dettata dalla durezza del nostro cuore e non dall'amore e, pensando di essere santi, pecchiamo mortalmente. Parola di santa Faustina! Purtroppo è così: afferrati dalla durezza di cuore, gioiamo delle sofferenze altrui e quando vediamo quell'anima in difficoltà, ecco che tendiamo a pavoneggiarci della nostra generosità (!!), della nostra osservanza muovendo osservazioni verso di essa. Alimentiamo così, la nostra superbia e la nostra durezza di cuore. Peccato: santità non è fare tutto bene esternamente, anche opere di carità, ma è giungere al vero amore e mentre giudichiamo, ne siamo lontani!

domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale


Maria, giovane donna, ha accolto nel silenzio della sua dimora, l'annuncio della maternità. Una maternità speciale, inaspettata. Non si dice cosa stesse facendo quando l'angelo entrò da lei. I grandi pittori cristiani la ritraggono in preghiera, ma può darsi anche che non fosse così. Sappiamo infatti, che spesso i lumi maggiori, sono stati ricevuti da alcuni santi mentre facevano altre cose. Pensiamo ad esempio a Santa Teresina che viveva in una profonda aridità spirituale e affermò che non era durante la preghiera che riceveva i lumi decisivi, ma mentre compiva un lavoro. Questo perché Dio non vuole incarnarsi solamente nella preghiera ma nell'ordinarietà della vita, perciò durante le normali occupazioni della giornata. E' presente là, nell'ordinarietà della vita. allora Maria accoglie il progetto di salvezza che muterà totalmente la sua vita. Mette a disposizione il suo corpo per donare la gioia al mondo Accetta la vocazione di Madre di Dio e lo segue appassionatamente, cercando di comprendere ciò che il Signore stava compiendo nella sua vita. Se gli uomini non potevano accorgersi di ciò che di meraviglioso e straordinario si stava compiendo sulla terra, gli angeli non potevano tacere e recarono l'annuncio di gioia all'umanità intera. 

La Madonna di Medjugorie sta invitando gli uomini a gioire nei suoi ultimi messaggi. Maria, pur nelle contraddizioni che viveva, aveva accettato questo modo di agire così strambo di Dio, senza calcolarne le conseguenze.
Non è semplice, è un fidarsi completo di Dio, affidarsi ad un Altro nella consapevolezza che, ricercando Dio, non si può sbagliare.
Allora, buon Natale a tutti, un vero Natale di pace e gioia.

sabato 24 dicembre 2011

Dio sceglie i deboli


La logica di Dio è molto diversa da quella dell'uomo (meno male!).Egli non sceglie persone brillanti, potenti, per affidare il Suo messaggio  di salvezza; si serve in vece di persone umili, fragili per manifestare la potenza del Suo amore. Egli beffa il nostro desiderio di perfezionismo e ci aiuta a comprendere che la perfezione a cui tanto aneliamo, consiste nel suo Amore e nel viverlo intensamente. Egli gioca con i nostri difetti. Santa Faustina confidò alle sue superiore il suo rapporto stretto con Gesù, le sue locuzioni interiori. Ella raccontò anche che alcuni confessori non la compresero, che quando ella apriva loro la sua anima, indietreggiavano spaventati o escludevano a priori che suor Faustina potesse avere un'esperienza così profonda di Dio. Alcune superiore rispondevano che Gesù aveva rapporti così stretti solamente con anime sante e non con persone comuni come lo era suor Faustina. Queste risposte insinuavano dubbi nell'animo di suor Faustina. Dubbi normali, perché essendo santa, credeva fermamente di non esserlo. La risposta di Gesù all'esposizione dei suoi dubbi, fu che si compiaceva di servirsi di mezzi deboli ed imperfetti e che tramite questi mostrava l'onnipotenza del suo amore.

Vero e... sapiente! Dio sceglie i deboli, i fragili per far comprendere che la fede non è frutto dell'intelligenza umana, ma di un intervento divino.

venerdì 23 dicembre 2011

Santa Faustina

Mi piace riprendere il Diario di Santa Faustina e soffermarmi su alcuni punti, riflettere su determinati messaggi, così sorprendentemente umani che testimoniano come i santi siano vicini alle nostre quotidiane esperienze.

E' sorprendente come Dio scelga le persone più semplici! Gesù sceglie  una giovane suora per propagare una devozione così stupenda che dovrebbe essere il cuore di ogni vita cristiana: la misericordia divina. Gesù è il sole, la luce... e dal suo petto, dal suo Cuore si diramano i raggi della sua Misericordia che illuminano il mondo intero.

Sì, alcuni punti e passaggi del "Diario" fanno riflettere profondamente. Vediamone alcuni.

giovedì 22 dicembre 2011

Ombra

Uno dei "nomi" dello Spirito Santo, è proprio "ombra". E' interessante riflettere sul significato composito di ombra. Partiamo dal racconto dell'annuncio della nascita di Gesù nel Vangelo di Luca.

Nella nuova versione vi sono due espressioni che sembrano essere in opposizione: "Darai alla luce un figlio" e, in seguito, quando Ella domanda come sia possibile, "la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la Sua ombra".

L'ombra, per i paesi situati presso il deserto, è segno di refrigerio e ristoro... ma tutti noi possediamo un'ombra che segna e annuncia la nostra presenza corporale. Ombra è quella che noi proiettiamo sul terreno quando c'è il sole, la luce. L'ombra sbiadisce dove non c'è il sole... Lo Spirito Santo, con la sua ombra, manifesta la sua presenza...

mercoledì 21 dicembre 2011

Nell'ombra della morte

Ogni vita si apre nell'ombra della morte. La vita non è uno scherzo, si vive solamente una volta e quindi va vissuta bene, fino in fondo. Questo discorso sembra stonare in un periodo lieto, com'è il Natale, ma la liturgia dell'Avvento fa propria la preghiera dei primi Cristiani che invocavano la venuta finale di Gesù sulla terra, che credevano prossima. tutta questa vita terrena ci deve preparare alla venuta ultima di Gesù. Se guardiamo ai nostri peccati, non saremmo mai pronti. La nostra fragilità ci pone tante volte in pericolo durante la nostra vita, ma ciò in cui dobbiamo crescere è la fiducia nell'amore di Dio.

Vedo bene che ogni mia caduta ha origine da una mancanza di fede e amore nell'eterno. Anche ogni mancanza di carità verso il prossimo ha la medesima origine. Guardando la Passione di Mel Gibson, mi ha fatto sorridere e, nello stesso tempo, riflettere la scena familiare di Maria e Gesù. Gesù è impegnato a costruire un tavolo che a Maria risulta troppo alto. Scherzano e ridono sulla cosa! Riflettevo su questo... Per lungo tempo abbiamo avuto in mente la figura di un Gesù, se non musone, che si avvicina a tale versione... I Vangeli, però, ci offrono la "visione" realistica di un Gesù che non si vergognava di farsi vedere piangere, di lasciar intravedere la Sua commozione. Egli scoppia in pianto davanti alla tomba di Lazzaro... oppure, sconvolto dalla sua agonia interiore, trasudante sangue, non disdegna di farsi vedere in quelle condizioni.. Quindi, avrà riso qualche volta? O avrà solo pianto? Pretendere dai cristiani che non ridano o non piangono, è assurdo!

martedì 20 dicembre 2011

Vita e morte

Si sta avvicinando a grandi passi il Natale. E' una festa bellissima, un inno alla vita!Non ringrazieremmo mai abbastanza il Padre per averci donato suo Figlio in riscatto dei nostri peccati, di aver avuto pietà delle nostre nefandezze e aver così spezzato le catene che ci tenevano avvinti al peccato. Il suo amore è talmente grande che senza l'intervento dello Spirito Santo, non riusciremmo a capirlo. La logica di Dio travolge la nostra, i soi pensieri sono così diversi dai nostri!
Sacramento dell'amore di Dio è il corpo, così come siamo sacramento, segno, dell'amore sponsale dei nostri genitori. Ogni vita è nel pensiero di Dio il quale si serve di due persone per dare corpo a quel pensiero. Ho raccontato l'esperienza di Verdi Garandieu apposta: Egli si serve persino dei demoni per testimoniare la Sua Presenza... Quindi perché non servirsi di un uomo e una donna per rendere concreto e visibile il Suo amore<'
E' chiaro però, che ogni vita è segnata dal dramma della morte. Accogliamo e annunciamo la vita appendendo all'occorrenza un fiocchetto rosa o azzurro ai portoni...e dobbiamo farlo perché la vita è un dono, ma è precaria e fragile per natura. Nascondiamo così elegantemente i limiti umani! Pensiamo ad esempio al sonno, o al bisogno di cibo... sono limiti che il corpo c'impone... Non possiamo ignorarli, anche se il buon Dio ha permesso che nella soddisfazione di essi, sentissimo piacere, coprendo così elegantemente i nostri limiti... Allora, per rendere piacevole il sonno, disegniamo dei simpatici gattini o cagnolini sul pigiama in modo da decorare il nostro grande limite, che non sappiamo resistere alla fatica.
Gesù ha quindi scelto un corpo,sacramento dell'amore sponsale di dio e l'Umanità... e ha scelto non di apparire dal nulla, ma di riposare nel grembo di una donna. Dio non disdegna il corpo dell'uomo (uomo in generale, quindi anche la donna!) e la sua sessualità, ma li benedice. La vita e la morte, la precarietà della vita umana, si sono incontrate nel grembo di una donna.

