sabato 23 agosto 2025

L'amore che perdona

Fanno scalpore le parole del Papa riguardo all'amore vero, quello che perdona davvero, quello che lascia libero l'altro, che sa attendere con fiducia, che fa il primo passo. La sua parola, come un'eco, rimbalza nei vari gruppi social, suscitando risate, sdegno, perplessità. Eppure non ha fatto altro che ripetere le parole dei Vangeli, ripercorrere la vita di Gesù. Non ha aggiunto qualcosa di più, ha esplicato semplicemente ciò che Gesù ha insegnato lungo tutta la sua vita. Gesù è salito sulla croce per un tradimento, per il tradimento di chi aveva sentito le Sue Parole e visto le Sue opere. Il tradimento è una cosa grave, è un qualcosa che lacera il cuore di chi lo riceve... ma se Gesù avesse insegnato a vendicarsi, sarebbe cosa troppo facile. Lui ci ha detto di essere perfetti, come il Padre celeste. Cosa fece Gesù, pur essendo Dio a coloro che lo stavano perseguitando? Noi pensiamo di essere senza peccato e che per questo motivo siamo amati da Dio? No, non è così, anche noi facciamo mille disastri, senza accorgercene tradiamo l'altro, eppure Gesù ci attende, ci ama. Il Padre Nostro che è il compendio dice che se non perdoniamo ai nostri fratelli, non saremo perdonati nemmeno noi. E il perdono è qualcosa di divino, che non si dà per un giorno soltanto, ma si deve rinnovare momento per momento, con la grazia di Dio...



Condivido pienamente le parole del Papa: amare vuol dire lasciare libero l'altro. Se vuole andarsene dalla nostra vita, dobbiamo lasciarlo andare, semplicemente dobbiamo seguirlo con amore, avere fiducia che Dio può tutto... e intanto il perdono guarisce il cuore di chi è stato ferito, lo apre a qualcosa di infinito e grande, gli dà una pace indescrivibile. 

Allora no, quello che ha detto il Papa non è fuori dalla nostra portata perché Dio vuole questo da noi. Gesù ce lo ha insegnato... e ci vuole santi, suoi imitatori: cristianesimo vuol dire questo, non solamente andare a messa, pregare etc, vuol dire rendere concreto l'amore nella propria vita, solo così Gesù è veramente presente nella nostra vita... e, ovviamente, ciò è possibile solamente quando ci si nutre dei Sacramenti: con le sole nostre forze, non andremo da nessuna parte. Anche questo ha detto Gesù: senza di me non potete far nulla, e Gesù è presente nei Sacramenti.

domenica 17 agosto 2025

Come fuoco sulla terra

 Dal Vangelo secondo Luca

Lc 12,49-53

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».



Il Vangelo di oggi è molto breve, ma denso di significato. Gesù si rivolge ai suoi discepoli e comunica un sentimento profondo e divino. "Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!". Nella Bibbia e nella storia del popolo scelto da Dio, il fuoco ha diversi significati. Fra questi, uno dei significati è la presenza e la gloria di Dio, ma anche purificazione e trasformazione, passione e la presenza dello Spirito Santo. In tale contesto, in quanto Gesù è Dio ed era già sulla terra, sembra che faccia riferimento alla presenza della terza Persona della Trinità, che avrebbe infuso nell'umanità la forza di predicare l'amore del Padre e l'avvento del Regno di Dio. Lo zelo e la passione di Gesù nell'annunciare il Regno di Dio, è evidente. Lui sa che la redenzione passa proprio attraverso la sua Passione, attraverso la Sua morte sulla croce. Sa che il Suo messaggio non porterà pace nelle famiglie e tra la gente, sa bene che i discepoli condivideranno nei secoli la Sua sorte, che saranno perseguitati e messi a morte in vari modi. Dio porta una pace che non è di questo mondo, non è scevra di sofferenza, è una pace che solamente chi ha la fede riesce a comprendere: tanti santi hanno testimoniato la gioia nella sofferenza, santi di tutte le epoche e di tutte le età. La pace che porta Dio non è assenza di problemi, ma è la consapevolezza di appartenere a Dio e della Sua Presenza in ogni situazione o problema della vita.

sabato 16 agosto 2025

Lasciate che i bambini vengano a me!

 Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 19,13-15

 

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.

Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».

E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.



Questo è il Vangelo di oggi. Per capire bene ciò che stava accadendo in quel momento, bisogna andare indietro nel tempo e sapere qual era la mentalità dell'epoca. I bambini non erano come oggi, tutelati, considerati come la parte più importante di una famiglia, ma non contavano nulla. Non avevano diritti, spesso la loro vita era molto dura caratterizzata da un rischio di mortalità elevatissimo. Erano proprio gli ultimi, considerati non autonomi, incompleti, bisognosi di tutto.

Come sempre Gesù stupisce con i suoi insegnamenti: mentre i discepoli erano impegnati ad allontanare i bambini, Gesù intima loro di lasciarli andare da lui... e fin qui tutto ok, poi, però, aggiunge un insegnamento che riporta all'esigenza di essere umili, di essere come loro per ottenere in possesso il Regno dei Cieli. 

Evidentemente, il desiderio di appartenere al Regno dei Cieli, è di chi  ha già un concetto anche grossolano di spiritualità, di fede. Se infatti oggi noi parlassimo a degli atei e dicessimo che per appartenere al Regno dei Cieli, bisogna essere come bambini, forse ci riderebbero in faccia: non perché abbiamo chiamato in causa i bambini, ma perché, fondamentalmente, per loro non esiste un Regno dei Cieli. Tutto si esaurisce qui sulla terra.  Essi infatti sono completamente protesi alla soddisfazione della vita terrena e di tutto ciò che ruota intorno ad essa e pensano assolutamente che tutto finirà dopo la morte, prendendo a pretesto che non hanno prove concrete su cui basare la propria fede.

La fede rimane un dono, un dono prezioso che non è concesso a tutti. Lo spiega Gesù nel Vangelo, ma se ci guardiamo attorno, ci vuole veramente poco per accorgersi di quanto vera sia questa affermazione. Eppure, nonostante codesti atei brandiscano l'assenza di prove concrete dell'esistenza di Dio e della vita eterna, ci sono tantissime persone, anche studiose, anche scienziati, che hanno sperimentato la presenza di Dio nella loro vita e, da atei che erano, sono diventati i "primi" dei credenti, testimoni gioiosi di quella vita eterna che prima negavano a prescindere. Hanno avuto l'incontro decisivo che ha aperto loro l'animo a qualcosa che prima, a causa della loro superbia, non vedevano... e quell'incontro è stato talmente profondo e vero, concreto e gioioso, che hanno abbandonato la vita di prima per accettare di non avere la supremazia su tutto e credere che forse non sono tutte bugie quelle dei credenti. La fede è un dono e il dono viene dato da Dio a un cuore aperto alla ricerca, al dialogo, all'ascolto. Non è di tutti.

Essere come bambini è ammettere di essere fragili, incapaci, non autonomi nei confronti di Dio e riconoscere che Dio è il tutto che riempie i vuoti dei cuori. 

Ci sono poi i credenti in Gesù solamente per questa vita terrena, ovvero pensano che Dio e quindi anche Gesù siano tipo un jukeboxe che ascoltano le preghiere e ti devono dare quello che chiedi... se non lo fa, addio! Se si parla di vita eterna, non credono assolutamente ad essa e dimostrano la loro disperazione allo stesso modo degli atei veri e propri. Gesù non è un jukeboxe, a volte diventa proprio scomodo perché davanti ad una preghiera, fa esattamente il perfetto contrario. Molto probabilmente Dio non esaudisce quella persona perché quella cosa chiesta, le impedisce il suo bene supremo, cioè il raggiungimento della vita eterna. Avere fede, significa credere nella vita eterna, non c'è alternativa. Credere che solamente Gesù sia nei cieli, è davvero privo di significato, perché il messaggio di Gesù, narrato nei Vangeli, è esattamente il contrario: parla sempre del Regno dei Cieli e di vita eterna. O si ascolta davvero Gesù e si accetta tutto, o la fede ti è preclusa.

venerdì 15 agosto 2025

Assunzione in cielo di Maria

 Oggi è una festa importantissima per i cristiani: è l'Assunzione di Maria in Cielo! La Madre si ricongiunge al Figlio! È il compimento della sua speranza e della sua fede, di quel "sì" pronunciato anni prima quando avrebbe generato il Figlio di Dio. 

