Ritorniamo al discorso sulla vera
gioia. Vi sono emozioni negative e positive. La gioia, ovviamente, fa
parte di quelle positive. La parola “positiva” significa
costruttiva. Ma come facciamo a catalogare le emozioni in positive e
negative? Non è tanto ciò che produce piacere in noi, anche se
ovviamente anche la virtù, sebbene la pratica di essa ci faccia
sudare, ci dona gioia. Positivo è tutto ciò che contribuisce a
costruire qualcosa di noi stessi: la persona integra. In questo si
radica la gioia cristiana. Le emozioni infatti, spesso e volentieri
sono passeggere. Uno stesso evento, vissuto in tempi diversi, ci
procura una reazione differente, non per questo cambia lo scopo e la
natura di questo. La sostanza dell'evento è quella, siamo noi che lo
accogliamo in modo diverso. Sappiamo bene che noi umani abbiamo
bisogno di stabilità. Non dobbiamo lasciarci portare via dal vento
delle nostre emozioni come se fossimo delle dune di sabbia. Abbiamo
bisogno di una roccia stabile e, nella nostra vita, è solamente Dio.
Non può essere altro. Tutto il resto è soggetto al mutamento, al
divenire, alla corruzione. Solamente Dio è immune a questo processo
di cambiamento. Dio è immutabile in quanto è eterno. Diventare
stabili, perciò, significa fare tutto ciò che ci conduce a Dio,
anche se ci costa. La pratica della virtù non è così semplice:
essa talvolta ci chiede di negare qualcosa a cui teniamo. Perché lo
dobbiamo fare? Semplicemente perché questo ci aiuta a costruire la
nostra persona, interiore e fisica. Il bambino non deve toccare il
fuoco, anche se questo è bello da vedersi... Però fa male...

Voglio ricordare inoltre, che il
diavolo, spesso e volentieri, quando appariva ai santi per tentarli,
si presentava come un bellissimo uomo, distinto ed elegante e
proponeva quasi sempre qualcosa di buono per il corpo. “Non fare
questo, fa male al tuo corpo!”... No, il cristiano deve mettere
sempre l'esigenza dello spirito: tante volte infatti neghiamo a Dio
delle cose che non fanno per niente male al nostro corpo!
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