Ebbene, il ragazzo che dapprima aveva accettato coraggiosamente l'infausta previsione di una morte certa, accetta serenamente e con ancora più coraggio la proposta di una intervento rischioso da cui senz'altro sarebbe uscito menomato.... Il fatto è che la sofferenza e la morte vanno a braccetto. Non si arriva ad accettare la morte con coraggio, se non si accetta la sofferenza fisica e morale che la vita ci offre passo dopo passo. La vita, per quanto crudele ci possa sembrare , è la nostra educatrice, la nostra maestra, la nostra palestra, la nostra opportunità di abbracciare la gioia eterna o … di rifiutarla. Inesorabilmente ogni cammino porta a varcare questa porta strettissima, nessuno di noi è escluso. Durante tale percorso si incontrano varie possibilità di crescita che non sono delle cose a caso, gettate lì in un magazzino perché vecchie e inutilizzabili, ma sono necessarie per il nostro cammino, talvolta servono proprio per ricondurci al fine ultimo della vita: l'amore e l'abbraccio di Dio.
Accettare questi eventi non è semplice per nessuno. Vengono ormai rigettate le figure dei santi che immediatamente accettano la volontà di Dio. Ancora si sentono persone che come delle prodigiose femme fatale affermano “sia fatta la volontà di Dio”... su gli altri, ma loro di fatto mancano delle più semplici regole dell'educazione... altro che porgere l'altra guancia e accettare il rifiuto! Il fatto è che i santi sono persone che hanno conquistato la loro vetta piangendo, talvolta ribellandosi... e così vediamo un Padre Pio che piange di fronte alla morte della mamma (e chi più di lui ha avuto contatti con l'Autore della vita?), una santa Teresina che piange di fronte ad un vassoio rotto....una Chiara Badano che dopo aver sentito dai medici la sua sentenza di morte (tumore), si chiude nella sua camera e non vuole vedere nessuno lasciandosi andare ad un pianto disperato e forse a una richiesta disperata di riavere la sua salute....Sono questi atti che rendono meravigliosi i santi. Gesù era profondamente umano, piangeva per la morte del suo amico più caro, si commuoveva di fronte alla folla senza mangiare e ai malati che gli portavano affinché fossero guariti. Taluni si scordano che l'attributo più grande di Dio non è la forza, ma sono l'infinita tenerezza e il suo grande amore. Da questo possiamo dedurre che la sofferenza tocca la nostra vita, anche in modo piuttosto forte, ma non dobbiamo farci travolgere da essa. In ogni istante della vita dobbiamo ricordarci che potrebbe essere l'ultimo, questo non per darci alla pazza gioia, ma alla vera gioia, assaporando ogni istante come se fosse l'unico della vita, insomma un carpe diem inteso bene. La pazza gioia è un'altra cosa: sono cose effimere che ledono alla salute della nostra anima, la svuotano del suo senso profondo e del motivo per cui è stata creata: dare gloria a Dio... Per pazza gioia intendo fare viaggi astrusi, bere come spugne, mandare a quel paese tutto e tutti... questo svilirebbe la nostra esistenza. Cogli l'attimo, sì, ma quello vero....Rischia per il vero bene tuo e degli altri, perché nella vita bisogna sempre osare, al massimo, per non avere rimpianti. E poi la morte che cos'è? Se noi ci abituiamo e ci esercitiamo ad amare Dio, non sarà altro che il compimento di quell'abbraccio, di ciò che abbiamo anelato per tutta la vita...
Considerandola così, la vita non è davvero un gioco, per niente, e la morte diventa un passaggio, molto stretto, ma che ci porta all'abbraccio di Dio e non... accontentiamoci di dire che le persone care vivono nei nostri ricordi! È molto di più: vivono pienamente in Dio! Non sono solamente un ricordo!
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