sabato 13 luglio 2013

La casa sulla roccia

Continuando sull’onda della riflessione precedente, fondare la propria casa sulla roccia, come predicò Gesù, è costruire la propria vita su ciò che è eterno. E chi è eterno se non Dio solo. Se non sono fondati su Dio, noi stessi e le persone accanto a noi, anche le più care, sono transitorie. Ma perché allora venire al mondo se siamo destinati a diventare polvere? Perché vivere, perché amare se tutto si dissolverà come una bolla di sapone? Da questa semplice domanda possono scaturire infinite riflessioni. Per me è difficile affrontarle tutte in blocco. Cerchiamo di affrontare un discorso alla volta.
Ciò che è più importante nella vita sono proprio gli affetti, le amicizie, le persone a noi più care… ma anche loro sono transitorie, almeno nel corpo. Chi non crede capisce bene che tutti coloro che sono oggetto del loro affetto sono destinati a scompare, secondo loro per sempre. Terribile. Ricordo che una bambina uscì in un’espressione molto bella ma enigmatica: le persone che ci hanno lasciato vivono in noi attraverso i ricordi…
Perdonatemi se vi dico che tutto ciò è molto triste. Stringendo stringendo, il succo del discorso è questo: non appartieni più al mio presente né al mio futuro, sei relegato in un passato che non può più tornare. Le nostre persone care defunte non vivono solamente nel nostro passato ma dal cielo continuano ad occuparsi di noi, ad amarci, pure in modo concreto. Siamo troppo occupati a trovare il lato negativo della nostra vita perché talvolta è romantico, altre è più facile, che non ci accorgiamo di ciò che di positivo abbiamo. I nostri cari intervengono ancora, rimuovendo ostacoli nella nostra vita, ostacoli che noi ignoriamo. Non possiamo sapere della loro esistenza, perché sono stati rimossi prima che noi ci inciampassimo. Che brutto quindi far vivere i nostri cari nel passato quando li abbiamo nel tempo presente, vivi e operanti, presenti sotto forma diversa. Prendiamo un elemento naturale indispensabile alla vita e che è per eccellenza il simbolo della vita: l’acqua. L’acqua può essere presente sotto varie forme: liquida, solida e gassosa. L’umidità è acqua, non la vediamo. La tecnologia di oggi può spiegare persino cose spirituali: i deumidificatori hanno la funzione di trasformare l’umidità, l’acqua che noi non vediamo, in acqua liquida che noi vediamo. Se non vediamo l’acqua, non è detto che essa non esiste. Esiste, eccome! Così è di Dio. Se non
lo vediamo, non vuol dire che non esita.
Qualcuno potrebbe obbiettare che Dio è un’ invenzione dell’uomo per sopportare le sofferenze della vita. Escludendo le varie manifestazioni anche tangibili della sua esistenza, possiamo dimostrare l’esistenza di Dio pure senza ricorrere ad esse. L’uomo non può pensare a una cosa che non esiste… fantasiose sì, ma anche queste partono da un’ esperienza dell’uomo. Una cosa che non esiste non si può pensare. Quindi se l’uomo può pensare a Dio, Egli esiste… L’uomo ha ammesso sempre l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima. Se ha un concetto, seppur imperfetto dell’infinito e dell’eternità, vuol dire che queste esistono. La scienza ha dimostrato che pure l’universo ha una fine: buchi neri… ma l’uomo ha dentro il suo cuore la concezione dell’infinito e ad essa tende ad ogni istante. L’atto della procreazione ha come base questo: la sopravvivenza della specie; le opere artistiche hanno lo scopo di rendere tangibile la bellezza e renderla eterna: una tela, una scultura, durano più di un uomo che in poco tempo si riduce in polvere. Quindi l’infinito, l’eternità esistono, partono da un’esperienza empirica dell’uomo.
Dio perciò non può essere semplicemente  una favola, il suo concetto può partire da un’esperienza umana tangibile, immanente… Visto tante rivelazioni da parte delle anime del purgatorio, chissà che l’uomo primitivo non abbia avuto l’esperienza di un mondo che trascendeva dal nostro? Perché escluderlo totalmente?

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