mercoledì 29 febbraio 2012

Una risposta anche dalla psicoanalisi


Spesso facciamo confusione riguardo a psicologi e psicoanalisti, di tutti ne facciamo un fascio, ma c'è, fra loro, una differenza fondamentale. Lo psicoanalista è colui che studia l'inconscio e se, da una parte, alcune teorie della psicoanalisi sono discutibili, possono essere comunque fonte di riflessione. Qualsiasi libro o film può dare spunto di riflessione, basta accostarsi ad esso con senso di criticità e non come una spugna pronta ad assorbire indifferentemente ogni liquido. Per criticità s'intende capacità di giudizio.
Riguardo all'aborto, oltre a spiegarne le dinamiche interiori che spingono ad agire in tal maniera, affronta in modo significativo il rapporto “madre – figlio”. La psicanalisi spinge la madre a parlare con il proprio figlio fin da quando è nel grembo e afferma che tra questi vi è un rapporto inscindibile: anche se il bambino viene adottato e gli si cela le proprie origini, il suo inconscio ne rimane consapevole e il passato riaffiorerà in modo inatteso e sofferto.
La psicanalisi sembra restituire al bambino la dignità fin dal grembo. Con forza sottolinea che il bambino è in grado di comprendere alcune realtà e presenta alcuni esempi eloquenti. Mi riferisco all'esperienza della psicanalista Françoise Dolto.
Una giovane neo mamma aveva perso la mamma da poco. Lì per lì aveva accettato il grande dolore del lutto, ma di fatto esso si ripercosse nell'andamento domestico della giovane mamma privata dell'aiuto materno che si era rivelato fondamentale. La mancanza di questo era stata fonte di disgregazione. La neonata, di fatto, non poteva capire tutte queste cose, eppure cominciò a diventare anoressica e a rifiutare il cibo. Ecco un esempio eloquente del rapporto stretto tra madre e figlio.

lunedì 27 febbraio 2012

Fariseismo fastidioso

L'attenzione ad un farisaismo che nonostante sia caratterizzato dallo spazio dedicato esclusivamente alla preghiera, ci allontana ancor di più da Dio perché c'illudiamo di fare tutto il nostro dovere non "facendo" solamente, ma raccogliendoci in preghiera, quindi stiamo a posto. Gesù, nonostante abbia apostrofato i farisei come "razza di vipere", non è riuscito ad estinguerne la razza. Se n'è generata un'altra nel tempo, quella dei farisei cristiani.
Non mettiamo a tutto l'etichetta di farisaismo. Alcuni atteggiamenti esteriori vanno mantenuti come, ad esempio, il rispetto per l'Eucarestia ed esigerlo dagli altri e la "rabbia" che bolle nel nostro cuore riguardo alle mancanze degli altri verso il Sacramento è una "rabbia santa".
Vediamo perciò una Santa Bernardetta esigere che si faccia bene il segno della Croce e una santa Virginia che sale sulla panca in chiesa imponendo il silenzio durante la celebrazione eucaristica.
Non tutto è puramente esteriorità,tanto che esigendo solamente l'interiore, rischieremmo di fare infiniti danni, cancellando la parte della corporeità che è fondamentale nella nostra vita e dimentichiamo che noi comunichiamo congruamente con il nostro corpo... 
Sarebbe ridicolo e fonte di divorzi se una coppia manifestasse il loro amore solamente interiormente. Impossibile e ridicolo: ci rapportiamo al mondo tramite i sensi.

