mercoledì 22 aprile 2020

Questo tempo matto...

Quello che stiamo vivendo è proprio un tempo matto, ma anche istruttivo, se uno ne approfittasse. 
È un tempo dai mille volti e mille esperienze, tragiche, romantiche, solidali, sofferte. Bisogna riflettere su di esso e  farne tesoro. Il motto di questi giorni lo conosciamo tutti perché le televisioni ce lo hanno inculcato bene bene: "resta a casa". Ogni emittente televisiva riporta questo slogan, perché in effetti era fondamentale che stessimo a casa, per salvaguardare la nostra salute. Molto probabilmente se non ci fossimo chiusi in casa a quest'ora avremmo pianto chissà quante vittime. Riflettiamo però che cosa ha comportato e quali sono state le reazioni tra le principali categorie fra la gente. Nella riflessione parto dalla mia esperienza personale e dai vari contatti anche virtuali che ho avuto ultimamente. 
Iniziamo con i social. Seguo tantissime pagine che scherzano su vari argomenti, ultimamente la materia principale è il Coronavirus… e come potrebbe essere altrimenti? 
È una esperienza che ha inciso profondamente tutti i campi della vita. Si scherza per sdrammatizzare e lo può fare chi ovviamente non è stato colpito da un lutto in famiglia. 
È giusto che si esorcizzi la realtà, perché è attraverso l'ironia che si sdrammatizza e si arriva a sorridere nei momenti drammatici… ma in certe pagine di Facebook abbiamo rasentato il limite e non per gli scherzi!
Faccio un esempio concreto. In una pagina umoristica hanno messo una fotografia (fotomontaggio ovviamente) di Torino con una spiaggia affollata… Se vi è scappato da ridere immediatamente, scordatelo, dovevate leggere i commenti sotto il post… A dir poco terrificanti! C'era chi alzava il vessillo (che un po' cominciamo ad odiare… dite la verità) di "resta a casa", modulando le proprie risposte partendo da un tono drammatico ("continuando così non ne usciremo mai"), giungendo a uno giustificatorio ( è un fake)…. Ma santo cielo… Tutto questo è davvero terrificante! Qualcuno non si era accorto dell'elemento basilare del meme ovvero che a Torino non c'è il mare. Tutti i paladini del "resta a casa" (ci rimango anch'io sia ben chiaro, non sto facendo polemica su questo) insorti all'unanimità e... quelli accomodanti anche… 
È una stupidaggine, concordo, ma la dice lunga su tanti atteggiamenti presi dalla gente. Non hanno letto nemmeno che era la città di Torino e che a Torino non c'è il mare! Voglio sperare che la gente non sia così ignorante! 
Ritorniamo quindi al principio del nostro ragionamento. Arriva il Coronavirus in Italia… (ok, non preoccupatevi è solo un'influenza… ), si comincia a contare le vittime (ok, non è solamente un'influenza), scatta il lockdown e la quarantena: tutti a casa.
Abbiamo visto come il Coronavirus nel suo modus operandi non abbia fatto alcuna differenza tra personaggi politici, sportivi,  famosi e gente comune, ma abbiamo anche notato come la maggior parte di questi personaggi influenti sia guarita (molti di questi non hanno capito lo stesso un bel niente), mentre la maggior parte della gente comune sia morta sola, alcuni di loro senza nemmeno una propria bara. Una differenza tra le categorie forse c'è stata. Il Coronavirus ha colpito tutti indiscriminatamente, ma la realtà fra le categorie è stata veramente diversa e discriminatoria. 
Il nostro sistema sanitario è arrivato al collasso in poco tempo, ma guardando poi l'esperienza del resto del mondo, soprattutto dei paesi più toccati, ci accorgiamo che è un po' il ricalco della nostra. Sono stati colpiti i paesi più ricchi perché hanno più risorse per girare il mondo. 
Per non esporre la popolazione italiana a un rischio enorme (il Coronavirus non è una semplice influenza), si è deciso di iniziare una vera quarantena: tutto chiuso e tutti a casa. Da qui nasce lo slogan che sogneremo per chissà quanto tempo: "RESTA A CASA".
Così come il Coronavirus ha creato differenze enormi, anche il RESTA A CASA  ha segnato dei confini drammatici. Non tutti hanno vissuto o potuto vivere il "resta a casa" serenamente, abbiamo il dovere di ricordarcelo assolutamente. Ha toccato le categorie più deboli, acuendo le patologie preesistenti fino a ricoveri pericolosissimi,  gettando nello sconforto chi viveva situazioni difficili a livello psicologico o addirittura psichiatrico, aumentando la violenza fra le mura domestiche... e nel lastrico chi viveva già una situazione molto precaria a livello lavorativo. 
Dal punto di vista economico questo ci deve insegnare che bisogna vivere come le formichine, raggranellare ogni giorno qualcosina per i momenti più difficili, perché nessuno sa cosa ci accadrà in futuro, che i viaggi sono importanti, ma vanno fatti solamente se le condizioni economiche lo permettono. 
Rimane il fatto che quel "RESTA A CASA" non è stato per tutti uguali, ha creato un divario sempre più crescente a lungo andare… Gente che si è suicidata perché ha perso il lavoro e la casa, gente che nonostante fosse diventata indigente è rimasta a casa senza un soldo e roba da mangiare, gente che ha visto partire i propri cari con l'ambulanza per non rivederli più… E allora, no, non è per tutti uguale questo RESTA A CASA, cerchiamo di comprendere gli altri senza scagliarsi contro con arroganza, come è successo nei meme che ho citato.

