domenica 19 gennaio 2014

Chi è Natuzza


In questa meditazione presenterò velocemente l'esperienza di Natuzza Evolo, per farvi comprendere il motivo e la fonte delle mie riflessioni. Natuzza non nasce in un ambiente spiritualmente sano: suo padre, emigrato in Argentina, ha formato una nuova famiglia e la condotta della madre è parecchio chiacchierata in paese. Non riceve una formazione umana e spirituale cristiana, tuttavia si distingue tra le coetanee per il suo carattere dolce e paziente. Cresce nella miseria e per questo deve lavorare per aiutare la famiglia. Dio non sceglie i sapienti e i forti: Natuzza ottiene un dono straordinario, a lei vanno le anime del purgatorio per ottenere preghiere, suffragi, perché sanno che il suo cuore è generoso e offre volentieri quello che ha. Lo straordinario irrompe nella sua vita fin dai dieci anni. Come spesso accade nella vita di questi grandi mistici, la prova, anche da parte della Chiesa, sta in agguato. Molti santi, come san Filippo Neri, padre Pio e tanti altri, hanno sofferto delle persecuzioni da parte della Chiesa, persecuzioni pesanti che non vanno per il sottile, che decretano la mistica o il mistico pazza o pazzo, affetti da turbe psichiche. Tali persecuzioni fanno arricciare il naso, senza dubbio, ma hanno uno scopo ben preciso. Per il perseguitato sono importantissime per la sua crescita nella fede o per dimostrare che si deve essere fedeli anche nei momenti di sofferenza più profonda; per gli altri sono altrettanto importanti affinché non credano che la Chiesa corra immediatamente appena si comincia a gridare al miracolo.

La fede va provata con il fuoco per renderla pura. E il fuoco brucia. Non si prova quando tutto va bene, quando siamo osannati o tenuti in forte considerazione, ma quando tutte le nostre certezze crollano, quando quella persona che noi amiamo si nasconde o sembra assumere volti differenti. Se la Chiesa gridasse subito al miracolo, perderebbe la sua credibilità davanti ai cattolici stessi. Tutti questi eventi straordinari vanno vagliati e comunque ricondotti all'esperienza principale del cristiano: la sua fede. Non devono assolutamente rivestirsi della benché minima traccia di scaramanzia, a mo' di amuleto contro le nostre segrete paure e delusioni o come balsamo guaritore o lenitivo. Queste esperienze straordinarie hanno il solo dovere di ricondurci, come ho detto, alla vera esistenza di Dio, che, come diceva padre Pio, solo lui fa i miracoli... ma, non avendo mani, si serve delle nostre. Ognuno possiede il suo carisma. Non tutti sono chiamati ad avere visioni continue. È Dio che sceglie le persone a cui rivelarsi o alle quali affidare una missione. Tale missione non rende più santa la persona, ma è la sua umiltà, il suo amore e la sua fede. Se questa missione fosse spogliata da codesti elementi fondamentali, sarebbe vana. Dio aborrisce gli orgogliosi. Non dobbiamo però, chiuderci ad ogni esperienza mistica dicendo che sono tutte fandonie o illusioni. Non dobbiamo sottovalutare la fantasia di Dio che agisce come meglio gli aggrada. Natuzza venne giudicata da padre Gemelli come una psicolabile, affetta da isteria. Padre Gemelli fece la stessa cosa con padre Pio. È indubbio che il suo atteggiamento sia discutibile. Non va giustificato, sono ugualmente mancanze di carità, come ad esempio taluni atteggiamenti dei superiori nella vita di Bernadette Soubirous o di santa Teresina del Bambin Gesù. Il male va sempre combattuto, certi giudizi non dovrebbero esistere, semplicemente per il fatto che, giudicando, ci arroghiamo una prerogativa esclusiva di Dio. Spesso questi persecutori si sono giustificati dicendo che lo facevano per il bene della persona, ma ricordiamoci che un noto proverbio italiano afferma sapientemente: “la strada che conduce all'inferno è lastricata di buone intenzioni”.

L'errore di chi ha contrastato questi santi è la durezza del loro cuore, la non apertura a leggere qualcosa di straordinario che si stava svolgendo sotto ai loro occhi. Tale chiusura, se analizzata, potrebbe rivelare un sentimento meschino quale la gelosia per codesti doni che loro non possiedono, semplicemente perché non menano una vita di unione con Dio o non si sono impegnati a sradicare i propri difetti che hanno infettato il loro modo di vedere le cose. Non scandalizziamoci per questo, può accadere anche a noi, basta che ci lasciamo prendere da quei sentimenti di invidia, rivalità... Nessuno di noi ne è esente. Facciamo fatica ad accettare i profeti accanto a noi. Accettiamo padre Pio, Natuzza, perché non hanno vissuto gomito a gomito con noi, ma se fossimo stati chiamati a vivere quest'esperienza vicino a loro, forse pure il nostro modo di vedere le cose sarebbe stato inquinato dalla nostra disumanità. Ci avrebbero spiattellato i nostri errori davanti agli occhi, nostri e di tutti... saremmo stati felici? Chi lo sa. Per questo motivo anche noi non possiamo condannare Gemelli, ma questo non ci esimia dal fare alcune considerazioni. Padre Gemelli è un paladino della scienza, vede tutto come uno psicologo, in modo esagerato. Sembra non considerare il soprannaturale, non gli dà almeno un po' di spazio, sembra non porsi in un atteggiamento di ascolto umile della volontà di Dio. Nessuno dovrebbe arrogarsi questo diritto... Pure padre Gemelli, come padre Pio, ha tirato su un ospedale, eppure nessuno si è sognato di avviare la causa di beatificazione. Tirare su un ospedale è una cosa ammirevole, ma se è un tempio solamente della scienza, non è più di tanto encomiabile. Il cattolico deve avere un qualcosa in più, non deve adorare la scienza come un nuovo idolo che possiede la chiave di salvezza per l'uomo! La scienza è uno strumento di Dio, che usa per far vivere l'uomo più dignitosamente e deve sottostare a leggi morali, senza prevaricare e invadere il confine legittimo della libertà individuale.

Natuzza non sapeva né leggere né scrivere. Dio si rivela a tali anime per far comprendere che la “scienza” (sapere) che quella persona ha acquisito non è frutto di letture e grandi studi, ma dello stare in orazione davanti a Dio...

Sì, il libro dal quale possiamo imparare maggiormente è proprio la Passione di Cristo, lo stare davanti al Tabernacolo in preghiera. Questo vuole insegnarci Natuzza: esiste una vita oltre la tomba e se si vuole vivere bene l'eternità, si deve vivere bene, con sacrificio questa vita terrena. Affronteremo poi le varie visioni di numerosi mistici del passato e presente e, in specifico quelle di Natuzza, nostra contemporanea.






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