sabato 25 maggio 2013

Essere fermi


Come tutti sarete venuti a conoscenza, don Gallo, il prete genovese degli ultimi, è morto. Questo episodio mi ha fatto pensare. Ha fatto tanto bene alla gente ed è lodevole che egli abbia avvicinato tante persone in difficoltà. I cristiani laici dovrebbero prendere esempio da lui, perché il puritanesimo non porta alla vera carità. Però... dovremmo riflettere seriamente su alcuni elementi, senza giudicarlo, perché questo lo farà il Signore... ma riflettiamo...
Ricordiamo quale fosse l'atteggiamento di Cristo stesso nei confronti dei pubblicani e peccatori: non era un puritano, Lui stava con loro tranquillamente dimostrando così che Dio ama tutti indistintamente come figli suoi. Un padre e una madre, se possiedono nel loro cuore un amore autentico, amano ugualmente i loro figli, seppur questi s'incamminino per strade sbagliate. La Chiesa predilige gli ultimi. Siamo fortunati perché abbiamo un papa meraviglioso che, ogni giorno, ci stupisce con i suoi atti di tenerezza. La Chiesa, quindi, deve stare vicina a coloro che si allontanano dalla retta via, non escludendoli, ma esortandoli, se non con le parole, con i fatti, con le azioni. Lasciare solo un fratello che sbaglia, è come chiudere il proprio cuore agli altri. È vero che, soprattutto san Paolo e anche una pericope del vangelo esortano a scuotere la polvere dai sandali se uno non accetta il messaggio cristiano. Sì, è giusto. Non si possono dare le perle ai porci, lo ha detto Gesù stesso. Quando il cuore di colui che si è allontanato da Dio si è indurito, spesso la nostra testimonianza viene sminuita, ridotta a volte, ad un'occasione in più per bestemmiare. Qui i casi vanno valutati con discernimento. Quando vediamo che un cuore non si converte, non possiamo far altro che pregare, confidando nell'onnipotenza di Dio. Imporre la nostra presenza non sarebbe da cristiani e, forse, sarebbe controproducente. Leggendo il vangelo, fonte inesauribile di meditazione, dovremmo soffermarci sull'atteggiamento di Gesù nei confronti dei farisei. I farisei sono molto ostili al suo insegnamento, ma Gesù non disdegna la loro presenza, tuttavia lo vediamo principalmente con i peccatori, dialogare con loro, perdonarli, perché, comunque, questi sentivano il bisogno del suo perdono. I farisei no,
lo avvicinavano per tendergli tranelli. Gesù rispondeva loro duramente. Sapeva che non erano disponibili al dialogo. Gesù stava con i poveri, i “traviati”, ma non faceva le stesse cose che facevano loro. Era disponibile a fare loro delle carezze, ma non ha mai condiviso la loro vita, non si è messo a fare le stesse cose. È questo che fa la differenza. Il papa è un esempio per tutti noi. È logico che la Chiesa dovrebbe prediligere i più deboli, ma non perché li ama di più, semplicemente perché hanno più bisogno di cure... Ecco perché è così fondamentale che noi ci sentiamo deboli, per essere soccorsi, seguiti da Dio. Ed è singolare che proprio oggi facciano santo don Puglisi, il prete che ha sfidato i mafiosi con la sua testimonianza, senza scappare, senza diventare mafioso lui stesso. Penso che questi avvenimenti dovrebbero indurci senz'altro alla riflessione e diventare realtà vissuta. Fermi nella nostra professione di fede, capaci di stare vicini ai più poveri senza lasciare le nostre convinzioni: testimoni nella carità e fermi nella fede.
Non lasciamoci perciò trascinare dal sensazionalismo, ma sappiamo essere saldi nella fede!