domenica 26 febbraio 2012

Chi è il santo

E' pur vero, e questo da tenere presente per non indurci a false idee che ci possano far crogiolare nei nostri difetti, che Bernardetta lavorò molto sul suo carattere tanto che giunse a non scusarsi più nemmeno quando l'accusavano ingiustamente. Nonostante la sua tendenza dell'irascibilità, era veramente umile! Questo deve destare l'ammirazione nel nostro cuore, perché non ha alcun merito chi per natura è "mite", non risponde e accetta tutto passivamente e magari il suo cuore è ricolmo di brontolii. tuttavia è da sottolineare il fatto che Bernardetta si mortificò alacremente, sapeva bene che non doveva rimanere nella sua testardaggine eccessiva!
Anche Chiara Badano non accettò passivamente la sua malattia, così come varie testimonianze ci riportano una Bernardetta che piange di fronte a certe sofferenze. Appena ascoltò la sentenza del medico, Chiara, rientrata a casa, si chiuse nella sua cameretta e si gettò sul letto e non volle vedere nessuno per un po'.
Il santo non è colui che dall'alto del piedistallo si permette di giudicare gli altri, pensando di essere ormai giunto alla meta, ma è colui che conosce bene la lotta ed è intriso di una profonda umanità e sensibilità. Non è la forza che fa il santo ma l'amore. Anche Chiara, perciò, come Bernardetta, dovette accettare la condizione innaturale della malattia che la porterà alla tomba. Fece aderire la sua volontà a quella totalmente diversa di Dio che le domandava persino la vita a soli 19 anni.
Chiara, pur nella sua giovane età, comprese pienamente il senso della vita nella prospettiva dell'eternità e non è per niente scontata visto che nemmeno alcuni anziani ne affermano la sostanza, facendo coincidere la vita con il fare, l'attività. I santi, hanno fatto coincidere vita con amore e perciò, come san Paolo, non desiderano più né vivere né morire.
Il santo perciò è colui che coglie nell'attimo l'eternità, non colui che fa o soffre di più.
Essere santo non è fare, perché allora la società che viviamo dovrebbe essere più santa ed invece vediamo una società che si allontana sempre di più da Dio, sempre più alla deriva, in balia di quelle onde che con il loro risucchio la trascinano più lontano.

sabato 25 febbraio 2012

Bernardetta e i superiori


Volevo tornare a riflettere sulla figura di Bernardetta ma anche di tanti altri santi a lei paralleli.
Oltre alla prova della malattia che, come abbiamo visto, coinvolgeva pure lo spirito, facendola cadere nei suoi difetti predominanti di fronte ai quali lei affermava, credendoci davvero, di essere peccatrice, Bernardetta fu provata anche dai superiori. Il film sottolineava molto questo aspetto esasperandolo ma se analizziamo oggettivamente i fatti, possiamo comprenderne pure le motivazioni umane.

Vero: più di una sua consorella, ha affermato che, visto come veniva trattata Bernardetta, non avrebbe mai voluto essere al suo posto. I superiori erano particolarmente severi con lei. Le motivazioni? Fra queste, sicuramente, quelle appartenenti al suo tempo. Pure le famiglie avevano modi di fare molto severi e di conseguenza nei conventi lo si era particolarmente. Il caso poi di Bernardetta, era unico. Tutti sapevano che aveva visto la Madonna, le apparizioni erano state approvate dalla Chiesa e quindi era circondata da persone che la guardavano sia con curiosità, gelosia ed ammirazione. Le continue visite di cui era oggetto Bernardetta, potevano accrescere in lei l'amor proprio e i superiori, che erano responsabili in qualche modo della sua salute spirituale, si sentivano in dovere di mantenerla nell'umiltà, usando i metodi del loro tempo che a noi sembrano un abuso. Di fatto sembrava che i superiori ammirassero Bernardetta, ma rimanessero piuttosto perplessi di fronte alla sua persona che appunto, appariva caparbia, testarda all'eccesso, impulsiva. Non ricalcava il modello della novizia umile, sempre con le mani giunte e gli occhi abbassati. Lei appariva ribelle e umile allo stesso tempo, quindi la Madre Maestra dubitò persino che Bernardetta avesse visto la Madonna. Troppo ordinaria, sembrava meno santa delle altre connovizie, secondo i parametri del tempo. Forse, visto le apparizioni di cui era stata oggetto, si aspettavano che possedesse doni straordinari, ma Bernardetta viveva semplicemente con molto impegno la sua vita ordinaria, senza apparire diversa dalle altre, e sgomentava il vederla faticare e cadere in alcuni difetti. Amava la vita ordinaria e non cercava altro, tanto che un giorno, in infermeria una sua consorella esclamò che voleva soffrire ancor di più. La sincerità e semplicità di Bernardetta stupì quando affermò che lei non desiderava affatto soffrire di più,  ma che accettava quelle sofferenze che il buon Dio le offriva e gli domandava la grazia di saperle vivere bene.