La vita di Maria si  fonda in due pilastri principali: umiltà e servizio. E si legge nel vangelo di oggi:

"In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua."

È un canto di lode quello che sgorga dal cuore di Maria, è il canto del Magnificat. Maria va a trovare Elisabetta che aspetta un bambino, Giovanni, e sta da lei per ben 3 mesi durante i quali l'aiuta. Ecco il primo pilastro: SERVIZIO.  Maria si è già messa a disposizione di Dio pronunciando il suo "sì" all'Incarnazione del Figlio e adesso, piena di gioia, si reca da Elisabetta per servirla: servizio per Dio e per il suo prossimo.

UMILTÀ: la sua non è una falsa umiltà, è quella di una donna che riconosce che Dio ha fatto grandi cose in lei. Non dice assolutamente di essere un disastro, di essere l'ultima, ma riesce addirittura a definirsi beati e ad affermare che tanti la proclameranno beata!

L'umiltà non è pensare male di sé conseguenza dall'insicurezza e della bassa stima, ma è saper riconoscere che Dio ha fatto grandi cose in noi... ed è vero! Non può aver fatto tutto sbagliato, in nessuno di noi! Umiltà è saper riconoscere di avere dei doni e che questi doni sono dati da Dio. Il nostro merito è quello di aver saputo riceverli... non è poco nemmeno quello, perché bisogna sapersi abbandonare nelle mani di quel Dio del Quale dobbiamo avere certezza che vuole esclusivamente il nostro bene, anche quando tutto attorno a noi non sembra avere senso. 

Per chi ama Dio, tutto è possibile!



mercoledì 16 luglio 2025

Abbandonarsi

 Com'è difficile abbandonarsi in Dio! 

Alla base di questo c'è la concezione che abbiamo di padre. Quale figura ci viene in mente quando pensiamo a "padre"? Abbiamo in mente un padre che ci abbandona? Un padre feroce? Un padre che ci consente tutto fino ad essere assente quando ci mettiamo nei pericoli? Oppure un padre che ci ama immensamente, pronto a farsi conoscere, a dare la propria vita per noi, a sacrificare ciò che di più caro ha per noi, che ci corregge quando sbagliamo affinché non finiamo in una strada facile, ma sicuramente immensamente pericolosa per noi?

Alla base del nostro cammino spirituale c'è l'idea di "Padre" secondo la nostra esperienza personale, secondo ciò che abbiamo vissuto. Spesso infatti si dice che chi ama in modo distorto, è perché non ha mai conosciuto l'amore e non è mai stato amato in modo vero.

Proprio per questo Dio si è incarnato, per farsi conoscere agli uomini così come Egli è. Il nostro amore deve essere purificato dalla concezione che abbiamo di padre e abbracciare quella vera di Dio Padre.

Se leggiamo ed entriamo nel vivo delle Parole del Vangelo, scopriamo un Dio che ci ama immensamente, che predicando l'Amore, si svela. Ecco perché è importantissimo meditare il Vangelo, in esso vi è esplicitato l'amore che Dio ha per noi.

Abbandonarsi in Dio vuol dire lasciare il nostro modo di pensare, ritenendo che quello di Dio è più sapiente e pieno di amore nei nostri confronti, che sa il vero bene per noi, anche se ci chiede qualcosa che non vorremmo mai accadesse. È ritenerci meno sapienti di Dio, è mettere nelle mani di Qualcuno più grande di noi la nostra vita e lasciare che dipinga il quadro più bello. 

Il fine di Dio è la salvezza delle nostre anime, è la conquista da parte nostra del Paradiso, del pieno possesso dei Suoi beni. Tale fine, però, a volte ci chiede il completo distacco dalle cose terrene, comprese le persone che ci stanno accanto.

È davvero difficile per un ricco entrare nella concezione del Regno di Dio. E per ricco, non si intende colui che ha tanti soldi, ma colui che è ricco di sé, colui che vuole essere il centro della propria e altrui vita, che mette al centro i propri interessi, sentimenti, orgoglio, soddisfazione personale, a discapito dell'amore. 

Chi ama davvero si fa piccolo... e qui lascio la parola a san Paolo...



"Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia, comprendessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, non mi servirebbe a nulla. 

