giovedì 18 giugno 2020

47 metri

"47 metri " è un film thriller che non tratta di omicidi e di cattiverie umane, ma racconta la vicenda di due sorelle completamente diverse fra loro come carattere che si trovano ad affrontare una situazione drammatica. 
Durante un'immersione nelle acque del Messico, qualcosa non va: la gabbia di sicurezza che avrebbe dovuto proteggerle dagli squali, precipita fino a 47 metri, diventa una trappola. Le ragazze sono immerse in acque infestate dagli squali e hanno una limitata riserva di ossigeno.
La cosa su cui vorrei riflettere è il contesto in cui si svolge questa drammatica vicenda. Il film lascia davvero lo spettatore costantemente con il fiato sospeso perché le probabilità di salvezza per le ragazze sono esigue.
La sorella maggiore, Lisa, è un carattere tranquillo, ama l'ordinarietà della vita e disdegna ogni rischio che la getta nella paura.
Kate, la sorella minore, al contrario, fa scelte fuori dall'ordinario, rischiose, è generosa e supera la paura.
Nel film la descrizione è veloce e avviene attraverso alcune scene che portano subito alla situazione dell'immersione.
Fanno vedere Kate che trascina la sorella in mille divertimenti dopo aver saputo che era stata lasciata dal suo ragazzo perché la trovava noiosa. In una discoteca incontrano due ragazzi del posto che propongono loro un'immersione per vedere gli squali.
Kate accetta con entusiasmo e supera la sua paura, mentre Lisa entra quasi nel panico. Alla fine Lisa accetta ed entra in acqua nella gabbia. Il cavo di sostegno della gabbia si spezza proprio nel momento in cui la stanno tirando su e la gabbia precipita nel fondo del mare. La gamba di Lisa rimane incastrata sotto la gabbia, mentre Kate, in riserva d'aria,  esce da essa per recuperare le bombole d'ossigeno gettate dai ragazzi. Al ritorno sarà attaccata da uno squalo e scompare. Nel tempo in cui le due ragazze si ritrovano intrappolate nell'attesa di una decisione risolutiva, si scambiano dei pensieri che delineano la vera natura del loro rapporto. Lisa dice a Kate che il ragazzo con cui aveva una relazione era l'unica cosa giusta, in più, rispetto a lei. Kate rimane interdetta da questa frase e risponde che fra loro non c'era mai stata competizione. La risposta di Lisa è disarmante: "Forse in te non c'è competizione!". 
Vorrei riflettere proprio su questo brevissimo dialogo svoltosi fra le due sorelle. In una non c'era competizione e prendeva le decisioni in modo libero, anche quelle che avrebbero potuto metterla in pericolo, mentre l'altra agiva sempre per competizione. In realtà non amava il suo ragazzo, lei voleva avere o essere qualcosa di più rispetto alla sorella minore per apparire più in gamba agli occhi dei genitori. Questo si evince nel dialogo tenutosi prima di andare a divertirsi e conoscere i due ragazzi. "I nostri genitori sanno che vi siete separati?" "No, non gliel'ho ancora detto, non ne faccio una giusta!".
Lisa era ingabbiata nel suo egoismo, nella sua paura, paura che alla fine le salverà la vita. Salvarsi la vita non sempre è sinonimo di successo. Tante volte ci si salva per egoismo, perché una situazione ci è comoda anche se inconsciamente non ci rende felici. Si agisce per competizione che porta gli altri alla morte... Nel film quella di Kate. Era solamente Lisa che viveva in competizione, perché Kate vedeva le cose in maniera totalmente differente. 
Vivere in competizione vuole dire far morire gli altri, toglier loro l'ossigeno per vivere, rimanere in una gabbia che protegge, ma che
avvilisce l'animo... è capire che alla fine si rimane soli, che le persone si scostano da noi perché dentro di noi non vi è armonia...

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