mercoledì 15 aprile 2020

Pasqua di Risurrezione

Pasqua di Risurrezione... Eccola, è arrivata anche quest'anno, illuminata da un sole splendido che noi possiamo ammirare solamente da dietro una finestra. La Pasqua è la Festa per eccellenza: il Natale, infatti, è in funzione della Pasqua. 
Il più grande limite umano è proprio la mortalità: ad un certo punto la nostra vita terrena ha una fine. Quest'anno purtroppo stiamo assistendo a numerosi passaggi dalla vita terrena a quella eterna e nessuno potrà trovare le parole per consolare i parenti. Noi tutti in questa Pasqua siamo segnati da questi eventi tragici, anche coloro che non sono stati visitati da un lutto, sentono dentro il proprio cuore la tragedia che ha sconvolto l'Italia. 
Il Papa in un'omelia ha affermato che per il Cristiano "andrà comunque tutto bene". Effettivamente è così. La paura della morte c'è, perché rimane un salto nel buio e quella dei nostri cari è sempre uno strappo affettivo. Anche per Gesù era così. Gesù pianse davanti alla tomba di Lazzaro, risuscitò la bambina: questo fu per insegnarci che la morte è comunque dolorosa, ma oltre la tomba vi è la vita. È una vita differente da quella terrena. Là in cielo le anime lodano Dio, pregano per noi, intervengono a proteggerci, vivono per Dio, in Dio, con Dio. 
Il ragionamento viene da sé. Se noi viviamo solamente la vita terrena senza prospettiva di quella eterna, anche con i suoi piccoli momenti gioiosi, lo spettro della morte ci inseguirà ovunque. La esorcizziamo in modi non risolutivi, non pensandoci, soffocando le nostre riflessioni con ciò che facciamo. Soprattutto in questo periodo così difficile per tutti, ci rendiamo conto della nostra fragilità e che la morte potrebbe venirci a prendere in un modo che non immagineremmo mai. Il fatto è che anche prima del Coronavirus era così, ma diciamo che potevano esserci meno rischi. Non si può vivere pensando che la morte sia la fine di tutto, sarà anche un processo naturale, ma è così difficile da digerire per l'uomo attaccato alla vita accettarlo come un semplice processo naturale! Se ci convinciamo che per noi la morte è facile durante la vita terrena, quando la sentiamo ancora lontana, quando si avvicinerà a noi in modo tangibile, ci getterà innanzi al nostro cuore, il baratro che essa è.
La morte è qualcosa di tragico, ma è anche momentanea, è un passaggio, è quella porta stretta di cui il Vangelo parla. In un altre pericope è Gesù stesso che si definisce Porta, non solo... nelle litanie mariane, invochiamo Maria come porta del cielo. La morte è un passaggio necessario ed ineluttabile: oltre questa porta ci può essere un baratro, quel che abbiamo pensato fosse la morte durante la vita, oppure l'ingresso ad una luce che abbiamo cercato anche in vita, forse in modo imperfetto, lodando Dio, pregando per gli altri, facendo del bene, amando gli altri. Se invece avremo provocato in terra una forte tristezza negli altri,ci siamo dedicati troppo alle cose terrene, troveremo il vuoto del nostro cuore al di là di quella porta: Gesù verrà in nostro soccorso con la sua croce, ma se siamo stati abituati in vita ad oltraggiarlo, a dirgli di no, a deridere coloro che credevano in Lui, sceglieremo da soli di saltare dentro il vuoto che abbiamo sempre scelto in vita. 
Abbiamo fede in Dio, questa vita passa, è un tempo brevissimo che ci è concesso vivere su questa terra... la vita vera è proprio l'eternità... e Dio fa nascere la vita anche dalle pietre.
Come ha detto il Papa, avere fede significa credere che la vita possa uscire dalla tomba!