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.

Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!"

lunedì 2 giugno 2025

Ai piedi della Croce come Maria

 Se è difficile stare sulla Croce, subire la Passione, come fece Gesù, lo è anche stare, come Maria, ai piedi della Croce di qualcun altro e assistere impotenti, con il cuore squarciato, alle sofferenze che qualcuno a cui vuoi bene sta vivendo. 

Mentre si soffre per cose personali, una malattia propria, un problema al lavoro, nelle relazioni di amicizia, si sente che è meno doloroso rispetto a quando si assiste alla sofferenza altrui, forse perché si sa quali e quante sono le proprie forze.

È tremendamente difficile assistere alla "condanna" di un proprio caro che deve cominciare a salire il proprio calvario. È proprio in quel momento che bisogna guardare all'esempio di Maria.

Maria vide il proprio Figlio deriso, schiaffeggiato, maltrattato dagli altri: Lui, che aveva fatto tanto bene, che predicava l'amore e che era il Figlio di Dio. Immaginatevi un vostro caro trattato così, subire ogni sorta di sofferenza da parte di mano d'uomo, senza poter fare nulla, senza poterlo difendere. Sentire i colpi della fustigazione, vedere il proprio Figlio ricoperto completamente di sangue, cadere sotto il peso della Croce, dirigersi verso la morte, faticando, tradito non solo da Giuda che lo aveva consegnato ai suoi aguzzini, ma anche dai suoi apostoli e discepoli. Immaginate lo strazio che può aver sentito la Madonna di fronte a queste sofferenze. Il suo sì, pronunciato all'Annunciazione, in quel momento divenne concreto in modo drammatico: il Messia veniva inchiodato da dei peccatori che pensavano di comandare Dio, di condannarlo a morte. Egli, in realtà, aveva scelto di consegnarsi nelle mani dei suoi aguzzini, perché, se avesse voluto, avrebbe potuto liberarsi con una sola Parola. Lui era il Verbo di Dio: una Sua Parola aveva curato molteplici malattie; una Sua Parola aveva cacciato il Male dalle anime; una Sua Parola aveva comandato agli agenti atmosferici di placarsi... e soprattutto, una Sua Parola aveva risuscitato Lazzaro.



La Sua Parola è vita, vita eterna. Bisogna crederci, come Maria ai piedi della Croce che ebbe il coraggio di stare là per amore, fino in fondo, sentendo nel suo cuore tutte le sofferenze del suo Figlio. Per questo motivo, Maria è a pieno titolo Corredentrice.

"Chi crede in me, non morirà in eterno" disse Gesù. Ed è proprio così, ciò che ci fa stare sulla nostra Croce o ai piedi della Croce altrui è la speranza, la fede nella vita eterna.

Anche noi dobbiamo STARE ai piedi della Croce dell'umanità, in primis di coloro che conosciamo, poi essere presenti ai vari calvari dell'umanità.

Quando Dio ci chiama ad accompagnare qualcuno a salire il Calvario, abbiamo questa fede: che qualunque cosa accada, siamo nelle mani di un Padre che ci ama e non lascerebbe mai e poi mai che ci capiti qualcosa di male. Abbiamo la fede nella vita eterna, che oltre questa terrena, ne esiste un'altra che non finirà mai e se il nostro caro si sta avviando verso quella VITA, lasciamolo andare, accompagniamolo dolcemente, attraverso la vera fede che non teme nulla, sebbene il cuore si schianti.

STIAMO sempre, come Maria, ai piedi della croce altrui.

sabato 31 maggio 2025

La vita

 Ho citato spesso nei post di questo blog quella frase densa di significato presa dal film "Forrest Gamp": <<La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita>>

Per chi non avesse mai visto Forrest Gump, il film tratta di un ragazzo con una disabilità intellettuale che riesce a farsi strada nel mondo sia a livello lavorativo che a livello sentimentale ed emozionale. Egli, infatti, affronta le sofferenze più inaudite con una limpidezza e forza d'animo ammirevoli. Non sto a raccontare tutta la trama perché non è lo scopo di questo post, ma vado al dunque della frase sopra citata. È la mamma di Forrest a cui lui era legato fortemente a pronunciare questa frase: ammalata di cancro, era sul letto di morte e cercava di guidare dolcemente, ancora una volta, suo figlio verso quell'inevitabile sofferenza. Fu così che Forrest affrontò il distacco della mamma che lo istruiva sul fatto che la vita era una cosa imprevedibile, dolce e amara nello stesso tempo, e che porta a compiere una vasta gamma di esperienze che servono tutte per il proprio bene personale. 