Quaresima


Tempo austero quello della Quaresima che c'invita a prepararci con serietà al grande evento della Pasqua. Per ciascuno giungerà il momento della sua pasqua, il momento del passaggio da questo all'altro mondo... Qualcuno afferma “più tardi che mai”. Tutta la nostra vita è protesa a quel grande evento che si guarda con timore e curiosità e dal quale essa dipende inesorabilmente. È il mistero più grande della nostra vita della quale ne fa parte, sembra quasi innaturale.
“Fa parte della nostra vita” si dice come per consolarsi, ma non sembra essere così se si guarda in profondità nel nostro cuore. Sembra quasi una violenza psicologica, un qualcosa di innaturale e, da una parte lo è: essa, così come la sofferenza, è entrata nel mondo in seguito al peccato. L'anima anela alla felicità ed eternità per le quali è stata creata e dalle quali è segnata indelebilmente. Tempo quindi di penitenza questo. S'inizia con il mercoledì delle ceneri che ci dovrebbero rammentare il nostro destino e quello che siamo: polvere. Dalla terra siamo stati tratti e alla terra torniamo

martedì 21 febbraio 2012

Un'insolita preghiera


In fondo alla Basilica di San Giovanni, su un tavolino, ci sono alcune preghiere: foglietti sparsi, sembrano quasi abbandonati là. Guardando più attentamente mi accorgo che è una preghiera insolita. In grassetto vi è scritto: preghiera per i bambini mai nati.
Mi viene da pensare, da riflettere. Non si pensa abbastanza: la vita è il dono più bello ed in fondo i nostri genitori, avrebbero potuto decidere di non farci nascere. A loro deve andare la nostra riconoscenza.
La vita è il dono più grande che abbiamo nonostante il dramma che essa nasconde. È fatta di piccole cose e ci dà l'opportunità di fare del bene... Il demonio sta agendo bene. In nome di una pseudo libertà, induce le coppie a compiere omicidi, oltretutto su innocenti, che non posseggono alcuna voce in capitolo: ogni piccolo ucciso nel grembo della madre, fa tremare il Paradiso ed esultare l'inferno. Su youtube o gloria tv, ci sono vari video che rappresentano chiaramente cosa accade al feto: sono veri e propri omicidi. Tante volte non si pensa abbastanza alle conseguenze delle nostre azioni. Ma come può vivere una mamma sapendo di aver ucciso la creatura che aveva nel grembo? È una ferita che non si rimarginerà più: è una persona a cui si è tolta la possibilità di vivere... e per quale motivo? Chi siamo noi per decidere per questa persona, per privarla di tutto?

giovedì 16 febbraio 2012

Eternità o carne-vale?