Eucaristia


Fra una settimana sarà la solennità del Corpus Domini, una festa importantissima per i cattolici. Il perno principale su cui verte la vita spirituale del cattolico, è proprio la Santissima Eucaristia. Sapientemente la Chiesa l'ha collocata dopo la solennità della Pentecoste e della Santissima Trinità. È lo Spirito Santo che agisce nel momento dell'epiclesi, cioè nell'istante in cui il Sacerdote, durante la Santa Messa,  invoca lo Spirito Santo per tramutare il pane e il vino in Corpo e Sangue di Cristo. Perché Gesù è voluto rimanere in mezzo a noi? Non è infatti semplicemente un simbolo, è il Corpo reale di Cristo presente nell'ostia. È legato alla Risurrezione: la dimensione della Chiesa è eterna, non può essere legata al tempo, perciò Gesù doveva rimanere nel mondo per testimoniare, tramite lo Spirito Santo la sua Risurrezione. Penso che talvolta noi cristiani non meditiamo mai abbastanza su questa realtà: andiamo a messa per adempiere a un dovere, oppure per possedere un tornaconto personale, anche spirituale. Non dovrebbe essere così: il momento della santa Messa deve essere un bisogno per il Cristiano, il bisogno di incontrare Cristo e altri fratelli in Cristo. Spesso invece si va a messa con il muso, sperando che il prete faccia in fretta a terminare per poter essere fuori al più presto possibile. Si è dimenticata la dimensione della festa della messa e così si è perso tutto. Non siamo noi che in quel momento adempiamo un dovere nei confronti del Signore, ma è Lui stesso che ci ha chiamato a partecipare al suo banchetto. Particolarmente eloquente a tal proposito è il libro del Cantico dei Cantici. Come dice il suo nome stesso, è il cantico per eccellenza e sembra descrivere perfettamente lo stato d'animo di colui che partecipa alla santa messa, all'incontro con il Signore. È il Signore che si rivolge alla Chiesa dicendole: “Vieni, amica mia, mia bella... l'inverno è già passato, i fiori sono apparsi nei campi”. Quale sublime quadro! Quel vieni è un imperativo esortativo, Dio non costringe nessuno. Come sarebbe bello possedere pienamente questi sentimenti! L'inverno è già passato! La morte dello spirito è una cosa passata! Adesso deve predisporsi a fiorire, non il caldo devastante dell'estate, ma la rinascita della primavera. Partecipare con questo stato d'animo alla santa Messa farebbe fiorire la nostra anima!
Poi, il termine Chiesa. I termini della lingua italiana inerenti alla liturgia derivano spesso da vocaboli greci. Chiesa significa convocazione, assemblea, ossia un mettere insieme tante persone, formare una comunità. La fede non è una cosa solamente personale, è ecclesiale, di un gruppo. Esasperare l'elemento dell'adorazione, dimenticando l'aspetto ecclesiale della messa, sarebbe un errore. Chiamiamo Chiesa sia l'edificio in cui alcuni che professano la stessa fede si riuniscono, che le persone convocate unite dalla stessa fede. Deve crearsi perciò un legame tra le persone che sono convocate, devono essere assemblate. Essendo un Corpo mistico, ognuno deve essere unito al resto del Corpo. La medicina c'insegna che quando un arto è amputato dal corpo, l'unica cosa da fare per non far avviare il processo di decomposizione, è metterlo nel ghiaccio. Quel membro non ha la vita in sé: appena il ghiaccio si scioglierà, il processo di decomposizione comincerà inesorabile. Dobbiamo stare uniti a coloro che compongono l'assemblea eucaristic
a. È difficile da comprendere in questi tempi caratterizzati principalmente da un individualismo esasperato che si manifesta anche nella vita dello spirito. Ognuno, andando a messa, prega il Suo Gesù, cerca il suo paradiso, dimenticando che Gesù è il “nostro Gesù” e che il paradiso stesso è una comunità. Allora, l'interrogativo che lascio è questo: desidero davvero partecipare alla santa Messa? Lo faccio con gioia come se andassi ad una festa? O piuttosto è come se andassi ad un funerale?

