mercoledì 27 ottobre 2021

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

 13 Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. 14 Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. 15 Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna.

16 Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.

Ho riportato i versetti che mi hanno colpito. In qualche modo riprendono le mie riflessioni precedenti. Il mondo non capisce i cristiani e li odia perché il loro comportamento mette in discussione le proprie azioni e il proprio stile di vita quando non è del tutto consono al vangelo. Danno fastidio perché superano le proprie antipatie e fanno sentire amata la persona fastidiosa. Anche a questo proposito vorrei citare santa Teresina. Santa Teresina aveva in antipatia una sua consorella e per mettere in pratica il vangelo, si era proposta di cercarla, di sorriderle sempre. Aveva adempiuto talmente bene alla sua missione, che la consorella si sentiva una privilegiata, preferita dalla santa... Santa Teresina era riuscita perfettamente a vedere in lei il volto di Cristo. 

Gesù infatti nel Vangelo aveva detto: "Se fate del bene a coloro che vi amano cosa fate di diverso dai pagani?". 

Sì, il mondo non capisce il pensiero cristiano, la temperanza, l'equilibrio interiore nell'accettare la sofferenza, nell'essere sempre uguali a se stessi, senza avere sbalzi di umore. Essere uguali a se stessi è importantissimo e non vuol dire non soffrire! Padre Pio aveva pianto a dirotto di fronte alla morte di sua madre! Il salto di qualità in questo caso è quello di offrire la sofferenza al Padre in unione con le sofferenze di Cristo e sorridere agli altri nonostante il dolore. Gli altri non devono temere di accostarci non sapendo come possano trovarci, se con la luna storta o dritta. Il dolore va elaborato per amore perché se io faccio trapelare la mia afflizione a coloro che mi sono vicino, provoco loro sofferenza... e chi ama non desidera che gli altri soffrano se non per un bene più grande, il ravvedimento. 

Non riusciremo mai a conoscere una persona del tutto e per questo non possiamo giudicarla e tanto meno odiarla. 



Quando è giusto... il desiderio di morire?

 Quando è giusto il desiderio di morire? 

Avevo affrontato questo argomento nel precedente post, ma non in modo approfondito. Di fatto anche san Paolo, nella lettera ai Filippesi, afferma che morire è un guadagno. Riporto i versetti qui di seguito.

Filippesi 1:21-26 “Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno. Ma se il vivere nella carne porta frutto all'opera mia, non saprei che cosa preferire. Sono stretto da due lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio; ma, dall'altra, il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi. Ho questa ferma fiducia: che rimarrò e starò con tutti voi per il vostro progresso e per la vostra gioia nella fede, affinché, a motivo del mio ritorno in mezzo a voi, abbondi il vostro vanto in Cristo Gesù.”

Il fatto è che tutto ruota sull'unione con Cristo. Gesù è il Signore della vita. Lungo il suo percorso terreno, il suo amore immenso era un fuoco inestinguibile e si è manifestato anche nel ridare la vita alla gente. Nel vangelo vi sono narrati vari episodi. Il fondamento della vita deve essere l'amore e tutto deve gravitare su di esso. Ogni azione, che sia grande o piccola, deve essere fondata sull'amore. L'impegno è immane. Cristo, nella sua vita terrena, non ha cercato il plauso umano, guariva perché amava, rimproverava perché amava, taceva per amore, gioiva per amore, soffriva per amore. Una vita che viene assorbita dal vortice delle cose da fare deve trovare il tempo di rallentare e cercare il vero senso di ogni azione. Il ricercare se stessi porta inevitabilmente la sofferenza altrui, quindi la carità esige empatia. Nel nostro cuore, per quanto siamo santi, la carità sarà sempre imperfetta. 

Il desiderio di morire quindi non deve essere concepito come una liberazione dalle sofferenze. Se leggiamo la vita di santa Teresina che si era offerta all'amore misericordioso, possiamo rivedere scritte le parole di san Paolo. Santa Teresina era stata presa in parola dal buon Dio e nell'ultimo tratto della sua vita soffrì enormemente. Ad un certo punto pensò anche lei alla morte come liberazione, ma il salto di qualità che fece fu questo... quello di Gesù nell'orto del Getsemani: "Ma sia fatta la tua volontà!".

San Paolo è un gigante della fede. Egli accetta di continuare a vivere tendendo costantemente all'unione con Dio. Non tutti possono capire san Paolo. La vera unione con Dio avviene solamente dopo la morte. Ecco perché il cristiano non "teme" la morte e giunge a desiderarla... Solo, esclusivamente per raggiungere l'unione con Dio

venerdì 15 ottobre 2021

Ciò che ci aspetta

Qualche giorno fa ho letto su facebook una richiesta di aiuto da parte di un utente che richiedeva preghiere per morire. Tutti pensavano che avesse qualche problema enorme, ma egli ha svelato in uno dei commenti, che era stufo di vivere per lavorare e pagare il mutuo della casa in cui abita. Di fronte ai tanti problemi e dilemmi dell'umanità, tale risposta scandalizza enormemente, ma io penso che in quella richiesta ci sia un disagio interiore non indifferente. Quando si raggiungono tutti gli obiettivi, la quotidianità schiaccia nella sua pesantezza. Non c'è più nulla di esilarante da vivere, da provare e quindi la vita di tutti i giorni diventa pesante se non la coloriamo noi di un significato profondo. La fede ha questo potere, quello di trasformare la realtà di tutti i giorni in qualcosa di speciale. Non basta avere fede. La vera fede si trasforma in carità, in amore ed è l'amore che colora che dà un tocco di fantasia alla quotidianità. L'amore fa soffrire, è lo scotto che si deve pagare, ma se è un fuoco che arde nel nostro cuore, esso lo trasforma e tutto diventa soave. 
Come ho detto spesso, la fede non ha il potere di cancellare il dolore, ma di trasformarlo in oro, in qualcosa di prezioso. L'amore sarà ciò che rimarrà. Tutto è destinato a perire, tranne l'amore. La vita eterna è questa: amore. Se vogliamo vivere già in questa vita l'eternità, dobbiamo spendere ogni attimo per gli altri, vivere nell'amore incondizionato. 

