Al termine della Santa Messa nella lingua latina si diceva: "Ita Missa est". Infatti la preghiera non si esaurisce con l'atto liturgico ma si rende concreta nella vita, nel rapporto con i fratelli. E' la preghiera più difficile. E' facile sostare sul Tabor...Ma Gesù stesso invita immediatamente a recarsi a Gerusalemme dove subirà la condanna a morte attuatasi con la penosa via crucis. Interessanti i documenti scritti dal Cerimoniere Pontificio, don Guido Marini, che trattano sulla liturgia secondo il Concilio Vaticano II, di cui sono venuta in possesso. Essi fanno riflettere sul nostro modo d'intendere la liturgia e su come viverla. Essa deve sapersi incarnare nella vita, così come il Verbo di Dio si è incarnato per svelare agli uomini il volto del Padre. Ne parlerò in alcuni post traendo dai documenti le parti su cui intendo riflettere maggiormente. La carità di cui ci si nutre durante la preghiera, deve incarnarsi nel fedele.
La vita deve diventare una preghiera continua! Mi ha fatto vergognare un bel po' quando sono venuta a conoscenza del modo di vedere le cose degli Ebrei. Gli Ebrei, infatti, ringraziano Dio per ogni cosa: per la pioggia, il sole... Per tutto c'è una preghiera di ringraziamento. Tutto è visto attraverso la lente della fede.Dovremmo fare anche noi così. Lo dice anche san Paolo, vero fariseo: "ringraziando continuamente Dio cantando inni e cantici spirituali".
Si deve trasformare la propria vita in un continuo inno e cantico spirituale. Noi Cristiani siamo fortunati: abbiamo lo Spirito di Dio, Colui che ci ha insegnato a vivere come Dio... Perché quindi aver disimparato a ringraziare? Certo, la riconoscenza deve possedere radici molto profonde nel nostro spirito e deve assorbire la nostra vita e nutrirci di essa...
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