lunedì 29 luglio 2019

Commenti inappropriati

Una notte a Roma come tante altre quella del 25/26 luglio, con il viola del cielo che si appoggia sui tetti dei palazzi e giace sulle storiche rovine.... le forze dell'ordine impegnate, come sempre, a combattere contro la malavita... È così anche in una città più piccola come Genova, figuriamoci Roma. Già, tante volte anche qui ho visto i poliziotti rischiare la propria vita per intervenire in liti sfociate in modo violento in accoltellamenti, mettere quei giubbotti antiproiettili e tuffarsi in quei caruggi ancora immersi nel buio della notte.
Quella notte un carabiniere giovane, 35 anni appena compiuti, è stato accoltellato ed è morto. Una tragedia... una grossa tragedia, perché ogni vita è preziosa. La tragedia è ancor più grossa perché Mario è morto facendo il proprio dovere e per mano violenta di un ragazzino di 19 anni.
Oltre ad essere un carabiniere, era impegnato nella cura dei poveri e si recava spesso in pellegrinaggio a Medjugorje. A quanto pare era un cattolico praticante, di quelli non solo casa – chiesa, ma impegnati ad aiutare i poveri, oltre che a compiere il proprio dovere con generosità. È un fatto di cronaca che tutti conoscono e che ha suscitato numerose reazioni da parte della gente. Indignazione, sconcerto, dolore... ma anche reazioni violente da chi, forse, non ci si aspetterebbe. Sono cose note a tutti, ma le descrivo brevemente per proporre una piccola riflessione. Un'insegnante, esattamente una professoressa di arte di un liceo, ha commentato la questione con una frase cruda che esige attenzione. Non è solamente uno sfogo di un momento, come non lo sono tanti messaggi di odio che circolano in rete su altri argomenti non meno importanti.
“Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza.”
Questo era il commento postato dalla professoressa al quale sono seguite delle scuse un po' raffazzonate secondo me per dare un senso a quello che aveva fatto. A suo dire lo ha scritto perché spesso le forze dell'ordine non intervengono tempestivamente quando una donna viene picchiata dal marito. Questo è stata la prima parte della questione che poi riprenderò. La seconda riguarda ancora un'altra prof...la quale ha commentato la foto del presunto assassino bendato e ammanettato in caserma: “... quando è necessario e non vi è altra scelta un colpo in testa al reo, come fanno in ogni altro paese.”.
Altro commento di un'altra professoressa, questa volta di diritto. Tutte persone di cultura...
Sono tutti fatti di cronaca emersi in questi giorni con velocità fulminea, come un botta e risposta, che tutti conoscono. Non voglio parlare di questi fatti di cronaca in particolare, desidero semplicemente riflettere su ciò che può portare a questi commenti così aspri, così rabbiosi. Lo scritto, al contrario della lingua parlata, passa attraverso il canale della ragione. Uno può vagliare le parole che scrive. Il fatto è che entrambe i commenti, sembrano sminuire il valore della vita. Prima di essere un carabiniere, era una persona, con una storia, una famiglia, delle speranze, delle aspettative, dei sogni... e faceva anche tanto bene, una bravissima persona, un giovane impegnato con passione nel suo lavoro, nel sociale e nella vita spirituale. Il suo sguardo, definito poco intelligente dalla professoressa, era di un azzurro impressionante che sembrava riflettere il cielo dove lui è andato troppo presto. Come si può dire “uno di meno”? Hanno ucciso una persona! Una vita è finita! E la sua vita si intrecciava con altre vite, quelle dei suoi parenti e amici che hanno sofferto tantissimo. Che cosa ha pensato quel povero ragazzo quando ha capito che la sua vita terrena stava per finire?
Il secondo commento: una botta in testa al reo... Ma non si può... anche a lui bisogna dare la possibilità di cambiare, la violenza non paga mai e fa passare dalla parte del torto. Commenti insensati e privi di sensibilità detti da persone che dovrebbero comprendere le sofferenze, speranze, gioie, timori dei loro alunni. Non ho parole.