Tempo di Carnevale. Una volta il Carnevale era occasione di peccati mortali: si assecondava la propria carne in tutti i suoi desideri, si commettevano persino omicidi, si attuavano vendette cruente, frutto di ubriacature e stordimento. Di tutto questo è rimasta un'ombra: ormai non si aspetta più Carnevale ma ogni momento è buono per dare sfogo alle proprie passioni che tormentano il cuore. Qualcosa, ad ogni modo, è rimasto. I cosiddetti carri mascherati talvolta rappresentano il corpo come oggetto o si ci lascia andare a manifestazioni di satira che comunque danno fastidio, offendono ed umiliano. Per non parlare poi del grande spreco che comporta l'allestimento dei carri composti di soli fiori come è tradizione fare a Sanremo. Infatti, dopo la sfilata, i fiori finiscono nel cestino e i fiori, si sa, costano parecchio... E la guerra di arance? No, davvero, uno spreco enorme: c'è gente che muore di fame, ci lamentiamo della crisi e della disoccupazione che sono ormai una realtà ma non ci preoccupiamo di evitare questi sprechi. È per tutta questa serie di motivi che a Carnevale si usavano fare le Quarant'ore in riparazione dei peccati che si commettevano. E non è tempo sprecato nemmeno adesso, possiamo mancare e compiere peccati in vari modi e forse più facilmente rispetto ad altri periodi dell'anno. E che cosa curiosa... dopo Carnevale inizia la Quaresima, tempo di penitenza e di preparazione alla Pasqua, al grande evento che ha cambiato la storia dell'Umanità intera. La vita terrena è un grande pellegrinaggio verso l'eternità. Siamo tutti in cammino, tutti protesi verso quella meta. Guardando le cose in questa prospettiva tanti nostri comportamenti sembrano assurdi e la sofferenza, sebbene sia grande, si ridimensiona: essa, infatti, è transitoria come tutte le cose terrene. E che cos'è un attimo dinanzi all'eternità? Nulla... solo che noi, viviamo con i piedi per terra... il nostro corpo ci trascina inesorabilmente nella corruzione e nel peccato. L'anima ha sete di eternità. Trascinata dal corpo, tante volte si trova a seguire ciò che le suggerisce la concupiscenza e comprende maggiormente le cose caduche che quelle eterne, tuttavia, la grande sete di eternità fa parte della sua essenza e non fa altro che evidenziare le innumerevoli contraddizioni della nostra esistenza: trascinati dalla concupiscenza, desideriamo ardentemente l'eternità. La cerchiamo dove non c'è, aneliamo profondamente ad essa: ci dibattiamo come degli uccellini legati al laccio del cacciatore. Un piccolo spago ci trattiene inchiodati e, nello stesso tempo, facciamo sforzi disperati per liberarci e quindi volare nell'immensità del cielo. È un po' come il lungo pellegrinaggio nel deserto del popolo ebraico: luce e tenebre si alternano indicandoci la strada da percorrere. La sofferenza, la malattia, ci fanno sperimentare profondamente la precarietà della nostra esistenza terrena. Tuttavia anche questi attimi ci servono, ci educano, ci spingono a gettarci nelle braccia amorevoli del Padre, nelle quali non abbiamo più nulla da temere, convinti che non ci potrà accadere nulla di male: se ci abbandoniamo a Lui non ci farà accadere nulla di male che ci conduca alla perdizione eterna. Egli farà di tutto affinché noi giungiamo felicemente alla beatitudine eterna. Ci farà incontrare le persone giuste che ci indichino il cammino giusto da percorrere e permetterà che ci accadano alcuni avvenimenti per attrarci a Lui... Basta saper leggere gli eventi attraverso le lenti dell'amore che Dio ha per noi. Basta... sì, certo, non è così semplice. La nostra anima è racchiusa in un corpo che ne delimitano i confini contro i quali il nostro ego ci sbatte miseramente la testa, ma Dio ci ha dimostrato che per Lui nulla è impossibile e che è Lui che regola le leggi della natura, è Lui il Creatore. Esiste un'altra dimensione oltre a quella terrena  che risponde ai nostri desideri d'immensità: è quel soffio di vita che ha innestato nel nostro corpo.
È proprio vero che tutto è transitorio tranne ciò che riguarda la propria anima. Anche il nostro corpo lo è, quindi è pressoché inutili avere atteggiamenti puramente esterni di devozione in quanto essi subirebbero la medesima fine del nostro corpo. Avrebbero la consistenza della polvere e quindi può essere portata via dal vento. Per questo motivo i farisei hanno perso il loro tempo curando solamente gli aspetti devozionali esteriori trascurando la parte vera dell'uomo, quella dell'anima che vive in eterno.

