domenica 21 aprile 2013

Il settimo sigillo


“Il settimo sigillo” è un film un po’ particolare ma affronta alcuni temi attuali, insiti nel cuore dell’uomo. L’uomo è un essere religioso per natura, possiede intrinsecamente dentro di sé il desiderio dell’eternità. Molti atei hanno voluto spiegare tale anelito, come un modo per l’uomo di superare le difficoltà della vita, ma non è così. Egli possiede una nostalgia di Dio profonda, irrinunciabile, di Dio e lo cerca perché comprende che non può vivere solamente di cose materiali.
Difficile raccontare la trama del film in quanto verte su valori e interrogativi spirituali ponderanti. Si dovrebbe vederlo. Il protagonista del racconto è un Crociato appena tornato dalla Terra Santa con il suo scudiero, un uomo irruento e coraggioso, desideroso di combattere per la giustizia. Il Crociato invece è un tipo riflessivo. Forse il fatto di aver visto tanta gente morire durante le Crociate, l’ha indotto a riflettere, a porsi degli interrogativi divenuti pressanti, sull’esistenza, sulla fede e sulla morte. È un po’ la stessa esperienza di san Francesco: combattere per Cristo in quel modo, non è tutto, lascia l’amarezza, un vuoto interiore e una nostalgia struggente di Dio e della sua Vera Presenza. Non è facendo fuori gli infedeli che si conquista lo spirito del cristianesimo.
Il film si apre con la scena del protagonista sulla riva del mare. È un ritmo incessante quello del mare, lambisce la rena con le sue onde e culla i pensieri dell’uomo. È la solitudine interiore, quel vuoto silenzioso che incombe e schiaccia l’anima e la porta a interrogarsi sull’esistenza di Dio e sul senso della morte. Il protagonista allora ingaggia una partita a scacchi con la morte, dicendo che è un gioco classico che le si addice: nei dipinti la si vede spesso giocare a scacchi, ma questo è simbolico. Il gioco degli scacchi richiede molta attenzione, intelligenza e astuzia. Non è un passatempo qualunque, è d’intelligenza.
L’uomo alla fine deve interrogarsi sul senso della vita e sull’esistenza della morte e, per quanto ci si lambicchi il cervello, non si potrà mai vincerla. Arriverà l’ora, come accadde al Crociato, nella quale ci si troverà a faccia a faccia con Dio. La morte svelerà il volto di Dio e la sua grandezza. Allora non resterà altro che inginocchiarsi e  chiedergli perdono e misericordia. Imperversava la peste su tutto il territorio e la gente domandava misericordia e faceva penitenza in modo abbastanza forte: faceva processioni in cui ci si flagellava. Si cercava la causa, ma non si trovava. Presero una ragazza e, pensando che fosse indemoniata, la arsero al rogo. I soldati spiegarono tale gesto dicendo che forse lei era la causa della pestilenza. Il crociato non aveva dubbi. Non era lei la causa. L’ignoranza, lo smarrimento dei veri valori cristiani, portano ad una crudeltà senza limiti. Si arriva a uccidere per la religione: i cristiani del passato l’
hanno fatto! Forse anche quelli del presente, in modo diverso, ma sono pur sempre uccisioni.
La morte non può essere fermata e vince la partita a scacchi, con intelligenza, abilità e astuzia. Il crociato vorrebbe persino incontrare il demonio affinché gli sveli il volto di Dio e storni tutti i suoi dubbi sulla sua esistenza. Ma nulla: lo troverà nel suo cuore, nella misericordia usata verso quella povera donna condannata al rogo per stupide superstizioni.
Il crociato tornerà a casa dove l’aspetta sua moglie che era morta tempo fa. Alla fine di un banchetto, il banchetto della vita, la morte si presenta, con passo felpato, come la Signora indiscussa dell’esistenza. Inutile opporsi: la salutano e assieme a lei cominciano una danza. La morte li ha costretti a danzare. La morte fa una danza, tutta particolare, una danza di cui non prevedi i passi, va e viene, salta e cammina, si nasconde o si burla degli altri. Tanto tutti i ragionamenti sono vani, importante è domandare perdono a Dio per i propri peccati e sottostare alla sua danza, inesorabile.