E ritornando ai fiocchetti azzurri e rosa appesi ai portoni, annunciatori del sesso del neonato, quando una persona muore, si appende un nastro sciolto, senza più legami, nero, colore neutro,  assenza di ogni colore e distinzione.... Non ci abbiamo mai riflettuto?

La nostra vita ha inizio in un tempo determinato, ma attraverso la porta stretta della morte, passa nell'eternità, nell'assenza di tempo....

mercoledì 14 dicembre 2011

La verità

Che cosa strana... Scusate questa divagazione che sembra fuori tema... Rimanendo nel tema dell'Olocausto, si è messo in dubbio tutto quello che è accaduto nei campi di concentramento... So che forse il tema è più complesso... Ma tutte le testimonianze delle persone scampate? E il gioco di parole che i "grandi" della Germania usavano per nascondere i loro crimini????Mah...

martedì 13 dicembre 2011

Il nuovo olocausto

Si parla tanto di dialogo, di rispetto della vita, ma poi, in questo periodo storico, in cui i diritti degli uomini sembrano prevalere più dei doveri, accadono le più grandi nefandezze e le violazioni impressionanti della vita. Una di queste è senz'altro l'aborto che avviene fra l'indifferenza generale, pochi danno voce a questi piccoli. Sul web girano tanti video impressionanti a tal proposito. E' il nuovo olocausto perpetrato sui piccoli che senza protestare diventano angeli del cielo.
Le violenze sulle donne...stessa cosa. E' una violazione della vita stessa, queste violenze possono uccidere la persona, ferirla talmente tanto da rovinarle la vita. Tanti passi sono stati compiuti, ma di fatto, se esistono tante leggi a tal proposito, i violentatori, dopo pochi mesi di carcere, sono rilasciati tranquillamente...

lunedì 12 dicembre 2011

L'uomo degradato a animale

Alcune teorie correnti, apparentemente innocue, hanno velocizzato il processo di diffusione dell'ateismo nel mondo e inoculato il germe dell'idea, deleteria, che l'uomo è un animale dotato di una intelligenza straordinaria. Quando poi a questo è stato ribattuto che è l'unica creatura cosciente dell'esistenza della morte, si è affermato che pure una certa scimmia sembrava avere tale caratteristica.
L'uomo ha quindi pari dignità di un animale... Eh no, questo non vogliamo sentircelo dire: le strade traboccano di cortei inneggianti a diritti.... Giusto, lo sciopero è un diritto... ma noi uomini siamo solo animali e gli animali lavorano per l'uomo senza diritti e vivono d'istinti...
Una verità del Catechismo: l'uomo è creato da Dio; all'uomo è stato dato lo Spirito di Dio. Cosicché egli avrebbe più di una dimensione...Sembra possedere tre dimensioni: corpo, intelletto e spirito. Non mi è difficile spiegare razionalmente questo concetto, partendo dall'atteggiamento di alcune persone. L'uomo ha dimostrato ampiamente che nella società, agisce seguendo il proprio istinto. Non basta la ragione per avere atteggiamenti positivi e non sempre, chi commette delitti ha una ragione malata.
Proprio l'esistenza della ragione dimostra che si è capaci di compiere atrocità che gli animali non fanno.
La ragione è un privilegio per l'uomo, perché grazie a questa, può rendere più dignitose le condizioni di vita del corpo. La ragione non basta: proprio i più intelligenti sono diventati talvolta criminali.
L'uomo ha un'altra dimensione, quella spirituale, l'unica eterna delle tre, che regola i suoi atti in modo umano...e poi divino...

domenica 11 dicembre 2011

Rispetto per la Creazione

La Creazione è stata affidata da Dio all'uomo, così come la nostra stessa vita. E'quindi, nostro dovere rispettarla, custodire le sue risorse senza sperperarle. Il divario tra il Nord e il Sud del mondo diventa, con il passare del tempo, sempre più grande. Le risorse non sono distribuite equamente e ci sono zone in cui la gente muore di fame.
Non rispettare il Creato è peccato ed è giusto che, anche chi fa del male gratuito agli animali, debba pagare. E' il solito odio cieco che non osa scagliarsi sulle persone per timore, ma lo fa su creature indifese. E questo non è giusto.

sabato 10 dicembre 2011

Essere vegetariani

Mi è stato chiesto qualcosa sull'argomento. Nel formulare la domanda è emerso palesemente il concetto che, chi parla di spiritualità, non dovrebbe mangiare né carne né pesce. Ho riflettuto sull'argomento e ho fatto anche qualche ricerca per cercare delucidazioni. Il primo pensiero che ha sfiorato la mia mente è stato quello del libro della Genesi, quando Dio rese l'uomo "padrone del Creato": fu lui a dare il nome agli animali. L'Antico Testamento è la parte della Bibbia più complessa e prendere tutto alla lettera è assai pericoloso dal punto di vista spirituale. Che Dio abbia comandato all'uomo di cibarsi delle erbe e del frutto della terra, senza menzionare gli animali, è vero, ma se andiamo a leggere meglio, vediamo bene che il popolo ebraico non esitava a sacrificare animali in riparazione dei propri peccati, per placare l'ira di Dio...
Partiamo dall'atteggiamento di Gesù nel Nuovo Testamento, più comprensibile del resto della Bibbia. Gesù si cibò della carne d'agnello e dei pesci. E' vero che Egli digiunava sicuramente e che soffrì la fame ma nulla afferma che fosse vegetariano. Fu persino tacciato di essere un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
La Chiesa non comanda nulla a tale proposito, lasciando a ciascuno la libertà dei figli di Dio. Colui che è vegetariano per scelta perché ha compreso in modo più ampio il comandamento "non uccidere", non deve ritenere il suo modo esclusivamente giusto e tanto meno puntare il dito su chi mangia la carne... Non tutti poi possono seguire il regime di tale dieta.
Quel che si raccomanda è la sobrietà, l'accontentarsi del cibo, così com'è, senza lamentarsene.
L'importante è che chi è vegetariano lo sia per penitenza e non per l'infiltrazione di un vago pensiero orientale sulla reincarnazione! Tanti ordini religiosi hanno abbracciato una dieta ferrea, priva di carni e latticini, il fine di essa è la penitenza. Non tutti, ripeto, siamo portati a condurre un regime alimentare così duro. Se lo pretendessimo da tutti, mancheremmo alla carità... E se ancora tale regime ci portasse a puntare il dito sugli altri... ahimé ancor peggio... La carità è più importante del digiuno stesso, anche se questo non ci deve giustificare in tutte le nostre stravaganze alimentari.

venerdì 9 dicembre 2011

L'importanza della confessione


Il fatto che sto per raccontare dovrebbe indurci alla riflessione. Un giovane cadde in peccato mortale. Egli sapeva che era tale, tuttavia, al momento della Confessione, non riusciva ad accusarlo tanta era la vergogna che provava. Tormentato dal rimorso, si diede alla penitenza: decise di entrare in convento e finalmente fare una Confessione generale. Non avvenne così: egli entrò in convento ma non ebbe ancora il coraggio di confessare quel peccato. Condusse una vita di penitenza, tanto che i frati pensavano fosse santo. Quando morì, apparve ad un confratello e gli disse che le preghiere di suffragio erano perfettamente inutili: era dannato! Il confratello rimase colpito dalla faccenda e al frate impenitente non fu celebrato il funerale e non fu sepolto nemmeno nel cimitero...

giovedì 8 dicembre 2011

Maria, segno della purezza

Oggi, solennità dell'Immacolata, è uno spiraglio che lascia intravedere il Natale del Signore. Maria era pura di cuore. La purezza è una scala che porta a Dio. Non riflettiamo abbastanza sui sì di Maria, pronunciati l'uno al momento dell'Annunciazione, l'altro al momento della Passione.

Essa nella sua purezza viveva già la vita divina. Per qualcuno forse sarà incomprensibile il primo sì di Maria. Potrebbe obbiettare che Maria era predestinata. E da qui si giungerebbe a tanti discorsi, confutazioni teologiche o a "tanti dubbi".

Dio è onnisciente, quindi sa a chi può chiedere tanto.
A talune persone non domanda sofferenze particolari perché sa già che non risponderebbero generosamente. Anche queste sono libere di rispondere "sì o no".

Non si crede più alla Santa Messa


L'anima dannata del prete affermò che continuò a vivere nella tiepidezza, assolvendo solo esteriormente ai suoi impegni sacerdotali. In realtà, dichiarò che, di caduta in caduta, giunse a non credere più alla presenza reale di Gesù nell'Eucarestia. Non riusciva più a esortare in modo significativo il suo gregge, poiché, nemmeno lui viveva il messaggio cristiano. Il male che fece alle anime fu molto e si espanse come una lenta marea.

