mercoledì 28 luglio 2010


Nei post precedenti ho parlato delle emozioni e del loro ruolo nella nostra vita. Forse a qualcuno sarà apparso che le valuti assolutamente in modo negativo. Ho voluto, diciamo così, trattare del lato oscuro della medaglia. D’altronde, abbiamo a che fare con le nostre emozioni, ogni giorno. Questo continuo contatto talvolta non ci permette di conoscerle e saperle instradare. Anzi, forse, quel contatto incessante, soprattutto parlo delle emozioni negative, ci pare un bombardamento su tutti i fronti e, siccome siamo attaccati da ogni parte, non sappiamo bene come difenderci. Finché sono positive, ci possiamo crogiolare in esse, ma quando sono negative, generano nella nostra vita quella personcina che non vorremmo mai incontrare: la sofferenza. Le emozioni, in questo caso, diventano quel torrente di cui ho già parlato. Il torrente ha caratteristiche particolari, molto differenti rispetto a quelle del fiume. Il torrente è corto e, nei periodi di secca, è capace di scomparire del tutto, facendo affiorare tra le sue acque, le pietre che custodiva e trascinava nella sua folle corsa verso il mare, verso cui sembra essere attratto, come il ferro dalla calamita. Basta una pioggia un po’ più intensa o violenta, ecco che il torrente spumeggia allegramente nel suo letto, ormai diventato tanto stretto, da desiderare di visitare le case che lo hanno sorvegliato, quando, sornione, si nascondeva agli occhi degli abitanti. Così sembrano essere le emozioni. Quelle positive ci portano ad un’euforia che bisognerebbe riuscire a controllare; quelle negative, alla depressione più nera, alla sofferenza che tanto ci disturba. E la sofferenza disturba tutti, senza distinzione.


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