venerdì 19 aprile 2013

Fedeltà nel film, "Il Cardinale"



Riguardo al discorso della fedeltà possiamo riprendere il film del “Cardinale”, in cui vi è trattato questo tema difficile. La gente che non crede all’Istituzione della Chiesa, l’accusa di essere inumana. Può accadere talvolta: anche Gesù rimprovera sovente lo zelo dei Farisei, quando si accorge che l’attenzione alle regole scritte, cancella il principio fondamentale dell’amore. Per questo motivo Gesù perdona la donna adultera; è vero, ha violato un comandamento, ma anche i farisei ne stavano infrangendo uno con la loro rigidità: “Non uccidere”. Sono tanto ciechi che non si accorgono dell’enormità del loro sbaglio. La legge di Dio è scritta nella Natura e nella coscienza dell’uomo. Sono le leggi della natura che vanno seguite.

Ecco, allora, che padre Fermoyle, il futuro Cardinale, si trova a compiere una scelta onerosa che lo coinvolge nell’affettività. La fedeltà all’amore, alla Creazione, in questo caso, è valutata da un evento straziante che porta il prete a decidere drammaticamente della vita di sua sorella. È lui il fratello maggiore e la sorella non è in grado di decidere: per salvare la sua vita dovrebbero frantumare il cranio del bambino che aspetta. Cosa fare? Salvare la vita della donna oppure quella del bambino. Se si lasciasse la natura fare il suo corso, la madre morirebbe sicuramente e uccidere il bambino equivarrebbe a compiere un omicidio. Difficile scelta che decreta la morte di una persona cara. Padre Fermoyle è fedele alla legge della Natura e quindi di Dio e decide di salvare il bambino. La sorella è in peccato mortale e prima di andare in sala operatoria, la assolve dai suoi peccati. La vita non è solamente quella materiale: la vita vera è quella eterna e la morte spirituale è senz’altro molto più grave della morte del corpo.  Se si comprendesse questo, fors

Fedeltà

Riflettiamo oggi sulla prima lettura della santa Messa. Saulo, fremente vendetta contro i cristiani, ma fedele alla sua vocazione di Fariseo osservante, ottiene talune lettere per incastrare alcuni cristiani e, mentre si recava sul posto, sulla via per Damasco, succede qualcosa che nemmeno lui si sarebbe aspettato: gli appare una luce folgorante che si presenta come Gesù che lui perseguitava. Gesù non poteva essere perseguitato perché ormai era già morto in croce e risuscitato quindi, come dice un passo della Scrittura, risuscitato più non muore. È ciò che aveva predicato in vita, la sua realizzazione: chi darà un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli perché mio discepolo, otterrà la sua ricompensa e lo avrà fatto a me. Saulo perseguitava Gesù nella persona dei cristiani. Troppa era la luce che gli era apparsa e rimane cieco. Che cosa ha incantato Dio di Paolo? La sua fedeltà dirompente? E proprio su questo volevo riflettere: la fedeltà. Spesso nella Bibbia, anche nell’Antico Testamento, si cita la fedeltà di Dio nell’amore. Ci abbiamo meditato abbastanza? Forse la fedeltà si comprende praticandola, anche se, ovviamente, anche questa è un dono di Dio. Che cosa è veramente la fedeltà? Sembra che questo sia un concetto
dimenticato nei giorni nostri, come un oggetto finito tra altre virtù nel museo dell’antichità. Tutto è relativo, si fanno le cose solo se ci si sente: appena appena si avverte un po’ di dolore, si abbandona subito. Non è così. La fedeltà si vaglia nella sofferenza. Essere fedeli ad un ideale e fare di tutto affinché non si tradisca mai, nonostante il sostenimento di esso, abbia portato il nostro cuore a sanguinare è la stessa fedeltà che portò Gesù sulla croce.  Fedeltà è essere fedeli nonostante tutto a quel sì iniziale che ha compromesso l’intera esistenza: gli uomini forse non riconosceranno quel sì, ma Dio che sa tutto dell’uomo, sa quando quell’anima ritorna fedelmente al suo sì iniziale, nonostante abbia la libertà e anche la possibilità senza rischio di peccato, di dimenticare quel sì modificato dagli eventi della vita. L’anima fedele non riuscirà a dare il suo cuore ad altri se non a Dio. Non si può tradire il primo sì dato a Dio, perché quel sì era autentico. Si è conosciuto Dio, almeno un po’ e tanto è bastato per donargli totalmente il cuore. Accadde questo a Saulo. Conosciuto Gesù non poteva più tradire il suo ideale. Fedele per predisposizione, ha conosciuto il vero volto di Dio in quel momento e ha compreso che quello che aveva conosciuto fino a quel momento, non era il Dio vero. Pure nel libro di Giobbe troviamo quest’affermazione: “Ti avevo conosciuto per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono!”. Quegli occhi avevano visto Dio e quando si vede Dio si comprende la fedeltà anche nel dolore e nel tradimento. Ecco perché i santi ne passarono tante: la fedeltà è una virtù che non deve finire nel dimenticatoio, ma deve essere curata giorno per giorno, perché è la base della spiritualità solida cristiana. Allora si può comprendere quando sia grande la fedeltà di Dio nei nostri confronti: nonostante gliene facciamo tante, lui ci ama, non può tradire il suo amore…