domenica 19 maggio 2013

Spirito Santo


Solennità dello Spirito Santo. È una festa importantissima che la Chiesa e i fedeli dovrebbero rivalutare. Lo Spirito Santo è la terza Persona della Santissima Trinità, il Paraclito, il Consolatore. Come Dio, Egli è eterno, presente da sempre. Allora come mai c'è stato un periodo in cui lo Spirito è disceso sugli Apostoli in modo tangibile ed impetuoso? Talvolta possono affacciarsi dei dubbi che, se non vengono fugati, diventerebbero veri e propri tormenti spirituali.
La venuta dello Spirito Santo è definita la nuova creazione, ed è proprio così. In origine la Pentecoste ebraica era legata alla raccolta delle primizie della terra e alla manifestazione di Dio sul monte Sinai. Ma affrontiamo uno ad uno gli interrogativi. Il primo: perché si necessita di una nuova creazione? La risposta è semplice. È legata alla caduta dei nostri progenitori. Purtroppo sembra che tutta la nostra storia sia legata a quel tragico momento in cui l'uomo ha cominciato a dubitare della bontà di Dio. La tentazione ha insinuato nello spirito della donna il dubbio e le ha fatto credere che sicuramente ciò che avrebbero fatto, disobbedendo a Dio, sarebbe stata una cosa buona. Così è cominciata la nostra storia, in fondo abbiamo scelto noi di rompere il nostro rapporto con Dio, non potevamo più godere della vita divina, visto che ormai il dubbio si era insinuato nel nostro cuore.  Ci voleva una riparazione, ma il peccato dell'uomo ha creato un divario enorme tra Dio e l'umanità. Ogni più piccola imperfezione davanti a Dio è una macchia enorme. Allora... come disse sant'Agostino... felice colpa che ci ha aperto le porte del vero paradiso, non più quello terrestre. Da un male Dio riesce a trarne un bene, quindi l'offerta del sacrificio di Gesù, il Figlio di Dio, che ha riparato il peccato dell'uomo. Quando impareremo che il peccato è il più grande male dell'uomo?
Anche Gesù, come lo Spirito Santo, è disceso dal cielo in un determinato periodo storico. Dio è sapiente. Abbiamo esperienza pure nella nostra vita, che Dio sceglie un determinato momento per far comprendere all'uomo la sua volontà. Lui sa quali sono i tempi giusti. Spiritualmente parlando, l'uomo si è evoluto nel tempo e Gesù ha preso un corpo, nel momento più propizio, anche a livello storico: il messaggio di Gesù si doveva diffondere oltre la Giudea, non poteva rimanere entro quei limiti angusti. Il messia doveva nascere dal popolo eletto, Dio non può tradire la sua fedeltà, quindi doveva adempiere alle promesse fatte ad Israele.
Vista così, spiegato questo è facile comprendere la venuta dello Spirito Santo. Passiamo quindi alla seconda domanda: perché lo Spirito Santo è sceso in un determinato momento storico?
Come Gesù, anche lo Spirito viveva già nel seno del Padre e hanno agito fin dal principio insieme. La Genesi è definita come Protovangelo. “Le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”. La riparazione del nostro errore, esigeva una nuova creazione, il mondo non poteva rimanere tale e quale a prima del sacrificio di Cristo. Cristo ci ha detto di amare i nemici, di pregare per loro, e noi, sappiamo quanto la natura umana si dibatta di fronte a questo. Ci voleva una forza maggiore che ci desse il coraggio di vivere in pieno la vita divina. 
L'azione di Dio è eterna. Nell'istituzione dell'Eucaristia Gesù ha donato il Suo spirito d'amore, ma doveva prima morire affinché venisse il Paraclito. Il testamento ha efficacia solamente quando il testamentario muore. La promessa del Salvatore era lo Spirito Santo e se Gesù non fosse morto, non avrebbe mai aperto le porte del Paradiso.
Quindi la Pentecoste: la nostra offerta delle primizie della terra, vino e pane, che per mezzo della nuova Legge, quella dell'amore, si tramutano in vero Corpo e Sangue di Cristo.
Quant'è importante quindi lo Spirito Santo! Oggi dovrebbe essere festeggiato come il Natale!
Esauriti gli interrogativi? Ma, chissà! Nel frattempo abbiamo cercato di rispondere ad alcune domande, così...

