In
un articolo che parlava di un grave fatto di cronaca, si osservava
che ciò che manca oggi è l’incapacità di guardare le cose dal
punto di vista dell’altro.
Faccio
un esempio pratico. Si presenta una persona amareggiata dagli eventi
della vita, atea convinta. Di fronte a questa persona non dobbiamo
porci come dei giudici. Dobbiamo comprendere ciò che passa dentro il
suo cuore , capire il suo punto di vista, ma noi non dobbiamo essere
relativisti, lasciare la nostra fede per abbracciare il suo ateismo…
Dobbiamo piuttosto essere prossimi, rimanere fondati nella nostra
speranza, senza convincere a tutti i costi la persona che abbiamo
davanti. Se noi siamo dei testimoni credibili, lei si convincerà da
sola. Già, a volte si fa un grande minestrone: si mescola
comprensione, empatia e relativismo… ma non è così la questione.
Delle verità devono esistere nella nostra vita, altrimenti saremo
come delle persone che si mettono in viaggio senza avere punti di
riferimento, senza una vera meta da raggiungere… Se da principio
questo può apparire esaltante, lo sarà per breve periodo, poi ci
perderemo, non sapremo più qual è la nostra strada e potremo
persino rischiare la nostra vita soffocati, sconvolti, travolti dai
marosi della vita. Attenzione, questo può portarci a morte sicura!
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