Il Vangelo di ieri ci esortava a diventare come dei bambini. Interessante meditare su questo e sui vari risvolti delle affermazioni di Gesù. Esaminiamo quest'affermazione dal punto di vista psicologico.

Torniamo perciò all'esortazione di Gesù di diventare come bambini. Chi ha avuto a che fare con i bambini sa quanto qualche volta siano capricciosi! Gesù non intendeva asso
lutamente dire agli adulti di diventare capricciosi. Il bambino sa che ha sempre bisogno di imparare, non ha timore a rifugiarsi fra le braccia della mamma se ha paura. Il cristiano deve essere consapevole che le braccia di Dio sono accoglienti, che lo difenderanno dal vero male, quello dello spirito. Noi umani ragioniamo spesso come uomini e il dolore maggiore è quello fisico. Non è così! Quello che ci lede è quello che rimarrà eternamente... quindi la conseguenza del peccato mortale. È quello il nostro vero male.
Il bambino, soprattutto i primi anni della vita, non sa bene la distinzione tra bene e male. Ritorniamo alla condizione originaria di Adamo e Eva. Non sapevano qual era il male, non conoscevano nemmeno il peccato. Il bambino cresce e impara imitando. Dobbiamo davvero pensare che Dio sia nostro padre, così lo imiteremmo come farebbe il bambino con il genitore. E poi il bambino desidera imparare: i suoi perché insistenti fanno perdere la pazienza all'adulto, ma per il bambino è una fase importantissima e ineludibile per saziare il suo desiderio cognitivo. Anch'io devo imparare qualcosa da Dio, sono un bambino desideroso d'imparare di concretizza l'amore nella mia vita. Questo atteggiamento è fondamentale per l'umiltà, mi aiuterà non solamente a non ritenere me infallibile, ma pure gli altri. Se accetto i miei sbagli, accetterò anche quelli degli altri.
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