Dovrebbe far riflettere il fatto che un prete possa giungere a non credere nell'Eucarestia, anzi, sue testuali parole, a desiderare che non esistesse nemmeno.
E' difficile comprenderlo, aveva ragione S, Teresina, da chi è vissuto sempre nella ricerca di Dio. Tuttavia, Dio permise che nella sua anima scendessero delle tenebre così fitte da non vedere pi l'eternità e comprendere così, ciò che i peccatori avevano in cuore.

mercoledì 7 dicembre 2011

Il buon esempio

Un altro punto su cui ha posto il punto Verdi Garandieu per cui l'anima è andata all'inferno, è il cattivo esempio che ha dato E'un po' lo stesso discorso dei consigli. L'esempio può condurre al cielo o all'inferno. Si consiglia molto spesso, per rinvigorire il fervore, di leggere la vita dei santi. Essa è di sprone nella pratica della virtù e addita agli uomini l'amore di Dio per loro e la via per il cielo. Certo, Gesù stesso ne ha mostrato la vita, ma i santi, creature fragili come noi, sono l'esempio eloquente di come Dio si chini e agisca su coloro che si affidano a Lui. Al contrario il cattivo esempio può trascinare nel baratro dove noi stiamo per cadere, tante altre anime. E ci stupiamo? Lo ha detto anche Gesù nel vangelo: "Se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinaria e sia precipitato nel fondo del mare".

martedì 6 dicembre 2011

Attenti ai consigli!

La vita del sacerdote deve perciò distinguersi nella mortificazione, preghiera e santità. Non può condurre la stessa vita di chi ha la vocazione laica. Come pastore di anime, il sacerdote è chiamato a dispensare consigli secondo il pensiero cristiano e non il rispetto umano. Questo vale anche per i cristiani laici: i consigli sono forieri di salvezza o di morte dell'anima. Pure Gloria Polo, dentista colpita da un fulmine, che è stata per cadere nell'inferno, ha senz'altro affermato che i suoi consigli sono stati, per coloro che li hanno ascoltati, strade larghe portanti alla perdizione o disperazione. In questo mondo individualista, non entra bene nella nostra mentalità che ogni nostro peccato si riflette su più persone, non rimane isolato alla realtà individuale, possiede conseguenze efficaci nel destino eterno del prossimo. Coloro per i quali i nostri consigli sono stati portatori di perdizione, saranno presenti al nostro giudizio, per vomitarci addosso le loro accuse (giuste). E avremo la consapevolezza dell'indelebilità dei nostri atti, di quelli che a noi parevano insignificanti e invece hanno una valenza eterna. Siamo parte del Corpo della Chiesa, cioè di Cristo.

Troppo spesso affermiamo che non siamo i custodi dei nostri fratelli e invece, con il nostro rispetto umano, abbiamo loro spianato la strada verso la morte! Certamente che dobbiamo analizzare quali sono le motivazioni per cui ci sentiamo responsabili del nostro prossimo. Spesso sono motivazioni di comodo o egoiste...o derivanti dalla superbia (ci sentiamo superiori),  e questo lo dimostriamo nel modo in cui palesiamo ai nostri fratelli la nostra responsabilità su di loro.

lunedì 5 dicembre 2011

I preti, consacrati speciali


Tutti i laici sono chiamati ad essere "sacerdoti", cioè mediatori tra l'uomo e Dio. Certamente, questo non possono dimenticarlo: unendosi spiritualmente all'Eucarestia, offrono il sacrificio di sé, cooperando alla salvezza dell'umanità. Sono chiamati ad essere testimoni credibili nell'ambiente in cui si trovano, trasfigurando la realtà terrena in realtà divina. La vita di ogni laico trova il perfetto compimento nella sua unione con quella di Gesù. Solo il sacrificio di Cristo è l'evento salvifico per eccellenza. Il prete riceve mediante il sacramento dell'Ordine, una consacrazione particolare. Egli è chiamato ad essere pastore di anime, ad immolarsi e donare Cristo agli uomini. Solamente attraverso le sue mani, Gesù scende dal cielo per rendersi presente realmente nell'ostia. Per questo motivo, il sacerdote deve essere particolarmente puro, distinguere la propria vita da quella degli altri. Non si può celebrare l'Eucarestia e gozzovigliare liberamente!

domenica 4 dicembre 2011

Dalla preghiera, la vera carità

Continuando a riflettere sulla manifestazione di Verdi Garandieu, egli dice una cosa forse scontata, ma ai nostri giorni dimenticata. La carità verso il prossimo è molto importante ma non avrebbe alcun senso o consistenza se non si alimentasse con la preghiera. Dall'amore di Dio scaturisce la vera carità verso il prossimo. Ai nostri giorni non si fa altro che parlare di carità materiale verso il prossimo, dimenticando quella spirituale. E' giusto aiutare materialmente il prossimo ma è  ancor più importante pensare alla salute della sua anima. In fondo il corpo è destinato a perire, a ridursi in polvere, mentre l'anima tende all'eternità. La fame, la sofferenza, il freddo, sono transitori in questo mondo; ciò che ci attende oltre la morte è eterno! Importante perciò avere cura dell'anima altrui, non per criticarla aspramente, rigettando in essa le nostre personali frustrazioni, ma per desiderare che giunga a Dio al più presto, che superi la nostra stessa santità.

sabato 3 dicembre 2011

Beni transitori

I beni transitori sono tutti quelli che non sono eterni, anche se sono cose buone, come può essere la salute... E' importante essere distaccati da essi, mortificare la sete di questi, per raggiungere l'eternità. E' quindi fondamentale mortificarsi anche nel cibo... fare piccole mortificazioni che non fanno male alla salute. Non dimentichiamoci, però, che anche la salute è un bene transitorio e che il Signore provvede alle nostre necessità: Lui solo possiede la Sapienza eterna.

venerdì 2 dicembre 2011

Sobrietà nel mangiare


Mentalità corrente? Salutismo a tutto spiano! Si fa tutto esclusivamente per la salute, persino la meditazione... che diventa un mezzo per raggiungere il Nirvana, l'annientamento dei propri sensi! La preghiera? Per avere un po' di pace, per superare i propri difetti che danno tanto fastidio... Questo è un bene, ma non deve essere solamente quello lo scopo, deve essere anche la gloria di Dio! Non sto assolutizzando... No, sicuramente ci sono tante persone che non la pensano così. Il prete dannato afferma che i sacerdoti, i vescovi, guardando troppo la carica che assurgono, non si danno cura di essere sobri a tavola. La gola, non dimentichiamolo, è uno dei sette vizi capitali. E' una ricerca smodata del piacere, delle sofisticatezze...Alla faccia di chi muore ancora di fame.

Il mangiare troppo indica un desiderio di compensare un qualcosa che manca nel nostro cuore, un desiderio forte di colmare quel vuoto, quell'insoddisfazione che non si riesce ad individuare.... Allo stesso modo chi è troppo schizzinoso senza ragione di salute, esprime il suo desiderio di esclusività, di emergere dalla massa, di distinguersi, di cercare, ovvero, particolarismi.
Verdi Garandieu, nella sua manifestazione tramite l'ossessa, osservò che Gesù conduceva una vita molto mortificata e che soffrì la fame più di quanto si pensi.... era vero che partecipava alle feste, ma per delicatezza, apostolato o per carità.E qui bisogna avere molta rettitudine di coscienza e discernimento. Già, perché, per far tacere la propria coscienza, si prendono come pretesto cose buone.

giovedì 1 dicembre 2011

Tralasciò il Breviario

La causa principale della caduta di Verdi nell'inferno, è individuata da lui stesso nell'aver tralasciato le preghiere. Giovane, sano e forte, egli cominciò a trascurare le preghiere, in particolare il Breviario. Egli dava la colpa principalmente alla fatica sostenuta nella giornata o alla previsione che tale sarebbe stata. Era una scusa, forse latente, infatti cominciò a considerare il Breviario fosse troppo lungo, inutile da recitare. Lo cominciò a tralasciare del tutto e si dedicò esclusivamente all'attività. Dalla sua testimonianza emerge che non aveva omesso la cura dei giovani, come tanti preti facevano al tempo della sua manifestazione (1978). Questo evidenzia che la tentazione che porterà alla perdizione, s'insinua nelle cose che sembrano innocue o addirittura giuste!