sabato 27 luglio 2019

Superbia e insicurezza

Risultati immagini per superbia insicurezzaL'umiltà aiuta la persona ad avere un concetto di sé “basso” e di conseguenza a non stupirsi dei propri sbagli. Tutti abbiamo dei difetti, ma la percezione che abbiamo di essi fa la differenza nella nostra qualità di vita. Chi non è umile non ha la verità in sé e non riesce a fare luce nel suo spirito. Il superbo è portato a criticare gli altri perché crede di essere superiore nei confronti di determinate situazioni ed è perfettamente sicuro di non cadere nel medesimo errore. A volte l'insicurezza può essere scambiata per superbia. Infatti, l'insicuro tende a parlare molto delle sue capacità e virtù, perché teme che l'altro non le veda, oppure è portato a screditare gli altri per poter risaltare le sue virtù o per potersi porre al centro dell'attenzione. Due altri sintomi comune dovuti all'insicurezza sono senz'altro la gelosia o invidia eccessive. Quando ci sono questi sintomi, l'insicurezza personale è molta, in quanto l'individuo si sente minacciato costantemente dalle virtù e dai successi degli altri. Se avesse un concetto di sé veritiero, non sentirebbe più di tanto gelosia.
È per questo motivo che la nostra società si sente minacciata da tanti avvenimenti, persone e situazioni, perché non si sente sicura, oppure ha un concetto alto di se stessa.
Il fatto è che un insicuro non si mette mai in gioco poiché teme il confronto e di uscirne sconfitto. La sconfitta demolirebbe ancor di più l'immagine di sé e confermerebbe la propria incapacità gettando la persona nello sconforto.
L'umiltà sarebbe la medicina utile a dare pace ad entrambe le categorie: aiuterebbe l'insicuro ad accettare i suoi errori e i suoi limiti e il superbo a non prevalere sull'altro.

mercoledì 17 luglio 2019

Umiltà e vizi capitali

L'umiltà è una virtù che dovrebbe far parte della natura dell'uomo, perché l'etimologia delle due parole è la medesima: derivano da Humus, tratto dalla terra. Più si crede nella vita eterna, più ci si distacca dalle cose della terra e di conseguenza si diventa più umili. Non ci vogliono gli scienziati per farci comprendere che siamo caduchi, mortali. Tutto nella natura ha un corso, chi prima chi poi, è destinato a diventare terra. Da questa constatazione, deriva la domandona della nostra vita: qual è il senso della nostra vita?
Il fatto è che per chi è ateo è molto difficile trovarlo poiché tutto ciò che noi abbiamo, sia materiale che immateriale ,(intelligenza, salute...) è effimero. La famiglia, i propri talenti, gli studi, il successo scolastico e lavorativo, le proprie virtù, la stima altrui, i soldi simbolo di potere, sono destinati a sparire prima a poi. Cosa succede? Succede che l'ateo si aggrappa a queste cose in modo morboso perché ricono
sce esse (cose buonissime e perseguibili durante la vita terrena) lo scopo del proprio vivere, ma non ha fatto i conti con quello che chiamano “destino”: una malattia potrebbe spazzare tutto, la cattiveria degli altri, la combinazione degli eventi...
Insomma, l'ateo cerca di colmare questa precarietà con il denaro, il potere, perché queste cose sembrano dare gioia...appagare quel senso di vuoto. Spesso e volentieri, queste persone più sono attaccate a queste cose e sono lontane da Dio, più vogliono trascinare nel baratro chi crede. Chi ha fede nella vita eterna sa che tutto passa e che il suo viaggio terreno terminerà prima o poi, sicuramente quando non sarà lui a deciderlo, per cui cerca di prepararsi, di staccarsi dalle cose terrene e... più si stacca da esse più sperimenta la gioia di appartenere a Cristo e che è Lui l'unica roccia stabile del suo vivere. Colui che possiede tutto ciò che vuole, ma non crede in Dio, sembra felice, si auto convince di essere felice, ma basta che venga a mancare una di queste cose, che tutto piomba nell'oscurità totale e questo è molto pericoloso perché tale persona sarà più propensa a fare di tutto per riconquistare ciò che era ciò che era perduto a discapito anche dell'altrui tranquillità e felicità. Un programma americano intitolato “Vizi capitali” ripercorreva storie di crimini violenti partendo proprio dai vizi capitali, dalla superbia, dall'avidità di denaro, di successo, di sesso.