mercoledì 15 maggio 2013

L'addio alle vittime del porto

Il lungo addio ai morti nella tragedia del porto di Genova, si è concluso poco fa. Un addio di questa portata, non deve limitarsi a questo momento difficile, in cui il ricordo è vivo e fa ancora male. Deve scriversi in ogni cuore dell'uomo e indurlo a riflettere. Il ricordo deve andare oltre il tempo, oltre i confini angusti del tempo.  Genova è una città forte, coraggiosa e generosa ed è per questo motivo che il Signore la prova così duramente come ha fatto negli ultimi anni. Allora vi offro solo il silenzio di questa fotografia e preghiamo per l'anima immortale di queste otto persone.

lunedì 13 maggio 2013

Papa Francesco



Ieri, alcune scene viste in televisione, mi hanno fatto riflettere su qualche cosa. Era la Messa del Papa. Mentre talune Istituzioni della Chiesa, cercano di tornare alle origini percorrendo strade errate che portano alla chiusura di mentalità, al barricamento esteriore entro confini angusti di mancanza di carità, il Papa sta offrendo un modello totalmente diverso. Tornare alle origini non significa esasperare regole o altro, ma vivere il vangelo nella sua interezza. Così sta mostrando il Papa che spezza spesso i protocolli rigidi del Vaticano: il Papa dei poveri... Ma non solo, deve essere il Papa di tutti... e lo è. Il suo atteggiamento deve far aprire gli occhi, interrogare, additare il cielo. Ecco allora che Papa Francesco va oltre l'abbraccio del colonnato di San Pietro, per incontrare la gente, senza timore di attentati, di mettere a repentaglio la propria vita. Egli sa che oggi l'uomo, l'umanità intera, ha bisogno nuovamente di una Chiesa che si fa prossima, come i primi tempi. Non ha bisogno di una Chiesa che si barrica, che si chiude in atteggiamenti di superiorità o di Istituzionalismo rigido che dà spazio solo ad alcuni, neanche fra i migliori.

La seconda cosa che mi ha fatto riflettere è stato il modo in cui veniva distribuita la Santa Comunione a tutti fedeli, non solamente quelli davanti al Papa: in bocca e non sulla mano. I preti, quando vedevano che il fedele tendeva le due mani, dicevano risolutamente no: l'hanno data solamente in bocca!
Papa Francesco pone l'accento sull'apertura che deve avere la Chiesa che non deve adorare quattro mura in cui si chiude per pregare e fare del bene, solo lì, neanche per carità, ma per proprio tornaconto personale, e, nello stesso tempo, comunica che il centro della vita cristiana deve essere il Santissimo, al quale si deve rispetto!
Si deve rispetto al Santissimo! È Lui il centro della vita cristiana! A Lui si deve tornare, non all'inchiostro scritto su carta.

venerdì 10 maggio 2013

Giudizio


Maria Simma afferma che ciò che conduce sempre di più al Purgatorio sono i peccati contro la carità. Un esempio ci è stato fornito dal racconto precedente. Bisogna però intendere che cosa vuol dire giudicare. L'uomo fedele alla legge del Signore infrangeva scandalosamente la legge della carità, asserendo che quella donna non doveva nemmeno essere sepolta nel cimitero. Non si può affermare che ciò che faceva era buono. Non bisogna condannare. È questo il vero giudizio. Spesso si ci confonde pensando che dicendo e pensando che un'azione non è buona, sia giudicare. Non è questo. È l'atteggiamento che si ha nei confronti della persona che ha peccato a fare la differenza. Ha sbagliato, ma non sappiamo qual è l'atteggiamento di quell'anima nei confronti di Dio. Non possiamo collocarle noi in paradiso, purgatorio, inferno. Questo spetta solamente a Dio.

