domenica 7 agosto 2011

Santa Virginia Centurione Bracelli

Come ho già detto, tante donne hanno contemplato la Passione di Cristo. Hanno vissuto esperienze mistiche molto profonde. La Croce, in effetti, è l'espressione più alta dell'amore di Dio. Spesso, quando si soffre, si trova fiato e spazio per recriminazioni di ogni genere: la sofferenza, sia fisica che morale, fa male. Gesù, però, c'insegna che bisogna andare oltre, prendere il largo, navigare in alto mare, dove l'acqua è più profonda e pulita e tutt'attorno a noi è avvolto dal silenzio più profondo, rotto solamente dallo sciabordio delle onde contro la barca. Oggi stesso, domenica 7 agosto, nel Vangelo secondo Matteo (14,22 - 33), si narra di un fatto particolare: Gesù compie un miracolo ma non volto alla guarigione di qualcuno; semplicemente cammina sulle acque. Nell'interpretazione corrente di questa pericope, si accosta il simbolo della barca, a quello della Chiesa che percorre il mare del tempo, lottando contro le onde ed il vento contrario, cioè la mentalità opposta del mondo. Gesù durante la sofferenza più cruda della Sua Passione, non recrimina, tace, accetta, ama la sofferenza e perdona i Suoi crocifissori. Così fecero anche i santi. Certo, la forza è stata data loro da Dio stesso: hanno camminato e sono cresciuti nella fede con il tempo, non sono nati già santi! E meno male, aggiungo io!!! Quando ero piccola e leggevo la vita dei santi, mi parevano dei giganti e che fossero dotati di doni straordinari fin dalla più tenera età. Ahimè, non era certo per me la santità! Eppure Gesù quando affermava di seguirlo, lo diceva a tutti i comuni mortali... Ma quando leggevo la vita dei santi... Ecco che uno mentre pregava cominciava a prendere il volo... va bene, risparmiava sul biglietto dell'aereo, ma poi, a me, che serviva se, quando pregavo, invece di volare, tante volte cascavo dalla sedia che era troppo alta per me?
Oppure si raccontava di santi che cogliendo le campanelline, cioè i fiorellini, suonavano...Ahimè, il più delle volte, pur amando gli animali, quando coglievo fiori in campagna, dalle corolle ne usciva ronzante un'ape tutta inquieta per averla disturbata ed io ero costretta a fuggire a gambe levate... altro che sonar di campane!
Leggendo quei libri infatti sembrava che la santità fosse legata a questi fatti prodigiosi...No, affatto... per fortuna! La santità è legata all'amore, averlo nel cuore è un miracolo da parte di Dio, visto il nostro egoismo. Certo, questo esige una risposta costante ed eroica da parte del santo. Forse è più facile suonar una campanellina che amare con abnegazione il prossimo ed il nemico!
Santa Virginia possedeva questi doni straordinari, ma nella sua biografia splende anche la sua fragilità umana. In breve, la sua vita si dipana in una serie di colpi di scena, come ad esempio il matrimonio con Gaspare Bracelli, accettato per obbedienza e poi vissuto con adesione sincera e amore vero, poi la vedovanza a soli 20 anni e quindi la decisione di non contrarre più il matrimonio per appartenere solamente a Cristo. Da ciò comincia la sua attività caritativa indefessa, volta principalmente alle ragazze di strada.Era una santa dotata di questi doni straordinari, ma erano pochi rispetto all'attività caritativa che svolse nella sua città grazie all'amore di Dio di cui era colma. Nelle biografie non vi è narrato il suo travaglio interiore, che rimane nascosto: di lei ci rimangono solo alcuni propositi scritti, che rivelano una spiritualità profonda ed intensa, basata sulla Sacra Scrittura ed un colloquio aperto con Dio.Attingeva la sua forza nella contemplazione del Crocefisso: era una donna contemplativa e attiva nel medesimo tempo. Adesso, passeremo a riflettere su quale fisionomia prese la croce nella Sua vita.

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