martedì 16 luglio 2019

Cammino di fede

Oggi voglio parlare di un “problema” di molte persone e che riesco a comprendere appieno perché, a suo tempo, è stato anche mio.
Sono passati molti anni da quando l'ho superato e riconosco che non sarei sicuramente riuscita a farlo senza la grazia di Dio.
Verso i 15 anni non credevo in Dio, ero una che appoggiava la scienza in tutto e per tutto e quindi affermavo che si doveva credere solamente a ciò che si vedeva ed era verificabile. Forte di tali teorie, ero altresì convinta pienamente che Dio non esistesse. Solamente in seguito ho compreso che scienza e fede non si davano i pugni, ma che si potevano completare a vicenda. Coloro che sono stati grandi scienziati, infatti, erano anche credenti. In effetti come ho spiegato qualche giorno fa, più si sa e più si sa di non sapere. Si comprende che sono tante le cose che l'uomo non può giungere a conoscere perfettamente. A parte questo, ero convinta che la Chiesa non meritasse la nostra fiducia perché davvero peccatrice. Gli uomini e donne di Chiesa, soprattutto quelli e quelle più impegnati, erano portatori di enormi scandali. Non credevo nella Confessione/Riconciliazione come sacramento. Ero arrivata a credere che avrei potuto confessare direttamente al buon Dio i miei peccati senza passare dal prete. Così la pensano i protestanti. In fondo anch'io ero in protesta contro la Chiesa e i suoi modi di fare. Di fatto non andavo nemmeno a messa e non ricevevo la Comunione, la ragione vera di questo era perché desideravo essere libera da ogni vincolo e quindi da ogni dovere verso la religione. Erano passati i tempi in cui leggevo il Vangelo o la storia di Gesù di sera prima di addormentarmi o quelli in cui desideravo ardentemente ricevere la Comunione. Il fatto è che la scienza e gli scandali della Chiesa c'entravano fino a un certo punto. Alla base di tutto questo, c'era un interrogativo che mi logorava. Ero stata a contatto con la sofferenza dei bambini e anche quella degli adulti e non riuscivo a capacitarmi del fatto che Dio potesse permettere tutto quel male. Come poteva Lui che aveva guarito malati, perdonato i peccati, Lui che predicava la felicità permettere tutto questo male, soprattutto degli e sugli innocenti?
Ironia della sorte, chi si prese la briga di convertirmi (e ce la fece) era proprio una biologa! O meglio le cose andarono in un determinato modo per cui mi avvicinai a Dio una volta per tutte.
Questa persona davanti al mio dolore mi portava sempre davanti a Dio, al suo amore. Mi diceva di affidargli il mio dolore. Io che cosa ne potevo sapere se non mettevo più il piede in Chiesa? Non riuscivo a comprendere le sue parole. Per me erano distanti anni luce dalla mia realtà. Fu un pomeriggio estivo, uggioso, di vento e di mare mosso, in cui Dio si fece presente. Fino ad allora tutte le parole della biologa si erano dissolte come nebbia al sole. Talvolta avevo provato a pregare, raccontandogli il mio dolore, ma effettivamente non riuscivo del tutto ad accostarmi a Dio e a comprendere che Lui era la Gioia! Lei ha fatto parte del mio cammino. Sì, perché nella mia ribellione ero in cammino alla ricerca di Dio: apparentemente lontana da Lui, mi stavo avvicinando per gettarmi tra le sue braccia per sempre. Mi accorgevo che, finché avrei sentito quella opprimente tristezza, sarei stata lontana da Dio e qualcosa non andava o almeno non del tutto. Quella tristezza però serviva per gettarmi definitivamente fra le sue braccia e capire in modo appieno che Lui era la gioia.
Ritorniamo al giorno di pioggia che non fu come quello di Andrea e Giuliano che si incontrarono e scontrarono con Licia nel famoso cartone animato degli anni 80 “Kiss me Licia”. Però il risultato fu più o meno il medesimo perché fu il momento in cui mi innamorai di Dio.
Risultati immagini per cammino di fedeCullata dallo sciabordio delle onde, in un silenzio impenetrabile, sentii chiaramente la forte presenza di Dio. Era una presenza invisibile, ma che esprimeva principalmente tre cose: sono invisibile, ma sono ugualmente reale e mi dimostro nella forza del tuo “sentire”; Io sono la pace; Io sono l'infinito... e in quel momento quel sentire, era una Presenza scissa dai miei sentimenti... perché in quel momento Lui era l'ultimo dei miei pensieri e mi ha dato la percezione esatta che io come umana non potevo comprendere del tutto l'infinito, ma che esisteva ed era uno dei suoi attributi; compresi che Lui non mi aveva abbandonato e che mi era sempre stato vicino. Fu un attimo. Dimostrazione che la Sua Presenza era reale era che da quel momento cominciai a frequentare nuovamente la Chiesa e i Sacramenti. Non ebbi più dubbi veri della Sua esistenza.
Fu poi un cammino: quel giorno avevo sì visto la luce, ma fu il principio di un cammino anche abbastanza faticoso perché dovevo imparare tante cose e piano piano lasciare che il Suo Amore mi plasmasse fin nel profondo del mio spirito, che tutto si concretizzasse anche nelle opere, sempre imperfette. Per farla breve il mio cammino in salita mi ha portato a vedere nella Chiesa mia Madre. Non mi sento mai sola e, nonostante i numerosi sbagli dei suoi membri non riesco ad allontanarmi da Lei. So bene e ne ho avuto esperienza, che ci sono persone che non corrispondono ai dettami del Vangelo, ma che io stessa non riesco ad essere ciò che vorrei essere. Più vado avanti nel mio cammino, più mi accorgo che tante sono le macchie della mia anima, il desiderio di fare del bene soffocato dal male e dai miei limiti fisici e psicologici. Per cui anche gli altri possono sbagliare, chi più chi meno.... e poi è venuto il momento in cui ho visto Cristo come l'unico mio Sposo e lo sarà sempre, nonostante l'uomo abbia cercato di soffocare questo desiderio. E ho capito che nessun uomo può prendere il posto di Cristo, nessuno, perché è il mio amore più grande, Colui che mi ha supportato nei momenti di bisogno, Colui che mi ha sempre amato nonostante i miei immensi limiti ed errori. Lui solo, nessun altro. Anche se la Chiesa mi ha ferita, anche se io non so bene del tutto ancora come concretizzare questo amore, Dio è il mio unico amore da cui dipendono tutti gli altri affetti, Dio è l'unica Persona di cui mi sono innamorata veramente...

