sabato 15 marzo 2025

Isolamento

La parola "isolamento" sembra indicare qualcosa di brutto, ma dipende dalle motivazioni e dai criteri con cui si pratica.
Anche in alcune parti del Vangelo, si racconta che Gesù si apparta con i discepoli oppure da solo. Nella prima situazione raccoglie i discepoli per insegnargli qualcosa di importante che solamente loro possono apprendere, nella seconda si apparta per pregare. Gesù ha esigenza di "isolarsi" per pregare, perché in mezzo alla folla, al clamore della gente e delle cose da fare, deve ascoltare, deve riprendere il rapporto unico con il Padre. Questo è sicuramente un isolamento buono. 
Talvolta si deve scegliere anche tra le amicizie, fare una cernita, perché alcune non portano a nulla o addirittura al male: basti pensare agli adolescenti come si lascino trascinare a fare cose senza senso da compagnie sbagliate. Ciò vale anche per l'adulto: a volte ci sono rapporti inutili, che ci affossano, che non ci portano a nulla e allora, si fa bene a troncare.


Un rapporto è d'amicizia solamente se si coltiva ogni giorno, se anche dopo un periodo di separazione, quando ci si incontra nuovamente, è come se non si fosse interrotto nulla. Amicizia vuol dire cercare un contatto che vada oltre il saluto, non aver timore di farsi vedere come si è, perché l'amico non giudicherà mai il tuo operato, ma piuttosto, ti condurrà a quel bene che tu non vedi perché troppo coinvolto dagli eventi. 
Se mi isolo perché ho paura di farmi conoscere, di essere giudicato, di mettermi in gioco, vuol dire che qualcosa non quadra.

martedì 11 marzo 2025

I vari tipi di silenzi

 Siamo sempre di fretta, il lavoro ci assorbe e le cose da fare sono innumerevoli, per cui, spesso, non riusciamo a soffermarci a riflettere su noi stessi e immergerci nella presenza di Dio. Ci sono, poi, vari tipi di carattere: alcuni preferiscono stare insieme con gli altri, altri invece preferiscono la solitudine. Dio si manifesta nel silenzio, non nel baccano delle cose da fare o nel tumulto del cuore. 





Tante volte capita che la gente, pur essendo stremata, cerca di riempire i vuoti, non riesce a stare fermo, a non far nulla, perché ha timore che in quel silenzio possano emergere verità che sconcertano o percepire l'abisso del nulla, della mancanza di qualcosa, dell'insoddisfazione. La soddisfazione nel lavoro, se dipende molto dal parere altrui, è una soddisfazione fatua, non nasce dalla passione vera per ciò che facciamo. La soddisfazione deve permanere malgrado le altre persone non riconoscano il nostro operato. Spesso si dice che amare vuol dire rimanere. Già, perché non ci deve importare di ciò che pensano le altre persone, ma dobbiamo svolgere il nostro lavoro per amore: se andiamo in ricerca di qualcosa di sempre più grande, non siamo mai soddisfatti di ciò che abbiamo, vuol dire, in realtà, che siamo insoddisfatti di noi stessi, che non stiamo bene. Il silenzio, allora, ci fa paura, ci terrorizza, perché in quel silenzio possiamo trovare un abisso che potrebbe inghiottirci, un abisso in cui ritroviamo le domande più importanti della vita soffocate dal baccano del nostro vivere, del nostro fare...

Se, invece, sappiamo stare in silenzio e in esso troviamo la pace, siamo nella strada giusta. Tale silenzio deve portarci poi a saper stare con tutti, anche con coloro che ci rendono la vita difficile. Solamente allora capiremo che proprio in quel silenzio calato nel nostro cuore, era presente Dio.