Forrest, seduto sulla panca, osserva una piuma portata dal vento. Essa si abbandona e lascia che il vento la trasporti. Giunge sulla mano di Forrest. Di fronte alla tomba di Jenny, egli riflette sul vero senso della vita e se le parole della mamma erano vere.
Commenta l'affermazione che la morte fa parte della vita. Affranto, di fronte a quella tomba, conclusione di una vita spezzata da un passato crudele che aveva ridondanze in un presente sofferto, piagato dalla droga e dal disordine morale, Forrest riflette a buon ragione che la morte non può far parte della vita. Essa è un dolore immane per chi va e per chi rimane. Non concludiamo scioccamente che chi è andato ha smesso di soffrire e il dolore rimane solamente per i cari! Chi ha affrontato la morte ha sofferto sicuramente il quadruplo di chi è rimasto sulla terra. Si muore una sola volta, non c'è una seconda opportunità, quindi bisogna prepararsi bene a questo passo. Non fa parte della vita... E' una cosa innaturale perché è entrata nella vita dell'uomo in seguito al peccato. Ma - e meno male che c'è un ma - ciò che era una condanna è diventato motivo di redenzione. Gesù, infatti, ci ha redento morendo; ha riscattato la nostra superbia con la sua umiltà.
Allora ha ragione Forrest ad affermare che la morte non fa parte della vita.
Un'altra frase della mamma è che siamo noi i costruttori del nostro destino e che, per costruirlo, dobbiamo usare i doni che Dio ci ha concesso. Sì, è vero... Ma qualche volta si è come portati dal vento, come quella piuma. Ci sono cose nella vita che non possiamo costruire noi, cose come la malattia e la morte, ma possiamo decidere quale atteggiamento avere di fronte ad esse. Dobbiamo vivere bene il tempo che ci è concesso sulla terra, perché è un tempo che non potrà ripetersi mai: l'ora passata non ritorna più.
L'arco della vita terrena è come un ponte fra due colonne: il momento in cui veniamo al mondo e l'entrata nell'eternità.
Nessun commento:
Posta un commento