lunedì 15 luglio 2019

Umiltà

Risultati immagini per umiltàL'umiltà del Re Davide è davvero edificante ed esemplare. In effetti quando comprendiamo di essere nel peccato e conosciamo la nostra debolezza, ci rendiamo conto di quanto sia gratuito l'amore di Dio per noi. Questa consapevolezza ci porta ad essere più comprensivi nei confronti degli altri e dei loro stessi sbagli. Ci accorgiamo che l'amore di Dio è davvero grande e che nonostante le nostre imperfezioni non smette di farci dono di sé e delle sue grazie. Per tale motivo dall'umiltà scaturiscono tutte le altre virtù compresa la carità. L'umiltà va intesa bene. Non è un buttarsi giù, uno sminuire le proprie capacità e virtù. Dio ha fatto grandi cose in noi, non può aver fatto tutto male!... però dobbiamo essere consapevoli di possedere anche dei limiti e di cadere. Tutti vorrebbero non cadere mai, in fondo cadere.... è sempre un'umiliazione! Ed è proprio qui che casca l'asino: umiliazione! Abbiamo dato sempre un significato negativo a questa parola perché essa provoca sofferenza al nostro cuore, ma essa, nel cammino spirituale, è la sorgente benefica da cui attingiamo la grande virtù dell'umiltà. Questa è contraria alla nostra natura, noi siamo portati a difenderci da tutto ciò che attenta alla nostra “incolumità” interiore. In effetti l'umiliazione può essere vista come un attentato alla nostra immagine, a quella che abbiamo noi di noi stessi e anche a quella che gli altri hanno di noi. Quando cadiamo in un difetto davanti agli altri, ci sentiamo umiliati sia perché siamo caduti e siamo costretti a ricominciare da capo cucendo l'immagine che abbiamo di noi stessi, sia perché gli altri hanno visto quello che veramente siamo e potrebbero giudicarci, non potrebbero amarci e accettarci come prima. Abbiamo bisogno dell'amore degli altri, di essere accettati e sappiamo in cuor nostro che una persona che possiede delle virtù è più accettata sicuramente rispetto a quelle che dimostrano miseramente di possedere tanti difetti. Eppure dovremmo accettarci, essere consapevoli in modo completo che siamo fragili e quindi inclini a cadere, ad essere influenzati da tanti fattori. L'umiltà è una virtù anche umana che affonda le sue radici nella psicologia della nostra mente. Cercheremo di fare un iter per analizzare ciò che è contrario all'umiltà, ma si camuffa come tale.