mercoledì 8 febbraio 2012

Autostima ed umiltà


Avevo meditato sulla virtù dell'umiltà in modo generale, ma vi è ancora tanto da dire. Sembra essere andata in disuso, riposta in un cantuccio del nostro cuore, perché non conforme alle aspettative del tempo in cui viviamo. Eppure, nonostante noi stiamo attraversando un'epoca particolare, Dio non ha mutato mentalità e la santità la sua sostanza. Infatti nessun orgoglioso è stato canonizzato! È cambiata la modalità con cui ci si santifica, le forme sono diverse, ma la sostanza rimane quella!
Se da una parte è importantissimo avere un grado normale di autostima, è pur vero che la psicologia moderna, in base a questo, potrebbe spronare ad una esasperata forma di realizzazione di sé per curare la bassa autostima. Purtroppo non sempre possiamo realizzarci nella vita, dobbiamo avere pazienza ed accettare i nostri insuccessi seppur brucino. Non è cosa facile, ci vuole molto esercizio e dominio di sé.
La definizione di autostima sarebbe “ciò che pensiamo di noi stessi”. Se pensiamo di essere delle inguaribili frane, abbiamo il grado di autostima sotto i tacchi. Bene, appurato questo, chi conosce la psicologia sa che vi dovrebbe essere un lavorio interiore cospicuo e impegnato, perché chi pensa in anticipo di essere una frana, è già sconfitto in partenza e non si allena nemmeno nella lotta! Medicina salutare dovrebbe essere dimostrare a noi stessi di non essere delle frane. Faccio un esempio concreto. Se noi siamo brutti di aspetto e tanti lo hanno detto e per questo ci demoralizziamo, anche se il Padre Eterno venisse a dirci che siamo belle come miss Italia, ci crederemmo! Tanti hanno detto che siamo come dei mostri di Lockness e, guardandoci allo specchio, ci vediamo brutti e basta. Se anche non lo fosse, tanti lo hanno ripetuto, non ci accettano e... addio matrimonio tanto sperato! La nostra condizione di vita, dipende dal giudizio degli altri perché, in fondo, nessuno penserà di fidanzarsi con un mostro, anche l'occhio vuole la sua parte! Se siamo davvero brutti o gli altri la pensano così, non possiamo far altro che accettare questa condizione che dobbiamo subire nella nostra pelle, in quanto vorremmo trovare la nostra anima gemella. Se non l'accettassimo ce la prenderemmo con il nostro corpo, lo martorieremmo fino a che ritorni da dove è arrivato: nella terra. Il livello al di sotto della terra della nostra autostima ci ha reso quello che noi pensavamo di noi stessi: degni di morire.
Se invece siamo convinti di essere bruttissimi e qualcuno subentra nella nostra vita a dirci il contrario e tanti altri confermano tale versione, ecco che il tasso 0 della nostra autostima si alza a livelli accettabili e ci consente di vivere normalmente con noi stessi. Si dipende in modo pericolosissimo dal giudizio degli altri: il nostro successo regola il tasso di autostima.
Non sono discorsi inutili... anche perché da questo derivano tante malattie che autodistruggono il corpo.
Il mondo di oggi c'insegna ad autorealizzarci per alzare questo tasso di autostima così importante per vivere serenamente, ma questo diventa un'arma a doppio taglio, perché una persona può essere bravissima in un determinato campo lavorativo ma non rendere quanto dovrebbe, magari per colpa di persone ipercritiche che in realtà non sanno accettare a loro volta se stessi. Il mondo di oggi sottolinea tanto l'apparenza, esaltando il corpo in modo sbagliato, in quanto esso è solo un involucro che nel tempo si dissolverà. Dio ci ama così come siamo e questo dovrebbe alzare il tasso di autostima che, se non stiamo attenti, potrebbe andare al di sotto dello zero, forse a causa anche degli altri che ci stimano meno che meno o fraintendono i nostri atti e i nostri pensieri... Ma come sbagliamo noi, sbagliano pure gli altri, non sono infallibili, non sono come il papa quando pronuncia un dogma che diventa una verità di fede. Dovremmo prendere le distanze dal risultato delle nostre azioni, la psicologia deve insegnare questo e, scusate se azzardo a dire, se si basa su concetti laici, non andrà molto lontano: i suoi tentativi di sciogliere i nodi della vita di una persona rimarranno vani. La persona ha insito nel proprio cuore che il suo corpo ha un'esistenza limitata nel tempo e se anche riuscisse a superare quei nodi che non le permettono di vivere serenamente, si troverà a faccia a faccia con quella realtà che nessuno è riuscito a sconfiggere tranne Cristo: la morte. La sua ferita, quindi, non guarirà, perché sentirà che c'è dell'altro che l'uomo non potrà lenire.
Se noi poniamo impegno nel nostro lavoro e i risultati sono scadenti, non ha importanza: dovremmo riuscire a valutare il nostro operato a seconda del nostro impegno perché Cristo ha visto il nostro cuore e ci conosce più di quanto ci conosciamo da noi stessi.
E poi, se ragioniamo con i criteri dell'autostima, un anziano, un malato grave, ne dovrebbe essere completamente privo. Gli si toglierebbe la dignità di persona umana. No,no... l'autostima deve poggiarsi su quanto Dio ci ama...