mercoledì 30 novembre 2011

La vita nella giovinezza

Il demonio umano Verdi Garandieu affermò attraverso il corpo della mistica tedesca che, dapprima, conduceva una vita buona assecondando la grazia. Ciò che deve far maggiormente riflettere, è che egli perse la retta via subito dopo essere diventato sacerdote. Bisogna essere vigilanti, assecondare la grazia in ogni istante e ribadire il proprio sì, seriamente, anche quando si è nell'errore. Il demonio affermò che aver raggiunto il sacerdozio fu deleterio per la sua anima: si credé, infatti, arrivato alla meta. Questo è sbagliatissimo! E' la morte dell'anima e la sua condanna eterna! Quando si giunge al sacerdozio o alla professione solenne o perpetua, l'impegno deve aumentare di giorno in giorno. Bisogna dare da bere alla pianta, altrimenti il Signore la farà seccare in eterno! Ma poi, che senso ha? Faccio l'università per diventare medico e, quando raggiungo la meta, vado a fare il macellaio! No, è opportuno essere coerente con le proprie scelte. I momenti di debolezza ci sono per tutti, ma, come diceva il demonio, non ostacolano la vocazione sacerdotale se il sacerdote li accetta nella propria vita e li accusa con umiltà domandando aiuto e preghiere. Mai pensare di essere arrivati! Essere giunti al sacerdozio è un po' come essere riusciti a scalare il Monte Bianco... Bene, dopo il sacerdozio, tu sei in grado e devi farlo, di raggiungere la cima dell'Everest! Non si ci può fermare al Monte Bianco, si deve imparare a vedere le cose ancora più dall'alto e con la grazia del Sacramento, donerà la forza...

martedì 29 novembre 2011

Verdi Garandieu

Questo fu appunto uno dei numerosi casi di demoni che hanno parlato per permissione di Dio, affinché le anime si scuotano e sappiano vivere in modo più profondo il messaggio di Cristo. Il demonio è costretto a dire la verità della Madonna.
Difficile da credere? Non dovrebbe esserlo, visto che anche nel Vangelo, vari demoni hanno riconosciuto il Cristo. Vi sono infatti due gruppi di demoni: quelli angelici e quelli umani. Di fronte alla potenza dell'esorcismo da da Dio al prete tramite la Chiesa, il demonio non può mentire e così racconta disarmato ciò che ha portato alla perdizione la sua anima. Dio si serve di tutto, anche dei demoni per salvare le anime!
Così, accadde che dopo essersi impossessato del corpo di una madre di famiglia, svizzera, ma residenti in Italia a Montichiari, fu costretta a rivelarsi l'anima di Verdi Varandieu, un prete del 1700, vissuto in un paesino dei Pirenei.
L'ossessa, come spesso avviene, fu visitata da numerosi psichiatri, tra i quali uno di grande fama e competenza, affermò che l'ossessa era sana di mente e pareva che in lei agissero terzi.
Il prete dei Pirenei doveva per forza presentarsi per il bene dei ministri di tutta la Chiesa. Tra spasimi, tormenti e disperazione, disse che era l'anima di un sacerdote, condannato all'inferno.

In un esorcismo del 5 aprile 1978, il prete racconto ciò che lo condusse alla perdizione. sembra più o meno lo stesso racconto di "Un'anima dannata racconta". Lo stile è uguale: non sono grandi peccati esterni a condurre l'anima all'inferno, ma il non credere più in Dio e l'abbandono della preghiera per una vita rilassata fino a non credere più nell'Eucarestia.

Verdi raccontò che diede cattivo esempio; ecco le testuali parole:"Ho osservato più le gonnelle che i Comandamenti di Dio. Sono stato condannato perché ero troppo tiepido"
Ad un certo punto della vita non ci fu più la corrispondenza alla grazia e il desiderio iniziale di cambiare vita, fu completamente travolto per il fatto che non pregava più.Non adempì più i doveri del suo ministero, non riuscì più ad esortare i giovani, perché lui stesso era diventato tiepido. E così fu trascinato nel baratro dell'inferno, eternamente.
Questa manifestazione è ancor più sconvolgente di quella di Clara e Annetta, perché riguarda un Ministro di Dio, un prete, e questo fa tremare e riflettere e ci sollecita ad un impegno sempre più autentico. Di seguitoo rifletterò sui vari aspetti della sua confessione - esortazione molto articolata.

lunedì 28 novembre 2011

Una sofferenza eterna


Mentre rimane piacevole e dilettevole parlare del Paradiso, difficilmente si pensa alla realtà di sofferenza dell'inferno. E' vero che qui sulla terra viviamo la sofferenza in un modo anche molto intenso, tuttavia essa è limitata nel tempo. Ciò è di gran vantaggio per noi uomini, incapaci di soffrire per lungo tempo. Ciò che è orribile dell'inferno è proprio questo: la completa lontananza da Dio, la sofferenza continua dell'anima e la più completa disperazione. Ma quante volte quando si presenta a noi una sofferenza, aneliamo a giungere alla fine di questa?

Non comprendiamo l'inferno, così come non comprendiamo pienamente il Paradiso, a causa della nostra provvisorietà, sia nel bene che nel male.

domenica 27 novembre 2011

Un prete dannato racconta

Siamo differenti l'uno dall'altro e non a tutti il racconto dell'inferno e della sua esistenza riesce a scuotere l'anima al bene. Tuttavia siamo concordi nell'affermare che tutti noi, in pellegrinaggio sulla terra non possediamo quell'amore puro che ci consente l'entrata in Paradiso. Purtroppo i nostri atti non sono d'amore puro: c'è tanto amor proprio che si mescola a quello di Dio, per cui dobbiamo possedere almeno un po' di timor di Dio, timore che ci svela la sua grandezza e ci frena nel compiere qualsiasi peccato mortale.
Finché siamo su questa terra, la tentazione ci può far cadere anche malamente. Essere preti o religiosi non basta per non andare all'inferno. Ragioniamo spesso utilizzando la nostra corta visuale.

Un po' di tempo fa, ho letto la storia di un prete la cui anima era finita nell'inferno. Una storia drammatica che non ha altro che rafforzare alcune rivelazioni private delle anime del Purgatorio. Sembra che, pur nella distanza geografica e temporale, il cielo ci voglia comunicare qualcosa d'importante al quale vuole che noi porgiamo più attenzione. Sia che siano anime del Purgatorio o dannate, il messaggio non cambia.

L'anima del prete si è impossessata del corpo di una persona sposata, profondamente religiosa, per permissione di Dio affinché i preti vengano messi in guardia dall'inferno al quale portano tanti atteggiamenti errati soprattutto nei confronti dell'Eucarestia. Essa, menzognera per natura, è costretta dalla Madonna a dire la verità.

sabato 26 novembre 2011

Timore o paura?


Nel Rito della Santa Messa, dopo la recita del Padre Nostro, il Sacerdote prosegue da solo dicendo:"Liberaci, o Signore da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni; e con l'aiuto della Tua misericordia, vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo"
Alcuni sacerdoti cambiano la parola "turbamento" con "paura". I termini "timore - turbamento - paura" hanno sfumature differenti e non di poco conto. Il Signore non può assolutamente liberarci dalla paura, in quanto essa è un sentimento istintivo che ci preserva dai pericoli. Infatti, se noi non sentissimo mai paura, non avvertiremmo mai il senso di pericolo e, ad esempio, attraverseremmo la strada quando le automobili sarebbero in piena corsa, mettendo così a repentaglio la propria vita.
La paura è quel sentimento benefico, salutare, quel campanellino d'allarme che ci mette in guardia dai peri pericoli. Non deve essere eccessiva ovviamente, altrimenti bloccherebbe la persona e non le permetterebbe di fare azioni dalle quali può scaturire un senso di benessere e di gioia. Sentire il pericolo ad ogni istante sarebbe come rinchiudersi in una gabbia senz'alcuna libertà... ma a dosi giuste, la paura è un'ottima cosa. Il turbamento è un'altra cosa. Mentre la paura è a livello istintivo, il turbamento presume un ragionamento. Il turbamento è un timore profondo suscitato da una determinata situazione davanti alla quale ci sentiamo inadeguati. Può essere suscitato dalla tentazione interna o esterna. Il turbamento può portare alla perdita della pace interiore, il bene più prezioso dell'anima.

venerdì 25 novembre 2011

Quell'amore insondabile

Il giorno della solennità di Cristo Re, la liturgia ha proposto il Vangelo del giudizio di Dio. Da esso emerge chiaramente che saremo giudicati sull'amore. In realtà non dovremmo spaventarci in quanto è la grazia di Dio che agisce in noi. Troppo spesso si pensa di essere noi i protagonisti della nostra vita spirituale. E' l'errore più grande e più comune. Vediamo l'amore di Dio attraverso un velo che c'impedisce di vedere il suo volto, il volto di un Padre... ma un Padre con la "P"maiuscola, molto più grande di cuore di un padre terreno, carnale. E' un amore che supera ogni nostra attesa. Se noi non possiamo vederlo se non attraverso un velo perché i nostri occhi carnali non possono contemplare il suo volto concreto, Dio ci guarda attraverso le lenti del suo immenso amore. Mentre noi ci guardiamo con i nostri occhi carnali, Dio Padre ci guarda attraverso le ferite del Suo Figlio. Solo lo Spirito Santo può sollevare quel velo che c'impedisce di conoscere Dio. Per fare questo bisogna sintonizzarsi sulle sue onde, altrimenti ragioneremmo in modo troppo umano... Non è di certo semplice, ma l'anima assetata, ben presto trova la fonte. La sete e la fame di Dio sono delle grazie speciali, perché la mente può pensare solamente a soddisfare questi bisogni primari, senza cercare surrogati o alternative.La mente sarà impegnata solamente nella ricerca di Dio e, piano piano, tutto sarà assorbito dalla Sua Presenza.

giovedì 24 novembre 2011

Intervengono? Eccome!