lunedì 8 luglio 2019

Il Re Davide

L'ufficio delle letture oggi presentava parte della storia di Davide. Dopo aver peccato e soprattutto dopo essersi reso conto di questo, Davide si ritiene la persona più “infima”, meritevole di ogni cosa che il buon Dio permette nella sua vita, abbandonandosi con fiducia alla sua volontà. Assalonne, suo figlio, cospira contro di lui e Davide scappa da Gerusalemme insieme con numerosi leviti. Essi portano con loro l'Arca, ma Davide dice loro di lasciarlo nel posto in cui si trova, osservando che se sarà volontà di Dio, egli sarebbe tornata a vederla. Arrivati a Bacurim, Simei appartenente alla casata di Saul comincia a inveire contro Davide che era ancora giuridicamente il re. A quei tempi il Re era scelto da Dio, quindi inveire contro di lui era un sacrilegio. Un uomo che accompagnava il Re gli domandò se doveva ucciderlo, ma Davide con una profonda umiltà risponde di lasciarlo fare perché era Dio stesso che gli aveva ordinato di insultarlo.
Il comportamento di Davide denota una grande umiltà: sa di aver peccato nei confronti del Signore e che il sangue di tori e capri come sacrificio non basteranno a riparare al grande errore fatto, ma con grande fede gli offre il suo pentimento e la sofferenza dovuta agli insulti di quell'uomo, mostrando di essere consapevole che quello sta dicendo la verità.
Tutti noi siamo peccatori, anche se non cadiamo in peccati mortali. Dobbiamo avere la piena consapevolezza di questo, di aver bisogno di purificazione. Tale consapevolezza ci aiuta ad accettare di buon animo tutto ciò che ci accade nella vita e ci provoca sofferenza. Gesù inoltre ci ha insegnato ad andare anche oltre a questo: a non preoccuparci della nostra salvezza, ma soprattutto di mettere la nostra vita a servizio degli altri e quindi di offrire le nostre sofferenze per la salvezza e riparazione dei peccati altrui. Il discorso sta tutto qui: il nostro animo deve avere le medesime disposizioni di quello di Davide e questo regalerà all'animo tanta pace e gioia.

domenica 7 luglio 2019

Speranza

Gli eventi nazionali, internazionali, ma anche personali possono indurci a scoraggiarci, ad abituarci a vedere sempre il negativo. Il cristiano deve però essere un uomo di speranza, essere in cammino fiducioso verso il paradiso. Il suo cammino dovrebbe tendere verso la positività del pensiero e verso la gioia, perché le notizie cattive, la mancanza di giustizia ci possono portare a vedere solamente il negativo. No, non è così, altrimenti non potremmo testimoniare che Dio è gioia.
Risultati immagini per speranza

