domenica 16 aprile 2017

Pasqua

Oggi è Pasqua di Risurrezione. Alleluia! È la festa liturgica più importante per la vita cristiana perché è il perno su cui essa ruota, i pilastri, le colonne su cui poggia. 
Per me è festa più gioiosa e straordinaria che esista. Gli inferi tremano, la morte è sconfitta. Già, mentre è più semplice credere e amare il Natale, la Pasqua tocca e affronta gli interrogativi più pressanti, più terribili dell’uomo: la morte.
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Mi piace pensare spesso alla scena del film “Gesù di Nazaret” di Zeffirelli, della risurrezione di Lazzaro. Tale scena mi aiuta a meditare anche sulla solennità del Natale. Se leggiamo l’inizio del vangelo di Giovanni, troviamo il prologo che afferma che Gesù è il Verbo. Con la parola e il soffio dello Spirito, tutto il mondo è stato creato…. Già, e proprio nella risurrezione dell’amico Lazzaro, Gesù alza la voce e gli intima di “venire fuori”…. La precisazione dell’evangelista non è casuale: “Ma Maestro, è nel sepolcro da quattro giorni e manda cattivo odore”: vuol dire che vuole far riflettere sul fatto che Lazzaro è veramente morto, non è una morte apparente, perché manda già cattivo odore. Non è un particolare da sottovalutare, le parole del Vangelo, hanno tutte un senso, un insegnamento celato. È così, meditando, rileggendo le parole dell’evangelista, ruminandole come le mucche fanno con il cibo, che ci troviamo il tesoro nascosto, la perla preziosa. Anche nelle Sacre Scritture bisogna scavare in profondità come se fosse un terreno fertile per trovare i tesori, comprendere il suo insegnamento…. E dobbiamo farlo con lo Spirito, la nostra povera mente umana limitata, non può arrivare ad assimilare certe verità. 

Ad ogni modo Gesù intima a Lazzaro di uscire dal sepolcro e quella parola gli ridona la vita. Pensiamo davvero alla reale potenza della parola di Dio?
E poi la risurrezione di Gesù, straordinaria. Non si può negare. Gesù, tradito, tormentato in vita, è risorto. Il venerdì santo racchiude il dolore più profondo dell’umanità, l’enigma che spiega il mistero di ciò che noi crediamo sia un’ingiustizia. L’uomo che ha guarito tante persone, viene picchiato, tormentato, deriso… a lui viene preferito un criminale, Barabba… Non ci pensiamo mai. Quante volte ci troviamo ad essere confrontati con gli altri oppure molto più spesso, notiamo che persone meno meritevoli di noi vengono onorati, parlando anche spiritualmente, rispetto a noi. È un dolore profondo, immenso, perché attribuiamo a Dio questa ingiustizia. Ancora una volta gli uomini “spirituali” scelgono di tenere in vita un criminale e uccidono l’autore della vita. Quanto dovremmo riflettere sulle nostre scelte, soprattutto quando decidono del destino altrui!
Ma Cristo, nonostante la sua opera abbia incontrato il fallimento, è risorto, ha trovato la vera vita...

venerdì 14 aprile 2017

Triduo pasquale

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Siamo ormai nel pieno del Triduo pasquale. In questo periodo così difficile, sono molte le cose per cui bisognerebbe pregare. Il fatto è che sono talmente tante che si rischia di metterne alcune nel dimenticatoio!

Prima di tutto la pace. Non è da tantissimo tempo che l’Europa assapora un tempo di pace. La cosa che mi sembra chiara è che purtroppo le basi di tale pace non mi paiono tanto solide. Mi dà l’impressione piuttosto che l’Europa stia vivendo un periodo che si può definire di “non guerra”. Perché? 
Ragioniamo partendo dal nostro vissuto. Se siamo in pace con noi stessi solo quando tutto va  bene, quando siamo nel benessere, non si può definire pace. Non possiamo riporre la speranza della pace solamente quando abbiamo i soldi, quando tutto va secondo i piani che speravamo nel nostro inconscio o quando riusciamo a pianificare persino ciò che devono pensare o addirittura fare gli altri. La pace e le sue basi devono essere solide e poggiare su qualcosa che resista ai terremoti, che sappia sopravvivere ai dubbi più atroci e quando le cose sfuggono al nostro controllo. È proprio come il discorso di Gesù sulla casa costruita sulla roccia. Strariparono i fiumi, soffiarono forti venti, ma quella casa non cadde.
Ciò che resistette a tutti i terremoti, fu la Croce. 
L’Europa poggia le basi della pace sulla memoria storica di una guerra che l’ha dilaniata, non su basi cristiane, su fondamenta eterne. Mi dispiace dirlo, molti non condivideranno, ma siccome cerca la sua libertà lontano dalla religione, molto probabilmente la sua pace non sarà così duratura. Spero di no, ovviamente.

giovedì 13 aprile 2017

In nome della morte

Mai come in quest’epoca il dibattito sulla vita, è stato travisato o è andato incontro a delle contraddizioni enormi. 
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Da un lato una famiglia inglese si sta battendo per salvare la vita del loro figlioletto davanti ai medici e a un giudice, dall’altro in Italia c’è la fuga per cercare il suicidio assistito in Svizzera… delizia delle contraddizioni! 