Maria Simma racconta che le Anime intervengono spesso per salvare le vite di coloro che ancora sono impegnate nel pellegrinaggio terreno. Ad esempio un giorno, quando una valanga di neve travolse alcune persone, esse aiutarono i soccorritori a trovare i superstiti. Ha raccontato anche che sono intervenute in eventi politici: hanno aiutato gli Alleati a sconfiggere i Nazisti. Ma quanti esempi si possono ancora portare, traendoli dalla nostra vita quotidiana! Bisogna affinare la propria sensibilità religiosa e non aver timore di credere in cose che la Chiesa accetta... Va bene, senza esagerare.. però... nemmeno essere molto scettici vale!

mercoledì 23 novembre 2011

Le anime del Purgatorio e i disastri naturali

La testimonianza di Maria Simma sulle anime del Purgatorio, attesta che esse possono intervenire per difendere la vita delle persone che si affidano a loro, o per evitare catastrofi naturali irreparabili.
A tale proposito ella fece due esempi. Un sacerdote, a Cornigliano, (ora facente parte della città di Genova, ma all'epoca dei fatti era una frazione esterna alla città) venuto a conoscenza dell'entrata in agonia di una sua anziana parrocchiana, s'impegno a portarli il Viatico, sfidando i pericoli di quelle strade solitarie. Il sacerdote era molto devoto alle Anime del Purgatorio e, durante il tragitto, recitò delle preghiere in loro suffragio. Due malviventi erano appostati tra i cespugli per coglierlo di sorpresa e poterlo rapinare, ma quando lo videro spuntare, non poterono attuare il loro piano: assieme a lui, tutt'intorno, a mo' di raggiera, vi era una folla che pregava...
Il giorno dopo i malviventi, incuriositi, facendo finta di niente, su chi fosse quella gente con la quale passeggiava a sera tarda per le strade di isolate di Cornigliano. Il prete rispose che era da solo e che lungo il tragitto lui chiedeva come il solito, la protezione delle anime del Purgatorio.
Il secondo episodio è riferito ad una frana che colpì l'Austria e che rischiava, nella sua impetuosità, di travolgere un paese intero. Le anime del Purgatorio evitarono che la frana sommergesse un intero paese con il loro intervento.
Maria Simma attestò anche che le Anime intervennero e limitarono il disastro di Cernobyl.
Strano? No, affatto. Un episodio concreto.
Polemiche, mugugni politici a parte, è quello che è accaduto a Genova nel recente alluvione. E' vero ci sono state vittime e danni ingenti, però poteva accadere il peggio, un'ecatombe!
Infatti hanno accertato in seguito che nel punto in cui è esondato il Bisagno vi era un tubo del metano dove la gente si aggrappava per non essere spazzata via dall'impeto delle acque fangose che, ormai, avevano superato argini e ponti. Ebbene, i tecnici hanno appurato che si è sfiorata senza saperlo, una tragedia senza pari: se quel tubo fosse scoppiato, sarebbe stata una strage...
Fortuna? No, a me pare un palese intervento divino!

martedì 22 novembre 2011

Traccia audio


Domenica era la giornata dedicata alle vittime della strada. Il video che ho caricato domenica scorsa, è un riassunto della mia vita intrecciata con quella di papà, ma la traccia audio è una canzone degli Evanescence, "The Immortal", usata come jingle per una pubblicità progresso, sugli incidenti stradali, girato in Australia e reperibile sul sito di Youtube. E' uno spot crudo ma che rende l'idea di che cosa significhi mettersi al volante, oppure attraversare la strada, con leggerezza. Esso presenta alcuni incidenti stradali e le loro conseguenze nelle vite delle persone, come in un attimo una cosa meravigliosa, ad esempio una storia d'amore che sta per sbocciare, si tramuti in un dramma: la morte.In un solo istante... perché il ragazzo, innamorato, manda messaggi alla sua ragazza e nella fretta di incontrarla, dopo averle mandato un sms con scritto "Hi!", attraversa la strada senza guardare e viene travolto da un furgoncino... e il ragazzo, invece di celebrare il matrimonio con la ragazza, celebra il suo funerale.

Purtroppo, sappiamo bene che il numero delle vittime di incidenti stradali è pari a un bollettino di guerra. Gente che si mette al volante dopo aver bevuto troppo senza pensare che così facendo mette a repentaglio la propria e altrui vita.Un istante di leggerezza e vite distrutte per sempre. Un minimo di attenzione avrebbe potuto salvare tante vite, evitato tanti drammi.

lunedì 21 novembre 2011

Verso la venuta di Cristo


Dopo la domenica della solennità di Cristo Re, comincia il periodo dell'Avvento: l'attesa della venuta di Cristo. La solennità di Cristo Re, ci presenta un Re con una corona di spine, un mantello da burla, ferite e piaghe per gioielli.Un Re che, invece di incarnare il potere, è umile, sana la superbia del peccato originale. E tutta la nostra vita è un'attesa del ritorno del Signore, su questa terra tutto è transitorio.

domenica 20 novembre 2011

12 dicembre 2011

Un piccolo ricordo...

Due tradimenti a confronto

Il tradimento di Giuda è sostanzialmente l'epilogo di una spiritualità pressoché assente che ha portato a consegnare la persona di Gesù nelle mani dei Farisei. Il tradimento di Pietro è causato dalla paura di essere catturato a sua volta. Questo ha portato tanta sofferenza al Cuore di Gesù, purtuttavia non lo ha consegnato nelle mani dei carnefici, tanto che il Vangelo di Giovanni afferma che fu proprio Pietro a tagliare l'orecchio ad una guardia nell'orto degli ulivi.
La sostanza del tradimento è molto differente. Si tende a dire che il tradimento di Pietro fu grave quasi più di quello di Giuda, ma ragionando sui testi sacri, è lampante che Pietro non avrebbe mai e poi mai consegnato il proprio maestro ai nemici come invece ha fatto Giuda.

sabato 19 novembre 2011

La conseguenza del tradimento di Pietro


Tutti i discepoli, quando compresero e che le cose si mettevano male per Gesù, scapparono e lo lasciarono affrontare la croce da solo. In sostanza lo tradirono tutti ma Giuda e Pietro lo fecero anche con le parole e con i gesti. In un Vangelo è solo accennato che Pietro, dopo il tradimento, si ricordò delle parole dette da Gesù nell'Ultima Cena e che quindi pianse amaramente. In un altro esplicita che Pietro incrociò lo sguardo di Gesù e che quindi pianse amaramente. Fatto sta che il tradimento ci fu, seguito dal subitaneo pentimento. Una tristezza unica e profonda dettata dalla delusione di sé. La sostanza dei tradimenti dei due Apostoli è differente.

venerdì 18 novembre 2011

Conseguenze del tradimento di Giuda

Il tradimento di Giuda, cioè il consegnare Gesù nelle mani dei farisei e quindi la condanna a morte, è l'epilogo di una vita d'infedeltà. Egli si è lasciato prendere dalle tentazioni umane fino ad arrivare ad appartenere totalmente a Satana del quale divenne il più importante strumento del suo piano. Non era certo l'unico: ma fu la pedina fondamentale affinché Gesù fosse condannato a morte. Nelle visioni della Emmerick, si racconta che Giuda fu spinto all'azione dal demonio e che questo lo portò alla pazzia e al suicidio. Anche nella Passione di Mel Gibson, Giuda fu perseguitato da una turba di ragazzini che incarnavano il demonio fino a che ne provocarono il suicidio. Giuda si pentì profondamente del suo gesto tanto che cercò di ridare il denaro ai farisei.... Ai farisei non importava più il denaro e nemmeno importava loro di Giuda i quali lo  disprezzavano nell'intimo. Infatti nessuno desidera avere con sé un traditore: colui che tradisce una volta può farlo altre volte. A loro era semplicemente servito per attuare i loro piani e non lo stimavano di certo per il suo gesto... Fu trattato con disprezzo...

giovedì 17 novembre 2011

Il tradimento di Giuda

Il tradimento di Pietro possiede delle connotazioni molto differenti rispetto a quello di Giuda. Proviamo ad analizzare i vari aspetti dell'uno e dell'altro per poter poi comprendere le motivazioni dei nostri personali tradimenti. Prendiamo in esame il tradimento di Giuda. La figura di Giuda emerge più esplicitamente nel Vangelo di Giovanni. Come il solito gli Evangelisti sono piuttosto discreti nel raccontare la storia di Gesù: è un racconto scarno, privo di ogni giudizio e riflessione personale anche per quanto riguardo un evento così drammatico come quello della Passione. Che la vita di Giuda fosse un continuo tradimento, lo afferma l'episodio dell'unzione di Betania. Gesù si reca a Betania. Marta serviva a tavola, mentre Lazzaro, il risuscitato, e Gesù erano commensali. Maria usa del nardo, che è costosissimo, per ungere i piedi di Gesù. Il nardo è segno dell'amore autentico, fedele... richiama parte del Cantico dei Cantici. Giovanni dà risalto al gesto esplicito di Maria e alla frase di Giuda.Gesù è contro l'ipocrisia di Giuda...Usare i poveri come scusa per rubare...