sabato 11 aprile 2020

Tempo di silenzio

Anche quest'anno è cominciato il Triduo Pasquale, ma la situazione che viviamo è particolare ed unica. Siamo tutti costretti a casa per proteggerci da un virus letale che ha sconvolto le nostre vite… e così nessuno di noi ha potuto partecipare alle celebrazioni liturgiche della festa più importante dell'anno, culmine e sorgente di tutte le altre. Chi ha seguito le celebrazioni del Papa mandate in onda dalle emittenti televisive, non ha potuto fare a meno di rimanere colpito dal silenzio, dalla Basilica di san Pietro e dalla piazza antistante completamente vuote. Questo è stato oggetto di riflessione anche da parte di giornali fondamentalmente atei. Non era mai accaduta una cosa del genere! 
È chiaro che in questo momento di forte pericolo per noi, quelle chiese, quella piazza, diventano un simbolo di protezione nei nostri confronti… ed eravamo tutti là, eravamo presenti, attoniti, sbalorditi, perché ognuno di noi, in una forma personale, stiamo vivendo davvero, concretamente la nostra settimana santa, nella solitudine delle nostre case, nel silenzio e nello sbigottimento dell' evento tragico della passione di Cristo e di tanti nostri fratelli molto più sfortunati di noi che hanno dovuto affrontare la morte, nel silenzio speranzoso dell'attesa della Risurrezione. Stiamo tutti salendo questo Calvario, sotto il peso di una croce che ha unito tutti nel dolore. Mai come adesso la Pasqua è vissuta da ogni persona, credente e non. 
Le celebrazioni si sono aperte con la santa Messa del Giovedì Santo. Quest'anno non c'è stata la lavanda dei piedi, per sicurezza, ma tutti noi ci stiamo purificando: Gesù si china sul nostro dolore e lava i piedi a tutti noi, con amore infinito. Ci ricorda l'amore immenso che l'ha portato ad offrire la propria vita per noi e a chinarsi ancora accanto a quei letti di dolore. Il giovedì santo è l'assenso totale di Gesù al progetto d'amore per l'uomo, al progetto di salvezza, è il messaggio testamentario della presenza eterna di Gesù fra i suoi, fra noi attraverso l'Eucaristia… Anche adesso, quando nessuno di noi può ricevere Gesù Sacramentato, Lui è presente più che ma nelle nostre vite, perché Lui prima di noi si è offerto. Egli poteva evitare la Passione, ma sapeva bene che niente e nessun altro poteva pareggiare il debito immenso del peccato che l'uomo aveva nei confronti di Dio… Pur soffrendo immensamente anche lui, si è consegnato nelle mani delle Sue creature, come fa ancora adesso nell'Eucaristia, non rivelando la sua identità divina, ma lasciando che degli uomini giudicassero la sua vita e lo condannassero ad una morte riservata ai farabutti, Lui che era passato per le strade predicando l'amore e sanando i malati! Comincia la sua spogliazione, il culmine della sua offerta iniziata con la  venuta nel mondo. Gli strapparono i vestiti, lo condannarono alla flagellazione e poi alla Croce. Anche i malati e coloro che soffrono in qualche modo delle conseguenze del Coronavirus sono stati spogliati, si sono trovati nudi davanti alla Croce, tutti… perché il Coronavirus non ha fatto distinzione. Ci dovrebbe spogliare della nostra arroganza, delle nostre certezze, far capire che l'ora della  Croce può arrivare per tutti, qualunque sia la forma in cui si presenta: malattia, mancanza di lavoro, economia… E ci costringe ancora 15 giorni chiusi in casa, a pensare, a spogliarci dei nostri inutili orpelli. Chi si gloriava delle proprie capacità, della propria ricchezza, deve assolutamente imparare che anche questi sono doni e tante volte nemmeno meritati perché usati per snobbare gli altri, per insultare, annebbiare le capacità altrui, tutti presi dal loro delirio di onnipotenza. Non sono cose o doni che ci appartengono, perché esiste davvero qualcuno più forte di noi. L'uomo non è onnipotente, spesso chi è diventato ricco, lo ha fatto con arroganza, con superbia e in questo periodo che è stato costretto a casa inoperoso, non è riuscito a rimanere con se stesso in modo sereno facendosi venire tutte le altre malattie. Questo silenzio imposto, questa clausura forzata ci vogliono condurre all'essenziale della vita, al silenzio e all'immobilità della Croce di Cristo e della reposizione nel sepolcro. Solo chi ha fede riuscirà davvero a compiere il passaggio dal sabato santo alla domenica di Risurrezione, anche chi è stato sfortunato e ha dovuto affrontare la morte… Tutto deve essere visto in funzione dell'eternità. Chi non ha fede continuerà a rodersi dentro e ad ammalarsi, non di coronavirus,  a non saper stare con se stesso e a vivere delle proprie bugie. Si immergeva nel caos dei viaggi, del lavoro, del clamore inutile e infantile delle emozioni negative e delle bugie, non accorgendosi che non stava vivendo la propria vita e che l'essenziale è tutto racchiuso in ciò che sembra un fallimento: la Croce di Cristo. Lì c'è l'essenziale: l'amore, l'amore per tutti, al di là dei nostri sentimenti negativi che ci rendono ciechi e spietati… l'amore che crocifigge la carne.
Tanti purtroppo, ripeto, si fermeranno al Sabato Santo e saranno quelli che dovevano aprirsi di più all'Eterno. Si fermeranno all'attesa della propria libertà, perché incapaci di riflettere e di profondità. Hanno solamente sopportato questa quarantena senza imparare nulla… e cosa vi aspettavate? Sono loro i maestri e i migliori, proprio come quei Farisei e Scribi ormai "sereni" perché avevano condotto alla morte Colui che diceva la Verità. Erano tutto… istruiti, onorati, ascoltati...tranne che felici!