Ovviamente il TG ha parlato solamente del suicidio assistito del secondo fuggiasco italiano. Uccidersi è diventato un diritto e molto probabilmente i media stanno premendo affinché lo Stato legalizzi anche in Italia tali pratiche. Che tristezza…
immagino la sofferenza della famiglia inglese che sta cercando di lottare per la vita del loro figlio. 
Ad ogni modo, nessuno pubblicizza il coraggio di molti che, invece di fuggire dall’Italia e dalla propria malattia, scelgono di vivere fino in fondo, che ogni giorno con tutto l’ardore dell’amore per la vita, con la fede e la speranza nel cuore, continuano il loro cammino inesorabile, abbracciando la sofferenza di ogni giorno, superando lo sconforto inevitabile e valorizzando ogni attimo della propria vita. Questi piccoli grandi eroi di ogni giorno che amano infinitamente la vita vengono dimenticati dai media… perché non abbracciano le idee moderne della fuga nel suicidio o eutanasia, aborto… eppure sono quegli alberi della foresta che crescono silenziosamente ed insieme formano una stupenda e rigogliosa foresta…
Terribile pubblicizzare la morte piuttosto che la vita.










domenica 9 aprile 2017

I crimini di oggi

Ciò che sta accadendo oggi, la Storia che si sta scrivendo oggi, non va, non va assolutamente. La Storia insegna e là, scritta tra le righe, dovremmo riuscire a trovare la nostra identità nazionale, europea, mondiale, ma non è così.
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Un tempo tutte le nazioni guardavano armarsi la Germania senza alzare un dito, così come sta facendo adesso l’Europa, sbigottita senz’altro dagli attacchi terroristici da cui ultimamente è colpita. L’America ha deciso di rispondere agli orrori della Siria con i missili, senza peraltro risolvere nulla se non sfinire ancora di più un Paese ormai collassato e annichilito. È difficilissimo trovare una soluzione, lo comprendo e non sono un politico, tuttavia capisco che stiamo rivivendo i medesimi orrori – errori della Seconda Guerra Mondiale. Ciò che sta accadendo in Siria, in Egitto, non ci deve assolutamente lasciare indifferenti e… d’altronde sono sicura che noi non sappiamo tutto ciò che sta succedendo nella politica, cosa c’è dietro tutto questo, gli interessi, la sofferenza di un popolo.

Oggi come allora le immagini ci giungono con il contagocce. So che concretamente non possiamo fare nulla… ma so anche che non possiamo rimanere indifferenti… ancora una volta, complici di crimini che ci toccano solamente quando accadono vicino a casa nostra...

La chiave di Sara

“La chiave di Sara”… Un film commovente e profondo che induce a riflettere, a mettersi in discussione… un film fatto bene, capace di intrecciare il presente con il passato formando una trama precisa, ben composta. Il film lascia intuire che il passato non deve essere scordato, ma con la sua potenza mnemonica e interrogativa, deve migliorare il presente, sconvolgerlo facendolo uscire dalla routine comoda in cui talvolta rischia di rimanere invischiato.
Non so se ne avevo già parlato, ma penso sia fondamentale riflettere su di esso soprattutto di fronte agli scenari storici che si stanno presentando repentinamente ai nostri occhi. Affrontiamo brevemente la trama.
“16 e 17 luglio 1942, gli ebrei parigini vengono arrestati dalla polizia collaborazionista francese. Fra di loro c'è anche Sarah Starzynski, una bambina di dieci anni che ha nascosto il fratellino Michel in un armadio chiuso a chiave per non farlo prendere da i soldati. Sessant'anni dopo la giornalista Julia Jarmond, americana ma da tempo residente in Francia dove ha sposato l'architetto Bertrand Tézac, deve realizzare un servizio proprio su quel rastrellamento. Coincidenza vuole che Julia, il marito e la figlia si stiano trasferendo in un appartamento al 36 di rue de Saintonge, dove i nonni di Bertrand hanno abitato fin dall'agosto 1942. Al Mémorial sulla Shoah Julia apprende che in quella casa viveva la famiglia Starzynski: i genitori sono morti nel campo di concentramento di Auschwitz, ma nulla si sa dei figli Sarah e Michel. Convinta che Sara sia sopravvissuta allo sterminio, Julia ne insegue le tracce consultando archivi, intervistando i testimoni e cercando i sopravvissuti. 
Molto commoventi alcune scene, ne cito alcune. 
Sara e una sua amica riescono a scappare dal campo di concentramento dove erano state rinchiuse, grazie all’umanità e al buon cuore di un poliziotto francese. La sua amica, però, non riesce a sopravvivere e muore di difterite dopo essere state accolte entrambe da una coppia. 
Altra scena commovente è l’amore di questa famiglia che accoglie la superstite Sara come una loro figlia e come sfidino la polizia che le intima e le fa notare il pericolo che corre qualora nascondesse veramente una bambina ebrea. Di fatto Sara si salverà grazie a questa famiglia che l’aiuterà a tornare a Parigi per vedere se il fratellino era riuscito ad uscire dall’armadio nel quale era stato rinchiuso.
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Commovente, anzi straziante, quando Sara riesce ad entrare nell’appartamento, ad aprire l’armadio: troverà il corpo decomposto del fratellino.
Il senso di colpa per ciò che è accaduto al fratellino è immensa e nulla riuscirà a cancellarlo. Sara aveva compreso che lasciando aperto l’armadio, avrebbe dato un’opportunità in più al fratellino. Il fatto è che lei aveva agito d’impulso senza pensare che non sarebbe più potuta tornare in tempo. Voleva salvarlo dagli obbrobri che sentiva raccontare sui campi di sterminio.
 Il punto su cui riflettere è l’atteggiamento di Julia. La vicenda di Sara le tocca profondamente il cuore, non rimane insensibile, nonostante si parli di eventi storici passati. La Storia, quella con la S maiuscola, le cambia la vita, la trasforma, l’interroga, cambiando il presente, dando l’opportunità ad una bimba che custodiva in grembo e che il padre data l’età non più giovanile, non desiderava. 
Non credo sia una combinazione che La 7 abbia dato in onda questo film in questo periodo critico della nostra Storia.