mercoledì 29 giugno 2011

La vita di preghiera

Pregare è molto importante, è il cibo dell'anima. In un famoso libro sulla preghiera, l'autore poneva una domanda molto importante. Come mai anche se si prega molto, la vita non cambia? Ignacio Larrañaga, l'autore, rispondeva che forse non si è pregato bene, si è solo fatto un lungo monologo con Dio. La vera preghiera, invece, entra nella vita, la trasforma in modo radicale. Si prolunga nel tempo, non termina nel momento in cui usciamo di chiesa o smettiamo di dire parole a Dio. La vera preghiera costituisce un fitta trama nel tessuto della vita. La vita deve essere permeata dello spirito di preghiera, quindi cambiare la vita radicalmente. È vero, Larrañaga aveva ragione: la preghiera, per essere autentica, deve produrre frutti di vera conversione. Riflettiamo sui vari tipi di rapporti che possono intercorrere fra due persone. Due persone che non si frequentano, avranno un rapporto molto freddo, ovvero di convenienza. Ciascuno fornisce all'altra solamente informazioni. Ognuno ritorna a casa, scordandosi di tutto ciò che si è detto e continuando con il solito tram tram. È stato solo un incontro superficiale. Ecco spiegato il motivo per cui, pur avendo pregato, la vita non cambia: sono stata con Dio, gli ho parlato, non abbiamo litigato ma il nostro incontro è stato molto superficiale, un rimanere nei propri binari, un desiderio relativo di conoscere l'altro. Quando, al contrario abbiamo desiderio di costruirci un'amicizia, gl'incontri si fanno sempre più intensi, non solo ci si scambia delle informazioni,ma si condividono esperienze, si prolungano i momenti d'incontro che hanno il fine di conoscersi, di unire le proprie vite, di fare esperienze comuni.
Unire le proprie vite...
In questo quadro s'innesta la vita religiosa che dovrebbe essere l'unione completa della propria vita a quella di Gesù, un condividere la sua castità, obbedienza e povertà. Ecco perché il celibato per i sacerdoti deve essere importante. Non è solo il condurre una vita di preghiera ma è un fondere il proprio vissuto con quello di Dio. È qualcosa di più rispetto al vivere nel mondo. Questa differenza deve essere chiara a tutti i religiosi per appropriarsi della propria identità.

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