Altro film degno di essere considerato e sul quale si possono trarre riflessioni fruttuose in quanto è una storia vera, è senz'altro "Il pianista". Racconta il dramma di una famiglia ebrea che si trova ad affrontare le leggi razziali promulgate da governo nazista. Il protagonista del film, autore anche dell'omonimo libro, fa come mestiere il pianista, motivo per cui è deriso dal fratello. Ma, è proprio il suo mestiere che diverrà la sua ancora di salvezza. Per alcuni casi provvidenziali, egli riuscirà a fuggire dalle mani dei Tedeschi, mentre la sua famiglia sarà ingoiata dall'odio dei nazisti nei campi di concentramento. Chiusa nel ghetto di Varsavia, la famiglia è costretta ad assistere a scene di puro odio verso chi non può difendersi.
Mentre stanno cenando, finalmente consumando un pasto decente, la mamma dichiara che, per quella sera, non avrebbe voluto più sentire discorsi tristi. Il figlio minore non riesce ad allontanare dalla sua mente alcune scene barbare a cui lui stesso ha assistito e sbotta raccontandone una. Nel frattempo, nel palazzo di fronte al loro, i Tedeschi fanno irruzione. Si accaniscono su una famiglia in particolare. Intimano a tutti i membri di alzarsi, ma fra di loro, c'è un anziano seduto su una sedie a rotelle che non può alzarsi. Inaudito: i Tedeschi, indignati e sghignazzanti, portano l'anziano sul balcone e lo gettano sotto. Tutta la famiglia sarà portata in strada dove sarà sterminata crudelmente.
L'odio senza ragione che porta alla pazzia chi lo possiede e chi lo subisce, non riesce a soffocare del tutto l'umanità e l'amore. Sembra che le ultime parole di speranza, scritte sul diario da Anna Frank - Nonostante tutto continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo - si concretizza nella vicenda del pianista, Władysław Szpilman, quando, ormai solo, nella desolazione di una Varsavia rasa al suolo, non riesce del tutto a trovare una ragione per vivere.
Anche se i Tedeschi stanno capitolando, egli non ha più legami sulla terra. L'unico desiderio impellente è quello di nutrirsi. Tra le macerie trova una latta ermeticamente chiusa. La fame è tanta ma non ha di che aprirla. Finalmente, riesce a trovare un attizzatoio presso un camino. Fa forza e riesce ad aprirla con grande gioia, ma il contenuto si riversa a terra lambendo gli stivali di un soldato tedesco. Si può intuire il terrore di Władysław di fronte alla vista del soldato. Il soldato, però, non incarna l'odio degli Hitleriani. Chiede a Władysław di suonare un brano per lui al pianoforte. E' un soldato buono. Non solo risparmia l'ebreo ma gli porta del cibo e, delicatezza estrema, gli dona un apriscatole rendendogli una scatoletta in cambio di quella il cui contenuto si era versato.
Le sorti della Germania Nazista si capovolgono. Diventano i perseguitati. I Russi radunano tutti i soldati tedeschi facendoli sedere su un prato vicino ad un campo di concentramento ormai sfollato: i prigionieri sfilano accanto al gruppo dei soldati, ingiuriandoli. Dal gruppo dei Tedeschi se ne alza uno e si avvicina ad un ebreo che colpevolizza i Tedeschi di avergli rotto il violino e di aver perso la fonte del suo guadagno. Era quello che aveva aiutato Władysław e, a sua volta, chiedeva aiuto. Non ha tempo, però, di dire il suo nome e così Władysław , non può fare nulla per lui.
Władysław vuole vedere il posto in cui il violinista ha incontrato il Tedesco ma per lui non può più fare nulla. Rimarrà nella sua memoria, indelebile, il gesto di bontà del Tedesco che gli aveva donato il suo pastrano per ripararlo dal freddo.
E' una storia vera! Il Tedesco che non è riuscito a svelare il suo nome, si è rivelato per Wilm Hosendfeld, annoverato poi come Giusto fra le nazioni, come lo fu proclamato Perlasca, l'eroe italiano.
Questo suscita una riflessione profonda: l'urgenza e l'importanza fondamentale di avere il coraggio di discostarsi dall'opinione di massa che può portare alla follia criminale nazionale.... e anche a non fare di tutta l'erba un fascio.
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