martedì 7 febbraio 2012

La personalità di Bernardetta


Quali sono i tratti umani di Bernardetta? Bernardetta è una persona semplice, sincera, trasparente. La sua pietà non ha nulla di affettato, di straordinario, anzi rifugge da tali ricercatezze. Una spiritualità sobria, senza eccessi. Appare una persona allegra, che ama ridere e sa vedere nelle cose il loro lato umoristico. Non è insomma una santa con il muso. Senza saperlo, si allontana dall'idea classica di santità. Pur essendo oggetto di visioni celesti, santa Bernardetta non ha atteggiamenti particolarmente seri. Ride spesso e con gusto. Prega in modo semplice dando valore, però, alle piccole cose: di fronte al Santissimo non c'è salute che tenga: Bernardetta seppur abbia il ginocchio gonfio a causa del tumore che la stava conducendo alla tomba, s'inginocchia. Il segno della croce... poi... lo aveva visto fare dalla Santa Vergine, esige che sia fatto bene anche dagli altri. Nulla di straordinario quindi nel suo modo di pregare, ma non trascurava l'omaggio dovuto alla Santissima Eucarestia andando al di là della sua salute.
L'aspetto fondamentale della sua spiritualità, infatti, diventa la Santissima Eucarestia. Ella non perde una Santa Messa. Anche da malata, rinchiusa in infermeria, supera le sue forze per andare a ricevere l'Eucarestia. Non lascerebbe di riceverla per tutto l'oro del mondo. Bernardetta sputava sangue, ma era Dio che le dava la forza di ricevere l'Eucarestia, vedendo il grande desiderio che aveva in cuore.
Ama molto la Madonna ma comprende bene che il centro pulsante della spiritualità è il Corpo stesso di Gesù.
Dopo le apparizioni, Bernardetta, come dice lei spesso, è come tutti gli altri. Dopo quella parentesi straordinaria, ella cresce spiritualmente faticando come tutti gli altri con tutti i suoi difetti. Ella è consapevole che l'aver visto la Santa Vergine, non la fa automaticamente santa, ma che la sua buona volontà, i suoi sforzi, assieme alla grazia di Dio, la condurranno nella via della santità.
Anche Bernardetta ha, quindi, dei difetti? Certo, ne ha un po' ai quali dichiarerà guerra senza tregua, seppur alla fine della sua vita, forse a causa della debolezza fisica, avrà un risveglio della natura di fronte alla quale ella rimarrà sbigottita.
Il suo difetto predominante? L'irascibilità! I santi hanno sempre personalità sensibili e “forti”. Agli inizi, quando si rifugiò all'ospizio di Lourdes, Bernardetta mostrava con tutta la sua naturalezza la sua caparbietà e ribellione, tanto che suor Victorine, colei che la seguì passo passo in quel periodo, osservò (riporto le sue stesse parole tratte dal libro di Laurentin):
“Quando era ribelle o caparbia (un errore qualsiasi), l'indomani o la sera stessa ella cadeva ammalata. Noi dicevamo: - Sarà presto malata, avrà una crisi(d'asma). Dio le fa espiare immediatamente i suoi errori.”
Quindi Bernardetta era di carattere vivace, allegro, tendente all'irascibilità della quale ebbe alcuni strascichi e cadute alla fine della sua vita.
Si ribellava di fronte alle ingiustizie, quando veniva accusata ingiustamente. La sua natura si ribellava e si dibatteva. Con il tempo riuscì a temperare il suo carattere in modo straordinario, arrivando a non giustificarsi più nemmeno quando l'accusavano ingiustamente o, a causa della sua salute, dicevano che era inutile.
Come santa Teresina, Bernardetta non poté compiere atti straordinari di carità, ma usava ogni delicatezza verso le sue Consorelle. Non poté realizzare in pieno il suo desiderio di lavorare in un ospizio, ma, a causa della sua salute, passerà il suo tempo nell'infermeria di Casa Madre, più come malata che come aiuto – infermiera. Sarà l'unica santa canonizzata della sua congregazione, anche se a causa della sua salute, non poté seguire la vita comunitaria e la Regola! Non per le sue apparizioni, ma per la sua umiltà e amor di Dio.