giovedì 18 aprile 2013

Il pane della vita


Gesù si definisce il pane della vita. La vita non è essenzialmente quella materiale, lo abbiamo meditato più volte: l’uomo vive di cose astratte, non è quello che possiede che lo rende felice. Esiste, però, una vita, quella dello spirito e tale vita bisogna alimentarla, fortificarla. I mezzi sono la preghiera e la frequentazione dei Sacramenti. L’Eucaristia è l’Alimento per eccellenza che permette la crescita dello spirito e  va mangiata degnamente e non superficialmente. L’anima deve mettersi in sintonia con Colui al quale si unisce. Gesù, infatti, non invita nessuno alla sua mensa, ma è lui stesso che si dona come cibo. Questo è un impegno più gravoso che richiede maggior impegno rispetto ad essere semplicemente dei commensali. Lo spiego come si farebbe con i bambini.
Ultimamente sono sorte in modo esagerato delle intolleranze a particolari sostanze contenute nei cibi. Sono cibi buoni, non a tutti fanno lo stesso effetto. Vuol dire che è il corpo che ha sviluppato alcune reazioni chimiche, non buone, verso alcuni alimenti anche fondamentali. Pensiamo al latte e agli elementi del pane. Anche nello spirito si possono sviluppare tali allergie, astratte, non le vediamo, forse le sentiamo, ma non vogliamo accorgerci della loro presenza. L’Eucaristia è un Alimento buono, ma a taluni può creare delle allergie che fanno male allo spirito: queste allergie sono determinate dal peccato. Quelle lunghe file per ricevere l’Eucaristia preoccupano, perché spesso il medico delle anime, il confessore, rimane disoccupato. Colui che riceve l’Eucaristia forse non sa di possedere queste allergie, ma queste sono deleterie nel tempo e il pane della vita non genera vita spirituale come dovrebbe.
Dobbiamo metterci, perciò, in sintonia con Gesù e con il prossimo. Ricordiamo che la croce è composta da due bastoni: quello verticale, il rapporto con Dio, e quello orizzontale, il rapporto con i fratelli. Non possono essere scisse queste due dimensione, altrimenti non genererebbero l’albero della salvezza che fu il legno della croce. Non abbiamo pensato che senza il legno orizzontale che inchioda le mani alla croce, non potremmo stare sulla croce, e quindi non avremmo l’amore perfetto, quello di Dio? E d’altronde, senza quello verticale, l’uomo potrebbe scappare molto facilmente. Quello che vuole Dio da noi è un amore senza confini, che prenda e coinvolga tutte le dimensioni dell’uomo: la mente, lo ha dimostrato con la corona di spine; le membra, inchiodate sulla croce; il cuore, dal quale è scaturito nella Chiesa l’annuncio del vangelo.