lunedì 4 ottobre 2021

I piccoli

 Oggi è la festa di san Francesco, un grande santo che ha incontrato davvero Dio e ha voluto lasciare tutto per Lui, seguirlo nella via della povertà, castità e obbedienza. È il santo che incarna tutto l'amore di Dio. Non è un predestinato. Egli ha deciso con tutto il suo cuore e la sua mente di seguire Cristo povero. Vedeva Dio in tutte le Sue creature, lo lodava per tutto ciò che lo circondava e gli accadeva. La sequela perfetta di Cristo raggiunta da Francesco, è il risultato di un lavorio interiore molto intenso. Nel vangelo vi è scritto che il regno di Dio appartiene ai violenti ed è proprio così. Bisogna rinnegare se stessi, accogliere le croci di ogni giorno con gioia, sempre con la speranza nel cuore, che tutto possa volgere al bene. 

domenica 3 ottobre 2021

Preghiera, unione con Dio

La preghiera è il dialogo per eccellenza con Dio. Non si può avere un rapporto autentico con Dio senza praticare la preghiera. Essa possiede numerose forme: la preghiera liturgica, di richiesta, orale, comunitaria, dialogica, meditativa, contemplativa. Tutte sono importanti, nessuna esclusa. È escluso, invece, pensare che si deve pregare quando ci si sente di farlo. Questo pensiero mette seriamente in discussione il fatto fondamentale che Dio possa parlare ugualmente al nostro cuore. Non è assolutamente una questione di sentimento! La preghiera nasce dal semplice desiderio di stare con la persona amata, in questo caso con Dio. Siccome spesso risulta più faticoso stare con Dio piuttosto che con una persona in carne ed ossa, tralasciamo la preghiera perché la giudichiamo un dispendio di energie e "una perdita di tempo". Cerchiamo di colmare il tempo della preghiera con varie cose da fare e così, senza accorgerci, ci allontaniamo da Lui, il nostro amato Bene. Se non sappiamo cosa dirgli, stiamo in silenzio davanti a Lui, nel silenzio Egli parla più che nel rumore del vento. Egli ci comunica la sua pace, entra nel nostro cuore e lo trasforma. Apriamo la Bibbia a caso, obbligatoriamente dopo aver pregato lo Spirito Santo, e lasciamo che la sua Parola entri nel nostro cuore...

Quando vediamo una persona, non parliamo sempre e non cerchiamo quasi mai di riempire quei silenzi, perché essi ci parlano, ci fanno i sentire i sentimenti che proviamo per quella persona, possiamo sentire i battiti del suo cuore. Facciamo così anche con Dio ed Egli entrerà nel nostro cuore....

Matrimonio e indissolubilità

 L'argomento della Liturgia della Parola odierna è il matrimonio. Il matrimonio è un sacramento. cioè un segno sensibile ed efficace della grazia. Il matrimonio è quindi molto differente dalla convivenza. Oggigiorno si considera la convivenza alla stregua del matrimonio, ma non è assolutamente così. Il matrimonio è una tappa fondamentale del cammino di coppia, è il punto di arrivo e di inizio di una storia importante, segno visibile della partecipazione dell'uomo e della donna al grande progetto della Creazione e di Dio. La differenza è abissale. Costruire una relazione, perdendo di vista questo grande progetto di amore, è sminuire l'amore tra un uomo e una donna. 

Il matrimonio è infatti segno tangibile dell'amore di Cristo per la Chiesa, sua sposa. Per tale motivo esso deve essere indissolubile. L'amore di Dio non cessa mai, è fedele per sempre. Nella Sacra Scrittura, esattamente nell'Antico Testamento, si afferma:

"Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato,

il Signore mi ha dimenticato».

 Si dimentica forse una donna del suo bambino,

così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

Anche se queste donne si dimenticassero,

io invece non ti dimenticherò mai."

I due coniugi devono vivere il matrimonio in fedeltà per questo motivo. Anche quando le sofferenze, le difficoltà metteranno la nostra fede a dura prova, noi dobbiamo abbandonarci a Dio, sicuri del suo amore, sicuri che nelle sue mani non ci potrà accadere nulla.

La formula detta dagli Sposi è stata modificata tempo fa: il verbo prendere è diventato accogliere... e questo la dice lunga. Nessuno appartiene ad un'altra persona, in nome della libertà predicata da Cristo, ma viene accolta dall'altra, come un dono fattole da Dio. In Dio ogni relazione si sfalda, non ha fondamenta.

"Io (il suo nome) accolgo te (nome del partner) come mio/a sposo/a, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.".

Non sono parole dette al vento! Si pronunciano davanti all'altare di Cristo, durante la Messa, quindi l'impegno degli Sposi deve essere davvero grande nel mantenere la loro unione.