lunedì 6 febbraio 2012

Bernardetta e le apparizioni


Affascinante la persona di Bernardette Soubirous. Bernardette affascina soprattutto per la sua incantevole semplicità. Si sente oggetto di una grazia particolare, ma non certo perché si crede più santa degli altri. Comprende pienamente che la Madonna le si rivela non tanto perché è senza difetti, ma per la grande misericordia che usa verso i piccoli. Maria non disdegna di mostrarsi ai piccoli, di cercarli e condurli per la via della santità. Chi era Bernardette Soubirous? Bernardette non conosceva preghiere particolari, non era particolarmente devota. Recitava quelle preghiere normali in famiglia e i fratelli di latte confermarono che non pregava più degli altri. Una devozione che rientrava nella norma, tanto che qualcuno ha affermato che prima dell'apparizione, non aveva mai recitato il Rosario e che, durante la Messa, si distraeva come tutti i bambini della sua età. Insomma niente di particolare o straordinario da far scomodare la Madonna dal cielo e incoronare Bernardette come santa già fatta. Bernardette era di umili condizioni. La sua famiglia viveva nelle ristrettezze finanziarie, si può affermare senz'alcun dubbio, nella miseria. Il papà infatti era stato persino in prigione accusato di un furto che non aveva commesso. Purtroppo si fa in fretta a incollare etichette, difficili poi da togliere, etichette che rovinano un'intera vita. Bernardette faticava molto ad applicarsi allo studio, non era portata, la sua intelligenza in questo campo sembrava limitata, forse perché in casa sua si soffriva spesso la fame. Giovedì 11 febbraio 1858, segna una tappa fondamentale nella vita di Bernardette, tappa che avrà ripercussione pure nell'economia domestica. Giornata segnata dalla pioggia, quel benedetto giovedì. Bernardette si accorse che mancava la legna da ardere. Jeanne Abbadi, ragazza robusta e rude, sopraggiunse e si offrì di andarla a raccogliere. Anche Bernardette voleva uscire con Jeanne e Toinette, quindi prese come pretesto il raccogliere pure le ossa degli animali. La mamma temeva per la salute della primogenita e tentennò, ma Bernardette si oppose e ottenne così il permesso. Giunte al Gave le ragazze, compresero che non c'era altro da fare se non guadarlo. L'acqua era gelida. Toinette e Jeanne si tolsero scarpe e calze e immersero i loro piedi nell'acqua gelata. Quando giunsero all'altra sponda, piangevano per il gelo. Era molto freddo. Bernardette, conoscendo la sua salute precaria, pregò le due ragazze di gettare dei sassi nell'acqua per darle la possibilità di oltrepassare il fiume senza bagnarsi i piedi. Ma furono appelli gettati al vento. Le ragazze cercavano di scaldarsi come potevano, saltellando, strofinandosi i piedi. Jeanne incitò Bernardette a fare come loro e ad immergere i suoi piedi nelle acque gelide del Gave. Non c'era altro da fare. Ella cominciò a togliersi le scarpe e le calze quando ad un tratto una folata leggera di vento attirò la sua attenzione: presso la grotta il roveto si muoveva leggermente. Continuò a togliersi la seconda calza ma ad un tratto alzò finalmente lo sguardo e vide che l'anfratto della grotta era illuminato e in mezzo a quella luce vi era una bellissima e giovane signora. D'istinto Bernardetta prese il Rosario che teneva in tasca, ma non riuscì a fare il segno della croce se non quando lo fece quella Signora.
Non seguiterò a raccontare tutte le apparizioni e ciò che accadde in seguito a queste, ma vorrei riflettere sulla persona di Bernardetta e sui suoi tratti essenziali. Bernardetta fatica persino ad imparare a recitare il rosario. Questo ci deve far concludere che la Madonna non le è apparsa perché recitava spesso il Rosario o perché aveva un'inclinazione eccessiva alla vita di pietà. Bernardetta era una ragazza malaticcia, allegra, nulla la distingueva dalle altre.
È la misericordia di Dio ad essere gratuita, a prediligere coloro che non possiedono particolari doni naturali per dimostrare la sua onnipotenza ed il suo grande amore.