Le anime del Purgatorio


Una realtà dimenticata da gran parte dei cristiani è il Purgatorio. Spesso la morte è vista come un qualcosa di terribile, che avvenga il più tardi possibile, eppure, vista dal punto di vista della fede, è solamente un passaggio, sebbene doloroso, verso l'eternità.
Non intendo dire che non si debba piangere la morte dei propri cari: padre Pio stesso soffrì molto per la morte della mamma. Dico semplicemente che si debba considerare la propria, una grazia: l'opportunità di vivere pienamente della vita divina. 
Ho potuto riflettere nuovamente su questo argomento grazie alla lettura di un libricino su Maria Simma. “Le anime del Purgatorio mi hanno detto...” è un riassunto delle interviste redatte da Nicolas...
È più facile pensare all'esistenza esclusiva di un Paradiso e di un inferno, perché, bene o male, chi pratica, le porte dell'inferno le sono chiuse. Nemmeno questo, però, è scontato. Dà fastidio che rimanga uno scotto da pagare nonostante il nostro impegno. Maria Simma pone davanti ai nostri occhi, altre riflessioni che possono disturbare: modi di fare della Chiesa che sono ormai diventati abitudine. Lei fa riflettere che tali pratiche non sono giuste. Maria Simma non è una moralista. Sono alcuni racconti che lei stessa propone, che fanno affermare che non è un'assertrice senza misericordia delle leggi divine. Non lo è e, per questo, è ancora più credibile.
Si racconta che un uomo, un giorno, si recò da Maria Simma per ottenere una risposta sulla sorte di due suoi defunti: un uomo e una donna. Siccome era l'anno mariano, Maria ricevette subito una risposta dalle anime: la donna era salva, mentre l'uomo si trovava ancora nel più profondo purgatorio. 
Con semplicità, la notizia fu comunicata al richiedente. Costui scosse la testa e disse che non era possibile: l'uomo andava sempre in chiesa mentre la donna era morta in ospedale per una pratica anticoncezionale.  Maria, lo ascoltò e avanzò l'idea che forse si era sbagliata: durante l'anno mariano infatti, riceveva una gran quantità di risposte, e forse aveva annotato male. Ripropose, quindi, il quesito alle anime le quali risposero che non aveva sbagliato: l'uomo era nel più profondo purgatorio e la donna era già salva!

L'uomo che aveva domandato di tali anime, ricevuta nuovamente questa risposta, non credette più e il villaggio fu messo in subbuglio da questa notizia. Maria Simma affermò che non poteva far nulla: non poteva dire diversamente, visto che erano state le anime a rispondere così. Già questo è indice di onestà: chi usa anche per il bene le bugie è alleato del demonio. Maria non lo era di certo: era sincera anche quando ne andava della stima degli altri. Quanto dovrebbe farci riflettere sull'uso delle bugie purtroppo usate normalmente anche da persone consacrate o impegnate! Per ciò Maria Simma dà fastidio. Dice troppo la verità. Ritornando al racconto delle due persone, una donna che aveva conosciuto molto bene i due defunti e proveniente dallo stesso villaggio, si recò a sua volta da Maria Simma e le raccontò che era vero che quella donna era debole moralmente ma che di questo aveva sofferto molto. Tale difetto era dovuto a tare ereditarie e il prete che la seguì sul letto di morte, asserì con ammirazione che era morta santamente, pentendosi di tutti i suoi peccati. Morì nel Signore e fu seppellita religiosamente. L'uomo, invece, era il primo e l'ultimo in chiesa, ma non smetteva mai di criticare. Ciò che fu veramente vergognoso da parte sua, fu l'atteggiamento tenuto al funerale della suddetta signora. Affermò infatti: “Una simile carogna non doveva essere seppellita al cimitero.”

Terribile quest'asserzione! Allora Maria Simma comprese tutto: “Il Signore non vuole che noi giudichiamo”
Già, non sappiamo mai che cosa avviene in un'anima... Ma quanto spesso accade a chi va a Messa di giudicare!

domenica 5 maggio 2013

Eutanasia



Un tema importantissimo e talmente vasto da non poterlo certamente esaurire in un post, è quello dell'eutanasia. Oggi, navigando per internet, ho trovato casualmente un video in cui una donna raccontava in poche parole la sua esperienza di dolore. Affetta da una lesione al fegato, i medici le comunicano che l'operazione a cui era stata sottoposta, era  stata inutile e che non c'era più niente da fare. La protagonista del video afferma che era morta proprio quel giorno. Decide quindi di andare in Svizzera e sottoporsi all'eutanasia. Brevemente descrive il dramma di quella decisione. Non è semplice da p