I farisei complottavano per riuscire a metterlo a morte, ma, nonostante tutto il loro impegno, non combinavano un bel nulla. A Giuda non importava molto di Gesù. Si interpreta il suo gesto spiegandolo con la sua incomprensione del messianismo di Gesù. Da una parte è esplicitato questo. Aleggia, come un tenue vapore, solamente l'affermazione che Giuda era un ladro. Mentre gli altri apostoli, nonostante comprendano ben poco di ciò che sta accadendo, dimostrano di amare Gesù concretamente, giuda ostenta una certa indifferenza. Sul comportamento di Giuda ci sarebbero molte riflessioni da fare, ma mi fermo su questo aspetto: il tradimento sembra legato alla sete di denaro, di potere. Cosa sia realmente accaduto nel cuore di Giuda, non è stato raccontato. Solo quest'affermazione dura affiora: sottraeva dalla borsa dei denari perché era ladro. La cosa sconcertante, però, è che durante l'ultima cena, Gesù, secondo il racconto di Giovanni, annunciò il tradimento di uno degli apostoli. Tutti ne furono addolorati e si domandavano l'un l'altro chi sarebbe stato. Pietro esortò il discepolo che Gesù amava di domandare chi fosse. Solamente Giovanni ha raccontato questo episodio... Ma la cosa strana è che Gesù rispose a Giovanni, mentre intingeva il boccone e lo porgeva a Giuda, questo non ebbe alcuna reazione... e nemmeno Pietro!Ma come... Avevano sollecitato loro la domanda! Pazienza gli altri che stavano lontani... Ma i due apostoli? O almeno... se non Pietro, Giovanni? Giovanni solo racconta questo avvenimento. Mentre gli altri evangelisti raccontano solamente dell'annunzio del tradimento e delle domande degli Apostoli. Sembra che Satana abbia creato confusione... Come spesso avviene nel racconto dei Vangeli... di fronte agli atteggiamenti di Gesù vi è tanta ottusità. Forse avranno accennato ad una rivolta, ad una reazione? Oppure, più semplicemente, lo si desume dalla domanda di Pietro che segue l'uscita di Giuda, non avevano compreso affatto la portata del tradimento di Giuda e che lo avrebbe condotto alle estreme conseguenze, cioè alla morte di Gesù.

Pietro e gli altri, sembrano infatti non comprendere che Gesù sta parlando della sua morte.
Sembra ispessirsi la nebbia, sia nel loro spirito che nella loro mente. Giuda è l'unico che comprende ciò che deve fare. D'accordo con i farisei, pattuito il compenso in denaro - non vi è scritto quanto - Giuda consegna Gesù nelle loro mani. Giovanni fa comprendere che l'unico a sapere bene del tradimento e proprio Gesù accetta il tradimento. Non si uccide da sé presentandosi ai farisei (sarebbe stato un gesto folle) ma è Lui che decide di consegnarsi loro attraverso le mani di un apostolo. Nemmeno Giuda sembra aver compreso a che cosa avrebbe portato il suo tradimento. Solo quando vede cosa sta accadendo a Gesù, rifiuta il denaro e afferma che Gesù è innocente...

mercoledì 16 novembre 2011

Il tradimento

Tutti noi, prima o poi, sperimentiamo il tradimento. Il verbo "tradeo" in latino, significa "consegnare". Ed in effetti il tradimento si concretizza con un allontanamento della persona da sé, un negare la persona. Le motivazioni possono essere innumerevoli, svariate, intercorrono tra la gamma personale, ideale e... anche fantasiosa. E' una realtà, comunque non giustificata, per nessun motivo. La camuffiamo nelle vesti di correzione fraterna oppure di bene altrui ma, nel profondo si mira a un riemergere una condizione personale di sofferenza, di situazione che non si riesce ad affrontare.
Gesù, però, non ama il tradimento, ama profondamente la realtà... soprattutto quella di Pietro, lealtà che comunque giunge al tradimento dei propri ideali ma che, essendo una persona leale, giunge a riconoscere il suo tradimento. Questo fa molta differenza e aiuta a comprendere che vi sono vari tipi di tradimento e diversi modi di affrontarlo. Ho già parlato di quello di Pietro ma vale la pena parlarne ancora, in quanto è la tipologia di tradimento più comune.

martedì 15 novembre 2011

Il tradimento di Pietro

E ancora mi fa meditare il tradimento di Pietro e l'atteggiamento di Gesù di fronte ad esso. Mi ritorna alla mente come è stato presentato nel film della passione di Mel Gibson. Certe scene suscitano alcuni sentimenti particolari. Sono scene forti che ricordano alcune esperienze personali. Il tradimento è sempre in agguato: la nostra fragilità a volte ci fa cadere in cose che non vorremmo fare. Fu così anche per Pietro che sentì tutta l'umiliazione del suo tradimento. Infatti, dopo averlo tradito, s'inginocchia di fronte a Maria e le confessa il suo peccato affermando di non essere degno nemmeno di essere toccato da Lei. Egli trova conforto fra le braccia di Maria. Questo c'insegna che la Madonna ha un cuore grande e che bisogna ricorrere a Lei pure quando tradiamo Suo Figlio, sicuri di trovare conforto e aiuto. Lo sguardo che corre tra Gesù e Pietro è impressionante. In esso c'è l'amore intenso e sublime di Gesù che sta già subendo sofferenze terribili, un'altra spada, quella del tradimento da parte degli amici, di coloro che lo hanno seguito più da vicino, pesa sul suo Cuore...sulla sua solitudine già così profonda...E' l'abbandono totale e la sofferenza di chi ha tradito e sa di aver ucciso un uomo che sta già per morire...

lunedì 14 novembre 2011

La tentazione di chi sta sulla croce

La libertà evangelica è quindi per certi tratti differente da quella psicologica pur poggiandosi ad essa. La tentazione più intensa di chi sta sulla Croce è quella di sentirsi abbandonati, o meglio, che il male prevalga sul bene e lo travolge con la sua piena. Nel film "Il pianista", la folla degli Ebrei che aspettava di essere trasportata nei campi di sterminio commentava: "Dio non esiste".
Di fronte al male che travolge il bene, viene il dubbio che Dio esista veramente.

domenica 13 novembre 2011

La libertà evangelica



Liberi per amare... La libertà psicologica non basta da sola, altrimenti si cercherebbe semplicemente una pace superficiale solamente con se stessi dimenticando l'aspetto oblativo della vita, quella sublimità che bisogna raggiungere a cui siamo stati chiamati con il Battesimo. Non è opportuno quindi essere liberi dagli altri, ma anche da se stessi. Non è quindi fare ciò che si vuole ma è essere liberi dalla propria concupiscenza per realizzare il progetto evangelico sulla propria vita. Dici niente! E' senz'altro un arduo progetto se si tiene conto delle prove della vita e dell'azione del nemico per allontanarci da Dio...
Le prove della vita, le incomprensioni, i lutti, gli insuccessi sono già abbastanza difficili da sopportare. Ciò, però, che è più difficili da sopportare per il vero credente, è l'entrare nell'aridità del deserto, il sentire lontano Dio. Nell'aridità del deserto, dove Dio ha permesso che l'anima andasse, questa scopre l'intensità della sete e trova nelle sue lacrime la bevanda che la disseta e che, nello stesso tempo le fa desiderare ancor di più Dio. Sembra che Dio abbia abbandonato l'anima e lasciata sola in balia dei suoi sentimenti... L'anima, nonostante senta la morte ghermirla con le sue spire, dovrebbe continuare a pregare. E' un po' quello che accade a Gesù nell'orto del Getsemani. Tentato dal demonio, Gesù riscatta l'umanità respingendolo e facendo un atto d'obbedienza. Molto interessante il modo in cui è proposta da Mel Gibson la scena dell'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi. Il demonio fronteggia Gesù, lo minaccia, gli insinua che non serve a nulla dare la propria vita in riscatto dell'umanità. Gesù appare schiacciato dalla sofferenza e prega usando parte dei salmi. Gesù non utilizza preghiere sublimi ma quelle tratte dalla Sacra Scrittura.
Quante volte nel deserto della tentazione si ha l'impressione che la propria sofferenza non serva a niente e che, comunque, dopo la morte ci sia una voragine, quella della dissoluzione, che ingoia l'anima e il corpo. E' la tentazione più forte, quella che Gesù sentì sulla Croce, quando il male, il dolore sembrava avessero preso il sopravvento. Sembra quasi che le porte del paradiso si siano chiuse...
La libertà evangelica è quella che sta ferma nella fede al momento della tentazione.