La vita è davvero imprevedibile: un momento prima tutto va bene, un istante dopo il mondo crolla e le certezze o presunte tali cadono rovinosamente creando un polverone attraverso il quale non si vede più nulla. Così la sofferenza fa capolino, prima toccando un campo, poi tutti gli altri: come la marea del mare lentamente copre la spiaggia nascondendo le pietre, gli scogli, così la tentazione, la sofferenza piano piano tocca tutti gli ambiti della vita: lavoro, famiglia, il proprio cammino spirituale, le relazioni interpersonali. 



Chi lo vive, lo percepisce proprio come un terremoto che sconvolge, che toglie la terra d'appoggio sotto i piedi. Allora si alza lo sguardo verso il Cielo e gli si domanda come mai sta accadendo tutto questo, cosa vuole dire. In un caos del genere è tremendamente difficile alzare gli occhi al cielo, ma la fede è come l'oro e si prova con il crogiuolo. La fede è una cosa preziosa e, con il passare del tempo, va purificata. 

In questo trambusto riscopri le persone a cui si ha sempre voluto bene, ma con le quali bisogna reimpostare il rapporto e crearlo più profondo, più unico. 

Si riscopre che il Padrone vero della vita è Dio, nessun altro e che, quando meno te lo aspetti, potrebbe chiamare davanti a Sé.

Si riscopre il valore dell'abbandono in Dio, perché ci si accorge che solamente Lui conosce il vero bene per quella vita.

Si riscopre la fede nella vita eterna: presi dal lavoro, dalle cose da fare, dal correre continuo, si perde il vero senso della vita: la vita eterna.

Noi tutti siamo in cammino verso la vita eterna, nessuno escluso. Non sta a noi sapere quanto tempo ci è concesso su questa terra perché non siamo noi i padroni della nostra vita e tutto ciò che ci accade non accade a caso, ma secondo un disegno divino dettato dall'amore. 

venerdì 18 aprile 2025

Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?

  Quante volte questa domanda ha echeggiato nel nostro spirito, così drammatica, così piena di significato, di sgomento assoluto...! "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".

È un versetto di un salmo, è l'esclamazione di Gesù sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Quante volte ci siamo guardati attorno disperati, cercando un conforto, mentre il nostro spirito affondava, sempre di più, nella melma del dolore! 

Chiunque si è trovato in momenti di sofferenza profonda, momenti in cui il buio ha attraversato l'anima fin nella sua essenza, lasciandola in un deserto inanimato e avvolto da un silenzio sconvolgente, anche i santi. A volte la sofferenza piomba nella vita sconvolgendola, togliendoti certezze o creando grande insicurezza riguardo al futuro. 

In seguito, l'anima, sanguinante, alza gli occhi al cielo in cerca di un conforto, in cerca di quel Dio che spesso ha invocato e che in quel momento sembra totalmente assente... Non c'è più, non c'è nemmeno nel sussurro del vento: tutto attorno sembra spegnersi e lentamente svanire come un lumicino che perde piano piano il suo vigore: il fisico che sente che le forze lo stanno abbandonando; la gente che insulta, che storce le labbra e non comprende; un silenzio irreale che inghiotte tutto e le fauci del nulla lentamente ingoiano lo spirito e il corpo che gradatamente muoiono...

Ma ecco che Gesù alza lo sguardo in un ultimo abbraccio all'Umanità ferita: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". E dopo aver spirato, ecco un terremoto possente che fa fremere gli inferi. 

Quando tutto sembra perduto, nella sofferenza più profonda, nell'abbandono di tutto e di tutti, nella solitudine che urla più di ogni altra cosa la sua agonia, Gesù consegna il suo spirito al Padre. Giuda lo aveva consegnato agli uomini per ucciderlo e Gesù si consegna al Padre. È la Pasqua, è un passare da uno stato all'altro... e Dio richiude le acque del Mar Rosso travolgendo l'inferno e chi aveva voluto il male di Gesù, e lo Spirito del Suo diletto Figlio si ricongiunge finalmente a Lui, perché le scritture sono compiute, perché tutto ormai è completo.