sabato 6 luglio 2019

Fatti di cronaca

Ieri l'ennesima notizia a Genova del “passatempo”pericoloso dei giovani. È un'emergenza davanti alla quale non possiamo assistere silenziosamente. I “pargoli” minorenni, ubriachi fradici, non sapevano come trascorrere la serata e così durante una notte vuota, piena di noia e mancanza di rispetto, trovano finalmente come riempire il loro vuoto: nientemeno che fare un po' di sport, ovvero fare il tirassegno con dei palloni su dei poveri malcapitati motociclisti. Non contenti, a Brignole. sono saliti sul 606 e, siccome non avevano più palloni tra le mani, poverini, hanno deciso di continuare il loro gradevole sport usando le parole, cioè coprendo di insulti i passeggeri. L'autista dell'autobus ha allora chiamato la polizia locale, cioè i vigili urbani, e... di tutta risposta i giovani indifesi, hanno cominciato a dedicarsi ad un nuovo sport, il pugilato, ovvero hanno sfasciato i vetri del bus....
Davvero ammirevole! Grandi! Un applauso! Ma io sono senza parole!Risultati immagini per giornale
Non sono solamente i giovani a fare queste bravate. Per “par condicio” racconto un fatto che, tra l'altro non è uscito come cronaca sui giornali... quindi immaginatevi quanti altri fatti accadono, ma sono sottoposti al silenzio perché se i giornali dovessero raccontare tutto, non finirebbero più.
Tali racconti mi sono stati riportati da una fonte sicura, una persona onesta che non dà fastidio a nessuno...
In un appartamento del suo palazzo vivono degli immigrati, sia regolari che irregolari sul territorio italiano. Una sera, ad un certo punto, sentono delle urla fortissime. Due di questi hanno cominciato a litigare violentemente per le scale, anche questi ubriachi fradici. Ad un certo punto ad uno dei due viene la brillante idea di regolar la tenzone spaccando la bottiglia e assalendo l'altro... anche questo sport puro. L'altro, ovviamente non poteva lasciarsi massacrare dal suo connazionale, quindi spacca la sua bottiglia e così si affrontano ad armi pari. A suon di bottigliate taglienti, la storia per fortuna finisce con l'arrivo della polizia che ferma quella che poteva diventare una strage di esseri umani. Dalla faccenda emerge una causa terrificante; essendo di religioni diverse, stavano litigando per quello! Risultato; il mattino dopo il fatto non era stato riportato sui giornali, ma il pavimento era testimone involontario impiastricciato com'era di sangue.
Di questi fatti ce ne sono a bizzeffe. Non dobbiamo sempre incolpare i mass media di riportare cose ingigantite o monotematiche. Ho riportato un episodio piuttosto grave, non notificato dai mass media apposta. Come l'episodio raccontato inizialmente dei giovani, non è isolato, siamo a conoscenza del fatto che nemmeno questi episodi sono estranei alle nostre menti.
E...sempre per par condicio... menzioniamo quelli nostrani, ancor meglio architettati perché giochiamo in casa. Menziono solamente perché di questo si è ampiamente trattato: lo scandalo sui bimbi di Reggio Emilia. C'è da inorridire! Persone che dovrebbero tutelare i piccoli e invece non hanno esitato a strapparli dalle loro famiglie... ma la cosa che fa più rabbia è che sono coinvolte persone potenti e che non avevano bisogno di soldi... hanno sfasciato intere famiglie....violato le menti di questi bimbi...
Aggiungiamo anche le violenze nelle case di riposo, di cura, delle scuole... e chi più ne ha, più ne metta...
Non se ne può più.... non si può far finta di nulla di fronte a queste cose, oppure nascondersi dietro sterili statistiche. Ovviamente non bisogna fare di tutta un'erba un fascio. In tutte le categorie sopra menzionate ci sono delle confortanti eccezioni. Quello che volevo sottolineare è che spesso la cronaca nera, i fatti terribili che accadono, ci possono togliere la speranza. Anche un cattolico può e... oserei dire... deve provare rabbia. Siamo tutti chiamati a seguire le leggi del Paese in cui viviamo, nessuno escluso. E questo relativismo di fronte ad esse deve far paura. Un cattolico può provare rabbia. Gesù rispose che bisognava dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, anche se vi sono certi frangenti in cui bisogna fare come san Paolo che affermò che era meglio obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Tutti come cittadini abbiamo dei diritti, ma anche dei doveri da rispettare per il quieto vivere di tutti. Non posso pensare che, una sera in cui mi annoio da morire, possa ubriacarmi e cominciare a tirare dei palloni contro le persone o a dare libero sfogo all'impeto della mia ira. La giustizia deve esserci anche come deterrente. Gente che ha fatto veramente del male agli altri e dopo neanche un mese circola a piede libero...
Un cattolico può in quietarsi, perché certe cose danno fastidio. Sono stata in Francia parecchio tempo fa e ho cercato di capire quali erano le loro semplici usanze (come salire sul bus, da quale porta...)... non mi sono neanche sognata di salirci come una pazza insultando tutto e tutti oppure infrangendo le loro leggi... perché quando un paese accoglie anche solamente per una vacanza, ne devo rispettare le leggi.
Il cattolico però deve andare oltre questa rabbia, amare anche chi fa del male, perché lo ha insegnato Gesù stesso. I leoni da tastiera non ci dovrebbero essere tra i cattolici, perché devono essere pienamente soddisfatti della loro vita che deve essere innestata in quella di Cristo, il quale disse che chiunque dà un bicchiere di acqua fresca a un proprio fratello lo si è fatto a lui... e che pronunciò queste parole: “ero nudo e mi avete vestito, carcerato e siete venuti a visitarmi...”... e che morì sulla croce con le braccia spalancate, accogliendo il buon ladrone nel suo regno.
Per tale motivo nessuna posizione pro e contro è credibile, la verità sta nel mezzo. I problemi sono molto complessi. Nessuno di noi può affrontarli con superficialità. Non può diventare tutto una crociata, perché dietro a un male può nascondersi un bene e viceversa dietro un bene può nascondersi un male. Quindi non dobbiamo avere paure immotivate, Dio è sempre con noi. Se non pensassimo questo, dimostreremmo di non aver fede in Lui, ma ricordiamoci che le cose vanno sempre fatte con un certo ordine e criterio, altrimenti nella confusione rischiamo di perderci.

