sabato 29 giugno 2019

Lupi rapaci

La pericope del Vangelo letta qualche giorno fa, mette in luce un aspetto su cui dovremmo riflettere più sovente.
“Guardatevi dai lupi rapaci che entrano nel recinto del vostro gregge sotto l'aspetto di pecore... dai loro frutti li riconoscerete. Un albero buono produce frutti buoni, mentre uno cattivo, cattivi.”.
Il discernimento non è tanto facile, perché per fortuna tra coloro che si dichiarano atei, ci sono delle persone veramente stupende, al contrario, tra i cattolici, che dovrebbero intendere meglio cosa significhi che tutti hanno bisogno di conversione, ci sono persone che vivacchiano e fanno del male agli altri, oppure che tengono molto al prestigio personale.
Infatti, ci sono persone dichiaratamente cattoliche che vanno sempre a messa, eppure non curano l'aspetto interiore, quello più importante. È chiaro che nessuno di noi è santo (a partire da me stessa... le mie meditazioni partono sempre dalla mia realtà), ma si cerca di camminare verso il buon Dio chiedendogli di immergere il proprio cuore nel vero amore. L'atteggiamento del vero cattolico è quello del “pubblicano al tempio”. Egli sapeva bene di essere un peccatore pubblico e davanti alla presenza di Dio, inginocchiato in un angolo, incapace di alzare gli occhi, si percuoteva il petto, domandando pietà e perdono. Il cattolico non può giudicare gli altri perché sa bene che lui stesso è incline al peccato e se non cade in qualche peccato grave, lo deve solamente alla grazia di Dio. Le persone che non curano l'aspetto interiore, sono quelle raffigurate da Gesù, sempre nella stessa parabola, dal Fariseo che inizia la sua preghiera bene, con un ringraziamento, ma la continua male dicendo che non è come gli altri, come il pubblicano accanto a lui, sciorinando la sua superbia senza limiti. Ecco, ci sono persone cattoliche che apparentemente non ledono la carità, anzi sono sempre impegnatissime, al centro di ogni opera buona, ma... se vivi con loro capisci che non è oro tutto quel che luccica. Ogni opera viene fatta per la soddisfazione del proprio “io”, per avere un proprio tornaconto personale. Esternamente sembra che non critichino, ma poi sono proprio come l'acqua cheta che rode a lungo andare senza che gli altri se ne accorgano... ed è davvero la peggiore... Assecondano la loro gelosia, parlano direttamente con persone che contano per rovinare la vita agli altri o... si fissano con una persona alla quale non danno occasione di cambiamento, ma spesso e volentieri vedono in queste i propri difetti. Non è da Dio demolire le persone. La correzione fraterna è tutt'altra cosa.
Poi ci sono le persone atee di buoni principi, almeno apparentemente. A loro dire sono per l'accoglienza della diversità di qualsiasi tipo sia, per la tolleranza e il dialogo... ma se poi parli con loro, ci si accorge che spesso mettono etichette a chi la pensa in modo diverso e la loro accoglienza, tolleranza e dialogo sono per lo più fini a ricevere un tornaconto personale o si dedicano a criticare il prossimo senza scrupolo per il loro peso, per il loro stile di vita differente dal proprio... e in questi comportamenti, mi sapete dire dove sono l'accoglienza, la tolleranza e il dialogo? In realtà una persona che critica è spinta da due motivi fondamentali: la gelosia o la superbia. Una persona che critica tenta di sminuire l'altro per far capire o autoconvincersi di essere migliore.
L'ateo di principi davvero buoni, quello che supera il cattolico fatto solamente di tradizioni, è quello che spende davvero la vita a servizio degli altri. Ricordiamo Sanguineti il medico che aiutò padre Pio a tirare su l'ospedale Sollievo della Sofferenza.... Lui si dichiara ateo, ma di fatto serve Gesù nei propri fratelli. Questo è il prototipo anche del cattolico vero che si spende per gli altri. L'ateo e cattolico santi hanno un comune denominatore: l'umiltà... e l'umiltà non porta alla critica... Ricordiamo che la critica devasta il prossimo....

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