sabato 28 aprile 2018

E questo è tutto

Stamattina, quando ho scritto le righe del post precedente,non ero a conoscenza della morte di Alfie ed il mio discorso, lasciato a metà perché scritto a mano, è rimasto tale: era un preambolo che voleva entrare nel cuore della vicenda del piccolo con molta cautela perché il dolore dei genitori e del bimbo stesso imponeva silenzio. Ho saputo della sua morte solamente verso le 11. Scorrendo alcuni titoli che annunciavano il fatto, ve n'erano tanti che sottolineavano la sua forza e soprattutto il suo coraggio. Tra questi ne prendo uno che mi ha colpito:
“Ciao Alfie, ci hai insegnato l'amore per la vita”. Altri che sottolineavano il coraggio: “il piccolo leoncino Alfie ci ha insegnato il coraggio di vivere”.
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I miei post sono scritti prima su carta e in seguito su internet. Avevo lasciato scrivendo che alcuni passi sembra siano fatti in avanti, ma in concreto non lo sono. Ebbene, la vicenda di Alfie è uno di questi casi... E i diritti di questo bimbo e della famiglia dove sono?

Il pensiero dell'uomo

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Riflettevo sul cammino dell'umanità e su come il pensiero degli uomini abbia mutato significativamente il corso della storia, sia positivamente che negativamente. Talvolta è difficile quantificare gli eventi alla luce del loro svolgimento proiettato nella prospettiva futura, tale confine non è così netto ed è di difficile interpretazione. La nostra identità culturale è ciò che noi abbiamo vissuto nella grande storia e la grande storia è stata segnata da eventi che all'inizio parevano insignificanti. Parlo del cosiddetto “effetto farfalla” definito da Lorenz e poi ripreso da Morin per spiegare il paradigma della complessità, per cui dei piccoli gruppi che agli inizi erano ristretti, abbiano poi segnato la storia definitivamente. Si riferiva al cristianesimo, ma pure ai regimi totalitari risultati devastanti.

Noi siamo il risultato dei grandi eventi della storia: il fatto che l'Europa sia stata segnata da eventi catastrofici, dalla prevaricazione dei diritti fondamentali dell'uomo, ha fatto sì che nascessero alcuni documenti europei di notevole spessore: “La Dichiarazione dei diritti dell'uomo”.
Questo, però, non implica a priori che il cammino vada sempre avanti, verso la libertà, la tolleranza, il rispetto, i diritti. Nella vita personale di ciascuno di noi, notiamo tanti momenti di involuzione, talvolta sembrano di stasi, ma non è così, nessuno è fermo. Quei momenti di stasi si risolveranno o con un passo indietro o avanti. Il brutto è che pensiamo che quel passo che noi abbiamo fatto all'indietro, sia in avanti. Lo giustifichiamo noi ricostruendo il nostro passato su misura per capire e supportare le nostre scelte presenti. Così è della grande storia. Certi momenti di involuzione sono ritenuti come un passo avanti... ma intrinsecamente non lo è e lo capiamo guardando gli effetti in una prospettiva globale.

venerdì 27 aprile 2018

Risurrezione

Dio si è svelato attraverso la vita di suo Figlio. Un po' come i bambini, pure noi abbiamo bisogno di esempi concreti: le cose astratte rimangono nella nostra mente fino ad un certo punto, soprattutto quelle che trattano del soprannaturale. Molto probabilmente avremmo riso come fecero i Greci al discorso di Paolo: “Noi risorgere?.... Impossibile!” 
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Il buon Dio ci conosce e per tale motivo ha inviato il Figlio, per darci un modello concreto, ma anche per farci vedere dove giungeremo se lo imitiamo: la Risurrezione. Insomma, ha vinto la morte, dilemma della nostra vita.

martedì 24 aprile 2018

Comprensione

Chi è Dio per me? È una domanda retorica? Assolutamente no! Siamo tanto imperfetti che accostarsi ad un essere così perfetto, sarebbe impossibile se non fosse per il suo amore, per lo Spirito Santo, che ci rendono capaci di Dio.
Il fatto è che Dio ci ha creato ad immagine e somiglianza sua, ma noi, a nostra volta, ci creiamo un Dio a nostra immagine, cioè come proiezione della nostra mente.
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Il pericolo più ricorrente è quello di vedere il prossimo attraverso i nostri schemi mentali. Interpretiamo i loro comportamenti attraverso la nostra esperienza scordando un concetto ormai consolidato e vero: ogni persona è un essere irripetibile ed unico. Lo dice la psicologia, ma ci era arrivata anche la piccola santa Teresa Martin: vi è più differenza tra le anime che tra le fisionomie dei volti.

