In un post precedente di settembre avevo affrontato a volo d'uccello l'argomento del perfezionismo. Per quanto ce lo ripetiamo, abbiniamo il concetto di santità con quella del perfezionismo. È difficile da sradicare dal proprio cuore eppure è un passo necessario per santificarsi, affrontare con serietà un cammino cristiano liberi da ogni condizionamento. Facile dire, difficile da fare... Eppure il cuore non deve avere più questi confini che lo limitano nello spazio e nel tempo. Ciò che affligge maggiormente il perfezionista è lo sbaglio. Colui che è perfezionista ha il lato buono di essere molto sensibile e quindi non accetta un proprio sbaglio. Esso diventa uno scoglio abbastanza grande da superare. Dovremmo ricordarci più sovente della Parabola del Figliol Prodigo o della pecorella smarrita. È vero che il problema principale del “mondo cristiano” è aver abusato del concetto di misericordia cancellando così pericolosamente quello del peccato, anche questo fondamentale nella vita del cristiano, però è anche vero che non bisogna intendere la santità come perfezionismo... Santità è lasciar vivere l'amore perfetto di Dio in noi, con ardore e intensità, anche di fronte ai propri sbagli. È basilare questo perché è l'anticamera del perdono reciproco. I nostri sbagli ci scandalizzano, mettono freno alla nostra corsa verso la vita eterna, in poche parole ci paralizzano.
Ama e dentro il tuo cuore ci sarà un piccolo frammento dell'infinito di Dio, un piccolo specchio che rifletterà l'azzurro del cielo. Entra nella cella del tuo cuore e immergiti nel suo silenzio...Ascolta, parla il tuo Maestro! Colui che creò le imponenti montagne e il mare immenso...
sabato 27 ottobre 2012
venerdì 26 ottobre 2012
Verso la commemorazione
E non ribadite, cercando di scusare, che lo hanno fatto perché il morto non c'era... Non è vero, vi assicuro che il passaggio di un feretro non avrebbe di certo fermato il traffico e ridotto al silenzio, ma avrebbe fatto rasentare una certa irriverenza ancor più discutibile dell' avere sotto mano i sostegni di ferro dell'autobus... Tommaselli negli anni '80 si lamentava dell'indifferenza dei cittadini che si fermavano al passaggio di un feretro, potete immaginare cos'avrebbe detto di fronte alle manifestazioni scaramantiche dei giovani!
A tale proposito ho un altro episodio da raccontare. Una morte improvvisa, un funerale “affollato” da 10 persone che non sapevano nemmeno rispondere alla s.Messa. È il momento di entrare con la bara in chiesa e i becchini sono in attesa: il sacerdote controlla il lezionario e il messale. Il becchino si affaccia in chiesa e, ad alta voce, domanda: “Possiamo entrare?”
Questo evidenzia che non bastano le occasioni per meditare, bisogna accoglierle e interiorizzarle: si può stare a contatto con la morte ma avere il cuore indurito, incallito. Il male e il dolore sclerotizzano il cuore. Ecco perché un inno della “Liturgia delle Ore” recita così: “Lenisci con le lacrime la durezza dei cuori”.
Spesso la morte può allontanare un'anima da Dio. Quante volte si sente dire che ci si è allontanati da Dio dopo l'esperienza negativa di un lutto! La morte è quel terremoto che ingoia ogni oggetto, oppure che annuncia la Resurrezione dell'anima. Eppure dovrebbe indurre alla meditazione sulla priorità dei valori spirituali, dei valori eterni, sulla vita vera, il nostro corpo è destinato a diventare polvere.
Iscriviti a:
Post (Atom)