giovedì 11 aprile 2013

Il cardinale, film


“Il Cardinale”, un film degli anni '50 molto significativo e denso di spunti di riflessione. In breve, ecco la trama. Il protagonista è un americano destinato a diventare prete. Dopo la formazione e gli studi, torna in America dai suoi e diventa viceparroco di una parrocchia. La prima persona che dovrà aiutare è proprio la sorella, sangue del suo sangue. Ella si è legata ad un ebreo, quindi di diversa religione. A quei tempi era un po' complicato unire due persone di differente religione. La chiesa cattolica non l'ammetteva. Il ragazzo si rende disponibile alla conversione e decide per amore della sorella del prete di cambiare religione. Purtroppo scopre ben presto che coloro che predicano l'amore universale, sono razzisti e non vivono il messaggio evangelico, quindi si allontana decisamente dalla chiesa cattolica, lasciando la ragazza in un dramma senza fine che la condurrà ad una vita di ribellione verso Dio, sempre più amorale, fino ad avere in seguito una figlia illegittima. Al fratello prete, padre Fermoyle, viene chiesto se possono procedere alla frantumazione del cranio del bambino e quindi salvare la madre. Di fronte a questo dilemma, padre Fermoyle, decide di salvare il bambino, in quanto, ucciderlo, significava commettere un omicidio, mentre lasciar morire la madre, sarebbe stata una morte naturale. Nel frattempo padre Fermoyle, viene trasferito in un luogo sperduto e freddo per imparare l'umiltà da una prete umile e laborioso che vive nella povertà assoluta. Il suo amore verso il gregge, lo ha portato a trascurare la sua salute. Morirà presto di una malattia molto seria: sclerosi multipla. Padre Fermoyle si dimostra molto generoso, venderà un anello vescovile avuto all'ordinazione dal Cardinale per comprare le medicine molto costose. Dopo la morte del sacerdote malato, padre Fermoyle è chiamato a diventare segretario di un cardinale e quindi torna a Roma. In questo periodo entrerà in crisi per la scelta presa nei confronti della sorella e domanderà un lasso di tempo di un anno per riflettere. In questo tempo conoscerà una ragazza che s'innamora di lui, ma lui non ha dubbi: dopo questo periodo riprende il suo incarico di ecclesiastico. Durante il mandato si presenta al cardinale un uomo di colore che presenta le difficoltà razziali presenti nella Georgia, dove lui è parroco, ma il cardinale non lo ascolta. Sarà padre Fermoyle che prenderà a cuore il caso e si recherà in Georgia per vedere la situazione. Là, sia il parroco di colore che lui saranno frustati per aver predicato l'amore fraterno.

Intanto comincia un periodo molto difficile della storia: il nazismo. Alcuni cardinali, tra cui quello dell'Austria, nazione assai cattolica annessa alla Germania, pensano che Hitler stia dalla parte della Chiesa e ne fanno quasi la propaganda, un po' per vigliaccheria, per non fare la stessa fine degli Ebrei, un po' per fiducia vera nella persona del Fűrer. Sarà ben presto deluso e, dopo un dialogo con Hitler stesso, i nazisti invadono la curia, uccidendo anche i preti. Padre Fermoyle aiuterà la ragazza che aveva incontrato nel suo periodo di pausa di riflessione che nel frattempo, era insieme ad un ragazzo che era contrario al regime nazista e che si suiciderà nel momento in cui la Gestapo lo cercherà in casa. Viene quindi arrestata anche lei perché sospettata di complicità.

