Oggi è una giornata bigia, ma tranquilla, senza vento.
È il quarto Natale che passo nella mia casetta. Nella prima domenica di Avvento ho preparato l'albero e il presepe. Ci sono stati dei momenti in cui ho assaporato quella gioia genuina che solo l'esperienza spirituale può donare.
La città si è illuminata, si è rivestita a festa. A Natale c'è sempre un clima particolare. Le giornate sono corte, il sole ha fretta di nascondersi dietro l'orizzonte del mare e quel buio mi dona tanta pace, mi riporta a momenti lontani, a momenti che non si possono più rivivere, perché alcune persone non ci sono più.
Sono ricordi genuini, che donano pace e gioia. Mi riporta alle serate passate da una conoscente in corso Sardegna. La macchina correva squarciando il buio con i suoi fanali. A volte l'asfalto brillava per la pioggia e rifletteva come uno specchio vacuo, difettoso, le luci delle illuminazioni delle strade. Dicembre era un mese speciale, talvolta regalava i brividi sotto il cappotto, regalava giornate umide, fredde e buie che si potevano contemplare attraverso il rettangolo dei finestrini dell'auto e della scuola. Il cielo era talmente adombrato, scuro, che in aula si doveva accendere la luce, perché altrimenti non si vedeva nulla. Sembrava che la notte avesse fretta di scendere e inglobare tutto nel suo colore viola: i palazzi e gli alberi scomparivano lentamente sotto questo telo scuro. Il giorno dell'Immacolata a casa mia era una grande festa. Mio padre andava nel sottoscala e prendeva le scatole contenenti l'albero, il presepe e tutti gli addobbi di Natale. Tra le palline, facevano capolino i lavoretti e i biglietti che preparavamo a scuola. Avevano un odore buono, particolare, e un colore singolare. Tutto brillava dentro quelle scatole che piano piano si svuotavano. Finalmente l'Albero prendeva il suo posto sul tavolino della cucina. I suoi lunghi capelli d'angelo argentati invitavano i gatti a fare le loro marachelle. Quando ero piccola, sotto l'Albero non appariva nulla se non il 24 dicembre, quando tornavamo dalla messa di mezzanotte. Noi donne andavamo a messa insieme ai conoscenti, qualche volta anche gli uomini si univano a noi. Per me era un momento speciale quello, faticoso, ma speciale. Ormai il buio aveva ingoiato completamente la città, ma lo scampanio felice delle campane delle chiese, squarciava il silenzio. Ci accoglieva sempre il silenzio della chiesa e nell'aria si percepiva il momento trepidante dell'attesa e, quando finalmente le campane risuonavano, la mia domanda si faceva pressante: "Gesù Bambino è nato?". Ricordo che ci credevo davvero e la mia fede infantile non lasciava spazio ai dubbi. Per me quello era il momento in cui Gesù Bambino nasceva e sapevo che ogni anno si ripeteva il grande miracolo. Natale era davvero giunto e non era solamente regali, era la gioia di una Nascita attesa, di un miracolo che mi piaceva contemplare ogni anno. Dopo la Santa Messa era tempo di ritornare a casa. Gli occhi erano ormai spalancati dallo stupore e adesso c'era il momento dell'apertura dei regali. Per me li portava sempre Gesù Bambino.
Da quelle scatole che giacevano nel sottoscala, usciva anche il Presepe con le sue numerose statuine e prendeva posto nel corridoio dell'ingresso. Mentre l'albero veniva allestito da noi bambine e nulla veniva ritoccato dagli adulti, il Presepe era un'arte. Quando riponevamo le statuine prendevano vita e si ripercorreva la storia della Natività... sempre... ed erano gli adulti, poi, a riporre bene le statuine quando noi sbagliavamo, perché quella era una cosa seria...
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