Dio è infinitamente paziente, lo rivelano le parabole che racconta ai suoi discepoli.
Oggi, memoria dei santi Gioacchino e Anna, ci propone la parabola del seminatore e, domani, quella della zizzania. A un popolo di pastori e agricoltori, quale era quello degli Ebrei, Gesù spiega il Regno di Dio e l'amore del Padre utilizzando l'ambiente agreste. Gesù desidera che comprendano bene il suo messaggio, affinché possano condividere pienamente la vita divina. Ovviamente non viene capito, il messaggio viene filtrato e rielaborato da menti prettamente materiali. Dio sorprende perché abbatte ogni confine umano, vuole proiettare la vita spirituale umana in un contesto infinito. Quando si vuole relegare la Parola di Dio in un cantuccio o semplicemente elaborandola in specifici settori, complessi, contraddittori, non si arriva al suo cuore, Dio, cioè, diventa il Perfetto Sconosciuto.
Con infinita pazienza spiega che noi possiamo essere vari tipi di terreno, un terreno, comunque, che può cambiare di sostanza se viene curato e così renderlo disponibile ad accogliere quel seme che viene gettato dal seminatore, ossia Dio. Possiamo comprenderlo anche noi, sebbene viviamo in comode ma deliranti città: veniamo dalla terra e da essa siamo attratti ed istruiti, perché ad essa dovremmo tornare, polvere come lei.

Ebbene, ritornando al discorso della zizzania, è che la zizzania potrebbe soffocare definitivamente la pianticella cresciuta bene e renderla colpevolmente come lei. Oh sì, dovrà rispondere anche di ciò che ha fatto della pianticella. Quanti nostri atti marchiati come il bene maggiore dell'altro, hanno portato l'altra persona alla disperazione e qualche volta al suicidio?
Dio però è paziente, attende, come l'agricoltore... Beato Lui che ce la fa!
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