mercoledì 3 luglio 2019

Libertà

In nome della libertà, abbiamo ucciso… la libertà.

Pochi giorni fa sono accadute due cose qui a Genova, degne di una riflessione attenta e considerata. Il 29 giugno, esattamente alle 18,30, su un treno che andava nel ponente genovese, un gruppo di ragazzi in cui vi erano anche due ragazze, ha picchiato malamente un loro coetaneo di 16 anni facendogli perdere i sensi per ben 10 minuti e mandandolo in ospedale con una prognosi di 7 giorni. Inaudito! La dinamica dei fatti è un po' confusa ed è stata ricostruita grazie all'amico che era con lui e ha chiamato i soccorsi. Il fatto è che i due amici erano nella carrozza finale del treno con le loro biciclette. Ad un certo punto è salito un gruppo di ragazzi che avevano le sigarette accese. Alle rimostranze dei due ragazzi che hanno fatto notare che era vietato fumare, hanno cominciato a giocherellare con il campanello della bicicletta. Il proprietario della bicicletta è andato verso di loro per farli smettere e da quel momento nemmeno l'amico, come dice lui, ha visto ciò che è accaduto. Lo hanno circondato e poi picchiato a sangue facendogli perdere i sensi. Quando l'amico si è accorto dell'accaduto si è fatto spazio fra il cerchio e ha cercato di soccorrerlo e ha chiamato gli aiuti. Il gruppo teppista, vedendo che la questione si faceva seria, è sceso alla stazione Brignole.
Non è possibile!
Secondo avvenimento.
Il 30 giugno più o meno alla stessa ora in concomitanza della fiera di san Pietro tradizionale per la città di Genova, si snoda nel centro una manifestazione antifascista inerente ad un fatto accaduto parecchi anni fa, non importante come la guerra, ma riguardante un comizio MSI che si doveva tenere in città e contro il quale i genovesi si erano opposti.
Ferma restando che la storia per certi versi si può ripetere, ma sicuramente in modo diverso, si deve andare avanti... Ma il fatto non è questo. Il corteo che inneggiava alla libertà, alla pace, di fatto ha compiuto atti vandalici, rompendo vetrine e pasticciando i muri di una chiesa.... In nome della libertà.
Mi dispiace, ma secondo me questi non sono segni di libertà. Sono i segni di una società allo sbando, incapace di capire qual è il vero senso della libertà. L'uomo non può vivere senza regole, senza leggi, mi dispiace... L'uomo ha uno strumento potente dentro di sé per valutare ciò che è bene e ciò che è male: la coscienza. Non può essere concesso tutto, altrimenti sarebbe il caos. Da che mondo e mondo qualsiasi filosofo ha compreso che nell'armonia vi è la pace, nel caos la guerra e la scontentezza.
E ancora...
Un gruppo di politici hanno presentato una mozione al governo per eliminare l'insegnamento della religione nella scuola e  soppiantarla con l'educazione civica, in nome sempre di una libertà pensata male. Chi lavora a scuola sa bene che l'educazione civica anche se non ha acquisito ufficialmente quel nome, si impartisce in ogni istante, fin dalla più tenera età, facendo notare le regole che esistono in una classe. Se una persona impara le regole del vivere nel piccolo contesto della famiglia e della classe, fuori di queste continuerà ad essere educato e a comprendere i confini tra sé e gli altri.
L'episodio dei giovani ha suscitato nel giornalista il commento che noi adulti siamo stati incapaci di dare regole. È vero. Sembra che loro siano il centro del mondo dagli atteggiamenti più elementari di convivenza nei luoghi pubblici. Faccio un esempio. Negli autobus vige la regola di tirar giù dalle spalle gli zaini per non ingombrare e dare spazio agli altri. La maggior parte dei giovani ignora la regola e tiene gli zaini sulle spalle... anzi, non curandosi affatto degli altri, lo danno contro le spalle degli altri e non si spostano mai quando qualcuno deve scendere. Questi piccoli fatti, seppur piccolissimi, dimostrano l'incapacità di seguire le regole minime di convivenza per il proprio comodo e a discapito degli altri. La religione non dà dei cattivi principi, inoltre nella scuola statale l'ora di religione permette di accostare i ragazzi a religioni differenti da quella cattolica, aprendo il cervello ad altre culture e facilitando l'inclusione.