rendere, in quanto, sia soffrendo fino in fondo che andando in Svizzera, il traguardo rimaneva sempre quello della fine della vita. Quanti interrogativi emergono da questo video! Non sono esauribili in poche parole, perché tocchiamo il tema più importante per l'uomo: il senso del dolore e intrinsecamente della vita. Tanto tempo fa, avevo una bambolina accompagnata da alcuni aforismi che leggevo continuamente perché erano zeppi di ideali e densi di possibili riflessioni. Fra questi mi aveva colpito maggiormente uno che affermava che la vita era degna di essere vissuta fino in fondo perché tutte le cose semplici sono quelle che le danno valore, come ad esempio un sorriso.
Soffrire e vedere gli altri soffrire rimane molto difficile, ci vuole molto coraggio. Tuttavia è possibile farlo e ci sono stati molti esempi: Chiara Badano, Mario Filippo Bagliani, Daniela Zanetta e tanti altri. Erano giovani che hanno saputo affrontare il dolore e la morte proprio perché amavano tanto la vita. Quando si ama e si desidera la vita eterna, si vive più profondamente e intensamente quella terrena. A volte si vuole abbandonare la battaglia in quanto si è soli e non si hanno motivazioni forti per continuare a vivere. Loro, quei giovani eroi, avevano una motivazione molto forte: la fede, la presenza tangibile di Dio che non ha cancellato dalla loro vita il dolore, ma gli ha dato un senso. È da specificare che anche dal punto di vista medico, in Italia, ci sono alcuni mezzi che possono aiutare a vivere dignitosamente gli ultimi dolorosi momenti della propria vita. Mario Filippo Bagliani si sottopose alle cure palliative. Egli visse fino in fondo, a soli 19 anni, la sua malattia e giunto ormai alla fine, quando i fantasmi dei propri incubi minacciavano la sua serenità, decise, confrontandosi con il suo direttore spirituale, di sottoporsi a queste cure che non acceleravano l'avvento della morte, ma toglievano quel dolore che a lungo andare lo avrebbero fatto impazzire. Ricordiamo come anche santa Teresina, alla fine della sua vita, consigliò di non lasciare nessuna medicina vicino al malato terminale, sottintendendo che questo avrebbe costituito per lui una tentazione, quella del suicidio. La terapia del dolore lo traghettò serenamente all'altra sponda dove Maria e Gesù, insieme con suo papà già morto per lo stesso male, lo stavano aspettando. Quanto bene ci sarebbe da fare! Stare vicino ai malati terminali, è una grande missione, poiché li aiuta ad accettare il dolore e la morte, senza consegnarsi all'eutanasia.

sabato 4 maggio 2013

Il mese di maggio


Maggio è il mese per eccellenza dedicato alla Madonna. Quante volte un cristiano pensa di poter fare a meno di Lei? Spero poche volte, perché la Madonna dovrebbe avere un ruolo fondamentale nella nostra vita spirituale. Ella è Colei che Dio ha scelto per generare il Figlio di Dio ed è come noi. Quanti prototipi sbagliati di donna ci propone la società! In Maria si trova la  realizzazione piena della donna. Maria è grande e ci ama immensamente. Con il suo sì ha contribuito alla nostra salvezza. Non è così scontato. Ha pronunciato il suo sì anche sotto la croce. Scontato? Chi di noi avrebbe avuto il coraggio di offrire per l'umanità il sangue del proprio figlio senza maledire coloro che lo avevano sparso ingiustamente?

Maria è la Rosa Mistica. Maggio è il mese delle rose. Santa Teresina di Lisieux aveva detto che il mondo era un immenso giardino in cui sbocciava una gran varietà di fiori. Gli uni non desideravano le qualità degli altri, perché ognuno possedeva delle caratteristiche peculiari che lo rendevano prezioso e bello agli occhi di Dio. Inoltre non si rubavano la gloria fra di loro, perché la bellezza della rosa non toglieva nulla alla delicatezza della violetta. Le virtù di Maria sono i petali che compongono la rosa. Sono colorati e profumati. Maria non poteva essere che la Regina di tutti i fiori, la rosa. L'umiltà non comporta il soffocamento dei doni di Dio, ma il loro esaltamento perché le virtù sono l'espressione più alta della gloria di Dio e Dio aveva creato Maria come il fiore più bello.