sabato 12 novembre 2011

Libertà psicologica

Dal punto di vista laico esiste una libertà a cui tutti noi tendiamo, quella psicologica. Se ne parla molto perché l'uomo, divenuto fragile, tende a dipendere psicologicamente dal suo e altrui umore. L'uomo è proteso verso questa libertà per il suo bisogno di raggiungere la felicità, un bisogno innato a prescindere dalla religiosità della persona. E' chiaro che la libertà evangelica poggia su quella psicologica... E' la famosa crescita umana di cui tanto si parla che diventa fondamentale in taluni casi quando ostacola quella spirituale... ad esempio quando non siamo più che fermi nelle nostre opinioni e le cambiamo a seconda degli umori altrui. Si parla spesso di autostima. Una ricerca più approfondita dei meccanismi psicologici ha osservato che talune manifestazioni di spacconeria derivano dalla mancanza di autostima, celata da un muro di aggressività, innalzato a mo' di difesa. E' quella carenza affettiva percepita o effettiva che genera questi meccanismi di difesa. La libertà psicologica mira ad essere se stessi in ogni circostanza, sciolti da ogni condizionamento di sorta.

venerdì 11 novembre 2011

Libertà fondamentali

La libertà personale si poggia su due tipologie fondamentali: psicologica e spirituale. Su queste si dipanano tutti i vari tipi di libertà: libertà di pensiero, politica, religiosa. E' evidente che la libertà concretamente deve seguire certe leggi e norme ed è limitata da esse. In una democrazia la libertà dovrebbe terminare laddove iniziano i diritti oggettivi individuali. Ci sono dei diritti individuali oggettivi intoccabili. Questi, però, a loro volta poggiano su criteri soggettivi dipendenti dalla storia personale. I criteri soggettivi possono essere comuni a più persone, ovvero ad un gruppo, che condividono alcune idee e pareri. Faccio un esempio. Negli Stati Uniti sussiste la pena di morte, mentre in Italia no. A loro volta, gli Stati che compongono il mosaico variegato degli U.S.A., applicano la pena di morte riguardo a certi reati. Più persone hanno approvato la pena di morte negli Stati Uniti e perciò è diventata un criterio oggettivo di un gruppo di persone che vive in un determinato luogo, criterio non condiviso dal gruppo sociale che vive in Italia. La storia di un gruppo di persone che viveva in tale ambiente geografico, ha suggerito di applicare oggettivamente la modalità della pena di morte riguardo a determinati reati. Pare una soggettività collettiva perché questa oggettività sembra fatua o non ha consistenza in altre nazioni, soprattutto situate nel continente europeo.
I criteri valutativi poggiano sull'esperienza collettiva di un gruppo, tuttavia ristretto, che ha vissuto alcuni eventi formativi o disgregativi. Valori universali, come può essere la libertà, passano attraverso gli alvei più ristretti dell'esperienza collettiva di un gruppo sociale determinato. Ogni gruppo sociale possiede alcuni aspetti oggettivi, condivisi da tutti, i quali formano la cultura, ciò che è ritenuto vero, divenuto tradizione. Ogni gruppo sociale, quindi, ha una propria cultura e modo di vedere gli aspetti portanti della vita. La cultura viene poi passata al vaglio nella cellula fondamentale della società, la famiglia. Il mondo è suddiviso in più culture formate da uomini e donne che nel corso dei secoli si sono riconosciute in esse. I vari gruppi sociale si possono influenzare fra loro soprattutto quando vengono a contatto, ma l'individuo è formato dalla cellula della famiglia e dal gruppo sociale cui appartiene, nel medesimo tempo in cui entra a contatto con i vari mezzi di comunicazione  o servizi. Non si può scegliere, certamente, in quale nazione nascere, ma, ad un certo punto della vita, si può scegliere a quale gruppo sociale appartenere, che condivide alcune idee personali e nel quale mi riconosco. Questo gruppo sociale può agire con un unico intento e svolgere un'attività in seno alla comunità in cui si vive. L'uomo è un essere relazionale per natura e crea legami con gruppi che condividono i suoi medesimi ideali o ha sperimentato una determinata situazione comune come può essere un lavoro o una malattia.

giovedì 10 novembre 2011

La libertà

La libertà, per essere vera, deve scaturire dalle sorgenti alte. Anch'essa è un valore eterno solamente se è radicato in Dio. Tutte le altre sono pseudo - libertà. Ho proposto l'esempio delle martiri di Compiégne e quindi l'azione del governo francese dell'epoca il quale, in nome di una pseudo - libertà ghigliottinavano le persone che davano fastidio. Entrando nel discorso e valutando le varie componenti, ci accorgiamo che vi sono molte contraddizioni. Sei libero... ma non di professare una certa fede e di abbracciare un particolare stile di vita...
Scandagliando il fondo della storia ci si accorge che essa è piena di queste contraddizioni. Dove la libertà non si fonda su Dio, tutto crolla rovinosamente, sfocia in atteggiamenti persino violenti che negano la libertà stessa. 
Dopo il crollo dei regimi totalitari e l'avvento di quelli democratici, vi era una sete assoluta di libertà. Vi è un concetto distorto di libertà che è urgente ridimensionare. Avere libertà significa fare ciò che si vuole senza restrizione alcuna. Parliamo di diritti e libertà ma dobbiamo ben comprendere che la libertà possiede dei confini prestabiliti: essa termina laddove iniziano i diritti del prossimo. Questi confini devono diventare sempre più netti: la nostra stessa coscienza vieta la prevaricazione di essi.

La libertà odierna è un po' come quella concepita dai rivoluzionari francesi. Infatti, si è liberi di praticare sia l'aborto che l'eutanasia senza considerare i diritti del feto o del malato. Facendo questo si fa notare che non sono considerati esseri umani né il malato né l'embrione. Che cosa ridicola dire che il feto ha più diritti dell'embrione quando quest'ultimo è destinato a diventare con il tempo e la successiva suddivisione delle cellule, feto e quindi essere umano. Se avessero ucciso l'embrione da cui siamo nati noi, non saremmo venuti al mondo! Anche noi siamo stati embrioni! E mentre vaneggiano un concetto di libertà distorto, siamo sempre meno liberi psicologicamente parlando, senza contare la crescente fragilità e vulnerabilità a cui la mente umana è esposta.

Così, mentre pratichiamo e permettiamo, anche solamente approvandolo, l'aborto, la nostra mente è appesantita da rimorsi, terribili, perché il grembo della donna, culla di vita, è divenuto tomba per tanti embrioni che non hanno mai visto la luce.
Non copriamo i nostri crimini con la scusa della ricerca medica! Da un'uccisione non può mai nascere una vita... La salute mia a discapito della vita altrui. No, non va bene sebbene il nostro scopo sia quello di dare la salute ad altri esseri.
Si predica che la salute è il bene più prezioso... ma forse non è del tutto vero... E' uno dei tanti beni importanti, ma non è il più importante! Il bene più prezioso è la salute spirituale e lo ha spiegato tante volte anche Gesù quando ha affermato paradossalmente ma anche veridicamente che se un membro è occasione di scandalo è meglio tagliarlo e gettarlo lontano da te.
Affermato il concetto corrente di libertà, passiamo ad analizzare quanti tipi di libertà possiamo riconoscere. Concettualmente possono essere riconosciuti due tipi di libertà: psicologica e spirituale /evangelica.

mercoledì 9 novembre 2011

La società di oggi


Riflettendo sugli aspetti politici odierni, si pongono in risalto la pace e la civilizzazione raggiunti, ma poi, scava scava, non sono di certo i pilastri che sorreggono la società contemporanea. Anch'essa, come un tempo, si basa su un miscuglio di valori mal'intesi quali la libertà, l'unità e la pace. Soprattutto, ancora una volta, fra questi tre ideali, la libertà rimane quella maggiormente fraintesa, evidenziando così, la grande sete che ha l'uomo di essa. Sete che rimane inappagata perché non ci si abbevera alla sorgente giusta. Ciò che toglie la sete non sono le bevande elaborate, ma la semplice acqua. E' la sorgente alta, quella che scaturisce dalle montagne più alte. Le altre bevande sono miscugli di elementi umani e naturali. Accattivano di più, solleticano maggiormente il gusto, ma a lungo andare, bruciano lo stomaco e rendono il palato riarso. E' logico che chi punta ad ottenere un piacere transitorio, si ferma alle bevande elaborate, ma chi desidera la vera salvezza, punta in alto, ad abbeverarsi alle sorgenti alte, la cui acqua, forse, non ha buon gusto come quelle elaborate, ma è più salutare e purificatrice.