domenica 5 febbraio 2012

Lourdes, uno scorcio di cielo

Ci stiamo avvicinando a grandi passi alla festa della Madonna di Lourdes. Lourdes, paesino dei Pirenei, è divenuto un piccolo scorcio di cielo disceso sulla terra. Come è solito, la Madonna ha scelto persone umili per affidare i suoi messaggi e rivelare il suo volto. Questa volta è toccato a Bernardette Soubirous, una pastorella di 14 anni, con la salute precaria. Insomma.... La Madonna sceglie sempre strumenti deboli! La Madonna ha domandato penitenza e ancora penitenza. Le ha affidato alcuni segreti concernenti la sua vita che non avrebbe dovuto rivelare a nessuno. Bernardette obbedì alla Madonna. Ma qual è il messaggio universale della Madonna? Lourdes è diventato luogo di guarigioni spirituali e corporali, ma Ella, quando Bernardette, spinta dagli Ecclesiastici, le domandò chi fosse, si rivelò l'Immacolata Concezione. La Madonna sembra voler affermare l'infallibilità del Papa che aveva da poco proclamato il dogma. Questo deve farci riflettere maggiormente su come sia Dio stesso a guidare la Santa Chiesa e che tutto ciò che essa lega sulla terra è legato anche in cielo. Straordinario! Allora dobbiamo accostarci con ancor più fede ai sacramenti convinti che in essi agisce veramente Dio...
La Chiesa è costituita da membri peccatori, ma non può legare qualcosa che non è già legato in cielo....

sabato 4 febbraio 2012

Il Sacramento della Confessione


L'umanità ha bisogno di avere segni concreti che l'aiutino a crescere nella fede. Vediamo, infatti, il popolo Ebreo più volte smarrirsi e cercare un idolo da adorare. Dio, però, voleva far comprendere loro che non dovevano confonderlo con gli altri dei, Lui era l'unico vero Dio. Dio sapeva bene che gli uomini sono come bambini e che esigono sempre una prova d'amore, quindi ha mandato Gesù: l'amore ha preso un corpo. Il corpo, la vita, sono sacramento dell'amore di Dio. Gesù, avendo Lui stesso un corpo, conosceva bene i limiti umani e, quindi, ha lasciato dei Sacramenti, dei segni efficaci che ci aiutano nel cammino spirituale. Tra questi vi è la Confessione. La Confessione è il Sacramento del perdono, della misericordia di Dio.
Forse, troppo spesso, ci fermiamo al lato umano del Sacramento e il Ministro, così come accade nella celebrazione della Messa, si abitua ad amministrare questo Sacramento, facendolo con freddezza e distacco, rischiando così di non saper dare consigli appropriati per l'anima che si rivolge a lui per essere guarita dalla misericordia di Dio. Non è facile, ma credo che il Ministro in quel momento dovrebbe domandare la sapienza del cuore, come fece Salomone, di rappresentare la dolcezza di Cristo e se qualche anima dimostra di aver bisogno di più fermezza, lo capirà dalle risposte che essa gli dà.
Riguardo ai fedeli invece, non dovrebbero accostarsi al Sacramento come farebbero con lo psicologo, anche se, è pur vero, che attraverso esso, si riceve una certa guarigione della psiche. Tuttavia, i fedeli devono andare al di là di un semplice sfogo affidato ad un ministro di Dio. Il Sacramento della Confessione fa esercitare maggiormente l'umiltà, perché si deve svelare ad un semplice uomo i nostri errori, i nostri peccati, che hanno provocato una ferita nella nostra anima. Allora il fedele diserta il confessionale, sparisce, meglio accostarsi subito all'Eucarestia, dimostrando così di non credere realmente nella presenza reale di Gesù in essa. Seppur con ansia e timore, il fedele dovrebbe ricevere il Sacramento della Confessione con più frequenza e con più fede, credendo fermamente che con esso viene sciolto definitivamente dai peccati. Perciò,sia il ministro che il fedele dovrebbero porsi davanti al Crocifisso, segno tangibile dell'amor di Dio e là meditare sulla Passione di Cristo, quindi apprestarsi a celebrare il Sacramento, importantissimo, perché ha il potere di abbreviare il nostro purgatorio...
Altro che semplice sfogo! Esso guarisce in profondità la nostra anima, così come, l'Eucarestia se ricevuta nelle disposizioni necessarie.
Accostiamo perciò con fiducia a questo bellissimo Sacramento, sicuri che le grazie di Dio non ci mancheranno!