Padre Fermoyle diventerà cardinale.
Interessanti le varie vicende che fanno da perno in questo film. Riflettiamo su queste.

mercoledì 10 aprile 2013

Eucaristia e amore per i fratelli


L'unione con Dio è sempre un argomento complesso e, nello stesso tempo, semplice. Il modo per unirsi a Dio è la preghiera, ma deve essere autentica, altrimenti rimane un noioso elenco di parole svuotate miseramente del loro significato. Possiamo dire grandi parole, concetti profondi, dire rosari su rosari, non mancare di recitare le Lodi e i Vespri, di andare a messa, ma poi, stringi stringi, la nostra vita di fede si limita a quello. Qual è quindi il termometro della nostra vita spirituale? La risposta è semplice ed immediata, ma anche questa è nello stesso tempo complessa: l'amore verso il prossimo. Questo è sicuramente il termometro che segna il nostro amore nei confronti di Dio. Certamente noi possediamo dei limiti, non possiamo nasconderlo. Il nostro amore sia verso Dio che verso il prossimo sarà comunque imperfetto. Eppure dobbiamo avere tale tensione nel nostro cuore, se davvero abbiamo nel nostro spirito il desiderio di unirci veramente a Dio.
Preghiera. Ci sono quelli che non usano mai formule e non vanno a messa, tanto Dio è ovunque. D'accordo, Dio è ovunque, ma è Gesù stesso che ha istituito l'Eucaristia, la Riconciliazione. Sapeva che noi uomini, essendo composti da corpo e spirito, abbiamo bisogno di segni tangibili. Non possiamo vivere solamente di spirito. Andiamo avanti per un po' e poi ci accorgiamo che forse, i nostri sono lunghi monologhi. Ci vogliono le preghiere già composte. Gesù spesso si ritirava a pregare. Lui amava veramente il Padre e aveva il bisogno di stare con Lui, ed è lui stesso che ha insegnato agli uomini che cosa dire nella preghiera: il Padre nostro. Se fossimo stati in grado di pregare per conto nostro, senza schemi, non avrebbe insegnato loro il Padre nostro. E poi l'Eucaristia... Senza Gesù non possiamo far nulla. Non possiamo tralasciare di ricevere l'Eucaristia, nella quale vi è vivo e vero, Gesù. Lui ci aiuterà nel praticare la vera carità.
Poi ci sono quelli che se non stanno agli schemi, muoiono. Talvolta sono schemi senza scheletro, perché appena usciti dalla Chiesa, aggrediscono e calunniano il prossimo. Quella preghiera non è valsa a molto. Non è stata vissuta nel vero senso della parola. Il corpo senza spirito non vive.

Il segreto sta nell'equilibrio di tali tendenze, difficile da realizzare ma che è la chiave di tutto.

La carità non è filantropia, nasce dal desiderio di spezzare il pane con i fratelli, così come avviene nell'Eucaristia. Per questo l'amore verso Dio non può essere scisso da quello verso il prossimo. Ai nostri tempi di benessere rimane forse difficile comprendere il gesto dello spezzare il pane di Gesù. Non era simboleggiato il superfluo in quel pane, ma lo stretto necessario per vivere. Quindi, per amare gli altri come Dio ha amato noi, è dare tutto di noi stessi, non le briciole che cadono dalla nostra lauta mensa. È difficile, senz'altro, non è facile, ma è un cammino da compiere ogni giorno. Pregare è mettersi davanti a Dio, ascoltarlo per poter vivere appieno il vangelo, saper dare tutto di noi, senza riserve... Come avere questo programma e non comprendere che non arriveremmo mai con le sole nostre forze a concretizzarlo?

