Spesso si commisera chi soffre e soprattutto chi non è efficiente nel fisico, in realtà tanti santi hanno dimostrato che vivere con una malattia, anche grave, non è impossibile e non toglie affatto la dignità all'uomo. La malattia per loro, diventa quel trampolino di lancio, quell'occasione preziosa che non tutti hanno, di riconoscere la grandezza di Dio e la dipendenza dell'uomo nei suoi confronti. In poche parole rende umili. Un malato si accorge chiaramente che non è lui stesso a possedere le forze ma è Dio che decide della sua vita, lo invita ad uno stato di vita particolare che deve accompagnare l'intera esistenza, senza più di tanto interferire in essa ed essere di peso agli altri. Vivere con una malattia, non vuol dire essere sempre trasportato sull'onda di consolazione, quella spirituale, quella di Dio. No, assolutamente no. Anzi, il malato sperimenta maggiormente la sua debolezza anche spirituale perché privo di quella forza fisica che trattiene lo spirito dal cadere in certe debolezze. Chi è sano non comprende appieno questo. Non riconosce i doni elargitagli da Dio e li considera come sua proprietà, come sua capacità ed, ovviamente, è più incline a criticare gli altri. Il malato, invece, considera ogni giorno un dono ed è più incline ed attento a ciò che capita nel profondo del suo cuore. Non sempre accetta la volontà di Dio, subito, chinando la testa; la volontà di Dio spesso si presenta cruda, diversa dalla propria ed è normale sentire una certa avversione. Ed è proprio questa avversione, che procura al malato, tanti meriti.
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