Da ciò deduciamo che, se anche fosse che uno abbia vissuto le medesime esperienze, la sua percezione e organizzazione mentale le ha catalogate differentemente, in modo creativo formando una forma mentis diversa dalla nostra.
La comprensione dell'altro, quindi, deve avvenire non attraverso l'interpretazione dei nostri sentimenti (sebbene si debba partire da questo visto che le emozioni sono universali), ma mediante l'ascolto e la certezza che l'altro sia diverso da noi, che agisce, pensa, interpreta, risponde differentemente rispetto a noi.
Se ciò è valido per i rapporti interpersonali, lo è anche nei confronti di Dio. Dio va conosciuto attraverso la meditazione della sua parola e la preghiera. Dio è diverso da noi e noi, troppo spesso, lo vediamo nelle vesti di uno che perdona a prescindere dal fatto che l'altro sia pentito, oppure come un giustiziere mascherato, una sorte di supereroe che lancia dardi infuocati di qua e di là, contro chi sgarra.
La conoscenza di Dio non è semplice e non si deve presumere di nulla. Passa attraverso la preghiera, la lettura meditata del Vangelo, la contemplazione, ma anche la decentralizzazione da se stessi.

Mio papà è in paradiso?

Emanuele ha perso da poco il papà, è un bambino, ma nel suo cuore ha domande immense, domande con la D maiuscola: “Dov'è adesso papà? In paradiso o all'inferno?”
Suo papà si dichiarava ateo... in un bambino questo interrogativo sembra stonare e la sua fiducia nel Papa cela una grande fede: lui sa che il Papa è il Pontefice, il successore di s. Pietro e cerca in lui la risposta che lo tormenta: “adesso papà dov'è, ha finito di soffrire?”.
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È una domanda imbarazzante alla quale nessuno di noi può rispondere, ma il Papa risponde  lasciando trapelare la dolcezza e l'amore infinito del Padre: lo rassicura rammentandogli ciò che di buono ha fatto suo papà, lasciando però l'ultima parola al Padre: “Solamente Lui può dire chi va in Paradiso e chi all'inferno.

Leggendo tale breve racconto, molti si sono scandalizzati tacciando il Papa di buonismo. Questo desiderio che manifestano le persone, della giustizia di Dio a tutti i costi, mostra una grande insicurezza e inadeguatezza di fronte a questi tempi che mutano così velocemente da non avere più nemmeno il tempo per adattarsi. Si cercano dei punti fermi, ma si scorda che Dio è fortemente creativo.

martedì 17 aprile 2018

Il nostro pane

Risultati immagini per pane disceso dal cieloIo sono il pane disceso dal cielo, chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue, non avrà più fame e sete in eterno.”. Ho riportato alcune frasi del Vangelo che completano la pericope di oggi. I Farisei chiedono un segno e, facendolo, menzionano il fatto straordinario dell'Antico Testamento, quando Dio sfamò il suo popolo nel deserto con la manna. Il popolo stremato, affamato, assetato, timoroso riguardo alle numerose incognite del futuro, riceve da Dio un cibo che piove dal cielo: la manna. Tutti contenti al momento, ma al ripetersi del prodigioso evento che li ha salvati, il popolo si stanca e comincia a brontolare. È praticamente il prototipo del nostro comportamento che assumiamo talvolta nei confronti di Dio: quando otteniamo qualche dono che abbiamo bramato e atteso e che, in ogni caso, la sua presenza ci avrebbe salvato sicuramente, dopo un po' ci stufiamo e cominciamo a brontolare.
Siamo tanto abituati a vedere ciò che ci manca che la nostra povera mente non riesce neppure a intravedere i doni che possiede e, soprattutto, la gratuità con la quale essi ci sono stati elargiti.
Il “mugugno è libero” si dice a Genova, purtuttavia si deve andare oltre: è importante saper vedere le cose positive e non lasciarci prendere dal pessimismo.
Ritornando al discorso sul pane, Gesù a quei tempi parlava a persone che avevano bisogno di una sicurezza e che lavoravano sodo per guadagnarsi il pane quotidiano. Non vivevano come noi, vivevano per lo più alla giornata ed il pane era tutto. Il fatto che noi abbiamo la pancia piena, ci fa scordare i bisogni non materiali, altrettanto fondamentali. Ancora oggi abbiamo bisogno del pane, siamo disorientati, impauriti, insicuri davanti ad un futuro incerto, bisognosi d'amore, insoddisfatti perché pieni d'impegni di ogni genere, irrealizzati. La risposta a queste nostre domande, al vuoto interiore è Gesù. Egli dà al nostro spirito e al nostro corpo il cibo fondamentale per essere per sempre sazi.