domenica 7 aprile 2013

Solo l'Amore


È bellissimo il vangelo di oggi, intriso di speranza viva. Decisamente la Resurrezione è l'EVENTO per eccellenza: la storia degli Apostoli e dei discepoli muta in un attimo. 
Dopo la morte violenta di Gesù, gli Apostoli avevano molta paura dei Giudei. L'accanimento con cui avevano ucciso Gesù, faceva presagire il desiderio di eliminare non solamente l'uomo, ma la dottrina che aveva insegnato e quindi tutti i suoi seguaci. Nonostante le varie apparizioni, gli Apostoli temevano e rimanevano chiusi. Anche i loro cuori erano chiusi alla grazia di Dio. Gesù entrò a porte chiuse, nessun ostacolo lo fermava e si rivolse  loro con il tradizionale saluto ebraico: “Pace a voi!”.
Il saluto ebraico aveva un significato profondo. Gli orientali danno alle parole un significato più ampio ed efficace, al contrario dei Romani che coltivavano la retorica come una semplice arte basata sul modo di usare le parole e sulla loro quantità che doveva essere elevata. Lo testimoniò Gesù stesso durante la sua vita terrena quando esortò i discepoli a non sprecare parole come i pagani ma a rivolgersi a Dio con un semplice termine il cui contenuto è immenso: Padre. Le parole pronunciate devono avere un'efficacia tangibile e non essere buttate al vento... Per entrare nella psicologia dei Romani, basti pensare ad un proverbio latino giunto fino a noi: “Verba volant, scripta manent”. Detto ciò, non sarebbe difficile comprendere il dramma di Abramo di fronte alla promessa  di Dio: “La tua discendenza sarà più numerosa delle stelle del cielo”. Era una promessa fatta a voce ma aveva un'importanza enorme: il mantenimento di tale promessa, metteva in gioco la credibilità stessa di Dio... Il resto lo sappiamo: è su questo campo che Abramo diventa il padre di tutti i credenti: Dio, nonostante la promessa sembra comportarsi peggio degli uomini, sembra rimangiarsela e gli domanda in sacrificio l'unico figlio. È pure il dramma della passione del Figlio di Dio. Dio promette la vita eterna ma permette che l'uomo uccida suo Figlio! Gesù ha completato la Rivelazione di Dio: ha completato il Decalogo affidato a Mosè con la Legge della positività dell' Amore, “Beati voi”. Gesù diversamente da Mosè non scrive nulla: non ne aveva bisogno perché era il VERBO, la Parola fatta carne. La Legge non va scritta su tavole di pietra, simili ai cuori dell'uomo; la legge dell'amore va scritta sulla car
ne. Abramo obbedisce al comando di Dio di uccidere il proprio figlio ma viene fermato dall'Angelo di Dio; Gesù va oltre: la fede e la vita non si basano su un regno terreno di discendenza umana, ma della promessa di una vita ultraterrena, di una vita eterna. Il regno di Dio non è di questo mondo e la terra promessa è una terra nuova, non più il paradiso terrestre, ma un paradiso etereo. Gesù è il nuovo Mosè, il nuovo Abramo, è la nuova Alleanza, più completa, totale, il compimento assoluto delle promesse di Dio.
Tommaso non era presente al momento dell'apparizione e non credette agli altri Apostoli. Gesù mostra agli Apostoli le ferite della Passione per farsi riconoscere da loro. Ecco la “tavola” su cui aveva scritto la nuova legge dell'Amore: le Beatitudini erano ormai scritte sulla propria carne. E la storia continua nell'Eucaristia, la Legge dell'amore è lì. Entra poi a porte chiuse. Non c'è porta o pietra che possa resistere alla forza di Dio.  Come aveva rotolato la pietra del sepolcro, così Egli entra a porte chiuse: sgretola il cuore di pietra degli uomini con la forza dello Spirito Santo. Ecco la rivoluzione del cristianesimo: l'amore del cristiano non è un semplice sentimento, è una Persona, lo Spirito Santo. È questo l'amore che spinge san Francesco a baciare le piaghe del lebbroso. Non si lascia guidare dai sentimenti che in quel momento erano dominati dalla ripugnanza, ma da una Persona, lo Spirito Santo, l'Amore.