I veri valori, quelli fondanti, devono scaturire dalle sorgenti alte, cioè da Dio, altrimenti subiscono un'elaborazione meticolosa e inquinante, si mescolano ad aspetti puramente umani e si macchiano di corruttibilità e instabilità. Quindi, ogni valore per essere eterno e stabile, deve necessariamente scaturire dalla sorgente alta, da Dio, fondarsi in Lui; deve purificarsi per essere poi, a sua volta, elemento purificatore. Solo così, i valori ci trasmettono la loro eternità.

martedì 8 novembre 2011

Le martiri di Compiégne


Un altro esempio luminoso di fede eroica che giunge fino all'effusione di sangue, è il martirio delle Carmelitane di Compiégne. Ambientato nel periodo della Rivoluzione francese, le Carmelitane testimoniarono la loro fede fino alla decapitazione. La Rivoluzione francese, si poggiava su tre pilastri fondamentali: libertà, uguaglianza, fraternità. La mano calcava principalmente sui primi due principi. La cosa assurda era che, in nome della libertà, tanti sono andati alla ghigliottina... Ma com'è possibile? Ritenevano che coloro che stavano in  monastero fossero stati privati della loro libertà, quindi i rivoluzionari mandarono la polizia a controllare, ad interrogare le monache. Fecero un'irruzione nel monastero di Compiégne ed isolarono le monache in modo da non influenzarsi a vicenda. Furono quindi interrogate. Tutte quante affermarono che avevano emesso i voti con libertà, libertà che i voti stessi offrivano loro. L'assurdo fu che tutte e sette vennero ghigliottinate per la libertà... Se questa è libertà! Ma qual è il significato di libertà? Libertà tirannica? Eppure la tirannia e la libertà sono diametralmente opposte.

Il martirio delle Carmelitane di Compiégne sembra essere l'eco del martirio di san Policarpo. Pensiamo che l'uomo sia in continua evoluzione, soprattutto come essere civile e sociale, eppure il martirio di San Policarpo ha più ragione di essere di quello delle Carmelitane, in quanto i Romani, fedeli ai loro principi, non sopportavano che alcuno si opponesse all'Imperatore. L'uccisione di San Policarpo ha quindi maggior senso e coerenza. I Francesi hanno invece ucciso in nome della libertà.

lunedì 7 novembre 2011

I martiri

Ho una grande ammirazione per coloro che hanno saputo testimoniare la loro fede fino alla morte. Mi affascina questo "sì" stabile, irrevocabile, perché denota la totale assimilazione e incarnazione di alcuni valori fondamentali cristiani. E' quell'amore vero, granitico, che diventa cieco di fronte alle difficoltà, non conosce ostacoli né calcoli. Mi affascina davvero tanto. E' davvero lodevole offrire la vita per la Patria, per la pace, per una buona causa, ma offrirla per la fede è eroico, trascendentale. Ritengo che tutti noi cristiani dovremmo prepararci al martirio. Il buon Dio forse non ci chiamerà a tale missione - i santi lo ritenevano un privilegio - però dobbiamo essere pronti. Bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo alle scelte ed accettarne le conseguenze. Non si può essere cristiani a metà, bisogna essere coerenti riguardo all'identità personale.
Oggi è crollata la stabilità di ogni valore, per cui difficilmente si trovano persone disposte a lottare fino in fondo, fino all'effusione del sangue, persino per valori civili. Qualche volta ho riflettuto sui valori più importanti della mia vita. Se fossi un uomo e fossi nata all'epoca del fascismo, non avrei esitato a lottare per la liberazione della mia Patria. L'amor di Patria è un valore molto bello, forse oggi è andato perduto, ma non impegna ad un cammino speciale... Sì, richiede abnegazione ma mai quanto un cammino di fede che non tocca un solo aspetto della nostra mente, ma richiede il coinvolgimento totale della persona. E' palese che si giunge al martirio dopo un cammino di rinnegamento e di accettazione della morte nella propria vita in ogni sua sfaccettatura.
"Martire" in greco significa "testimone". Nell'uso corrente della lingua italiana, ha assunto il significato di "persona che è stata uccisa". Tutti noi, quindi, dobbiamo essere martiri, testimoni della fede.

domenica 6 novembre 2011

I motivi

Ciò che aveva incuriosito maggiormente il regista, Etienne Comar, erano le motivazioni per cui i monaci rimasero in Algeria nonostante le sempre più crescenti difficoltà e l'incombente pericolo di morte. Il motivo principale era l'amore di Dio che tramutava in amore per l'uomo e passione per la sua causa. Il desiderio prorompente di annunciare Cristo e testimoniare il suo amore creativo e preveniente supera ogni paura e difficoltà e comunica la sua stabilità pure nella crescita umana e spirituale dei membri, fino a raggiungere la sua massima espressione nella libertà di fronte alle persecuzioni. Il titolo originale francese non corrisponde alla traduzione italiana "Uomini di Dio". Infatti il titolo era questo: "Des hommes e des dieux", cioè "degli uomini e degli dei" in italiano. In effetti, ogni martire partecipa della vita divina, offrendo il proprio sangue.

sabato 5 novembre 2011

Uomini di Dio

Un film bellissimo che racconta la storia vera di una comunità di Cistercensi francesi. Mi è capitato di rivederlo dopo un bel po' di tempo... Lo avevo già visto, eppure le riflessioni conseguitevi sono state differenti. Il film è stato ispirato, quindi, da una storia vera, all'assassinio di un gruppo di monaci cistercensi di stretta osservanza da parte dei terroristi. Etienne Comar, lo sceneggiatore del film, era stato colpito dalla vicenda e quindi desiderò approfondire la storia e, soprattutto, rimase affascinato dai motivi per cui i monaci, nonostante incombessero i pericoli di una guerra civile, fossero rimasti in quel paese.

La comunità dei cistercensi che risiedeva in Algeria, è scossa significativamente dal dubbio: rimanere o no, in quella terra così sofferta. La scelta finale fu quella di rimanere. La scelta comportò poi, il sacrificio della stessa vita. Fa riflettere questo... Innanzitutto deve far riflettere maggiormente quando non è solamente una persona che muore martire, ma un gruppo di persone.

I monaci hanno maturato la scelta dopo momenti intensi di preghiera personale e comunitaria, cadendo nei loro difetti, provando paura di fronte alla morte, come, d'altronde, Gesù nell'agonia del Getsemani. Essi sono passati attraverso una vera crisi che li ha portati a decidere, insieme, di andare incontro al martirio. Erano unanimi nel parlare e nel pregare. Nel momento stesso in cui i monaci, accertato il pericolo di morte che correvano, hanno accettato di rimanere sul posto, hanno abbracciato il martirio, hanno già testimoniato la loro fede sino all'effusione del sangue. Ciò che mi ha colpito maggiormente nel film, è stato il momento in cui, mentre i monaci si trovavano a pregare in cappella, è passato un elicottero sulla città e quindi vi era il rischio imminente di un bombardamento o sparatoria. I monaci, non smettendo di pregare, si sono abbracciati fra loro, testimoniando di poter affrontare il martirio insieme, che tutti amavano Dio e la sua causa e che per questo sarebbero potuti andare incontro alla morte.
Dio chiede all'uomo se è disposto a morire per Lui. Andando via, i monaci non avrebbero peccato, ma, rimanendo, hanno testimoniato l'irrevocabilità della chiamata e il suo compimento e consumazione assoluti, in quel "sì" vissuto coraggiosamente fino in fondo. Questo testimonia che vi sono comunità capaci di vivere il Vangelo fino in fondo, che è possibile che un gruppo di persone si santifichi insieme, nonostante i propri difetti... La fede sposta le montagne.

venerdì 4 novembre 2011

I nostri pensieri nell'eternità

Come ricordavo nel precedente post, una mia amica mi ha fatto riflettere nuovamente su un argomento abbastanza complesso e delicato: anche i nostri pensieri saranno svelati nell'eternità. Davvero, un argomento delicato che getta le basi per un interrogativo importante: qual è il confine tra un semplice pensiero e il peccare con i pensieri? E' qui che sta la vera questione. Si tende a minimizzare l'azione del pensiero, ma se andiamo a vedere, il pensiero influenza il modo di vivere di un'intera nazione trascinandola nella pura follia. L'ho detto tante volte: il pensiero si traduce molto spesso in azione. Esso deve passare attraverso il filtro della ragione che deve essere ben educata, evangelizzata anch'essa. Penso che se il pensiero passi attraverso una ragione educata malamente, esso si concretizzi in un'azione di peccato, al contrario, se passa attraverso una ragione evangelizzata, esso, seppur sia negativo, prenderà la strada della bontà: magari dapprima avrà l'ardore di un torrente in piena, ma poi sarà domato dagli argini costruiti ai suoi lati, cioè dalla ragione evangelizzata. Quindi bisogna vigilare sui propri pensieri, domarli e condurli per le vie del vangelo, ricordando che, quando si recita il Confiteor, la prima cosa che si dice è che si è peccato in pensieri. Ma davvero si è convinti di ciò che si dice,  oppure si recita una formula voluta dalla liturgia e che, in realtà, dobbiamo sul serio pentirci dei nostri peccati, prima d'immergerci nel mistero/segno della presenza reale di Cristo nell'Eucarestia?