lunedì 1 luglio 2019

Umiltà

Spesso si parla di umiltà, ma effettivamente che cos'è? L'umiltà è una virtù che si sposa benissimo con le menti più intelligenti. Gli scienziati più grandi erano delle persone molto umili. Basta pensare ad Einstein il quale affermò che più si studiava e più si capiva di non sapere niente. È proprio così. Dovremmo avere questa disposizione d'animo sempre e di fronte a qualsiasi cosa, in qualsiasi campo, non solamente della conoscenza. Se insegnassimo l'umiltà ai nostri figli, ci sarebbero sicuramente meno bulli e circolerebbe più educazione. Essere umili non significa necessariamente essere calpestati da tutti come si potrebbe credere. La persona che si pone in dialogo, è sicura di sé, non ha timore degli altri e della diversità, non si sente minacciata. Al contrario chi è insicuro cercherà inevitabilmente di demolire l'altro con le armi della “presa in giro”, fino ad arrivare a mettersi in competizione e cercare di annientare in qualsiasi modo colui che a suo parere è un nemico. Tutti devono essere supereroi o intelligentissimi, ma l'intelligenza e la sua portata non dà molta più dignità alla persona. La persona è portatrice di dignità in quanto tale. Quale sarebbe il nostro atteggiamento se fossimo umili?
Prima di tutto non prenderemmo in giro malignamente nessuno, né per il suo aspetto fisico né per quello psicologico. Sapendo di essere fragili noi stessi, anche se fossimo delle persone dall'aspetto fisico bellissimo, capiremmo che quello che siamo e quello che abbiamo, non è nostro. Non abbiamo scelto noi il nostro aspetto fisico e nemmeno certi tratti del nostro carattere, per cui non abbiamo modo di criticare gli altri per questo. Come ho detto in un altro post, non dobbiamo nasconderci nemmeno nella correzione fraterna per giustificare certe nostre asperità nei confronti del prossimo. Se subisseremmo colui che vogliamo correggere con tante critiche continue simili a dei bombardamenti, automaticamente dimostreremmo di non dare fiducia al nostro prossimo, sottintenderemmo che non ci sta nemmeno provando. Un corrente pedagogica afferma che se noi lodiamo il bambino con dei problemi, molto probabilmente sarà più facile che migliori sia nella sua condotta che nella didattica, perché si sente stimato e acquista fiducia in sé. Se ciò vale nel campo della pedagogia e nei bambini, dovrebbe valere anche per gli adulti. Inoltre ricordiamoci di una cosa: chi si fa e si ricopre di complimenti davanti agli altri, dimostra di essere molto insicuro... eh sì, chi parla dei suoi pregi eccessivamente, è perché è molto insicuro e vuole assicurarsi che l'altro li abbia notati...L'umiltà inoltre rende all'uomo la capacità di vedere la realtà sotto punti di vista diversi, perché è capace di mettersi nei panni degli altri e comprenderli.