sabato 6 aprile 2013

Credere alla Resurrezione


Si è soliti pensare che per gli apostoli sia stato facile credere alla resurrezione di Gesù. Non fu così. Lo testimonia la prima lettura di oggi. Essi non credettero a coloro che raccontavano loro di averlo visto nuovamente vivo. Pensavano che fossero storie. Avevano ben visto il loro Maestro soffrire tremendamente e non deve essere stata una passeggiata. La loro fuga è stata eloquente, anche in questo senso. Non era solo timore di essere loro stessi uccisi, ma era pure il non possedere le forze necessarie per vedere soffrire così enormemente, un uomo che aveva beneficato e sanato molti. Il bene era stato ripagato con una violenza inaudita. Il momento della Passione del Signore è stato terribile sotto molti aspetti, as
petti che continuano ad interrogarci fin nel profondo del nostro spirito. Non fu quindi facile credere per gli apostoli. Immaginate di aver perso una persona cara e qualcuno vi viene a raccontare che l'hanno vista viva e vegeta passeggiare per le strade! Quante emozioni vi agiteranno! Le scelte di Dio sono straordinarie!
Dio ha scelto degli uomini senza una cultura particolare in materia di religione: non ha scelto né i Sadducei né i Farisei, che possedevano una cultura religiosa profonda e tenevano molto alla teoria della Resurrezione: gli uni non credevano, gli altri sì. Ha scelto semplicemente uomini che non si sarebbero mai battuti per sostenere l'esistenza della Resurrezione o meno. Pescavano. Il loro mestiere era la pesca e da quello dipendeva la loro vita materiale. Tale scelta è stata ponderante: non erano fanatici e non avevano creduto alle donne che annunciavano che Gesù era risuscitato! Avevano timore e un timore grande, per loro tutto era finito! Immaginate quindi la gioia degli apostoli nel vedere il loro Maestro vivo, dopo quelle inaudite sofferenze! E non solo la gioia, lo stupore, che poi li hanno portati a non esitare a dare la vita per il Signore: il cristianesimo sta lì, nel credere che la vita non finirà mai! 

Il giorno più lungo


Il giorno più lungo ed importante della storia dell'umanità è senz'altro la Pasqua. Si tende sempre a dare la priorità alle feste natalizie perché ormai hanno assunto una connotazione consumistica. Tutto si sintetizza in uno scambio di regali, in un mero desiderio di essere buoni solamente a Natale; alla fine questo si esaurisce i
n un istante, come una bolla di sapone al sole della quale non vi sarà che un vago ricordo. Il ciclo delle grandi feste liturgiche vogliono far riflettere sui grandi misteri della nostra fede e fare in modo che non si dileguino come quella famosa bolla di sapone e, siccome la Chiesa è sapiente, le ripropone ogni anno. È un po' come la faccenda di uno scolaretto che passa e ripassa la lezione: prima di interiorizzarla, farla sua ci vuole del tempo. Quante volte ci siamo accorti che alcune nozioni, apprese sui banchi di scuola, le abbiamo interiorizzate dopo anni, quando eravamo già adulti, talvolta già con i capelli bianchi! Interiorizzare non vuol dire semplicemente imparare, vuole dire farla propria totalmente, far nascere la passione per quella cosa e combattere per essa. Potreste obbiettare: “ma non sempre si può avere la passione per tutto!”.
Vero! Non si può avere la passione allo stesso tempo per la matematica e l'italiano, c'è gente che la possiede, ma non è di tutti. In questo caso bisogna avvertire la priorità di tale esigenza nell'uomo, valutare seriamente ciò che per la vita è importante. Diciamo che sapere bene la matematica o l'italiano non implica una questione di vita o di morte. Un bambino che ancora non ha studiato queste materie, vive benissimo e felicemente. Non è così per lo spirito dell'uomo. 
La mentalità di oggi è un mix di tante filosofie e tra tutte queste non prevale nessuna se non il relativismo. Questo decreta la morte della spiritualità del nostro tempo: pochi assorbono radicalmente un ideale anche buono: prende di esso ciò che più gli confà e non riflette su ciò di cui ha veramente bisogno. L'uomo vive più che altro di ciò che è invisibile, della sua interiorità. La ricerca del benessere equivale alla ricerca disperata dell'uomo d'oggi della felicità. Purtroppo comprende troppo presto che ciò non è possibile, che ciò che è materiale non lo soddisfa. È lo spirito che anela all'eternità, lo proclama pure un salmo bellissimo, il salmo 62:
“O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'ANIMA mia, a te anela la mia CARNE.”.
Ciò che riguarda lo spirito, chiama in questione anche la carne, il nostro corpo. Non può rimanere una cosa semplicemente spirituale, ma deve coinvolgere tutto il proprio corpo... Basti pensare al dolore della Maddalena al momento della morte di Gesù e quando non riusciva a trovare il corpo del Signore. Deve esserci un equilibrio tra spirito e corpo. L'amore si concretizza con entrambe.