Anche nella nostra esperienza, quando tutto sembra essere perduto, quando un terremoto scuote profondamente la nostra vita, e abbiamo il coraggio di consegnare il nostro spirito al Padre, il Mar Rosso si richiude e travolge le nostre paure, le nostre sofferenze e il nostro spirito si perde nel Padre.


"Padre, nelle tue mani affido il mio spirito".





sabato 15 marzo 2025

Isolamento

La parola "isolamento" sembra indicare qualcosa di brutto, ma dipende dalle motivazioni e dai criteri con cui si pratica.
Anche in alcune parti del Vangelo, si racconta che Gesù si apparta con i discepoli oppure da solo. Nella prima situazione raccoglie i discepoli per insegnargli qualcosa di importante che solamente loro possono apprendere, nella seconda si apparta per pregare. Gesù ha esigenza di "isolarsi" per pregare, perché in mezzo alla folla, al clamore della gente e delle cose da fare, deve ascoltare, deve riprendere il rapporto unico con il Padre. Questo è sicuramente un isolamento buono. 
Talvolta si deve scegliere anche tra le amicizie, fare una cernita, perché alcune non portano a nulla o addirittura al male: basti pensare agli adolescenti come si lascino trascinare a fare cose senza senso da compagnie sbagliate. Ciò vale anche per l'adulto: a volte ci sono rapporti inutili, che ci affossano, che non ci portano a nulla e allora, si fa bene a troncare.


Un rapporto è d'amicizia solamente se si coltiva ogni giorno, se anche dopo un periodo di separazione, quando ci si incontra nuovamente, è come se non si fosse interrotto nulla. Amicizia vuol dire cercare un contatto che vada oltre il saluto, non aver timore di farsi vedere come si è, perché l'amico non giudicherà mai il tuo operato, ma piuttosto, ti condurrà a quel bene che tu non vedi perché troppo coinvolto dagli eventi. 
Se mi isolo perché ho paura di farmi conoscere, di essere giudicato, di mettermi in gioco, vuol dire che qualcosa non quadra.

martedì 11 marzo 2025

I vari tipi di silenzi

 Siamo sempre di fretta, il lavoro ci assorbe e le cose da fare sono innumerevoli, per cui, spesso, non riusciamo a soffermarci a riflettere su noi stessi e immergerci nella presenza di Dio. Ci sono, poi, vari tipi di carattere: alcuni preferiscono stare insieme con gli altri, altri invece preferiscono la solitudine. Dio si manifesta nel silenzio, non nel baccano delle cose da fare o nel tumulto del cuore. 





Tante volte capita che la gente, pur essendo stremata, cerca di riempire i vuoti, non riesce a stare fermo, a non far nulla, perché ha timore che in quel silenzio possano emergere verità che sconcertano o percepire l'abisso del nulla, della mancanza di qualcosa, dell'insoddisfazione. La soddisfazione nel lavoro, se dipende molto dal parere altrui, è una soddisfazione fatua, non nasce dalla passione vera per ciò che facciamo. La soddisfazione deve permanere malgrado le altre persone non riconoscano il nostro operato. Spesso si dice che amare vuol dire rimanere. Già, perché non ci deve importare di ciò che pensano le altre persone, ma dobbiamo svolgere il nostro lavoro per amore: se andiamo in ricerca di qualcosa di sempre più grande, non siamo mai soddisfatti di ciò che abbiamo, vuol dire, in realtà, che siamo insoddisfatti di noi stessi, che non stiamo bene. Il silenzio, allora, ci fa paura, ci terrorizza, perché in quel silenzio possiamo trovare un abisso che potrebbe inghiottirci, un abisso in cui ritroviamo le domande più importanti della vita soffocate dal baccano del nostro vivere, del nostro fare...

Se, invece, sappiamo stare in silenzio e in esso troviamo la pace, siamo nella strada giusta. Tale silenzio deve portarci poi a saper stare con tutti, anche con coloro che ci rendono la vita difficile. Solamente allora capiremo che proprio in quel silenzio calato nel nostro cuore, era presente Dio.